francesca_fortini
di francesca_fortini
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tracce maturità 2014: come si scrive un articolo di giornale

Due settimane esatte all’avvio dell'esame di Maturità e la tensione tra i candidati diventa palpabile. A rompere il ghiaccio, il 18 giugno, sarà la prima prova scritta di italiano ma un maturando su due ha dichiarato, in un recente sondaggio di Skuola.net, di non aver mai effettuato in classe una simulazione delle prove.

E allora, tema a parte, sono tanti i dubbi che assalgono i candidati soprattutto per l’articolo di giornale/ saggio breve. Per rassicurare i maturandi e schiarirgli le idee, ecco una pratica guida su come si scrive un articolo. A chi lo chiediamo? Ad un esperto del settore: Alvaro Moretti, direttore del Social press Leggo, seguitissimo da studenti e professori.

QUESTIONE DI STILE - Direttore, qual è il vero stile da giornalista? “Ognuno ha il suo. Anche il singolo studente ha il suo modo di scrivere, di esprimersi. Lo stile si forma piano piano, confrontandosi con le correzioni dei singoli professori che si incontrano nella carriera scolastica. C’è il docente che ti permette di osare di più e poi c’è quello che invece “brutalizza” il tuo modo di scrivere per riportarti nei canoni. A mano a mano, quindi, il maturando deve arrivare all’esame di Stato con uno stile che sia proprio, originale e personale, ma con un taglio scolastico: quanto basta per avere il miglior voto possibile”.

LE GIUSTE PROPORZIONI - Anche il suo stile è stato brutalizzato dal docente di turno? “Sì, anche il mio. E devo ammettere che sono ancora grato a quel docente: la professoressa Albanese del liceo Aristofane. Mi è sempre piaciuto scrivere e scrivevo tantissimo, con uno stile molto fluente che purtroppo a volte diventava anche un esercizio di vanità. Quindi, quando arrivai al liceo, la mia professoressa mi disse chiaramente che così rischiavo di perdermi nel discorso e che i miei elaborati, che riempivano interi fogli protocolli, potevano tranquillamente terminare alla quarta colonna. All’altezza della mia firma. Quindi, in sostanza, appena 3 colonne e mezza. Per me fu un insegnamento di vita: quelle tre colonne e mezza, infatti, equivalgono grosso modo alle due cartelle di oggi, le 70-80 righe di un articolo di giornale. La giusta dimensione, dunque, per catturare l’attenzione del lettore e non perdere la sua concentrazione”.

GIORNALISTA SI NASCE. O NO?"Personalmente ho sempre amato la scrittura, fin da bambino, e il mio modo di scrivere già all’epoca non rientrava nello standard. Ho mostrato fin da subito un approccio diverso nei miei elaborati, soprattutto nell’attacco. In quinta elementare, ad esempio, scrissi un tema che fece il giro della scuola. Era il 1976 e la notizia del terremoto in Friuli mi aveva decisamente scosso: il mio tema in classe, quindi, iniziò con un secco “Ore 21:00:12 la terra trema. Il Friuli sprofonda nel dramma”. Inoltre è evidente che, per scrivere un tema simile, io conoscessi bene i fatti di cronaca: bisogna tenersi sempre informati, e seguire le notizie più importanti. Da bambino, leggevo il quotidiano di mio padre al contrario: lui lo sfogliava e io leggevo la pagina dietro. Passione a parte, per scrivere un buon pezzo bisogna comunque seguire delle regole base: lo stile poi viene da sé”.

Lorena Loiacono