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dylan dog

Abbiamo incontrato Roberto Recchioni, autore tra i più importanti in Italia di fumetti e romanzi. Ha lanciato personaggi come John Doe, il vampiro Battaglia e la saga Orfani. Attualmente è curatore per la Sergio Bonelli Editore di Dylan Dog.

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Giorgio Colli riferendosi a Nietzsche ha detto: “È scegliendo un maestro che si comincia ad essere qualcosa”, per cui ti chiedo chi è stato il tuo maestro? E soprattutto c’è stato un momento in cui ha capito che avresti fatto l’autore?

Di maestri, specie cattivi, ne ho avuti tanti.

Go Nagai per primo, Frank Miller, Tiziano Sclavi, Garth Ennis, Elmore Leonard, Enrique Abuli, a seguire. Il momento è facile da individuare: il 1986, quando nello stesso anno lessi il mio primo Dylan Dog e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. All’epoca sapevo già di voler fare fumetti ma è grazie a queste due opere che capii che tipo di fumetti volevo fare.

Dall’Illuminismo in avanti in Europa inizia la letteratura per l’infanzia, da subito creata sul pregiudizio dell’adulto di dover adattare le fiabe e i racconti per la sensibilità infantile, solo che questi adattamenti e riduzioni hanno banalizzato il contenuto e la funzione della fiaba. Educatori, filosofi e psicologi moderni hanno sottolineato spesso questo pregiudizio; In Europa e in Italia il fumetto è stato considerato (e forse è ancora considerato) a lungo una forma narrativa secondaria e “infantile”, mentre in altri paesi, come ad esempio in Giappone o in USA, questa differenza non c’è. Credi che una delle differenze possa anche correre sulla diversa considerazione del prodotto per “ragazzi”?

In Europa non direi. In Francia il fumetto è tenuto in altissima considerazione, lo stesso in Belgio. L’Inghilterra, poi, venera il concetto di “narrativa di genere” in senso assoluto. Negli Stati Uniti, invece, questa concezione è molto più radicata, anche perché non hanno avuto una corrente così forte come da noi di fumetto autoriale (ma di grandi autori ne hanno avuti eccome, sia chiaro). Anche in Giappone il discorso è più complesso di così. Alcuni fumetti, quelli rivolti ad un pubblico maturo, sono tenuti in alta considerazione ma il fumetto per ragazzi, invece, è roba da nerd, da otaku. Un adulto che legge e, soprattutto, colleziona fumetti in Giappone, è visto con diffidenza nel mondo degli adulti. L’Italia non è messa malissimo. Abbiamo grandi autori che sono stati celebrati dal mondo culturale (penso a Pratt, Pazienza, Crepax, Manara, i “soliti noti”, insomma) e stiamo passando una grande stagione grazie alle voce di Gipi, Zerocalcare e di qualche altro, che stanno riuscendo a travalicare i naturali confini di un linguaggio per entrare nel discorso culturale del paese.

Come sai, questa intervista sarà pubblicata su Skuola.net, network che si dedica appunto alla scuola e all’informazione per i ragazzi che ancora si cimentano col mondo dell’Istruzione. Il Roberto adolescente e studente com’era a scuola? Eri uno studente modello? E come passavi le giornate, scolastiche e non. Cosa sognavi di realizzare? …E perché?

Facevo l’Artistico. Non facevo quasi nulla a parte leggere fumetti e cercare di farne. Non ho un ricordo della scuola come un momento formativo, anzi. Penso che tutto quello che ho appreso, l’ho appreso fuori da essa. Sono un lettore fortissimo, ma nessun libro che ho letto mi è stato passato dalla scuola. Ho un grande amore per la storia, che ho sviluppato e perseguito da solo. Anche il disegno è una attività che ho in realtà affinato fuori dagli anni scolastici. Non dico che la scuola non sia importante, sia chiaro. Dico che la scuola che ho fatto io non lo è stata. E che, in linea generale, il nostro sistemo d’insegnamento non sia così brillante. Ma a scuola conosci altre persone e ti ci scontri e confronti. Ecco, quello per me ha un valore reale.

C’è un personaggio, o una storia che hai realizzato, a cui sei particolarmente legato?

John Doe, Ringo, Battaglia, David Murphy, tra i miei. Dylan Dog e Tex tra quelli che non ho creato io ma che scrivo con passione.

La storia di quale personaggio in particolare, NON tuo, ti sarebbe piaciuto o ti piacerebbe realizzare?

Devilman, John Constantine, il Punitore, Ghost Rider, Batman.

