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Sintesi
Economia Aziendale - Crisi attuale
Francese - La Bourse
Italiano - Italo Svevo
Storia- Crisi del '29
Inglese - The New Deal
Diritto - Welfare State
Economia politica - Teorie Keynesiane
Matematica - Statistica Descrittiva
Estratto del documento

PIIGS

l’acronimo (o senza mezzi termini PIGS, “maiali”). Nel 2010 la loro economia

rappresentava più di un quarto dell’economia dell’UE, ma era minore della somma di

quelle di Germania e Francia. Caratteristiche dei PIGS sono un debito pubblico molto

Prodotto Interno Lordo

elevato o in rapida crescita rispetto al (il valore complessivo

della produzione nazionale di beni e servizi) , consistente indebitamento con l’estero,

scarsa competitività della produzione nazionale e ampi deficit commerciali. agenzie di

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare, spesso in maniera confusa, delle

rating internazionali. Si tratta di agenzie private che analizzano e giudicano bilanci e

prospettive di sviluppo di nazioni o aziende. In base ai dati ottenuti classificano titoli

obbligazionari e imprese: il risultato è una valutazione (rating) utilizzabile a discrezione

degli investitori per orientarsi nel mercato e capire se uno stato, una banca o un’azienda è

in grado di ripagare i sottoscrittori. Per chiarire, quando uno stato spende più di quanto ha

debito pubblico:

a disposizione al momento emette l’emissione di debito pubblico

presuppone che qualcuno presti denaro allo stato e i vari paesi in giro per il mondo sono

in competizione per accaparrarsi i prestiti di cui hanno bisogno. Il rating è un buon

indicatore per capire quanto sia ragionevole supporre che uno stato sia in grado di

restituirmi quanto gli presto: generalmente un declassamento del rating di soggetti

particolarmente indebitati – come i Pigs – implica un aumento degli oneri (i tassi di

interessi) dei prestiti in corso, giustificato dal maggior rischio per gli investitori di non

vedere remunerato il capitale finanziato. Quando un paese si trova in difficoltà e non vuole

andare in bancarotta è costretto ad allettare gli investitori con interessi più alti, altrimenti

questi investiranno altrove, magari in quello stato o in quell’impresa con ottime prospettive

di crescita dove sono certi di essere remunerati, anche se con interessi piuttosto bassi.

effetto valanga

Il rischio maggiore per i PIIGS è che si inneschi un per cui l’aumento

degli interessi (che sono un costo per lo stato), porti a un aumento del debito e al bisogno

di nuovi capitali, che però aumenterebbero a loro volta il debito e il bisogno di capitali: un

circolo vizioso che se non viene interrotto da interventi straordinari esterni, come riforme e

manovre mirate, porta al default.

Grecia,

Ne sa qualcosa la un paese con una spesa pubblica altissima sostenuta

indebitandosi drasticamente, gravi carenze nel sistema economico e fenomeni sistemici di

corruzione ed evasione fiscale. Già a fine 2009, con un debito pubblico pari al 127% del

PIL, la disoccupazione al 9% e una previsione per l’anno seguente di un incremento dei

fallimenti delle aziende del 15%, il neoeletto premier George Papandreou aveva

annunciato rischio di bancarotta del paese (accusando peraltro il governo precedente di

aver nascosto il bilancio reale). Non riescono a salvare la Repubblica Ellenica né i

pacchetti di aiuti dell’Unione Europea né le manovre (con tagli drastici alla spesa pubblica,

imposte straordinarie, privatizzazioni e la messa in mobilità di 30.000 dipendenti statali)

varate negli ultimi due anni dal governo di Atene. Lo scorso settembre l’UE ha creato una

troika, un ente straordinario composto da Commissione Europea, Banca Centrale Europea

e Fondo Monetario Internazionale, incaricato di studiare la situazione greca e attivare

l’EFSF, il “fondo salva-stati” per affrontare la crisi finanziato dai paesi dell’eurozona. Il 27

ottobre in seguito a un summit tra i leader dell’UE a Bruxelles si è deciso che la Grecia

potrà restituire solo il 50% del valore dei suoi titoli del debito pubblico ai suoi creditori,

scaricando così le perdite sugli istituti di credito (prospettiva che renderebbe ancora più

probabile una crisi bancaria europea). L’obbiettivo è quello di riportare il debito greco a un

livello sostenibile entro il 2020, anche se a oggi non è ancora del tutto chiaro se la Grecia

accetterà o meno il piano di salvataggio dell’UE, la cui unica alternativa sarebbe a ogni

modo il default sovrano.

L’Italia si trova in una situazione anomala rispetto agli altri PIIGS. Il debito pubblico

accumulato negli ultimi decenni è tra i più alti al mondo in rapporto al PIL (118%) anche se

a oggi il nostro avanzo primario è positivo, cioè lo stato spende in servizi e opere

pubbliche meno di quello che guadagna dalle tasse. A pesare nel bilancio è la spesa per

gli interessi del nostro debito pubblico, frutto delle politiche di forte spesa pubblica adottate

in passato. Il problema nasce dall’incapacità di crescita del nostro paese, dovuta

soprattutto a carenze strutturali e ritardi rispetto ai paesi più avanzati dell’UE, inefficienze

gestionali da parte di uno stato presente in moltissimi settori produttivi, impedimenti e

limitazioni alla libertà di impresa, un mercato del lavoro ingessato, un sud basato su

un’economia agricola quasi del tutto dipendente da fondi pubblici, un alto tasso di

disoccupazione in alcune regioni, scarsa propensione a commerciare con l’estero,

un’economia sommersa che copre da sola oltre il 15% del PIL e diffusi fenomeni di

evasione fiscale, uniti all’immobilismo di una classe politica incapace di varare riforme

sostanziali. Una prospettiva che di certo non attira investimenti e non offre prospettive

delle più rosee per il futuro.

