Concetti Chiave
- Didone entra nel tempio in mezzo a una folla, simile a Diana circondata dalle sue ninfe, avanzando con grazia e autorità per guidare il suo regno.
- Ilioneo, in rappresentanza dei Teucri, supplica Didone di risparmiare le loro navi e di mostrare pietà verso un popolo in difficoltà.
- Ilioneo racconta delle avversità affrontate dai Teucri, dispersi dalla tempesta e respinti dalle coste libiche, chiedendo accoglienza.
- Didone, sorpresa dalla presenza di Enea e dalla sua storia, riconosce l'importanza dei Teucri e offre loro ospitalità.
- Didone ricorda eventi passati legati a Troia e mostra empatia e ammirazione verso Enea, invitando i Teucri nel suo palazzo.
L'arrivo di Didone
Mentre il dardano Enea contempla le scene mirabili,
mentre stupisce,fisso a quel solo spettacolo.
la regina nel tempio entrò, Didone bellissima,
gran folla di giovani a lei stringendosi in torno.
Bella così sulle rive d'Eurota o pei giochi
den Cinto guida Diana le danza,e a mille seguendola
di qua e di là le Oreadi si affollano:lei la faretra
porta a spalla, e avanzando le dee tutte domina
(segreta dolcezza penetra il cuore a Latona):
così bella Didone,così lieta avanzava
tra i suoi,sollecita all'opere del regno futuro.
E della dea sulle soglie,sotto la volta del tempio,
scortata dall'armi sedette alta in trono:
leggi dava e diritti ai suoi uomini,e la fatica dell'opere
equamente spartiva o l'assegnava per sorte.
La supplica di Ilioneo
Ecco, e fra gran tumulto Enea vede procede
Anteo e Sergesto ed il forte Cloanto,
e altri dei Teucri che il turbine nero nel mare
aveva disperso, spingedoli a spiagge lontane.
Stupefatto rimane,e Acate con lui,pieno l'animo
di gioia e timore:avidamente essi ardono
di stringer loro la mano, ma il prodigio li turba.
E aspettano,chiusi entro la nuvola,e spiano
qual è la sorte dei loro,dove han la flotta,
e perchè vengano:movevano,scelti da tutte le navi,
pietà chiedendo,e al tempio con grida salivano.
Dopo che furono entrati, concesso che fu di parlare,
il venerando Ilioneo così comincia,pacato:
Giove fondare una nuova città,
guidar con giustizia una gente superba,te noi,
miseri Teucri,zimbello dei venti pei mari,
supplichiamo;risparmia l'orrendo incendio alle navi!
Pietà d'un popolo pio,le cose nostre più da vicino considera.
Oh,non veniamo col ferro a saccheggiare le case
di Libia, e fatta preda e trarla alla riva:non hanno
tal violenza nell'anima,tanta protervia,i vinti.
C'è un luogo,Esperia i Greci per nome lo dicono,
terra antica,d'armi potente e fecona di zolla,
gli Enotrii l'hanno abitata, ora è fame che i figli
Italia abbian detto dal nome d'un capo la gente.
Questa era la rotta.
Quando sul flutto levandosi tempestoso Orione,
su chichi banchi ci spinse e arenò,col vento violento,
e vinti dal mare,per l'onde,per le impervie scogliere
ci disseminò:pochi qui al lido vostro nuotammo.
Ma che poolo è questo?che barbara patria
permettere una simile usanza?L'asilo della sabbia ci negano,
fan guerra,ci vietano di porre piede sul lido!
Se gli uomini avete in disprezzo e l'armi degli uomini,
ma temete gli dei,che bene e male ricordano.
Era nostro re Enea,di cui più giusto nessuno
fu nella pietà, nè in guerra e con l'armi più grande.
Se ce lo serbano i fati,se gode l'aria del cielo,
se ancora laggiù,nell'ombre crudeli,non giace,
nessuna paura.Nè a te dìesser prima a concederci
un benificio rincresca:abbiamo in Sicilia città
e campi, e del sangue Troiano è Aceste famoso.
Le navi malconce dal vento,lascia che in secco
tiriamo e tagliam travi e remi pialliamo nei bochi,
se c'è dato d'andare in Italia col re,coi compagni
ritrovati,che lieti l'Italia e il Lazio cerchiamo.
Ma se la salvezza è perduta,se,ottimo padre dei Teucri,
il mare di Libia t'ha preso,non c'è più nemmeno
la speranza di Iulo,cerchiamo le coste sicane,le sedi
già pronte,da cui qui venimmo e il re Aceste>>.
Così Ilioneo,così all'unisono tutti fremavano i Dardani.
E brevemente Didone,chinando il volto,parlò:
La risposta di Didone
Stupefatta rimase Didone Sidonia, anzitutto a vederlo,
poi della sorte mirabile dell’eroe, e cosi disse:
Che forza ti getta sopra le barbare rive?
Proprio tu quell’ Enea , che al dardano Anchise
L’alma Venere diede in riva al frigio Simoenta?
Oh, io ricordo che tu Teucro venne a Sidone,
dalla sua patria in bando, a cercar nuovo regno
con l’aiuto di Belo.
E il padre Belo la ricca
Cipro allora guastava e l’aveva, vincitore, in sua mano.
Già da quel tempo conosco la caduta di Troia
E il nome tuo e i sovrani Pelasgi.
Persino il nemico i Teucri con lodi esaltava
E si voleva disceso da stirpe antica di Teucri.
O giovani, presto dunque, entrate nel nostro palazzo.
Mentre Enea guarda quelle scene degne di ammirazione
e si stupisce osservando fisso lo spettacolo
entro la regina di quel tempio, la bellissima Didone
e una gran folla di ragazzi le si strinse intorno.
