
C’è un pensiero ricorrente che attraversa l’esperienza di moltissimi studenti e che, più di altri, finisce per bloccare lo studio e gli esami: l’idea che non sia mai abbastanza. Non abbastanza preparati, non abbastanza sicuri, non abbastanza perfetti.
È un pensiero silenzioso, spesso scambiato per impegno o senso di responsabilità, ma che nel tempo può trasformarsi nel principale ostacolo al percorso universitario.
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Cosa nasconde il perfezionismo
Durante gli anni universitari è comune attraversare fasi di rallentamento, difficoltà o stanchezza. In molti casi bastano un cambio di metodo o una pausa per riprendere il ritmo. In altri, invece, il blocco si prolunga e diventa totale. Tra le cause più evidenti sono da considera l’ansia da esame o la mancanza di organizzazione, ma spesso alla base c’è un elemento meno immediato: la ricerca ossessiva della perfezione.
Dietro al bisogno di perfezionismo si nasconde la paura
- di non essere all’altezza,
- di commettere errori,
- di deludere le aspettative di genitori e insegnanti,
Studiare significa allora tentare di "controllare": le ore sui libri aumentano, ma la sensazione di essere preparati non arriva mai.
Il paradosso della perfezione
La ricerca della perfezione produce un effetto paradossale: più si cerca il controllo totale, più si ha la sensazione di perderlo. Lo studio diventa una corsa senza fine, con un traguardo sempre più distante. L’impegno non restituisce soddisfazione ma solo ulteriore pressione.
Ansia e corpo: i segnali trascurati
In questo scenario l’ansia è la costante. Ci si sente sommersi da ciò che si dovrebbe fare e incapaci di farlo davvero. Non è raro sentire sintomi emotivi e fisici come:
- crisi,
- pianti improvvisi,
- attacchi di panico o di rabbia,
- mal di testa,
- disturbi gastrointestinali,
- problemi visivi,
- iperacusie (estrema sensibilità e intolleranza ai suoni).
Pressioni e contesto esterno
Queste sensazioni sono esasperate anche dal contesto sociale e accademico. Le aspettative di successo rapido e prestazioni elevate, unite agli standard personali interiorizzati, creano un terreno fertile per lo stress, che diventa autosabotante.
Altri fattori "esterni" che incidono sul quadro complessivo sono:
- l’ansia da esame,
- la paura del giudizio familiare e sociale,
- l’insoddisfazione per la scelta del corso di studi,
- la lontananza da casa e dal proprio sistema di supporto, nel caso dei fuorisede.
Riconoscere e osservare quel “non è mai abbastanza” significa accettare di poter anche non essere perfetti, e perseguire il movimento.