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Percorso della tesina:
Vita di Walt Disney in generale.
Italiano → Confronto tra il “Pinocchio” di Walt Disney e la versione originale di Collodi con particolare attenzione sull'opera.
Storia → Corti propagandistici della seconda guerra mondiale ("Der Fuehrer's Face" e i principali cartoni animati antinazisti), propaganda americana in generale (effetto che la propaganda aveva su bambini e adulti).
Arte → Cortometraggio “Destino” realizzato con l'aiuto di Salvador Dalì e studio della vita del pittore e delle opere citate nel corto.
Inglese → Lungometraggio “Mary Poppins” e figura della donna durante la Victorian Age e suffragette.
INDICE:
Introduzione pag. 3
1920-1937: il pioniere dell'animazione pag. 4
1937-1954: I lungometraggi pag. 6
Pinocchio - C'era una volta un pezzo di legno pag. 7
Topolino alla guerra - la propaganda Disney pag. 10
Salvador Dalì - Il destino di un incontro pag. 12
1955-1966: Parchi a tema e oltre pag. 16
Mary Poppins - a woman of the Victorian Age pag. 17
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PARLA!
Il nuovo distributore dei film Disney era Pat Powers. Grazie a lui, all'amico di sempre Ub,
e a Carl Stalling, che si occupava delle musiche degli short, si riesumarono ben due
cartoni nati muti (il “Plane Crazy” già citato e “Galopping Gaucho” creato sperando di
venderlo al posto del primo) e li si riempì di musica. Al pubblico piacquero. Inoltre si
produssero altri cartoon del topo, nacque addirittura una serie nuova, quella delle
leggendarie "Silly Simphonies” (Sinfonie frivole), che darà grandi soddisfazioni a Disney..
L’idea era di realizzare cartoon accompagnati da musica e con il minor dialogo possibile,
in modo che potessero essere venduti in tutto il mondo.
Ben presto però Walt cominciò a temere che il suo distributore potesse tenere due serie
di libri contabili, poiché le cifre non corrispondevano agli incassi del botteghino. I fratelli
Disney decisero allora di andare ad affrontare Powers direttamente di persona. Walt
avrebbe posto fine al loro accordo. Powers replicò estraendo dalla giacca un telegramma
in cui Iwerks dichiarava la sua intenzione di lasciare lo studio Disney per aprirne uno suo.
Ub sarebbe stato coperto finanziariamente da Powers, che garantiva la distribuzione in
cambio dell’impegno a usare il sistema sonoro Cinephone. Dopo poco Roy informò Walt
che Iwerks aveva telefonato per dare le dimissioni. Se ne sarebbe andato e avrebbe
ceduto la sua quota della società per tremila dollari circa, da pagarsi subito e in contanti.
Powers si era preoccupato di cercare il punto debole di Disney.
Dopo un periodo di crisi, nel quale Disney si sfogava su tranquillanti e alcool, lo studio
riuscì a trovare un distributore che lo avrebbe finanziato e, sopratutto grazie alla vendita
di gadget e immagini di Topolino, tornarono i soldi. Col suo selezionato gruppo di persone
Disney riuscì a produrre opere memorabili. Sul piano tecnico si cercava sempre l'ultimo
ritrovato. Se “Steamboat Willie” era stato il primo cartoon sonoro, “Flower and Trees” del
1932 fu il primo cartoon a colori. “The Old Mill” del 1937 propone una "carrellata"
mozzafiato merito di una nuova colossale macchina da ripresa: la Multiplane Camera, che
consentirà poi effetti tridimensionali già in “Biancaneve e i Sette Nani” e soprattutto in
“Pinocchio". Sensazionale in quest'ultimo la sequenza d'apertura. Ne “I Tre Porcellini” si
era deciso di creare personaggi simili nell'aspetto ma diversi di carattere. Questo film fu
un enorme successo e la celebre canzone “Who’s Afraid of the big Bad Wolf” (“Chi ha
paura del lupo cattivo”) è uno dei classicissimi della musica disneyana. La popolarità di
quest’ultimo cortometraggio superò ogni previsione, compresa quella di Walt. Il suo
ottimistico invito al coraggio di fronte al precipitare degli eventi toccava una corda assai
sensibile nel pubblico americano durante l’era della depressione. La richiesta del pubblico
era così grande che si ebbero dei problemi a stampare abbastanza copie da rifornire tutte
le sale del paese che l’avevano prenotato. 5
All’inizio del 1935 Walt aveva terminato lo schema della sceneggiatura e il piano di
produzione del suo primo lungometraggio d’animazione, “Snow White and the seven
Dwarfs” (“Biancaneve e i sette nani”). Mentre gli animatori erano entusiasti del progetto,
il resto del mondo lo prendeva in giro chiamando il suo progetto la “pazzia di Disney”.
