Il mito del Minotauro: nascita, labirinto e destino di Teseo

Indice

1. Origini del Minotauro
2. La vendetta di Poseidone
3. Il labirinto di Cnosso
4. L'impresa di Teseo
5. Il destino di Arianna
6. La fuga di Dedalo e Icaro

Origini del Minotauro

In questo appunto viene descritto il mito del Minotauro. Viene descritta la nascita del Minotauro, il labirinto, Teseo e Arianna, Dedalo e Icaro. Tutto viene spiegato in maniera approfondita.

Il nome viene dal greco “Μινώταυρος”, un composto di minos (re) e taurus (toro).

Si tratta un essere caratterizzato da sembianze umane per quanto riguarda il corpo oltre a quelle di un toro per la testa, la coda, gli zoccoli e la pelliccia.

La vendetta di Poseidone

Tutto inizia con un toro bianco donato al re di Creta, Minosse, da Poseidone affinché lo sacrificasse in cambio dell’apprezzamento del popolo circa il suo operato.

Visto, però, il fascino dell’animale il sovrano decide di affidargli la custodia delle greggi. Il dio del mare, a questo punto, vuole ricambiare l’offesa a Minosse per l’affronto fatto nei confronti del toro rendendo la creatura feroce e raccapricciante ma ammaliante per sua moglie Pasifae che se ne innamora profondamente.

La donna vive attimi di inquietudine mista a sgomento tanto che si confida con Dedalo, un’artista cortigiano famoso per le sue opere scultoree. Egli, quindi, scolpisce una vacca in legno dentro la quale copulano Pasifae e il toro. Dalla loro unione nasce il Minotauro.

Nel frattempo, Minosse comprende che la moglie è coinvolta nella nascita della creatura riuscendo anche a farla confessare. Se, però, dapprima si infuria con la donna, successivamente intuisce che dietro tutto ciò c’è la mano di Poseidone.

Il labirinto di Cnosso

Il Minotauro, poiché aveva per testa quella di un toro, ha istinti animaleschi violenti, sanguinari e si nutre di carne umana. Minosse, quindi, fa costruire a Dedalo il palazzo di Cnosso, un labirinto pieno di corridoi intricati, false porte e camere, per contenere la furia del mostro e nasconderlo alla popolazione.

L'impresa di Teseo

Nello stesso tempo, il figlio di Minosse, Androgeo, partecipa ai giochi tauromachici ateniesi ma viene ucciso dal toro di Maratona. Il sovrano cretese, allora, in preda all’afflizione imputa agli achei la colpa della morte del ragazzo perciò sancisce che ogni anno Atene, assoggettata a Creta, dovrà far cibare il Minotauro con sette fanciulle e sette fanciulli della città. Un anno accade che il figlio del re ateniese Egeo, Teseo, si imbarca insieme agli altri giovani verso l’isola per saziare la fame del Minotauro. In realtà, visto il suo passato glorioso, al giovane viene chiesto dal padre di uccidere la bestia per porre fine al flagello e, in caso di esito positivo, avrebbe spiegato sulle navi vele bianche, in caso contrario nere. Giunto sull’isola, incontra la figlia di Minosse nonché guardiana di Cnosso, Arianna, la quale subito si invaghisce di Teseo e vuole aiutarlo. Gli dona, quindi, su consiglio di Dedalo, prima un filo rosso per non smarrirsi negli intricati corridoi e poi una spada avvelenata con cui infliggere il colpo fatale al Minotauro.

Il destino di Arianna

Teseo si addentra nel labirinto. La bestia è addormentata ma non appena si sveglia inizia un violento combattimento che si conclude con il trionfo dell’ateniese. Teseo, i suoi compagni e Arianna salpano verso Atene, viaggio durante il quale i due amanti consumano il loro amore. Giunti, però, all’isola di Dea, Teseo abbandona Arianna. Le cause non sono chiare: forse è stato spaventato da un sogno di Dionisio che vorrebbe congiungersi alla donna, forse si innamora della figlia di Panopeo, Egle, forse si sente a disagio nel ritornare in patria con la figlia del soppressore. In ogni caso, Arianna viene lasciata sola sull’isola dove Dionisio la raggiunge offrendole in dono una corona dorata creata da Efesto (da qui costellazione della Corona).

Teseo continua il suo viaggio ma dimentica di issare le vele bianche. Anche in questo caso ci sono due versioni diverse del mito. In alcune versioni Poseidone, irato con Teseo, solleva una tempesta che squarcia le vele candide per cui si è costretti a innalzare quelle vere mentre in altre è proprio Teseo a dimenticarsene perché ancora pensa intensamente ad Arianna o perché è stato stordito dagli dei come castigo. Egeo, però, non vedendo il segno della vittoria del figlio lo crede morto e si butta in mare (da qui Mar Egeo).

La fuga di Dedalo e Icaro

Mentre Teseo scappa in nave, Minosse è furibondo con il giovane perché lo ha privato della sua amata figlia. Per tale motivo accusa Dedalo di tutta questa faccenda e, insieme al figlio Icaro, gli infligge la pena di essere rinchiuso nel labirinto a cui sono state sigillate tutte le porte.

Dedalo, però, utilizza il suo ingegno per costruire, con delle piume tenute insieme dalla cera, delle ali da indossare sulle spalle che darà ad Icaro con la raccomandazione di non volare troppo in alta quota. Il ragazzo, però, si gode la frivolezza del volo e giunge fino al sole che scioglie la cera e fa precipitare Icaro in mare, uccidendolo.

Al contrario del figlio, Dedalo riesce a volare fino in Sicilia dove costruisce un tempo a Febo Apollo in onore di Icaro.