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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Beyond the wall
Autore: Pierfrancesco Conte
Descrizione: Il '68 può essere considerato un anno tra rivolta e rivoluzione: un anno che, pur fallendo dal punto di vista politico, ha radicalmente cambiato il modo di concepire la società , abbattendo i limiti dell'epoca e ponendosi oltre un muro fatto di pregiudiz
Materie trattate: storia, italiano, filosofia, inglese, cinema, musica, storia dell'arte, latino, geografia astronomic
Area: umanistica
Sommario: "Il 1968 è stato per molti versi un anno particolare, oserei dire unico e in un certo qual modo irripetibile, nel quale grandi movimenti di massa socialmente disomogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari) e formati per aggregazione spesso spontanea, attraversarono quasi tutti i paesi del mondo con la loro carica contestativa e sembrarono far vacillare governi e sistemi politici in nome di una trasformazione radicale della società . La portata della partecipazione popolare e la sua notorietà , oltre allo svolgersi degli eventi in un tempo relativamente concentrato ed intenso, contribuirono ad identificare col nome dell'anno il movimento, il Sessantotto appunto. Se in tutto il mondo si torna a parlare del '68, non è solo per celebrarne l'anniversario, ma anche per comprendere appieno gli effetti di quel periodo e l'eredità che ha lasciato. La contestazione di quell'anno fu il risultato di un malessere sociale profondo, accumulatosi negli anni '60, dovuto al fatto che lo sviluppo economico (il cosiddetto boom economico) non era stato accompagnato da un adeguato aumento del livello sociale e di benessere delle classi più basse. E se ne torna a parlare forse anche per un' inconscia vicinanza dei giorni nostri a quel periodo. Infatti, probabilmente, la grande depressione economica a livello mondiale che stiamo vivendo e le testimonianze delle anamnesi storiche che i sessantottini quotidianamente portano alla ribalta, fanno avvicinare inevitabilmente nell'immaginario collettivo e nella realtà sociale i due momenti storici. Il '68 è stato un anno in cui è successo di tutto: un anno capace di concentrare eventi che bastano per un decennio. Tra le considerazioni generali su quell'anno: il movimento degli studenti fu davvero eccezionale e "globale". Partì dal cuore dei paesi avanzati: gli Usa, e poi Germania, Italia, Francia, coinvolgendo università di periferia e capitali, studenti medi e giovani intellettuali. Si sviluppò, poi, in Spagna, nel cuore della dittatura fascista più importante e ancora dopo coinvolse i paesi socialisti, Jugoslavia, Polonia,e Cecoslovacchia (con la sua "primavera" di Praga). Finì per riguardare anche i paesi latino-americani, il Brasile, e poi il Messico (partendo dalla vicenda di piazza delle tre culture), in coincidenza con le Olimpiadi (memorabile la protesta dei Black Power). E non risparmiò il Giappone e la Corea. Il movimento di sommossa popolare che raggiunse la sua apoteosi nel '68 cominciò a manifestarsi già durante la prima metà degli anni sessanta. Erano passati appena vent'anni dalla fine della seconda guerra mondiale e sul mondo si affacciava una generazione di adolescenti che stavano diventando adulti, ed erano tantissimi. Erano cresciuti nel benessere e la mite benevolenza, valori supremi in un mondo in cui nessuno metteva in dubbio la fede in un progresso senza limiti. C'era la guerra fredda in atto, ma mitigata dal disgelo avviato negli anni Cinquanta da ChruÅ¡??v. C'era una guerra vera, nel Vietnam, e una serie di miti rivoluzionari: Che Guevara e Mao Zedong. C'era anche, in quei giovani, una gran voglia di vivere, di impegnarsi, di sognare su come uscire dai confini del presente. Non volevano rassegnarsi ad una vita ipocrita, come quella che secondo loro facevano i genitori. I ragazzi si erano accorti che i loro padri, dopo aver fatto la Resistenza, dopo aver toccato con mano un mondo migliore, si erano rassegnati. Messa su famiglia, trovato un impiego (ai tempi a vita) hanno taciuto su quello che hanno fatto e sognato: e sono rimasti in silenzio perfino i veri eroi. I politici chiamati a guidare e risanare la società avevano paura delle derive irrazionali e così pensarono che il buon governo fosse solo la sicurezza materiale. E le università erano distanti dalla società , perché dovevano riprodurre un sapere che, dopo la follia del fascismo, si voleva verificabile, oggettivo, non in balia degli umori di chi stava fuori dal muro che proteggeva l'accademia dalle incursioni dei barbari. Nel campo occidentale ( Europa e Stati Uniti) un vasto schieramento di studenti e operai prese posizione contro l'ideologia dell'allora nuova società dei consumi, che proponeva il valore del denaro e del mercato nel mondo capitalista come punto centrale della vita sociale. I giovani si rendevano conto che il modo stava cambiando!"