Io come sai ti seguo molto, e seguo molto anche il Recchioni Social, dove ci ritroviamo spesso a parlare non solo di fumetti anzi. A me piace molto chi si espone e chi, come te, dice comunque la sua su ogni cosa, però vorrei andare oltre la demagogia del “purché se ne parli”, con un’ulteriore provocazione: tu che idea davvero ti sei fatto sul tipo di persona possa essere dietro ognuno dei tuoi numerosi followers? Ad esempio, dividendo in due categorie, cosa pensi del “cercatore di like” e del “Hater” ad oltranza?

Non mi interrogo mai su chi c’è “dietro”. Anche perché non credo che “dietro” al nostro modo di apparire sui social ci sia qualcosa di diverso da quello che siamo davvero. Non puoi stare tutti i giorni da qualche parte e mentire sempre, a meno che tu non sia uno psicopatico. Quindi, non mi interrogo sulle categorie di persone ma magari su una persona specifica alla volta.

Sempre in merito al social e a concetti spesso contrastanti, mi viene in mente il discorso “citazioni”, vogliamo provare a spiegare e, in poche parole, quanto valgono e quanto sono importanti?

Credo che la maggior parte delle volte le persone usino il termine “citazione” a sproposito. Citazione è quando ci sono “le virgolette”, quando cioè un autore ne cita un altro alla lettera e in maniera manifesta, inquadratura per inquadratura, parola per parola, nota per nota. In qualsiasi altro caso stiamo parlando di rimandi, strizzate d’occhio, riferimenti culturali o furti. Per questo posso dire tranquillamente di non essere un autore che usa spesso il meccanismo delle citazioni. Quindi, non rispondere alla tua domanda.

Tre domande secche su Dylan Dog, del quale ormai tutti sanno abbiamo appena festeggiato il traguardo dei trent’anni di vita. la prima è ovvia: Tiziano Sclavi?

Il creatore di Dylan Dog. Uno scrittore bravissimo. E un amico.

Zerocalcare?

Il creatore di Zerocalcare. Uno scrittore bravissimo. E un amico.

Le future iniziative legate al Dylan nazionale nel resto dei multimedia. Sappiamo già ad esempio che sarà protagonista di un radiofumetto su Radio24, e poi?

Per i 70 anni dell’UNICEF e i 30 anni di vita editoriale di Dylan Dog verrà lanciata la «Pigotta Dylan Dog» – limited edition con il logo dei 30 anni (cucito sulla giacca del personaggio) avrà una tiratura molto limitata, sarà possibile adottarla al prossimo Lucca Comics & Games (dal 28 ottobre al 1 novembre), e successivamente online.
E si, un radiodramma su Radio24 ha esordito il primo ottobre ed andrà in onda ogni sabato alle 15: sarà composto da 8 puntate, adattamenti di racconti classici di Dylan Dog. Il 7 ottobre, sempre su Studio Universal, è stato inoltre trasmesso il documentario di 30 minuti intitolato Dylan Dog - 30 anni di incubo.
E per finire, sempre al Lucca Comics & Games, debutterà presso il centralissimo Hotel Universo la Dylan Dog Experience, una mostra interattiva composta da una parte espositiva (che sarà allestita al pian terreno dell’hotel), e da un ambiente immersivo che simulerà le atmosfere del fumetto.

Tornando alla scuola, cosa pensi dell’attuale situazione in Italia, e cosa si potrebbe fare per migliorare davvero l’istruzione e la formazione?

Ne penso tutto il male possibile. La scuola non solo non prepara in nessuna maniera ai problemi che poi i ragazzi dovranno affrontare nel mondo reale ma non fornisce nemmeno nessun impianto di educazione civica, che sarebbe importante in tempi come questi. Tutti i problemi che abbiamo in questo paese nascono a scuola e alla scuola tornano. Se le nostre scuole fossero migliori, le persone sarebbero più preparate, meno facilmente manipolabili e meno propense a seguire il populista di turno pieno di risposte semplici a problemi complessi.

La corrente di pensiero “imparare divertendosi”, può essere un valido sistema? E se si, come si potrebbe inserire in questo contesto l’arte del fumetto?

Per me bisognerebbe far interessare gli studenti alla materia trattata, spiegandogli perché la stanno studiano. Ovviamente, bisognerebbe anche fargli studiare cose rilevanti e non materia morta.
Ultima domanda

Il poliedrico Roberto Recchioni, cosa ci sta preparando per il futuro? Ad esempio, quando uscirà il prossimo romanzo

Saranno due. Ringo - Chiamata alla armi- per i tipi di Edizioni Multiplayer e Ya - La caduta di Forte Coraggio - per Mondadori. Poi ci sono i fumetti, che sono tanti e che, per fortuna, c’è Google.

Ringraziamo Roberto Recchioni per la gentile disponibilità.

Mirco Delle Cese

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