Concetti Chiave
- La poesia "Un giudice" di De Andrè è composta da quattro decime italiane con uno schema metrico irregolare e rime alternate nei versi finali.
- Il protagonista, un uomo basso, subisce scherni per la sua altezza ma trasforma il suo rancore in determinazione per diventare un giudice rispettato.
- La metafora "Al lume del rancore" nella terza strofa rappresenta il protagonista che studia animato dal desiderio di vendetta.
- La canzone contiene un climax ascendente che mostra la trasformazione del protagonista da deriso a figura temuta e rispettata.
- De Andrè invita a riflettere sulle conseguenze delle parole sgradevoli, suggerendo che il male inflitto agli altri spesso ritorna a colpire chi l'ha causato.
La poesia è composta da 4 decime italiane. Si tratta di strofe di dieci versi che possiedono uno schema metrico leggermente irregolare e delle rime alternate presenti negli ultimi versi.
Il numero delle sillabe di ogni verso non è costante ma variabile.
Parafrasi
Indice
Parafrasi e riflessioni
Essere alti un metro e cinquanta vuole dire essere scherniti dalla gente, o dalle curiosità di ragazzine che chiedono se è vero che chi è basso è più dotato, una curiosità davvero indecente.
Il tempo passa, ma si rimane sempre bassi.
Si parla molto male dei nani e si dicono cose brutte su di loro.Il percorso del giudice
E fu proprio durante tante di queste notti che mi dedicavo a preparare i miei esami, serbando tanto rancore, per diventare giudice. Frequentavo regolarmente la chiesa, e ora grazie al tanto studio, sono seduto alla cattedra di un tribunale, a giudicare il bene e il male.
Da allora la mia altezza non fece ridere più nessuno, tutti si inchinavano chiamandomi Vostro Onore, provavo goduria nello scegliere la loro pena, finché non morii improvvisamente senza conoscere la statura di Dio.
Analisi delle figure retoriche
Non è presente alcuna figura retorica di suono.
Noto una metafora all’inizio della terza strofa. “Al lume del rancore”. Ciò vuol dire che ha studiato sempre per tutta la notte con in serbo tantissimo rancore, generato dalla voglia di vendicarsi, un bel giorno.
Nella terza strofa c’è un climax ascendente. Esprime il passaggio da una vita che pare priva di significato ad una vita che può essere vissuta al meglio, divenendo un personaggio temuto e rispettato.
Nella quarta strofa c’è un antitesi “Di affidarli al boia, fu un piacere tutto mio”.
Si sa, non è bello far morire qualcuno, ma se si tratta di qualcuno che ti ha sempre preso in giro, condannarlo a morte potrebbe anche far piacere.
Biografia di Fabrizio de Andrè
La canzone è stata scritta da Fabrizio de Andrè (1940-1999), cantautore italiano. Vissuto nell’ultima parte della Seconda Guerra Mondiale, si dichiara antifascista e di ideologie pacifiste e anarchiche. È considerato uno dei più grandi cantautori italiani e ha ricevuto diversi premi per la sua bravura.
La prima edizione della canzone risale al 1971 e fu pubblicata su un disco in vinile, precisamente un 45 giri, con un altra canzone: “Un matto”
Riflessioni finali sulla canzone
In questa poesia, il giudice esprime tutta la sua goduria perché il male che le altre persone gli hanno arrecato li si è ritorto contro.
Come racconta in prima persona nella poesia, egli veniva preso in giro per la sua altezza, per il suo lavoro, per il suo modo di vestire; ma egli era determinato, volenteroso, diligente.
Un bel giorno, le cose cambiarono. Divenne un giudice di pace temuto da tutti e rispettato.
De Andrè ci fa riflettere sulle cose sgradevoli che spesso diciamo riguardo agli altri, che sovente ci ritornano indietro.
Il tono della canzone è un tono rincuorato, un tono di qualcuno che è contento per i sacrifici che ha fatto e per il rancore che ha serbato.
Domande da interrogazione
- Qual è la struttura della poesia "Un giudice" di De Andrè?
- Quali figure retoriche di significato sono presenti nella poesia?
- Come viene descritto il cambiamento di vita del protagonista nella poesia?
- Qual è il messaggio principale della canzone secondo il commento?
- Qual è il tono della canzone "Un giudice"?
La poesia è composta da 4 decime italiane, con uno schema metrico leggermente irregolare e rime alternate negli ultimi versi.
È presente una metafora all'inizio della terza strofa, "Al lume del rancore", che indica lo studio notturno con rancore per vendicarsi un giorno.
Il protagonista passa da una vita priva di significato a una vita rispettata e temuta, diventando un giudice, come espresso nel climax ascendente della terza strofa.
De Andrè riflette su come le cose sgradevoli dette sugli altri possano ritornare indietro, e il protagonista prova soddisfazione per i sacrifici fatti e il rancore serbato.
Il tono è rincuorato, esprimendo la contentezza del protagonista per i sacrifici fatti e il rancore serbato che si è trasformato in successo e rispetto.