Il termine “queer” occupa un posto distinto all’interno della sigla LGBTQIA+, ma che cosa significa di preciso? Ha a che fare con l’orientamento sessuale o con l’identità di genere?
“Dedico il mio brano a tutta la comunità queer, amatevi liberamente: potete farlo”.
Queste le parole dell’artista BigMama dopo la sua esibizione alla seconda serata del Festival di Sanremo 2024 con il brano La rabbia non ti basta. Una dedica che non è passata inosservata: basti pensare che in questi giorni il termine “queer” appare tra i più cercati nel web.Guarda anche:
Queer significato
Dunque, cosa vuol dire “queer”? Alla quinta posizione della sigla internazionale LGBTQA+, “queer” si riferisce a chi prende le distanze dalle tradizionali etichette di maschio e femmina, come anche dalle etichette convenzionali che identificano gli orientamenti sessuali, quali per esempio eterosessuale, gay, lesbica, eccetera. In altre parole, si tratta di una volontaria rinuncia alle categorie, considerate troppe ristrette per racchiudere un’identità o un orientamento che non si allinea alle diciture.
Dall’inglese, “queer” significa letteralmente “eccentrico, strambo, bizzarro”, e in principio veniva utilizzato con accezione dispregiativa nei confronti della comunità omosessuale. Nel contemporaneo è invece diventato, all’interno della comunità LGBTQA+, un modo di rappresentarsi orgogliosamente senza dare un nome al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere, rompendo in particolare con la norma eterosessuale (ma non solo).
Il termine “queer”, che oggi sta conoscendo una copiosa diffusione, soprattutto tra i più giovani, ci ricorda quindi come la complessità individuale non possa essere descritta e rinchiusa attraverso una semplice incasellatura.
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