
Il politically correct è ormai entrato nella nostra quotidianità e il suo scopo primario, nell'uso delle parole, è quello di evitare di incorrere in discriminazione di ogni genere. A questo proposito, anche la Commissione Europea ha voluto stilare una lista delle espressioni da preferire per non urtare la sensibilità altrui.
Una decisione che ha prodotto non poche critiche che hanno portato, in questi minuti, al dietro front da parte della commissaria Ue all'Uguaglianza, Helena Dalli. All'interno del nuovo decalogo erano stati inseriti anche i modi più corretti per augurare "Buon Natale". Secondo "Union of Equality" non si sarebbe dovuta più menzionare la festa cristiana per rispettare anche le altre confessioni religiose. La commissione ha deciso, quindi, di ritirare le nuove linee guida sulla comunicazione, auspicando un lavoro completo e più maturo.
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Pioggia di critiche e l'Europa ritira il nuovo galateo comunicativo
La grande polemica sollevata in Italia dopo la pubblicazione del nuovo documento europeo sulle linee guida della comunicazione ha prevalso sul resto: dietro front della Commissione Europea e annullamento del decalogo.
"L'iniziativa delle linee guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea e di mostrare la natura inclusiva della Commissione - ha dichiarato la commissaria Ue all'Uguaglianza, Helena Dalli.
Ma le restrizioni messe sul tema degli auguri di Natale hanno fatto infuriare diverse componenti della società, facenti parte della comunità cristiana che ha subito condannato l'introduzione delle nuove "regole" comunicative.
"La versione pubblicata delle linee guida - continua la supervisor delle indicazioni per la comunicazione esterna e interna dell'Unione - non è funzionale a questo scopo. Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi. Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento".
Addio al "Buon Natale", cosa chiedeva l'UE in rispetto alle altre religioni
"Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale senza riferimenti di genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale". Questo è quanto si leggeva nel documento Europeo per una "Corretta Comunicazione". Un modo per fornire gli strumenti per non incorrere in errori e offese e che si rifà alle norme del politicamente corretto.
Così come il tempo, anche la nostra lingua cambia e si evolve: l'idea della Commissione Europea era stata quella di eliminare eventuali discriminazioni, alle volte anche involontarie, dal nostro vocabolario lessicale.
Anche per le festività: tra le pagine di "Union of Equality" si leggeva che il tipico "Buon Natale" che viene scambiato da 2000 anni tra familiari, parenti, amici, colleghi, sarebbe dovuto essere sostituito con un più generico "Buone feste". Perché? L'idea alla base sarebbe stata quella di non urtare la sensibilità di tutte quelle persone che non professano la fede cristiana. Un modo per evitare discriminazioni nei confronti delle altre fedi religiose.
"Evita di dare per scontato che tutti siano cristiani. Non tutti celebrano le feste cristiane, e non tutti i cristiani le celebrano nelle stesse date. Sii sensibile al fatto che le persone hanno diverse tradizioni religiose e calendari" - questa l'indicazione precedentemente data della Commissione.
All'interno del documento europeo, era stato inserito anche un esempio che spiegava nitidamente la differenza con quanto fatto fino a oggi: invece di dire "Il Natale è stressante", sarebbe stato meglio pronunciare una frase più neutra e generale come "Le festività sono stressanti".
Non solo il Natale: tutte le espressioni che erano state cancellate dal nuovo decalogo comunicativo
Alla base di "Union of Equality" si contemplava il trattamento egualitario della persona e per questo motivo si sarebbero dovute rivedere anche espressioni socialmente accettate che avrebbero potuto recare disturbo a quelle categorie che non si sentono rappresentate.
Per questo motivo il decalogo condiviso dall'esecutivo europeo, raccomandava anche di non usare pronomi e nomi che fossero legati al genere sessuale del soggetto. A questo proposito, in un contesto pubblico, sarebbe stata buona norma riferirsi alla platea con il termine generico "Cari colleghi", al posto di "Signore, signorine o signori". Un cambiamento che avrebbe interessato anche le persone affette da disabilità: evitando l'espressione "Maria Rossi è disabile" e sostituendola con "Mario Rossi ha una disabilità".
Maria Zanghì