
Autolesionismo e tendenze suicide sono tra i fenomeni più frequenti tra i giovani in età scolare. A lanciare l'allarme è Stefano Vicari, direttore del reparto di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, che testimonia in prima persona come i casi presi in incarico, solo nel suo ospedale, siano aumentati rispetto al periodo pre-pandemico.
-
Leggi anche:
- Annullati gli esami per milioni di studenti: manca la carta. Succede in Sri Lanka
- Si danno appuntamento per fare rissa e postare il video su TikTok: sono ragazzi tra i 10 e i 15 anni
- Si finge studente e "ruba" 1,4 milioni di dollari in borse di studio e prestiti
Isolamento in cambio di socialità: così la pandemia ha inciso sulla salute dei giovani
Sono infatti il 30% in più i casi di giovani con condotte autolesive accertati dallo specialista. Le cause sono da ricercare, secondo Vicari, nell'ultimo biennio che ha sostanzialmente privato gli adolescenti della socialità, fondamentale nel loro sviluppo: “La paura di ammalarsi, l’isolamento, il confinamento in casa spesso senza i genitori, il brusco distacco da quello che era il proprio mondo hanno fatto da elemento detonatore ad ansia, stress e depressione, sfociando in un vero e proprio disturbo conclamato”le parole del direttore, riportate da Orizzonte Scuola.
Autolesionismo e tendenze suicide i fenomeni più frequenti
Età media di 13 anni e background socio-culturale variegato: questo il profilo dei giovani con problematiche autolesive tracciato dal direttore Vicari. In particolare, nel 58,6% dei casi è l'autolesionismo il fenomeno maggiormente riscontrato, in aumento di quindici punti percentuali rispetto al periodo pre-pandemico. Seguono i tentavi di suicidio che sale di circa undici punti percentuali: dal 29,6% pre-pandemico al 40,4% attuale. Ad ultimare un quadro decisamente negativo, l'aumento di disturbi alimentari, in crescita anche qui di circa il 30%.“I pazienti arrivano da noi dopo aver tentato il suicidio o a seguito di atti di autolesionismo. Si provocano dei tagli alle braccia, alle gambe, all’inguine. Alcuni salgono sul cornicione e provano a farla finita, altri lavorano al progetto di togliersi la vita raccogliendo farmaci e pasticche presenti in casa” questa la realtà che gli esperti affrontano tutti i giorni. Tutte le casistiche hanno poi dei tratti in comune, rivela Vicari, ovvero “un profondo senso di vuoto e una debolezza nei confronti della vita”.