
C’è un modo nuovo di raccontare la sostenibilità ai ragazzi, ed è quello che sceglie Antonio Galdo nel suo primo libro per giovani lettori, Non è ancora tardi (De Agostini).
Giornalista, fondatore del sito Non sprecare.it, Galdo mette da parte il tono allarmistico dei notiziari e parla a chi può davvero incidere sul domani: gli adolescenti. E lo fa con storie di ragazzi che inventano soluzioni reali – serre verticali, app anti-spreco, progetti di riciclo creativo – per ricordare che la transizione ecologica comincia dai gesti quotidiani.
Tra dati, esperienze e un linguaggio chiaro, il libro diventa un piccolo manuale di educazione civica contemporanea, fatto per chi non vuole solo “capire” il cambiamento, ma abitarlo.
Indice
Un vademecum di educazione civica in chiave pop
L’autore parte da una constatazione semplice: la sostenibilità non nasce da proclami o conferenze, ma da scelte concrete – ciò che mangiamo, come ci muoviamo, quanto consumiamo.
Ogni capitolo affronta un aspetto della vita quotidiana – acqua, cibo, moda, tecnologia, mobilità – intrecciando esempi e invenzioni di ragazzi che hanno deciso di sporcarsi le mani. Ne esce un mosaico di piccole rivoluzioni domestiche, dove l’educazione civica smette di essere materia d’aula e diventa strumento per cambiare abitudini.
Un linguaggio che restituisce fiducia
Nel libro, Galdo rovescia la retorica del disastro. Invece di dire “è troppo tardi”, mostra che siamo ancora in tempo – se impariamo a usare bene ciò che abbiamo. Dalla scuola parte il cambiamento, non come luogo di prediche ma come laboratorio di idee.
L’autore racconta incontri reali con studenti che lo sorprendono, lo correggono, lo ispirano. E proprio da uno di questi dialoghi nasce l’idea del volume: spiegare la crisi ambientale con un linguaggio che non respinga, ma coinvolga.
Il risultato è un testo accessibile, capace di restituire ai ragazzi la sensazione (preziosa) di essere protagonisti e non spettatori del proprio futuro.
Storie che accendono l’immaginazione
Ogni pagina è un invito a vedere la tecnologia non come un nemico, ma come alleato possibile. C’è chi trasforma vecchi smartphone in strumenti di solidarietà, chi ricicla tessuti per creare moda etica, chi costruisce una serra idroponica con materiali di recupero. Inventiva e sostenibilità diventano sinonimi, e l’ottimismo non è ingenuo: è la forma più radicale di resistenza.