•The
Pier Paolo La tettonica Pink
Beatles
Pasolini delle placche Floyd
•Jimi
Hendrix La Chitarra
elettrica e le
Pop-Art: onde sonore
Warhol
•Andy
•Roy The
Lichtenstein 1968 Wall
Fedro e la
protesta a
Roma Easy
Rider
La scuola di
Francoforte: Jack Beat
•Herbert Kerouac Generation
Marcuse
Pierfrancesco Conte, Liceo scientifico G. Checchia
From 5^D
Of Checchia Rispoli’s Liceo
2007/2008
Pierfrancesco Conte
presents
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Indice
Il ’68: tra rivolta e rivoluzione!
Pasolini: l’intellettuale moderno
Marcuse e la scuola di Francoforte
La Beat Generation:
Jack Kerouac: “On the road”
Easy Rider e il cinema dagli anni ‘60
Rock your self:
The Beatles
Jimi Hendrix
Pink Floyd : The Wall
L’arte “del popolo “
Andy Warhol
Roy Liechtenstein
Fedro: la protesta nell’antica Roma
La tettonica delle placche:
un modello globale
La chitarra elettrica e le onde sonore
Dov’è il muro?
dall’ ‘89 al 2008: cosa è cambiato?
Credits
1968!
Il 1968 è stato per molti versi un anno
particolare, oserei dire unico e in un certo qua
modo irripetibile, nel quale grandi moviment
di massa socialmente disomogenei (operai
studenti e gruppi etnici minoritari) e format
per aggregazione spesso spontanea
attraversarono quasi tutti i paesi del mondo
con la loro carica contestativa e sembrarono
far vacillare governi e sistemi politici in nome
di una trasformazione radicale della società. La
portata della partecipazione popolare e la sua
notorietà, oltre allo svolgersi degli eventi in un
tempo relativamente concentrato ed intenso
contribuirono ad identificare col nome
dell'anno il movimento, il Sessantotto
appunto.
Se in tutto il mondo si torna a parlare del ‘68, non è solo per celebrarne l’anniversario,
ma anche per comprendere appieno gli effetti di quel periodo e l’eredità che ha
lasciato. La contestazione di quell’anno fu il risultato di un malessere sociale
profondo, accumulatosi negli anni '60, dovuto al fatto che lo sviluppo economico (il
cosiddetto boom economico) non era stato accompagnato da un adeguato aumento del
livello sociale e di benessere delle classi più basse. E se ne torna a parlare forse anche
per un’ inconscia vicinanza dei giorni nostri a quel periodo. Infatti, probabilmente, la
grande depressione economica a livello mondiale che stiamo vivendo e le
testimonianze delle anamnesi storiche che i sessantottini quotidianamente portano alla
ribalta, fanno avvicinare inevitabilmente nell’immaginario collettivo e nella realtà
sociale i due momenti storici.
Il ’68 è stato un anno in cui è successo di tutto: un anno capace di concentrare eventi
che bastano per un decennio.
Tra le considerazioni generali su quell’anno: il movimento degli studenti fu
davvero eccezionale e “globale”. Partì dal cuore dei paesi avanzati: gli Usa, e
poi Germania, Italia, Francia, coinvolgendo università di periferia e capitali, studenti
medi e giovani intellettuali. Si sviluppò, poi, in Spagna, nel cuore della dittatura fascista
più importante e ancora dopo coinvolse i paesi socialisti, Jugoslavia, Polonia,e
Cecoslovacchia (con la sua“primavera” di Praga).
Finì per riguardare anche i paesi latino-americani, il Brasile, e poi il Messico(partendo
dalla vicenda di piazza delle tre culture), in coincidenza con le Olimpiadi (memorabile la
Il movimento di sommossa popolare che
raggiunse la sua apoteosi nel ‘68 cominciò a
manifestarsi già durante la prima metà degli
anni sessanta.
Erano passati appena vent’anni dalla fine della
seconda guerra mondiale e sul mondo si
affacciava una generazione di adolescenti che
stavano diventando adulti, ed erano tantissimi.
