
Un fenomeno più diffuso di quanto si pensi, soprattutto tra i giovani, stando ai dati dell'indagine svolta dal McKinsey Health Institute. Uno su tutti: su 30mila dipendenti intervistati, il 22% ha dichiarato di essere in preda al burnout.
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Burnout, fenomeno in crescita tra i giovani: l'80% si dice pronto a rassegnare le dimissioni
Il burnout si sviluppa laddove il lavoratore è esposto a cause di forti stress, che mettono a dura prova la sua condizione mentale. Parliamo ad esempio di conflitti interpersonali, di mancanza di chiarezza riguardo responsabilità e obiettivi, ma anche dell'ingente mole di lavoro che grava sulle spalle dei dipendenti. Andando più nel dettaglio, poi, i tassi più alti del fenomeno si registrano in India, dove ben il 59% lamenta sintomi legati al burnout. In Italia, lo studio riscontra appena il 16% di questo fenomeno, nonostante però la percentuale di esaurimento delle forze e di stanchezza si attesti intorno al 43%.I più colpiti sono i dipendenti delle piccole aziende che non ricoprono posizioni manageriali o di rilievo. In particolare, i più esposti sono i più giovani: secondo un altro sondaggio di 'People Management', circa il 50% dei dipendenti appartenenti a Gen Z e Millennial si sente stressato sul posto di lavoro per la maggior parte del tempo. Addirittura, circa l’80% si dice pronto a mollare il posto di lavoro causa una cultura aziendale tossica.
"Moltissime aziende negli ultimi anni ci hanno segnalato una maggiore difficoltà a trattenere le risorse, c’è stato infatti un significativo aumento delle dimissioni in tanti settori diversi, che ha portato il tema della retention al centro del dibattito di HR e dirigenti: in quest’ottica mettersi in ascolto delle proprie persone e quindi monitorare costantemente il clima aziendale diventa fondamentale” ha spiegato Francesca Verderio, training & development practice leader di Zeta Service, che ha messo in fila i dati della ricerca del McKinsey Institute.
Il benessere del lavoratore coincide con la produttività dell'azienda
Il fenomeno, che a prima vista sembra riguardare solo i lavoratori, di riflesso colpisce anche le aziende. Già, perché le frequenti dimissioni dei giovani rappresentano un ostacolo per la crescita delle imprese. Come anche evidenziato da 'CNBC', il calo della soddisfazione lavorativa si lega a stretto giro alla produttività, con una perdita di circa 8,8 trilioni di dollari per le aziende a livello globale.La ricerca del team di lavoro del McKinsey Health Institute ha quindi posto l'accento sulla validità di un contesto lavorativo sano. Un benessere maggiore e una maggiore attenzione verso le istanze del dipendente aiutano il lavoratore a svolgere al meglio le proprie mansioni, con conseguenti benefici anche per salute dell'azienda. Infatti, un altro sondaggio che il McKinsey Health Institute ha condotto insieme a ' Business in the Community', ha evidenziato come il miglioramento del benessere nel Regno Unito si tradurrebbe in un valore economico che si aggira tra i 130 e i 170 miliardi di sterline l'anno.
“Facilmente si scivola nel pensare che l’intenzione di abbandono del posto di lavoro sia legata a tematiche retributive o di carriera o dal competitor che corteggia i propri dipendenti con offerte ‘irrinunciabili’, quando in realtà si tratta di problematiche meno evidenti, rilevabili attraverso strumenti di ascolto più profondi” ha poi concluso Francesca Verderio.