
A partire dalla mezzanotte del 3 giugno, chi in Francia sta provando ad accedere a siti come Pornhub, YouPorn o Redtube si trova davanti la seguente scritta: "La libertà non ha pulsanti di off". Nessun video, nessun contenuto: solo questa scritta, accompagnata dall’immagine di Marianne, simbolo della Repubblica francese nel celebre dipinto di Delacroix "La libertà che guida il popolo".
Dietro questa schermata c’è la protesta di Aylo, la società proprietaria delle tre piattaforme di contenuti per adulti, che ha deciso di chiudere l’accesso ai propri siti nel Paese come atto di protesta. Ma cosa c’entra la libertà con i siti a luci rosse?
Indice
Una legge pensata per proteggere i minori
Il motivo scatenante di questa protesta alla francese è una nuova legge - in arrivo anche in Italia - che obbliga i siti per adulti a verificare l’età di tutti gli utenti ad ogni accesso.
L’obiettivo? Impedire ai minori di accedere a contenuti inappropriati. Una preoccupazione legittima, così come il provedimento che ne è seguito. Ma secondo Aylo, le modalità imposte dal governo sarebbero tutt’altro che equilibrate. Infatti, la società definisce la legge "irresponsabile, sproporzionata e inefficace". Per accedere ai contenuti, agli utenti verrebbe infatti richiesto di passare per servizi di verifica esterni di dati, spesso gestiti da terze parti.
Privacy a rischio? La denuncia
Il problema principale, per Aylo, è la tutela della privacy. Verificare l’età attraverso soggetti esterni significherebbe mettere a rischio i dati personali di milioni di utenti. Secondo la società, si tratterebbe di una "pericolosa invasione della privacy in termini di riservatezza", con il rischio concreto di furti di dati.
E non stiamo parlando di numeri piccoli: solo Pornhub attira 7 milioni di visitatori al giorno. Il timore è che la nuova legge costringa le persone a esporsi troppo, lasciando tracce digitali del loro passaggio molto sensibili e vulnerabili.
La protesta digitale: spegnere tutto per farsi ascoltare
Con la chiusura dei portali, Aylo spera di attirare l’attenzione del governo francese e, allo stesso tempo, di coinvolgere gli utenti.
La società, infatti, accusa le autorità di non aver raccolto i pareri del settore, nonostante i ripetuti tentativi di confronto: "Avviare un dialogo diretto" con gli utenti francesi e con il Governo, che stando alla nota della società "non li ha ascoltati".
E l’Europa? Indaga
Come se non bastasse, nel frattempo la Commissione europea ha avviato un’inchiesta contro Pornhub e altri siti del gruppo. Il motivo? Non avrebbero adottato misure sufficienti per impedire l’accesso ai minori. Un’accusa grave, che potrebbe portare a nuovi divieti e sanzioni, non solo in Francia ma anche altrove.