Non era infatti un segreto per nessuno che le finanze dell’azienda oscillassero come un
fuscello al vento e spesso correva voce di una chiusura imminente. Il risultato fu un film
che costò una cifra esorbitante, un film che avrebbe potuto essere un passo più lungo
della gamba e che, invece, è ancora oggi una delle colonne più robuste di tutto l'impero
Disney. La leggendaria pellicola “Biancaneve e i Sette Nani” è la perfetta illusione della
vita che Disney voleva ricreare nei suoi personaggi. Fin dalla prima, Biancaneve riempì le
sale ed entusiasmò la critica. Nel 1938, per la seconda volta, l’Academy of Motion Picture
Arts and Sciences onorò Disney di un premio speciale: un Oscar di grandezza normale,
circondato da sette più piccoli. La motivazione sottolineava “l'importante innovazione
tecnica che aveva aperto un orizzonte nuovo e affascinante a tutta l’animazione”.
Biancaneve venne doppiato in 10 lingue e distribuito in 46 paesi. Il pubblico straniero
reagì con lo stesso entusiasmo di quello americano. Il suo successo spinse Disney a
cominciare la lavorazione di altri tre lungometraggi: Pinocchio, Bambi e Fantasia.
Sapendo che per ognuno ci volevano almeno tre anni, ne fece iniziare la produzione
quasi contemporaneamente, in modo che alla fine uscisse un nuovo lungometraggio
d’animazione ogni anno. Nell’autunno 1939 venne ufficialmente inaugurata la nuova sede
di Burbank.
All’inizio del 1940, poco prima che iniziasse la lavorazione di Pinocchio, Walt aveva
saputo che Ub Iwerks aveva perso la lunga battaglia per mantenere in vita il suo Studio
d’animazione indipendente, malgrado i discreti successi. Dopo poco Walt offrì a Iwerks la
direzione per lo sviluppo di nuove tecniche. Iwerks accettò. Il suo primo incarico fu il
perfezionamento della multiplane camera, un procedimento grazie al quale si potevano
sovrapporre e fotografare i lucidi su piani diversi per creare l’illusione della profondità di
campo: una tecnica che sarebbe stata decisiva per lo stile visivo di Pinocchio. La
lavorazione per Pinocchio stava diventando complicata e molto dispendiosa.
Pinocchio uscì nel Febbraio 1940: il suo costo finale era di oltre 3 milioni di dollari lo
rendeva il film d'animazione più costoso che fosse mai stato realizzato. Il solo impiego
della multiplane camera perfezionata da Iwerks aveva alzato notevolmente il budget. La
partenza fu un po’ infelice, ma il film piacque ai critici. Pinocchio finì col diventare il
secondo campione di incassi della stagione. 6
Carlo Collodi è lo pseudonimo di Carlo Lorenzini, nato a Firenze nel 1826 e morto nel
1890. Repubblicano, partecipò attivamente alle guerre d'indipendenza e praticò il
giornalismo. Scrisse per i bambini, oltre a Pinocchio, Gianettino nel 1876 e Minuzzolo nel
1877. Compose anche racconti, macchiette e bozzetti, alcuni dei quali, quelli riuniti in
Occhi e nasi (1881), di notevole valore non solo per l'umorismo e per il gusto della
caricatura tipico della tradizione toscana, ma per la simpatia che vi si mostra per le figure
di ragazzi irregolari e picareschi. È un elemento, questo, che
ritorna in Le avventure di Pinocchio, uscite dapprima a puntate sul
Giornale dei bambini nel 1881 e poi in volume, ampliate, nel
1883. Il Pinocchio di Walt Disney, anche se conserva il messaggio
di fondo che voleva dare Collodi, è molto diverso e più leggero
della sua controparte cartacea. Il contesto di produzione delle due
opere è ben diverso: dall’Italia post-unitaria e dal clima letterario
verista, al post-new deal e alla Hollywood classica, con quelle
linee programmatiche ben note e ben distanti dal crudo realismo,
tipiche del cinema animato disneyano. Le atmosfere sono più
rilassate e vivaci. Il clima di povertà onnipresente nel libro è
completamente assente nella pellicola e la caratterizzazione
ironica dei personaggi è semplificata e resa più adatta al pubblico
americano.
