ImmaFer
Autore
4 min
IA a lezione

Negli Stati Uniti cresce la tensione tra studenti e professori sull’uso dell’intelligenza artificiale. Stavolta non si tratta di elaborati copiati o tesine sospette, ma dell’utilizzo diretto di strumenti come ChatGPT da parte del corpo docente.

A sollevare, per ultima in ordine di tempo, il caso è una studentessa, che ha denunciato pubblicamente l’uso sistematico dell’IA da parte di un professore durante le lezioni, mentre agli studenti viene ancora espressamente vietato farne uso.

“Ci viene proibito di usarlo, mentre lo fa chi ci insegna. Paghiamo per una didattica umana, non per contenuti creati da un algoritmo”, si legge nella sua denuncia, riportata dal 'NewYorkTimes'.

Una vicenda che, in poche settimane, è diventata simbolo di una questione più ampia: la trasparenza nell’uso dell’IA dentro le aule universitarie.

Indice

  1. ChatGPT dietro la cattedra
  2. Proteste, reclami e richieste di rimborso
  3. Verso nuove regole sull’uso dell’IA in aula

ChatGPT dietro la cattedra

Le proteste sono partite dai corridoi di alcuni atenei statunitensi, dove gli studenti hanno iniziato a segnalare contenuti didattici palesemente generati dall’IA: slide con elenchi generici, errori nei concetti, immagini distorte. Il tutto, caricato regolarmente sulle piattaforme di e-learning direttamente dai docenti.

Il sospetto è diventato presto certezza. “Sul desktop del professore, la tecnologia genera i compiti. Sulle piattaforme digitali, le slide si moltiplicano grazie a istruzioni invisibili per chatbot”, racconta una studentessa.

I contenuti, secondo diverse testimonianze, presentano “tracce evidenti”: sintesi troppo schematiche, ripetizioni, o refusi che ricordano la scrittura automatica.

Proteste, reclami e richieste di rimborso

Come risposta, gli studenti hanno cominciato a lasciare segnalazioni sui sistemi di valutazione interna e a inviare reclami formali. In alcuni casi, sono arrivate anche richieste di rimborso delle tasse universitarie.

Al centro della polemica c’è un’accusa in particolare: l’uso dell’IA da parte dei docenti non è comunicato in modo trasparente. “Paghiamo migliaia di dollari l’anno per un’esperienza formativa autentica, non per materiali generati da un software”, scrivono in un reclamo collettivo.

Le proteste, inoltre, si estendono anche al principio di coerenza: “A noi viene vietato di usarlo per fare i compiti, ma i professori lo usano”.

Verso nuove regole sull’uso dell’IA in aula

Il caso ha riaperto un dibattito già acceso da parecchio in molte università americane. Non a caso, diversi atenei stanno lavorando a nuove linee guida sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella didattica. Alcune istituzioni chiedono ora ai docenti di dichiarare esplicitamente l’uso di strumenti come ChatGPT nei materiali forniti. 

La sfida, per molte università, è trovare un equilibrio: da un lato riconoscere le potenzialità dei nuovi strumenti, dall’altro tutelare l’integrità del rapporto educativo tra docenti e studenti. Il punto centrale rimane la trasparenza, che secondo molti è ancora troppo debole.

Skuola | TV
E ADESSO? La verità su cosa fare dopo la maturità

Rivedi lo speciale di Skuola.net e Gi Group dedicato a tutti i maturandi che vogliono prendere una decisione consapevole sul proprio futuro grazie ai consigli di esperti del settore.

Segui la diretta