
Nell’era in cui viviamo, fatta di azioni immediate e risposte istantanee, sembra che ogni secondo d'attesa sia un ostacolo da eliminare, una fastidiosa anomalia in un mondo fatto per agire nell'immediatezza.
Un'epoca in cui la rapidità è elevata a virtù, grazie ad esempio ai servizi di consegna lampo o ai chatbot di intelligenza artificiale che rispondono in un istante. Eppure, questa visione anti-attesa potrebbe essere profondamente sbagliata. A farlo intendere è una ricerca pubblicata su The Conversation.
A firmare l'analisi è Ayse Burcin Baskurt, Senior Lecturer in psicologia positiva applicata alla University of East London, la quale sostiene che l’attesa, se vissuta con consapevolezza, può trasformarsi in una risorsa preziosa per la salute mentale e la crescita personale.
Indice
Il "muscolo mentale" dell’autocontrollo
L'autrice, dopo aver passato in rassegna una serie di indagini sul tema, ha dimostrato un concetto fondamentale: il semplice atto di aspettare, purché sia percepito come parte integrante di un processo e non come un fastidioso ostacolo, ha la capacità di rafforzare il self-control. Ovvero la nostra abilità di regolare emozioni, comportamenti e impulsi.
Quando siamo costretti a uno stop, come fare la fila davanti a un museo, un ristorante, o attendere in uno studio medico, il nostro cervello - spiega l'esperta - si attiva per imparare a tollerare la frustrazione e a gestire la noia.
Questo meccanismo, nel lungo periodo, costruisce quello che potremmo definire un muscolo mentale dell’autocontrollo, essenziale per affrontare le sfide più dure della vita quotidiana.
Baskurt sottolinea anche l'importanza della prospettiva: “Focalizzarsi su ciò che si può ottenere grazie al tempo d’attesa, per esempio maggiore preparazione, chiarezza o consapevolezza, aiuta a ridurre l’impulsività e rende più semplice restare pazienti”.
Creatività e pianificazione
I benefici dell’attesa non si limitano, però, all'autocontrollo ma toccano aree cruciali del nostro cervello. Gli studi indicano che l'attesa è in grado di stimolare le aree connesse alla pianificazione e alla creatività, facilitando l’elaborazione di idee molto più originali.
Questo succede perché, nei momenti di pausa, la mente ha finalmente lo spazio per vagare liberamente e creare connessioni inaspettate. In un mondo continuamente interrotto da notifiche e distrazioni, quel breve, prezioso spazio di silenzio cognitivo può diventare un vero e proprio motore di innovazione.
Vantaggi del benessere emotivo
Gli effetti positivi del "saper aspettare", poi, si estendono profondamente anche al nostro benessere emotivo. Le persone che riescono a gestire con maggiore serenità e accettazione i cosiddetti tempi morti tendono a mostrare livelli più bassi di stress e una maggiore capacità di regolare le proprie emozioni.
In termini pratici, l’equazione è semplice: aspettare bene significa anche vivere meglio. Non a caso, molte delle pratiche legate alla mindfulness e alla meditazione si basano proprio sul principio di accettare pienamente il tempo presente, anche quando questo sembra lento o non produttivo.
Attesa forzata o volontaria
Ovviamente, non tutte le attese sono uguali e producono gli stessi benefici. L’attesa volontaria, per esempio quando si sceglie di riflettere a lungo prima di una scelta importante, genera benefici più chiari rispetto all'attesa forzata, come quella imposta da un ritardo o da un'incertezza che non possiamo controllare.
Tuttavia, anche nei casi di attesa non voluta, le ricerche suggeriscono una potente strategia: un piccolo cambiamento di prospettiva. Concentrarsi sui potenziali vantaggi futuri che quell'attesa ci porterà (maggiore chiarezza, ad esempio) aiuta a sopportarla con meno stress e un più netto senso di scopo.
La pausa come occasione di "micro-benessere"
Nella pratica, dunque, imparare a sfruttare l'attesa significa usare quei minuti o quelle ore che appaiono vuote come occasioni di micro-benessere.
Quello che bisogna fare concretamente è dedicarsi a un pensiero costruttivo, osservare il proprio respiro, annotare una nuova idea o, più semplicemente, accettare la pausa senza sentire il bisogno compulsivo di riempirla subito con una distrazione.
A tal proposito, lo studio ricorda un concetto chiave: “Non c’è bisogno di riempire ogni momento di stimoli, a volte il beneficio arriva proprio dal permettere alla mente di fermarsi”.
A conti fatti, quindi, l'attesa non sarebbe l'opposto dell'azione, ma una sua parte essenziale. In un mondo che ci spinge a reagire e ottenere tutto subito, riscoprire il valore di questo tempo sospeso potrebbe davvero regalarci equilibrio, chiarezza e, perché no, anche un pizzico di felicità in più.