Teorie di Keynes per uscire dalla crisi

sistemi liberali dell'Ottocento

Nei allo Stato si chiedeva di garantire le condizioni La

essenziali affinché le attività dei singoli potessero svolgersi con tranquillità e sicurezza.

finanza pubblica era vista come un sistema a sé, senza poter interferire sull’iniziativa

private. In questo caso si parla di finanza neutrale. A partire dalla fine degli anni Venti del

gli studi di Keynes hanno portato lo Stato ad

Novecento, con la grande crisi,

assumersi il compito di assicurare lo sviluppo, la stabilità e l’equilibrio del sistema

economico e di indirizzare a tal fine le attività dei privati. Questo ruolo attivo dell’ente

statale porta cosi una finanza funzionale.

La spesa pubblica è l’insieme dei mezzi monetari che lo Stato e gli altri enti pubblici

erogano per il raggiungimento dei fini di pubblico interesse. Il sistema economico

nazionale è in equilibrio quando l’offerta globale è uguale alla domanda globale.

L’incremento della spesa pubblica comporta uno spostamento di risorse dal settore

pubblico a quello privato, modificando la propensione al consumo, la formazione del

risparmio, gli incentivi nell’investimento e alterando la distribuzione della ricchezza

incidendo sul reddito nazionale. Ma bisogna determinare se l’aumento delle dimensioni

della spesa pubblica favorisca o rallenti la produzione del reddito.

I classici sostengono che il mercato da solo con il proprio andamento della domanda e

dell’offerta (dal quale deriva il prezzo) può garantire una situazione di equilibrio ottimale:

Per

ciò implica che il ruolo dello Stato nell’economia deve essere assolutamente ridotto.

Keynes di fronte ad una recessione economica, l’incremento della spesa pubblica

riequilibra il reddito nazionale. Di conseguenza la domanda di beni di consumi deve

essere assorbita sul mercato. La parte di reddito non consumata, cioè il risparmio, deve

essere investita e trasformata in domanda per incrementare le attività produttive. Se ciò

il risparmio esce dal circuito della produzione impedendo la crescita

non accade,

delle attività economiche.

Keynes dimostrò con la sua teoria che il mercato economico se lasciato agire

liberamente poteva creare dei forti squilibri tra domanda e offerta (caduta della borsa

del ’29). L’economista sosteneva che lo stato doveva svolgere un ruolo attivo

nell’economia poiché doveva effettuare un'azione coordinata e programmata. In tale

la finanza pubblica viene ad assumere un ruolo decisivo:

scenario infatti le manovre

dell’erogazione della spesa e del prelievo fiscale consentono di incentivare o scoraggiare

l’attività dei privati, a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Keynes mirava ad accrescere l’intervento dello stato al fine di correggere gli

squilibri dell’economia di mercato e svolgere un'azione compensatrice

sull’andamento dei cicli economici, cercando di garantire la stabilità del sistema. In una

situazione di recessione economica nella quale si assiste ad un ristagno e ad una

diminuzione di consumi e di investimenti, lo Stato doveva intervenire con una spesa

Keynes affermava che il livello del reddito nazionale e

pubblica aggiuntiva.

dell’occupazione erano determinati dalla domanda globale. Essa è data dai consumi

privati (C), dagli investimenti (I) e dalla spesa pubblica (G). Da qui la famosa formula: Y =

C + I + G (dove y rappresenta la domanda).

Il moltiplicatore

Gli effetti della variazione della spesa pubblica sono molto ampi e complessi. Essi si

realizzano dando luogo a due fenomeni economici: il moltiplicatore e l’acceleratore della

spesa pubblica. Si ipotizzi ad esempio che l’economia versi in una fase di recessione

caratterizzata da una domanda globale bassa, da risorse economiche non pienamente

utilizzate e quindi da disoccupazione. Se lo stato interviene con una manovra di spesa

il reddito nazionale salga nella stessa misura dell’intervento

pubblica, fa sì che e che

una parte della forza lavoro disoccupata venga assorbita dai lavori di realizzazione

I nuovi lavoratori a loro volta faranno crescere la domanda sul

dell’opera pubblica.

mercato di beni e servizi che prima non potevano permettersi, in quanto salirà la loro

propensione al consumo: ciò spingerà quindi le imprese ad accrescere la produzione e

Si crea così un

quindi l’offerta, che farà salire ulteriormente il reddito nazionale.

meccanismo che in poco tempo produce un aumento della domanda aggregata

moltiplicato rispetto al valore iniziale della spesa: si tratta del fenomeno del moltiplicatore

della spesa pubblica. Più alta è la propensione marginale al consumo, più alto sarà

l’effetto del moltiplicatore.

L’acceleratore

L’aumento della spesa fa sì che le imprese, per fronteggiare gli incrementi della domanda

di beni da consumo dei privati, intensifichino le attività produttive, aumentando gli

Le imprese accrescono la

investimenti per l’acquisto di macchine e di beni strumentali.

produzione

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