
L’autunno porta con sé non solo foglie che cadono e giornate più brevi, ma anche il consueto cambio dell’ora. Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, alle 3:00 del mattino, scatterà ufficialmente il ritorno all’ora solare: le lancette dovranno essere spostate indietro di un’ora, permettendo così di dormire un’ora in più.
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Quando torna l’ora solare
Il passaggio segna la fine dell’ora legale, che tornerà in vigore solo a fine marzo 2026. Con l’ora solare, le giornate appariranno più corte ma la luce del mattino durerà più a lungo.
I dispositivi digitali come smartphone, tablet, computer e smartwatch, si aggiorneranno automaticamente, mentre gli orologi analogici dovranno essere regolati manualmente.
Perché si cambia l’ora
L’ora legale fu introdotta per sfruttare meglio la luce naturale durante i mesi estivi, posticipando di un’ora l’inizio della giornata e riducendo così i consumi di energia elettrica.
Secondo i dati di 'Terna', nel 2023 il risparmio stimato è stato di circa 370 milioni di kilowattora, equivalenti al consumo annuo medio di oltre 140 mila famiglie. In termini economici, si parla di circa 90 milioni di euro risparmiati e di 180 mila tonnellate di CO₂ in meno.
Tuttavia, con le nuove tecnologie e l’aumento dell’efficienza energetica, questi benefici stanno progressivamente diminuendo.
Gli effetti sul sonno e sulla salute
Il cambio dell’ora non è privo di conseguenze. Diversi studi segnalano che il passaggio tra ora legale e solare può alterare i ritmi circadiani, influenzando sonno, umore e concentrazione.
Nei giorni immediatamente successivi si registrano spesso disturbi temporanei, come stanchezza, irritabilità o insonnia, soprattutto tra anziani, bambini e persone che già soffrono di disturbi del sonno.
Il dibattito in Europa
Nel 2018 la Commissione Europea aveva proposto di abolire il cambio stagionale dell’ora, lasciando ai singoli Stati la possibilità di scegliere se mantenere l’ora solare o quella legale tutto l’anno.
La consultazione pubblica aveva raccolto oltre 4 milioni di pareri, in maggioranza favorevoli all’abolizione. Tuttavia, la mancanza di un accordo tra i Paesi membri e la pandemia hanno bloccato l’iniziativa.
Oggi alcuni Stati, come Turchia e Russia, hanno deciso di mantenere un solo orario stabile, mentre altri tra cui l’Italia hanno preferito non modificare il sistema attuale.