
Carlo Acutis sarà proclamato Santo il prossimo 7 settembre in Piazza San Pietro, durante una cerimonia solenne presieduta dal pontefice. La canonizzazione, attesa da tempo, rappresenta il culmine di un percorso iniziato nel 2020 con la sua beatificazione.
La data del rito era inizialmente prevista per il 27 aprile, in occasione del Giubileo degli adolescenti. Ma l'evento era stato rimandato in seguito alla scomparsa di Papa Francesco. Ora, con la nuova convocazione, la figura di Carlo torna al centro dell’attenzione della Chiesa e del mondo intero, soprattutto per la sua capacità di incarnare la fede in chiave moderna.
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Un adolescente normale, ma speciale
Nato a Londra nel 1991 e cresciuto a Milano, Carlo ha vissuto un’esistenza breve ma intensa, conclusasi nel 2006, a soli 15 anni, per una forma aggressiva di leucemia. La sua storia personale è ancora oggi fonte di ispirazione per migliaia di giovani. Frequentò le scuole elementari e medie all’Istituto Marcelline di Piazza Tommaseo, a Milano, dove il suo ricordo è ancora molto vivo tra docenti e religiose.
Suor Miranda Moltedo, all’epoca direttrice della scuola e insegnante di arte in quinta elementare, lo descrive come “un bambino tranquillo, buono, di quelli che non danno problemi”. La religiosa insiste nel definirlo “un ragazzo normalissimo”, che “non ha mai manifestato una santità con gesti o una predicazione particolari, ma ha parlato di Gesù con la sua vita”.
Una fede semplice, una vita concreta
Carlo non era un “secchione”, spiegano i suoi insegnanti, ma uno studente regolare che si diplomò alle medie con la valutazione di “Distinto”. Aveva fatto la Prima Comunione in seconda elementare, ma in famiglia non si respirava un clima di religiosità forzata. La sua fede era personale, profonda, mai ostentata.
L’elemento che ha sempre colpito chi lo ha conosciuto era la sua naturalezza nel vivere la spiritualità all’interno del quotidiano. L’attenzione verso gli altri, in particolare verso i compagni più in difficoltà, era una costante.
Durante la ricreazione, per esempio, Carlo si avvicinava spesso a un compagno escluso dal gruppo, portandogli una seconda merenda e passandoci insieme il tempo del riposo. “Era un ragazzo escluso, che rimaneva sempre solo in fondo alla classe. Carlo lo notò e da allora iniziò a passare ogni ricreazione con lui, portando sempre una doppia merenda da casa”, ha raccontato suor Miranda.
Un gesto che sembrava semplice, ma che fu poi considerato uno dei segni più forti della sua inclinazione alla cura degli ultimi.
La passione per il digitale e la "santità del quotidiano"
Tra le caratteristiche che hanno reso Carlo una figura unica c’era, però, soprattutto l’interesse precoce per l’informatica. Già durante gli anni alle Marcelline, il ragazzo mostrò una curiosità fuori dal comune per la tecnologia. “Rincorreva il professore di questa materia del nostro liceo scientifico, ponendo tante domande”, ha ricordato suor Miranda. Con le sue competenze digitali, creò un sito web dedicato ai miracoli eucaristici, utilizzando Internet come strumento di evangelizzazione, ben prima che fosse una prassi diffusa.
Questa sua inclinazione ha portato molti fedeli a invocarlo come futuro patrono di Internet, una proposta che trova sempre più consensi nella comunità cattolica.
Un Santo vicino ai giovani
Carlo Acutis, ricordiamo, è stato proclamato Beato il 10 ottobre 2020, al termine di un processo durato cinque anni. La sua canonizzazione rappresenta un evento storico non solo per la Chiesa italiana, ma anche per milioni di giovani credenti in tutto il mondo, che vedono in lui una figura capace di coniugare spiritualità, modernità e concretezza.
A distanza di anni dalla sua morte, il suo esempio continua a diffondersi anche fuori dai confini religiosi. La sua vita dimostra che la santità può esistere anche nei banchi di scuola, davanti a un computer, nel semplice gesto di sedersi accanto a chi è solo.
Il 7 settembre, in Piazza San Pietro, sarà il giorno in cui entrerà ufficialmente nel novero dei Santi. E forse, per la prima volta, lo farà con un mouse nella mano e uno zaino sulle spalle.