Il primo passo dell’adattamento cinematografico consiste nella riduzione dell’intreccio del
romanzo: nel cartoon non compaiono la scena del Campo dei miracoli, quella della
tagliola, quella della notte passata al freddo aspettando che la Lumaca venisse ad aprire
la porta della Fata, la fuga dagli assassini, l’incidente al compagno di scuola Eugenio, la
morte della Fata e molti altri. Di tutte le peripezie che Pinocchio si trova a subire (si
brucia i piedi, viene impiccato, derubato, incarcerato, ridotto a cane da guardia, piange la
morte della Fata, viene quasi fritto dal Pescatore Verde, è costretto a lavorare in un circo
come asino-clown, è costretto a girare la macina per procurare il latte al babbo malato),
nel cartoon è presente solamente l’incarcerazione (però ad opera di Mangiafuoco),
l’umiliazione della trasformazione in asino e la fuga dalla bocca del mostro marino.
Questi avvenimenti, poi, sono modificati rispetto al romanzo: nel romanzo la “somarità”
di Pinocchio è assai più evidenziata, dura più a lungo e passa anche attraverso
l’umiliazione pubblica e agli occhi della Fata, ma soprattutto l’episodio di Mangiafuoco è
del tutto diverso.
Nel romanzo Mangiafuoco non è un personaggio negativo: alla fine del capitolo si
commuove e regala a Pinocchio le monete d’oro. Nel film, invece, si condensano in lui la
maggior parte dei personaggi rimossi che nel libro sono gli agenti dell’umiliazione e dello
sfruttamento del burattino (il contadino Giangio, il proprietario del pollaio, il giudice, il
Pescatore Verde, il proprietario del circo). Nel film Mangiafuoco compra Pinocchio dal
Gatto e la Volpe e decide di sfruttare questa meraviglia semovente nel suo teatrino,
facendo soldi a palate. È un uomo avido e nulla può commuoverlo. Se nel libro all’udire
che Pinocchio voleva tornare dal suo povero babbo, si commuoveva fino a regalargli
cinque monete d’oro, questo Mangiafuoco, invece, sentita l’intenzione di tornare a casa,
lo rinchiude in una gabbia per uccelli sfruttando la sua ingenuità. In Mangiafuoco,
dunque vengono condensati tutti i “cattivi” minori del romanzo.
Anche il Gatto e la Volpe sono trasformati nel film: nel libro sono ben più cattivi,
impiccano addirittura Pinocchio per poter avere le sue monete. In Disney si trasformano
in “simpatiche” canaglie, in un duo decisamente comico, che si arrabatta e non sembra
capace di uccidere. 7
Anche i personaggi che aiutano Pinocchio durante le sue avventure vengono
notevolmente diminuiti e rimossi. Quasi tutti questi aiutanti vengono condensati nel
Grillo parlante, il quale è il risultato anche di una operazione di espansione. Il Grillo
compare nel romanzo tre volte: all’inizio del racconto (e viene subito ucciso da
Pinocchio), nella notte alla locanda (in forma di spettro) e nel finale (ospita in casa
propria Geppetto e il burattino). Il suo ruolo è quello di un severo Superego che
ammonisce e rimprovera Pinocchio. Nel film, invece, il Grillo è tra i protagonisti, ha più
scene che la Fata, è il primo personaggio che vediamo ed è addirittura il narratore della
st