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Intervista a Francesco Artibani
di Mirco Delle Cese

Abbiamo incontrato Francesco Artibani, autore Disney (e non solo) tra i più interessanti e talentuosi in Italia: “Topolino”, “PK”, “MM”, “X-Mickey”, “Lupo Alberto”, “l’Omino Bufo”, “Monster Allergy”, “Winx Club”, “X-Men”, “Martin Mystère”, “Dottor Strange”, “Le Storie” della Bonelli e tanto altro ancora.

francesco artibani

In filosofia si dice “È scegliendo un maestro che si comincia ad essere qualcosa”, per cui ti chiedo chi è stato, se c’è stato, il tuo maestro? E soprattutto c’è stato un momento in cui ha capito che avresti fatto l’autore?
Il termine “maestro” è sempre molto impegnativo, sia per chi lo usa che per chi lo riceve e dunque sono sempre un po’ prudente su questo argomento.

Sicuramente maestro è stato l’immenso Niso Ramponi, in quanto mio insegnante nel corso di cinema di animazione che ho seguito presso l’Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione di Roma. Ma naturalmente ci sono tutti i disegnatori e gli sceneggiatori che mi hanno portato ad amare questo lavoro ispirandomi con il loro esempio. Goscinny, Jacovitti, Silver, Cavazzano… l’elenco è lunghissimo e non è mai lo stesso. Per ciò che riguarda il mestiere diciamo che è qualcosa che ho sempre sognato fin da piccolo e appena ho potuto mi ci sono tuffato dentro alla ricerca di una strada. Da ragazzino e poi da adolescente non pensavo che questo potesse diventare un lavoro vero, per me era una professione avvolta da un alone di mistero, qualcosa di leggendario ma poi ho cominciato a conoscerne i meccanismi e tutto è diventato più comprensibile e il percorso – come capita agli scalatori di fronte a una montagna – si è rivelato e ho cominciato ad arrampicarmi.

In Europa da sempre la letteratura per l’infanzia è accompagnata dal pregiudizio dell’adulto di dover adattare le fiabe e i racconti per la sensibilità infantile, solo che questi adattamenti e riduzioni hanno banalizzato il contenuto e la funzione della fiaba. Educatori, filosofi e psicologi moderni hanno sottolineato spesso questo pregiudizio; In Italia il fumetto è stato considerato (e forse è ancora considerato) a lungo una forma narrativa secondaria e “infantile”, mentre in altri paesi, come ad esempio in Giappone o in USA, questa differenza non c’è. Credi che una delle differenze possa anche correre sulla diversa considerazione del prodotto per “ragazzi”?

Il fumetto nel nostro paese per troppo tempo è stato considerato un prodotto di secondo piano, indegno anche dell’etichetta di “prodotto culturale”. Dagli anni Settanta in poi le cose hanno cominciato a cambiare ma rispetto la realtà di altri paesi (come la Francia, tanto per citare quella a noi più vicina) siamo ancora indietro. Negli ultimi anni il fumetto e i suoi autori hanno ottenuto un certo riconoscimento ma c’è ancora molta strada da fare, ma sono ottimista.

Come sai, questa intervista sarà pubblicata su Skuola.net, network che si dedica appunto alla scuola e all’informazione per i ragazzi che ancora si cimentano col mondo dell’Istruzione. Il Francesco adolescente e studente com’era a scuola? Eri uno studente modello? E come passavi le giornate, scolastiche e non. Cosa sognavi di realizzare? …e perché?
A scuola me la cavavo bene senza essere un primo della classe; non ho mai avuto una grande passione per la matematica e – ripensandoci oggi – mi dispiace non essermi appassionato e impegnato abbastanza perché è una materia affascinante e sorprendente. Andavo bene in tutte le materie letterarie e, in generale, studiare mi è sempre piaciuto. Il mio lavoro di sceneggiatore è fatto di curiosità, notizie, aneddoti, fatti da collegare e storie da scoprire e raccontare. La documentazione che devo raccogliere quando preparo un soggetto è molto simile al lavoro che si fa per una ricerca scolastica e dunque il metodo acquisito nelle aule scolastiche mi è ancora oggi molto utile, trent’anni dopo il diploma. Le mie giornate erano divise tra scuola, studio, amici ma c’erano dentro anche i fumetti (ovviamente), il cinema, la televisione, i videogiochi e tanto disegno. Passavo molte ore la tavolo da disegno realizzando illustrazioni, vignette e fumetti perché il mio sogno era quello di fare il disegnatore di fumetti e per un po’ di tempo l’ho anche fatto prima di scoprire una passione per la sceneggiatura che mi ha fatto mettere da parte matita, pennelli e inchiostro di china.