Erano cresciuti nel benessere e la mite
benevolenza, valori supremi in un mondo in cui
nessuno metteva in dubbio la fede in un
progresso senza limiti.
C’era la guerra fredda in atto, ma mitigata dal
disgelo avviato negli anni Cinquanta da
Chruščёv.
C’era una guerra vera, nel Vietnam, e una serie
di miti rivoluzionari: Che Guevara e Mao
Zedong.
C’era anche, in quei giovani, una gran voglia di
vivere, di impegnarsi, di sognare su come
uscire dai confini del presente. Non volevano
rassegnarsi ad una vita ipocrita, come quella
che secondo loro facevano i genitori. I ragazzi si
erano accorti che i loro padri, dopo aver fatto la
Resistenza, dopo aver toccato con mano un
mondo migliore, si erano rassegnati. Messa su
famiglia, trovato un impiego (ai tempi a vita)
hanno taciuto su quello che hanno fatto e
E le università erano distanti dalla società, perché dovevano riprodurre un sapere che,
dopo la follia del fascismo, si voleva verificabile, oggettivo, non in balia degli umori di
chi stava fuori dal muro che proteggeva l’accademia dalle incursioni dei barbari.
Nel campo occidentale ( Europa e Stati Uniti) un vasto schieramento di studenti e
operai prese posizione contro l'ideologia dell'allora nuova società dei consumi, che
proponeva il valore del denaro e del mercato nel mondo capitalista come punto
centrale della vita sociale.
I giovani si rendevano conto che il mondo stava cambiando!
I moti nel mondo…
Negli USA…
Negli Stati Uniti, le lotte si polarizzarono contro la guerra del Vietnam, assumendo la
forma di un conflitto antimperialista. Ad essa si combinarono le battaglie dei neri per il
riconoscimento dei loro diritti civili e per il miglioramento delle condizioni di vita e di
lavoro.
Proprio la guerra del Vietnam cambiò il modo di guardare all'America dei giovani. In
questo contesto negli USA nacque il movimento dei cosiddetti hippy, parola di gergo
che voleva dire "uno che ha mangiato la foglia", in seguito ribattezzati "figli dei fiori",
poiché la loro unica arma erano appunto i fiori. Si distinsero per costumi molto liberali
ed ampio uso di droghe, soprattutto LSD.
In Messico…
Un'altra importante manifestazione sessantottina fu quella messicana. Le drammatiche
contraddizioni sociali del Paese e la mancanza di democrazia nel sistema politico, che
vedeva al potere dal 1929 il Partito Rivoluzionario Istituzionale, portò in piazza un
numero impressionante di studenti a manifestare. A Città del Messico il 3 ottobre
1968 la piazza di Tlatelolco (ribattezzata piazza delle Tre culture) è ricoperta da
centinaia di morti: sono quasi tutti studenti. A ordinare una feroce sparatoria è stato il
presidente Gustavo Diaz Ortaz. L’esercito ha sparato dagli elicotteri e dai tetti del
ministero degli Esteri.
Il 1968 messicano inizia il 22 luglio. La scintilla, piuttosto futile, è la polemica tra
studenti di licei diversi che si contendono la stessa ragazza. A reprimere questa
bizzarra rivalità ci pensano i “granaderos”, i carabinieri messicani, che intervengono nei
due licei con cruda brutalità. Con quella repressione si viola il principio dell’autonomia
In Cina …
Nella Cina popolare il "sessantotto" rappresentò il momento più acuto della
rivoluzione culturale avviata nel 1966. Tutto il sistema di potere di questo paese
venne completamente trasformato. Partito dai gruppi di studenti universitari che
protestavano contro i privilegi culturali ancora presenti nella società cinese, il conflitto
fu subito appoggiato da Mao Zedong e dai suoi sostenitori, che lo radicalizzarono come
strumento di pressione contro l'opposizione interna. Nell'estate del 1967 e agli inizi del
1968 lo scontro sembrò raggiungere un tale livello di acutezza da far temere una
guerra civile.
La Grande rivoluzione culturale, il cui nome completo era Grande rivoluzione
culturale proletaria, era volta a frenare l'ondata riformista promossa in seno al
partito principalmente da Deng Xiaoping e Liu Shaoqi, per ripristinare l'applicazione
ortodossa del pensiero marxista-leninista. La Rivoluzione culturale era basata sulla
mobilitazione dei giovani, universitari e non, che non fossero iscritti al partito contro le
strutture del partito comunista stesso. Ogni città, provincia, qualsiasi Unità di lavoro fu
investita dalla critica radicale contro gli esponenti di spicco del Partito comunista.
