Concetti Chiave
- Il Tridentier, con le sue chiome cerulee, discute con il nume della terra riguardo alle difficoltà di legare un debito agli Immortali.
- La danza dei Feaci è un momento di grande abilità e armonia, con danzatori che stupiscono per la loro destrezza e coordinazione.
- Ulisse ammira profondamente i danzatori Feaci, lodando Alcinoo per aver mantenuto la promessa di mostrare abilità eccezionali.
- Alcinoo, dimostrando ospitalità, propone di offrire doni ricchi e generosi a Ulisse, riconoscendone la saggezza e il valore.
- Eurìalo cerca di placare Ulisse con un dono di una spada, ritrattando le parole dure e ricevendo il perdono di Ulisse.
Il dilemma del Tridentier
Al Tridentier dalle cerulee chiome,
"Non ricercar da me. Triste son quelle
Malleverìe che dànnosi pe’ tristi.
Come legarti agl’Immortali in faccia
Potrei, se Marte, de’ suoi lacci sciolto,
Del debito, fuggendo, anco s’affranca?"
"Io ti satisfarò", riprese il nume
Che la terra circonda, e fa tremarla.
E il divin d’ambo i piè zoppo ingegnoso:
"Bello non fôra il ricusar, né lice".
Disse, e d’un sol suo tocco i lacci infranse.
Come liberi fûr, saltaro in piede,
E Marte in Tracia corse, ma la diva
Del riso amica, riparando a Cipri
In Pafo si fermò, dove a lei sacro
Frondeggia un bosco, ed un altar vapora.
Qui le Grazie lavaro, e del fragrante
Olio, che la beltà cresce de’ numi,
Unsero a lei le delicate membra:
Poi così la vestir, che meraviglia
Non men che la dea stessa, era il suo manto.
La danza dei Feaci
Tal cantava Demodoco; ed Ulisse
E que’ remigator forti, que’ chiari
Navigatori, di piacere, udendo,
Le vene ricercar sentìansi, e l’ossa.
Ma di Laodamante e d’Alio soli,
Ché gareggiar con loro altri non osa,
Ad Alcinoo mirar la danza piacque.
Nelle man tosto la leggiadra palla
Si recaro, che ad essi avea l’industre
Polibo fatta, e colorata in rosso.
L’un la palla gittava in vêr le fosche
Nubi, curvato indietro; e l’altro, un salto
Spiccando, riceveala, ed al compagno
La rispingea senza fatica o sforzo,
Pria che di nuovo il suol col piè toccasse.
Gittata in alto la vermiglia palla,
La nutrice di molti amica terra
Co’ dotti piedi cominciaro a battere,
A far volte e rivolte alterne e rapide,
Mentre lor s’applaudìa dagli altri giovani
Nel circo, e acute al ciel grida s’alzavano.
Così ad Alcinoo l’Itacese allora:
"O de’ mortali il più famoso e grande,
Mi promettesti danzatori egregi,
E ingannato non m’hai.
Chi può mirarli
Senza inarcar dello stupor le ciglia?"
Allora il re di Itaca disse ad Alcinoo:"O tu che sei fra i re il più grande e famoso, mi hai promesso danzatori egregi e non hai mentito. Chi può guardarli senza rimanere stupito?
L'ospitalità di Alcinoo
Gioì d’Alcinoo la sacrata possa,
E ai Feaci rivolto: "Udite", disse,
"Voi che per sangue e merto i primi siete.
Saggio assai parmi il forestiero, e degno
Che di ricchi l’orniam doni ospitali.
Dodici reggon questa gente illustri
Capi, e tra loro io tredicesmo siedo.
Tunica, e manto, ed un talento d’oro
Presentiamgli ciascuno, e tosto, e a un tempo,
Ond’ei, così donato, alla mia cena,
Con più gioia nel cor vegna e s’assida.
Eurìalo, che il ferì d’acerbi motti
Co’ doni, e in un con le parole, il plachi".
Assenso diè ciascuno, e un banditore
Mandò pe’ doni, e così Eurìalo: "Alcinoo,
Il più famoso de’ mortali e grande,
L’ospite io placherò, come tu imponi.
Gli offrirò questa di temprato rame
Fedele spada che d’argento ha l’elsa,
La vagina d’avorio: e fu l’avorio
Tagliato dall’artefice di fresco.
Non l’avrà, io penso, il forestier a sdegno".
Ciò detto, a Ulisse in man la spada pose
Con tali accenti: "Ospite padre, salve.
Se dura fu profferta e incauta voce,
Prendala, e seco il turbine la porti.
E a te della tua donna e degli amici,
Donde lungi, e tra i guai, gran tempo vivi,
Giove conceda i desïati aspetti".
"Salve", gli replicò subito Ulisse,
"Amico, e tu. Gli abitator d’Olimpo
Dìanti felici dì: né mai nel petto
Per volger d’anni uopo o desir ti nasca
Di questa spada ch’io da te ricevo,
Benché placato già sol da’ tuoi detti".
Tacque; e il buon brando agli omeri sospese.
Già declinava il Sole, e innanzi a Ulisse
Stavano i doni.
"Benvenuto, amico" gli rispose subito Ulisse "A te gli dei concedano giorni felici: nè mai, nel corso degli anni, ti venga voglia di riavere questa spada che mi doni, anche se ormai ho già perdonato le tue parole" Tacque e appese la spada sulle spalle. Il sole già tramontava e i doni stavano davanti ad Ulisse.
Domande da interrogazione
- Qual è il dilemma del Tridentier?
- Come si svolge la danza dei Feaci?
- Qual è l'ospitalità offerta da Alcinoo?
- Come Eurìalo cerca di placare Ulisse?
- Qual è la reazione di Ulisse ai doni e alle scuse di Eurìalo?
Il dilemma del Tridentier riguarda la difficoltà di legare qualcuno agli Immortali, specialmente se Marte, liberato dai suoi lacci, sfugge al suo debito.
La danza dei Feaci è una performance impressionante in cui i danzatori si scambiano una palla colorata in rosso, eseguendo salti e movimenti agili, suscitando l'ammirazione di Ulisse.
Alcinoo offre un'ospitalità generosa a Ulisse, proponendo che ciascuno dei dodici capi, incluso lui stesso, doni una tunica, un manto e un talento d'oro per onorare l'ospite.
Eurìalo cerca di placare Ulisse offrendogli una spada di rame temprato con elsa d'argento e vagina d'avorio, accompagnando il dono con parole di scuse e auguri.
Ulisse accetta le scuse e il dono di Eurìalo con gratitudine, augurandogli giorni felici e dichiarando di aver già perdonato le sue parole, mentre appende la spada sulle spalle.