Mondo fumetti

C’è un personaggio, o una storia che hai realizzato, a cui sei particolarmente legato?
I personaggi sono tantissimi; sono legato in maniera particolare ai bambini e ai mostri di “Monster Allergy ma c’è naturalmente anche Lupo Alberto e gli straordinari personaggi disneyani.

La storia di quale personaggio in particolare, NON tuo, ti sarebbe piaciuto o ti piacerebbe realizzare?
Se posso spararla grossa direi Asterix e Tex Willer, una storia qualsiasi di questi personaggi.

Immagino che te lo abbiano già chiesto, ma come si arriva a fare l’autore (di successo)?
Non è per fare il finto modesto ma non mi considero un autore di successo. Sono uno sceneggiatore che lavora e vive di questo mestiere e questo per me è il risultato più importante. Come ci si arriva? Banalmente direi con una certa costanza e dedizione, lavorando con orari regolari perché questo, per quanto molto divertente, non è un hobby.
Tornando all’Istruzione.

Hai realizzato diverse storie riguardanti la scienza – Elementare, Paperino; Lupo Alberto e la Materia Oscura (disegnato da Silver); e ultimamente hai iniziato il nuovo filone Disney comic&science con la prima storia scritta con la supervisione del famoso scienziato Carlo Rovelli dal titolo Topolino, e l’esperimento del dottor Pi (omaggio ad Albert Einstein). Ci puoi raccontare qualcosa di tutte queste iniziative molto originali?
La divulgazione scientifica è un tema molto importante, soprattutto in un’epoca di disinformazione e bufale pericolose. I fumetti hanno il grande potere di riuscire a illustrare concetti e idee utilizzando l’immagine e la parola. Il progetto Comics&Science su Topolino è nato con la finalità di parlare di scienza in maniera divertente affrontando materie come la fisica o la chimica e affiancando a ogni storia una parte redazionale di approfondimento affidandola a veri scienziati. Ho contattato Carlo Rovelli perché con i suoi libri e soprattutto con le sue “Sette brevi lezioni di fisica” è riuscito ad avvicinare e conquistare un pubblico di lettori che mai prima si erano avvicinati a certi argomenti dimostrando che la scienza sa essere affascinante. Il professor Rovelli è stato incredibilmente entusiasta e disponibile, dimostrando ancora una volta tutto il suo talento di divulgatore.

Cosa pensi dell’attuale situazione in Italia, e cosa si potrebbe fare per migliorare davvero l’istruzione e la formazione?
Ho dei figli in età scolastica divisi tra liceo e scuola media e continuo a vedere i mali antichi della scuola che frequentavo anch’io, un’istituzione che soffre di problemi antichi e di carenze strutturali terrificanti. Ci sono esempi splendidi di insegnanti straordinari capaci di motivare i loro studenti e ci sono esempi terrificanti di impreparazione, approssimazione, arretramento. La scuola italiana soffre, non è aiutata come dovrebbe e non si investe in innovazione e preparazione del corpo insegnante troppo disomogeneo. Non si fa abbastanza e questo è un crimine vero nei confronti degli studenti. Uno Stato che non investe nella sua scuola mi fa paura, è uno Stato che non investe nel futuro.

