
In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’Istituto Santa Maria Ausiliatrice di Bibbiano ha lanciato un’iniziativa rivolta alle donne, perché quando si è in pericolo “porgere l’altra guancia non è sempre la scelta giusta”.
L'idea è quella di un corso di autodifesa gratuito che offre strumenti concreti alle partecipanti, andando oltre il contributo simbolico. Non solo autostima, ma tecniche vere di autodifesa per liberarsi da una presa o prendere distanza da un aggressore.
Un progetto che unisce i pilastri salesiani di "ragione, religione e amorevolezza" con uno sguardo pratico al sociale e un aiuto ai più fragili.
Indice
L’intuizione di Suor Laura Siani
Il corso è frutto di un’idea di suor Laura Siani, 37 anni, insegnante ed educatrice, sviluppato in tandem con la direttrice, suor Paola Della Ciana.
Suor Laura spiega che tutto è nato quasi per caso: "Quest’estate abbiamo proposto alcune lezioni di autodifesa agli animatori e alle animatrici del Grest, riscuotendo un entusiasmo inaspettato".
Da lì la decisione di estendere l'esperienza a tutta la comunità, facendola coincidere con il mese dedicato alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L'iniziativa ha intercettato un bisogno reale: quello di sicurezza e di autodeterminazione da parte delle donne.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice, una congregazione con una solida vocazione educativa e che accoglie oltre 370 bambini e 80 studenti nei corsi professionali, hanno così voluto affrontare il tema della prevenzione in chiave femminile e contemporanea.
Cosa prevede il corso
Il corso non è affatto teorico: le allieve vengono divise in coppie per provare le prime tecniche di difesa. L'obiettivo è imparare come liberarsi da una presa, a prendere rapidamente distanza fisica da un aggressore e a mantenere lucidità anche nei momenti di paura.
A guidare gli incontri, gratuitamente, ci sono quattro maestri esperti dell'associazione sportiva Uchi Oroshi Judo. L'approccio è misurato, come ha spiegato il maestro Ettore Franzoni: "Non sempre la reazione più aggressiva è la migliore. A volte può trasformare un molestatore in un "leone ferito", ancora più pericoloso. Occorre valutare il contesto e agire con misura".
Il maestro, cintura nera 8° Dan, ha chiarito l’approccio generale: "Ci concentreremo sulla capacità di evitare momenti conflittuali e capire quale sia la reazione corretta rispetto al contesto imparando prima di tutto a mettersi al sicuro, a togliersi dall’imbarazzo di un’aggressione o di una minaccia. Ricordando sempre che la violenza, nella maggior parte dei casi, avviene in ambiente domestico".
Oltre cento richieste
Il corso ha riscosso un grande successo, con oltre un centinaio di domande di iscrizione, un dato che ha sorpreso persino le religiose. Tanto che l'Istituto sta già pensando di riproporre l’iniziativa la prossima primavera, per dare una possibilità a tutte coloro che sono rimaste escluse.
L'interesse infatti, non è limitato a una sola fascia d'età, ma è un bisogno trasversale. Secondo un'analisi condotta dalle stesse religiose, la partecipazione è incredibilmente varia e copre tutte le generazioni: il 30% delle iscritte ha tra i 40 e i 50 anni, il 25% tra i 50 e i 60, il 23% tra i 25 e i 40 e il 15% sono le più giovani, tra i 14 e i 24 anni.
Un mix generazionale che dimostra un unico, forte desiderio: quello di sentirsi protette e sicure in ogni contesto.
L’obiettivo: “La prevenzione”
L'obiettivo ultimo del corso non è solo la difesa fisica, ma soprattutto la prevenzione in un senso più ampio. Suor Laura ne ha ribadito l’importanza educativa: "La prevenzione è un pilastro della nostra missione. In questo caso significa aiutare le donne a rafforzare fiducia e consapevolezza di sé, riconoscendo la propria dignità in ogni situazione".
Anche la direttrice suor Paola ha commentato l'inattesa adesione, che "dimostra quanto sia viva l’attenzione verso il rispetto della donna". In una società dove i rapporti umani sono spesso dominati da "violenza, sopraffazione, femminicidi", il messaggio delle religiose si fa ancora più forte: "La mitezza non è passività". Il rispetto della persona deve rimanere al centro di ogni relazione umana.