
Il secondo mese dell’anno, febbraio, tra l’origine del suo nome della tradizioni religiose degli antichi Romani. E a quanto pare la febbre, il cui nome ha una curiosa assonanza, sembra c'entrare qualcosa in tutto questo.
Ma febbraio è anche un mese cangiante, che ogni quattro anno consta di un giorno in più sul calendario. Come mai?
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Perché febbraio si chiama così
Il nome di febbraio trae la sua origine direttamente dal latino, più precisamente dalla parola “februarius”, che a sua volta deriva da “februus”, ovvero “purificante”. La curiosità è che anche la parola italiana “febbre”, che ben conosciamo, condivide la stessa radice etimologica. Il perché è presto detto: gli antichi Romani interpretavano i sintomi della febbre come segnali di un processo di purificazione interna del corpo.
Ma cosa ha a che fare il secondo mese dell’anno con la purificazione? Anche in questo caso, naturalmente, dobbiamo fare riferimento alla cultura antica. Secondo il calendario romano, infatti, febbraio non era il secondo bensì l’ultimo mese dell’anno, e per questo veniva appunto dedicato alla dea Febris, protettrice della febbre purificatrice, nonché versione latina del più antico dio estrusco Februus. In questo periodo, la popolazione si impegnava quindi in diversi riti di purificazione, spingendosi persino a ripulire strade e abitazioni in preparazione del nuovo anno.
Anno bisestile: perché febbraio ha 29 giorni
Un anno bisestile ha un febbraio con 29 giorni anziché 28, portando il totale dei giorni dell'anno a 366, e si verifica ogni 4 anni. È il caso del 2024, in cui febbraio avrà appunto un giorno in più. L’origine, anche qui, è da ricercare ai tempi dei Romani che, seguendo il latino “bis sextus dies” (sesto giorno ripetuto), aggiungevano un giorno dopo il 24 febbraio, il sesto prima delle calende di marzo, per allineare il calendario astronomico con quello solare. Questa pratica è attribuita in particolare a Giulio Cesare, che nel 46 a.C. promulgò il calendario giuliano basandosi sui calcoli dell'astronomo Sosigene, il quale prevedeva l'applicazione dell'anno bisestile ogni quattro anni. Nel 1582, Papa Gregorio XIII decise di introdurre una versione modificata del calendario, stabilendo il passaggio diretto dal 4 al 15 ottobre, eliminando così i dieci giorni di discrepanza accumulati nei 15 secoli in cui si era fatto riferimento al calendario giuliano.