Bella così sulle rive d'Eurota o per i giochi
del Cinto guida la dea Diana le danze, e la seguivano
da ogni parte mille oreasi che si affollavano: lei aveva la faretra
sulla spalla e camminando dominava tutte le altre dee
così era bella e tranquilla avanzava Didone
tra i suoi pronta ad agire nel suo futuro regno
e per la Dea sulla porta, sotto la volta del Tempio
tolte le armi si siede sul suo trono:
impartiva leggi e regole ai suoi uomini e la fatica delle opere
eque spartiva o assegnava secondo il caso
Ecco che in mezzo alla folla
Enea vede arrivare Anteo e Sergesto accompagnati dal forte Cloanto
e altri Teucri che la tempesta del mare
aveva disperso, trasportandoli in quelle spiagge lontane.
Enea rimane stupefatto, e Acate come lui è pieno
di gioia e anche di timore: essi ardono avidamente
di stringersi la mano, ma lo stupore del vederli in quel luogo li turba
e aspettano, come chiusi in una nuvola e controllano di nascosto
quale è il destino riservato a loro e dove è la loro flotta
e perché venivano scelti da tutte le navi
chiedendo pietà e a che le loro grida salivano al tempio
dopo che furono entrati gli concessero di parlare
e il vecchio Ilineo comincia calmo in questo modo:
"Regina a cui Giove ha donato di fondare una città nuova
e guidare con giustizia la gente superba, a te noi
miseri Teucri che siamo lo zimbello dei venti e dei mari
chiediamo umilmente si risparmiare che le nostre navi vengano bruciate
abbi pietà di un popolo santo, considera le nostre richieste con comprensione
oh, non veniamo con le armi a saccheggiare le case
della Libia e a fare prede e toglierla dalle tue terre
hanno tanta violenza e odio nell'anima i vinti....
C'è un luogo che i Greci chiamano Esperia
che è una terra antica, potente nelle armi e con terre feconde
vi abitavano gli Enotrii
questa Italia era la nostra rotta
quando si è alzata su di noi un onda del Tempestoso Orione
che ci spinse su spiagge bianche e ci ha lasciati arenare a causa del vento violento
e vinti dal mare, a causa delle sue onde e delle sue scogliere
ci sparse e in pochi riuscimmo ad arrivare a queste spiagge
ma che popolazione è mai questa? che patria barbara
permette che le navi siano bruciate? ci negano di trovare riparo nella sabbia
ci fanno guerra e ci vietano di stare nel lido
se disprezzate gli uomini e le loro armi
me temete gli dei, che ricordano tutto il bene e tutto il male
Il nostro re era Enea, il più giusto di tutti
che fu sia nella pietà che in guerra il più grande
se gli dei lo hanno conservato in vita, se può ancora godere dell'aria del cielo
se ancora non è morto e non giace nelle ombre crudeli
non abbiate paura. non sarai la prima a pentirti di averci concesso
una grazia: nella Sicilia
abbiamo città e campi e a noi appartiene il sangue troiano del famoso Aceste
lascia che togliamo dalla rena le navi rovinate dal vento
e tagliamo le travi e i remi
se ci concedete di andare in Italia con il re, con i compagni
ritrovati, che lieti cerchiamo l'Italia e il Lazio
ma se la salvezza non è possibile, se il mare di Libia che è ottimo padre dei Teucri
ti ha preso non c'è più neanche la speranza
la speranza di Iulo,cerchiamo le coste sicane, le sedi
gia pronte da cui noi veniamo insieme al re Aceste".
Così insieme cominciarono a fremere tutti i Dardani
e brevemente Didone abbassò il volto e cominciò a parlare:
Stupefatta rimase Didone, soprattutto nel vederlo
Stupefatta rimase Didone Sidonia, sia nel vederlo,
che nella sua mirabile sorte e disse:
"Quale sorte di perseguita tra i tanti pericoli, oh figlio di Venere?
Quale forza ti ha spinto sulle rive barbare?
Sei proprio tu quell'Enea, Venere diede la sua anima al Dardano Anchise
in riva al freddo Simoenta?
Io mi ricordo che tu Teucro sei venuto a Sidone
bandito dalla sua patria per cercare un nuovo regno
con l'aiuto di Belo. E il padre di Belo allora rovinava
la ricca Cipro che aveva vinto e teneva in pugno.
Già da quegli anni io conosco la caduta di Troia
E il tuo nome e quello dei sovrani Pelasgi.
I teucri esaltavano con lodi persino il nemico
che lo consideravano come discendente dell'antica stirpe dei Teucri.
Entrate presto nel nostro palazzo.
Domande da interrogazione
- Qual è la reazione di Didone all'arrivo di Enea e dei suoi compagni?
- Come viene descritta Didone nel testo?
- Qual è la richiesta di Ilioneo a Didone?
- Quali sono le preoccupazioni di Enea e dei suoi compagni al loro arrivo?
- Come risponde Didone alla supplica di Ilioneo?
Didone rimane stupefatta nel vedere Enea e ascoltare la sua storia, mostrando interesse e accoglienza verso di lui e i suoi compagni.
Didone è descritta come una figura regale e bella, paragonata a Diana, mentre guida il suo popolo con giustizia e si prepara per il futuro del suo regno.
Ilioneo chiede a Didone di risparmiare le loro navi e di avere pietà del popolo troiano, spiegando che non sono venuti per saccheggiare ma cercano rifugio e aiuto.
Enea e i suoi compagni sono pieni di gioia e timore, preoccupati per il destino della loro flotta e per il trattamento che riceveranno in terra straniera.
Didone risponde con comprensione e accoglienza, invitando Enea e i suoi compagni a entrare nel suo palazzo, mostrando ospitalità e interesse per la loro storia.