Questi erano costretti a autocritica e alle dimissioni.
In caso di resistenza da parte delle strutture del partito comunista contro i giovani
Nei Paesi dell’URSS …
rivoluzionari - generalmente chiamati “ Guardie Rosse”, si ricorreva allo scontro
Situazione diversa si trovava nei paesi del Patto di
fisico, talora anche armato. Varsavia, dove le manifestazioni chiedevano più libertà
di espressione e una maggiore considerazione delle
opinioni e della volontà della popolazione delle scelte
politiche.
In Cecoslovacchia…
La più alta delle manifestazioni di protesta fu la rivolta studentesca in Cecoslovacchia,
che condusse alla svolta politica chiamata "Primavera di Praga ".
La politica dell'Unione Sovietica di appoggiare ed imporre negli stati satellite solo
governi di stile sovietico, usando se necessario anche la forza, fu la base della politica
estera sovietica fino a quando, negli anni ottanta, non vi fu l’avvento dell’era Gorbačëv.
La dirigenza sovietica dapprima usò tutti i mezzi diplomatici possibili per fermare o
limitare le riforme portate avanti dal governo cecoslovacco, poi, vista l'inutilità di questi
tentativi, iniziò a preparare l'opzione militare.
Nel giugno 1967, durante il VI congresso degli scrittori a Praga, numerosi partecipanti
chiesero la libertà di stampa e accusarono apertamente il regime comunista per gli
abusi di potere commessi in passato. Il movimento d’opinione che ne seguì portò
Aleksander Dubček a rivestire la massima carica del partito comunista (gennaio 1968).
Dubček subito abolì la censura e procedette a riformare il sistema economico. La
situazione cominciò a preoccupare Mosca, che nel timore che la primavera di Praga
potesse contagiare gli altri paesi del blocco, nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968
invase militarmente la Cecoslovacchia con una forza stimata fra i 200.000 e i 600.000
soldati e fra 5.000 e 7.000 veicoli corazzati . Ma fu soltanto nove mesi dopo che
La Primavera di Praga fu un tentativo per recuperare gli individui,
Brežnev riuscì a imporre le dimissioni a Dubček.
schiacciati da un collettivismo inefficace e umiliante. Un fatto è
certo: i soldati russi venivano continuamente sostituiti per evitare
il contagio di quelle idee politiche e sociali che quel movimento
rivendicava con forza. Oggi gli storici ci dicono che la fine del
mondo comunista è cominciata proprio in quel 21 agosto 1968.
Ma le idee della Primavera di Praga sarebbero riaffiorate a
Mosca, vent’anni dopo, e avrebbero contribuito
all’autoaffondamento dell’Urss.
In Germania…
Il movimento del '68 ebbe un certo peso anche in Germania.
Il 2 giugno 1967 ci fu una prima manifestazione davanti al Teatro dell’Operà dove gli
studenti protestarono per difendere lo stato di diritto tedesco e non per rovesciarlo.
L’occasione fu data dalla visita dello scià di Persia Reza Pahlavi, ritenuto dagli studenti
un dittatore e un servo dell’imperialismo americano in Medio Oriente. Purtroppo
durante la manifestazione un poliziotto uccise con un colpo di pistola uno
studente di ventidue anni.
Non aveva fatto resistenza. Era stato un omicidio. Quel delitto imperdonabile, fu il vero
inizio del movimento studentesco.
La protesta esplose in tutto il Paese con forza imprevista.
A quell’epoca, nella Berlino divisa in due e dal 1961 circondata da un muro, furono
proprio gli studenti della Freie Universität fondata dagli americani che insorsero contro
il protettore USA, difeso invece in modo totalmente acritico dalla stampa.
Il ‘67 finì nell'inquietudine. Rudi Dutschke, il principale esponente dell'SDS
(organizzazione degli studenti socialdemocratici tedeschi), interruppe la messa di
Natale nella cattedrale. Si impadronì del pulpito e predicò sui crimini degli americani
nella guerra del Vietnam. Mentre era sul punto di lasciare la Chiesa, un pensionato
incollerito, lo colpì alla testa con il bastone. Coperto di sangue, Dutschke fu trasportato
in ospedale con la ferita aperta. Il congresso internazionale sul Vietnam era previsto per
il 17-18 febbraio 1968. Esso fu il culmine assoluto del movimento tedesco. Con quel