La corrente di pensiero “imparare divertendosi”, può essere un valido sistema? E se si, come si potrebbe inserire in questo contesto l’arte del fumetto?
Assolutamente sì, il fumetto può essere uno strumento importante da portare senza timore anche in aula. Il fumetto dovrebbe entrare nelle classi così come qualche tempo fa entrarono i quotidiani. Nei libri di antologia i fumetti compaiono, perché non farli arrivare concretamente nelle classi?

Siamo, purtroppo o per fortuna, nell’era del social. Tu come ti relazioni con questa sfera dei media? È sempre “un’opportunità” o altro?
È un’opportunità importante ma come tutte le novità non la stiamo utilizzando ancora nel modo migliore. Passato l’entusiasmo scimmiesco verso l’oggetto sconosciuto forse cominceremo a impiegarlo in modo più maturo. Uso i social ma non ho delegato a questi le mie relazioni sociali. Mi fa una certa impressione vedere le persone, giovani e adulte, incapaci di staccarsi dai loro smartphone e questa necessità di essere iperconnessi la trovo insidiosa – ma probabilmente tra non molto la gente riuscirà a trovare la giusta misura. Siamo sicuramente di fronte a una rivoluzione epocale, viviamo – come si dice – in tempi interessanti.

Monster Allergy a Teatro, come nasce e che tipo di emozione hai provato?
La proposta è arrivata dal produttore Bruno Borraccini che, con la sua Project Leader, porta nei teatri italiani il progetto dei Family Show, spettacoli teatrali diretti a tutta la famiglia. Monster Allergy è diventato così una commedia musicale scritta da me e mia moglie Katja Centomo portata in scena da una compagnia straordinaria, i Ciprix, dodici bambini che cantano, recitano e ballano da veri professionisti. Per me e Katja è stata un’emozione incredibile vedere debuttare sul palcoscenico del teatro Sistina di Roma i nostri personaggi in carne e ossa. È stata una serata per noi memorabile, troppe emozioni tutte insieme!

Curiosità: PK è praticamente l’evoluzione e l’abbreviazione di Paperinik. Nel videogioco però a lui dedicato, dal titolo “Chi è PK?”, la spiegazione che viene data da “Uno” in persona, lo definisce “Platyrhynchos Kineticus”, traducibile come “papero energetico”. Ti risulta? E soprattutto a quando una nuova avventura di Pikappa da te sceneggiata?
La definizione non l’abbiamo mai usata nel fumetto ma potrebbe funzionare, perché no? Per quello che riguarda la prossima storia arriverà in primavera, in tempo per il Comicon, il salone internazionale del fumetto che si tiene ogni anno a Napoli.

Cosa ci stai preparando per il futuro? Ad esempio, è uscita “Golem” per la serie Storie della Bonelli, con testi tuoi e disegni del talentuoso Werther Dell’Edera, che esperienza è stata, e ci saranno ancora iniziative del genere?
“Golem” è una storia apparsa nella collana “Le Storie” pubblicata dalla Bonelli e per me è stata un’esperienza fantastica perché ho potuto lavorare con Werther Dell’Edera che considero (e non sono il solo a pensarla così) uno dei più bravi disegnatori italiani, un vero talento di sintesi, eleganza e dinamismo. Per l’immediato futuro ci sono molte storie disneyane in arrivo sulle pagine di “Topolino”. A gennaio con i disegni spettacolari di Paolo Mottura sarà il turno della versione Disney di “Metropolis”, il celebre film di Fritz Lang ma ci saranno altre storie a cui tengo molto (una di queste sarà dedicata a Zio Paperone per festeggiare i suoi primi 70 anni che si celebrano nel 2017). E poi c’è Monster Allergy con una nuova avventura ma in preparazione ci sono anche altri progetti e sorprese.

Ringraziamo Francesco Artibani della disponibilità