Ithaca
Genius
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Concetti Chiave

  • Il duello tra Paride e Menelao è descritto con dettagli sulle loro armature e armi, evidenziando la tensione tra i due eserciti.
  • Paride, marito di Elena, indossa un'armatura brillante e si prepara per lo scontro con la stessa determinazione di Menelao.
  • Menelao prega Zeus per la vittoria e attacca con furia, ma la sua spada si spezza, lasciandolo vulnerabile e frustrato.
  • Paride viene quasi catturato da Menelao, ma viene salvato dall'intervento divino di Afrodite, che lo avvolge in una nube e lo porta via.
  • Il testo sottolinea il tema della fortuna e dell'intervento divino nei destini dei guerrieri, mostrando come gli dei influenzino gli eventi umani.

Indice

  1. Preparativi di Paride e Menelao
  2. Duello tra Paride e Menelao
  3. Intervento divino di Afrodite

Preparativi di Paride e Menelao

Fra questo supplicar l’elmo squassava

Ettór, guardando addietro: ed ecco uscire

Di Paride la sorte. Allor s’assise

Al suo posto ciascun, vicino a’ suoi

Scalpitanti destrieri e alle giacenti

Armi diverse. Della ben chiomata

Elena intanto l’avvenente sposo

Alessandro di fulgida armatura

Tutto si veste. E pria di bei schinieri

Che il morso costrignea d’argentea fibbia,

Cinse le tibie. Quindi una lorica

Del suo germano Licaon, che fatta

Al suo sesto parea, si pose al petto:

All’omero sospese il brando, ornato

D’argentei chiovi; un poderoso scudo

Di grand’orbe imbracciò; chiuse la fronte

Nel ben temprato e lavorato elmetto,

A cui d’equine chiome in su la cima

Alta una cresta orribilmente ondeggia.

Ultima prese una robusta lancia

Che tutto empieagli il pugno. parafrasi del libro 3 dell'IliadeIn questo mentre

Del par s’armava il bellicoso Atride.

Duello tra Paride e Menelao

Di lor tutt’arme accinti i due guerrieri

S’appresentâr nel mezzo, e si guataro

Biechi. Al vederli stupor prese e tema

I Dardani e gli Achei. L’un contra l’altro

L’aste squassando al mezzo dell’arena

S’avvicinâr sdegnosi; ed il Troiano

Primier la lunga e grave asta vibrando

La rotella colpì del suo nemico,

Ma non forolla, chè la buona targa

Rintuzzonne la punta. Allor secondo

Coll’asta alzata Menelao si mosse

Così pregando: Dammi, o padre Giove,

Sovra costui che m’oltraggiò primiero,

Dammi sovra il fellon piena vendetta.

Tu sotto i colpi di mia destra il doma

Sì che il postero tremi, e a non tradire

L’ospite apprenda che l’accolse amico.

Disse, e l’asta avventò, la conficcò

Dell’avversario nel rotondo scudo.

Penetrò fulminando la ferrata

Punta il pavese rilucente, e tutta

Trapassò la corazza, lacerando

La tunica sul fianco a fior di pelle.

Incurvossi il Troiano, ed il mortale

Colpo schivò. L’irato Atride allora

Trasse la spada, ed erto un gran fendente

Gli calò ruïnoso in su l elmetto.

Non resse il brando, chè in più pezzi infranto

Gli lasciò la man nuda; ond’ei gemendo

E gli occhi alzando dispettoso al cielo,

Crudel Giove, gridava, il più crudele

Di tutti i numi! Io mi sperai punire

Di questo traditor l’oltraggio: ed ecco

Che in pugno, oh rabbia! mi si spezza il ferro,

E gittai l’asta indarno e senza offesa.

Intervento divino di Afrodite

Così fremendo, addosso all’inimico

Con furor si disserra: alla criniera

Dell’elmo il piglia, e tragge a tutta forza

Verso gli Achivi quel meschino, a cui

La delicata gola soffocava

Il trapunto guinzaglio che le barbe

Annodava dell’elmo sotto il mento.

E l’avría strascinato, e a lui gran lode

Venuta ne saría; ma del periglio

Fatta Venere accorta i nodi sciolse

Del bovino guinzaglio, e il vôto elmetto

Seguì la mano del traente Atride.

Aggirollo l’eroe, e fra le gambe495

Lo scagliò degli Achei, che festeggianti

Il raccolsero. Allor di porlo a morte

Risoluto l’Atride, alto coll’asta

Di nuovo l’assalì. Di nuovo accorsa

Lo scampò Citerea, che agevolmente

Il potè come Diva: lo ravvolse

Di molta nebbia, e fra il soave olezzo

Dei profumati talami il depose.

Così dicendo Ettore ondeggiava l’elmo, guardando

indietro: ed ecco svelare la sorte di Paride.

