
Periodo buio per l’umanità, a un passo dal baratro. Ancora una volta, il Bulletin of the Atomic Scientists dell'Università di Chicago ha valutato la nostra prossimità al disastro atomico e il risultato è tutt’altro che incoraggiante: 90 secondi dalla mezzanotte nucleare. le lancette del Doomsday Clock sono rimaste ferme alla stessa identica ora dell’anno precedente, che già rappresentava il punto più critico dal 1947, quando l’orologio fu introdotto per la prima volta.
Gli studiosi responsabili del calcolo non hanno dunque rilevato variazioni rispetto al 2023. La situazione geopolitica non ha in effetti registrato alcuna svolta in positivo: il conflitto in Ucraina perdura, così come la guerra a Gaza con il suo tragico tributo di vite umane.
-
Leggi anche:
- A 17 anni inventa strumento per la diagnosi precoce del Parkinson, la malattia che ha colpito il nonno
- Due 16enni condannati ai lavori forzati per aver visto serie Tv vietate, succede in Corea del Nord
- Cosa significa 520? Come dire “ti amo” con i numeri
La situazione internazionale
E dietro tutto questo c’è uno sfondo di rapporti internazionali non proprio amichevoli e pacifici. Gli accordi sul controllo nucleare (specie tra Stati Uniti e Russia) impongono sì alcuni paletti, ma per funzionare hanno sempre bisogno di una reciproca fiducia che per il momento sembra del tutto assente. E poi la Cina estende silenziosamente la sua ombra: già può contare su un arsenale di 500 testate nucleari e sta andando verso un rapido riarmo che però cerca di far passare inosservato. Come se non bastasse, sottolinea il ‘Sole24Ore’, la maggioranza dei 9 paesi nucleari (Usa, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Israele, Pakistan, India e Corea del Nord) sta investendo enormi capitali per “estesi programmi di modernizzazione e allargamento” degli arsenali.
Mentre alla fine della Guerra fredda si registravano 60mila testate nucleari, attualmente il numero è sceso a poco più di 12.500. Di queste, ben 9.600 sono funzionanti, pronte per l’uso. Le restanti, obsolete, attendono invece di essere smantellate. Stati Uniti e Russia sono le protagoniste indiscusse da questa prospettiva, possedendo il 90% dell’arsenale globale. Il New START, un trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato appunto dalle due Superpotenze, consente un dispiegamento di massimo 1.550 testate strategiche, finora formalmente rispettato: da una parte, gli americani ne hanno 1.419, dall’altra i russi 1.549. Ma le armi tattiche - meno potenti ma comunque dal potenziale distruttivo - non rientrano in questo calcolo.
Doomsday Clock: cos’è l’orologio del giorno del giudizio
Dietro alle lancette del Doomsday Clock non c’è un calcolo scientifico, quanto più una constatazione geopolitica. Ma questo non toglie credito alla misura virtuale che offre, tanto che il segretario Onu Antonio Guterres l’ha definito “l’orologio dell’allarme globale”, come riportato dal ‘Sole24Ore’.
Il Doomsday Clock risale al 1947, inventato dagli scienziati del Manhattan Project, gli stessi che misero a punto le bombe di Hiroshima e Nagasaki. Robert Oppenheimer fu il primo presidente del Board of Sponsor creato da Albert Einstein, che mise insieme 14 premi Nobel per dare vita al Bollettino degli scienziati atomici. La prima volta, le lancette dell’orologio si fermarono a 7 minuti dalla catastrofe, per poi scendere a 3 due anni più tardi, quando i sovietici fecero esplodere la prima bomba all’idrogeno. Il 1991, anno in cui venne firmato lo START, è la data con il punto più lontano dalla mezzanotte nucleare, 17 minuti. Ma i problemi che dal 2020 stanno facendo vacillare sempre di più i rapporti internazionali hanno portato gli scienziati a calibrare l’orologio in secondi, non più in minuti, anche e soprattutto per evidenziare l’urgenza della situazione.
Ma gli studiosi del Bollettino non mettono più a sistema soltanto le testate nucleari. Ad aggiungersi alla lista nera emergono via via altri fattori, che possono essere visti come motivo di dissidio. Tra questi i cambiamenti climatici, le pandemie, la disinformazione e, la new entry dell’intelligenza artificiale.