Allora gli altri si accomodarono su varie file, dove avevano

lasciato i leggiadri cavalli e le armi ben curate;

il divino Alessandro, marito di Elena dalla bella chioma,

indossò intanto le splendide armi.

Per prima cosa cinse le gambiere intorno alle gambe,

allacciate con fibbie d’argento;

indossò poi perfettamente la corazza del fratello Licaone.

Indossò a tracolla la bronzea spada, ornata di borchie

d’argento, poi il grande e pesante scudo;

pose sulla testa prestante l’elmo ben lavorato, ornato di

criniera di cavallo che spaventosamente ondeggiava sull’elmo;

infine afferrò una grossa lancia adatta per la sua presa.

Alla stessa maniera il bellicoso Menelao indossava le armi.

Dopo essersi armati, alle due estremità dei presenti,

si sistemarono fra Troiani ed Achei, entrambi con uno sguardo

feroce negli occhi. Nel vederli, una scossa di paura colpì

i Troiani, abili cavalieri, e gli Achei dalle forti gambiere.

Erano allora vicini, nello spazio delineato,

maneggiando le lance, entrambi colmi di rabbia.

Alessandro lanciò la sua lancia per primo,

colpendo Menelao sullo scudo ben sistemato,

non perforò però il bronzo, si piegò l’estremità

contro il forte scudo; successivamente attaccò

Menelao con il bronzo, elevando una preghiera al padre Zeus:

il divino Alessandro, che cada ai miei colpi,

così che chiunque abbia paura, anche fra i posteri,

di recare danno al suo ospite, colui che ha donato affetto>>.

Così disse e, destreggiandosi, scagliò la sua grande lancia

colpendo il figlio di Priamo sullo scudo ben sistemato:

la robusta lancia perforò il luccicante scudo,

restando così conficcata nella corazza lavorata egregiamente;

la lancia strappò la tunica attraversandola di fianco;

ma, chinandosi, evitò l’oscuro destino.

Menelao allora, sguainata la spada decorata con borchie d’argento,

la scagliò dall’alto sulla cresta dell’elmo, ma la spada

gli cadde di mano, frantumandosi in tre, quattro pezzi.

Allora egli si lamentò, alzando lo sguardo al cielo:

credevo di punire Alessandro per la sua infamia;

invece mi si è spezzata la mia spada tra le mani e la mia lancia

è stata scagliata inutilmente dalla mia mano senza trafiggerlo>>.

Così disse e, scattato in avanti, lo agguantò per la criniera dell’elmo,

trascinandolo supino verso gli Achei dalle forti gambiere:

la stringa imbottita stringeva il suo delicato collo,

la fascia dell’elmo che era tirata sotto il suo mento.

Sarebbe riuscito a trascinarlo, ottenendo la vittoria,

se la figlia di Zeus, Afrodite, non avesse spezzato

la cinghia di cuoio di bue sgozzato:

così solo l’elmo vuoto restò nella sua possente mano.

Così l’eroe circondato dagli Achei dalle forti gambiere

lo spinge facendolo roteare, afferrato poi dai suoi leali compagni;

poi lo attaccò ancora pronto ad ucciderlo

grazie alla lancia appuntita: ma ecco che Afrodite lo salvò,

con estrema facilità, come farebbe un dio, lo avvolse di densa nebbia

e lo condusse presso una camera profumata dagli aromi presenti.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i preparativi di Paride e Menelao prima del duello?
  2. Paride e Menelao si preparano indossando le loro armature. Paride si veste con schinieri, una corazza del fratello Licaone, una spada ornata e un elmo con criniera di cavallo, mentre Menelao si arma in modo simile.

  3. Come si svolge il duello tra Paride e Menelao?
  4. Il duello inizia con Paride che lancia la sua lancia contro Menelao, ma non riesce a perforare lo scudo. Menelao risponde con un attacco, pregando Zeus per la vittoria, ma la sua spada si frantuma.

  5. Qual è l'intervento divino di Afrodite durante il duello?
  6. Afrodite interviene per salvare Paride, spezzando la cinghia dell'elmo per liberarlo dalla presa di Menelao e avvolgendolo in una nebbia per portarlo in salvo.

  7. Qual è la reazione di Menelao quando la sua spada si frantuma?
  8. Menelao si lamenta e alza lo sguardo al cielo, esprimendo rabbia e delusione per non essere riuscito a punire Paride, poiché la sua spada si è spezzata e la lancia non ha colpito il bersaglio.

  9. Come viene descritto il momento in cui Menelao cerca di trascinare Paride?
  10. Menelao afferra Paride per la criniera dell'elmo e cerca di trascinarlo verso gli Achei, ma la cinghia dell'elmo si spezza grazie all'intervento di Afrodite, lasciando Menelao con solo l'elmo vuoto in mano.

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