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La seguente tesina di maturità ha come obiettivo quello di presentare la storia di Walt Disney, la sua fondazione, le sue principali opere di successo, collegandolo all'infanzia. La tesina permette inoltre anche dei collegamenti con i seguenti temi scolastici: la propaganda nazista e i suoi effetti sui bambini, il destino, il surrealismo e Salvador Dalì in ambito artistico e infine la trattazione della sezione aurea in Matematica.
Storia: La propaganda nazista e i suoi effetti sui bambini.
Storia dell'arte: Il destino, il surrealismo, Salvador Dalì.
Matematica: La sezione aurea.
I cortometraggi sono stati i primi esperimenti artistici di
una mente geniale come quella di Walt Disney; sono stati
proprio questi piccoli spezzoni di cartoni animati a dare
notorietà e fama internazionale all’artista americano.
L’artista durante la sua lunga carriera ha sempre
evidenziato quale fosse il ruolo del bambino e del suo
pensiero, creando personaggi che in un certo senso
rappresentano tutti noi, in ogni nostra sfaccettatura.
Disney però non manca di trattare tematiche anche molto
più serie e gravose, come la guerra che sconvolse il mondo
intero negli anni ‘40, soffermandosi su molteplici aspetti,
uno dei quali, appunto, proprio l’effetto che questa
distruzione ebbe sui bambini. Ho voluto proporre un lavoro che rendesse omaggio al creatore di Topolino
senza dimenticare però il suo punto di partenza, i corti animati e far conoscere quelli che sono stati i suoi
primi capolavori, fino ad arrivare a ricordare un altro grande genio, Salvador Dalì, amico e collaboratore di
Walt Disney, che assieme a lui diresse un cortometraggio che ha visto la luce soltanto pochi anni fa.
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Storia La propaganda nazista e i suoi
effetti sui bambini
Walt Disney ci mostra in ben due cortometraggi come la propaganda nazista ebbe
notevole impatto su uomini, donne ma soprattutto bambini. Il personaggio utilizzato
per riportare in vita momenti terribili come quelli vissuti durante la Seconda Guerra
Mondiale altri non è che Paolino Paperino il quale per la prima volta veste i panni di un
operaio tedesco costretto a ritmi di lavoro estenuanti e a gesti ripetitivi che lo
portano quasi ad impazzire. Il cortometraggio in questione è ‘Der Fuehrer’s Face’, un
cartone ambientato in un ideale villaggio tedesco tappezzato di svastiche, dove
vengono cantati inni alle virtù naziste.
Paperino sta dormendo e al suono della marcia nazista alza istintivamente il braccio in
segno di saluto a Hitler. Mein Kampf
Durante la colazione gli viene posta davanti al piatto una copia del , per un
momento di lettura, per poi essere trascinato alla fabbrica in cui lavora. Appena
arrivato, Paperino inizia il suo turno giornaliero alla catena di montaggio; il suo lavoro
consiste nell'avvitare le spolette di granate di artiglieria.
Mescolate alle granate ci sono ritratti del Fuhrer che lo costringono ad interrompere
il lavoro ogni volta che appare
un ritratto per fare il saluto
nazista.
La velocità della catena di
montaggio aumenta
continuamente, tanto che alla
fine non riesce a tenere il
ritmo. Per di più viene
continuamente bombardato da
messaggi propagandistici sulla
superiorità della razza ariana
e sulla gloria derivante dal
lavoro per il Fuhrer. Paperino
comincia a soffrire di
frequenti allucinazioni, finché
non si rende conto che tutto il suo lavoro estenuante non è stato altro se non frutto
della sua immaginazione, di un sogno, e finalmente egli si risveglia nel suo letto, negli
Stati Uniti, riconoscendo sul comodino la ‘Statua della Libertà’ in miniatura e
ringraziando di essere nato in un paese come l’America.
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«Questa è la storia di una generazione che non ebbe scelta. Non fu lei a votare per Hitler,
lo fecero i suoi genitori. Per effetto di quella scelta, i ragazzi e le ragazze degli anni
Trenta e dei primi anni Quaranta furono catturati dallo Stato e usati dallo Stato come
nessun’altra generazione tedesca prima e dopo la loro. “Questa gioventù”, dichiarò Hitler
nel 1938 in un tono già quasi irridente e sprezzante, “non ha altra possibilità che imparare
a pensare in tedesco e ad agire in tedesco.”»
Guido Knopp
La citazione è particolarmente significante se prendiamo in considerazione un altro
Hitler's Children
cortometraggio Disney ambientato sempre nel periodo nazista: ‘
Education For Death’ , in cui viene raccontata la storia del piccolo Hans, un bambino
nato nella Germania di Hitler. Viene ripercorsa l’educazione nazista dei bambini, un
incubo a cartone; viene mostrato come uno scolaro timido può essere trasformato in
un feroce sterminatore. Hans viene sbeffeggiato dai compagni e dal professore
perché prende le difese dei più deboli; così il
piccolo decide di unirsi alla marcia nazista
inneggiando a Hitler per cercare di integrarsi
con i compagni e non sentirsi inferiore.
In seguito, dopo aver notato la marcia
nazista intrapresa dai bambini, il paesaggio
cambia e si vedono quegli stessi bambini, di
soli dieci anni tramutati in adolescenti,
circondati da una folla che li acclama e
inneggia al Fueher. Il tutto si trasforma in un
campo di battaglia in cui gli adolescenti,
divenuti adulti, continuano la loro marcia in onore di Hitler.
Infine, il paesaggio di guerra scompare assieme ai soldati e rimane solo un grande
prato verde ricoperto di lapidi.
Questo cartone, diversamente dal precedente, che riusciva a divertire per la
presenza maldestra di Paperino, mostra il lato più oscuro del nazismo e dell’educazione
fondata sulla bugia.
I bambini furono per Hitler una facile preda; mai prima di lui nella storia tedesca la
gioventù era stata tanto corteggiata e sfruttata per scopi così perversi. Fu impressa
nelle menti dei bambini una concezione del mondo che rompeva i ponti con i valori della
società umana. L’obiettivo era plasmare i giovani in modo che si adeguassero con
entusiasmo all’ordine della dittatura senza mai domandare il perché, docili al punto da
poter essere usati senza problemi nelle guerre tedesche.
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La storia della gioventù tedesca durante la dittatura hitleriana
Tra il 1933 e il 1945 le famiglie tedesche furono costrette ad affidare i propri figli
all’educazione imposta dal Reich, un sistema che inghiottiva bambini innocenti
trasformandoli in pochi mesi di addestramento in vere e proprie macchine da guerra,
volenterose di combattere e addirittura morire in nome della patria, patria
identificata con Hitler stesso.
L’iniziazione di questi giovani si riscontrava in tutte le attività promosse dal governo,
dai campi estivi alle scuole; addirittura i giocattoli per l’infanzia e gli abbecedari
furono sostituiti in modo che il razzismo, la violenza e i temi fondanti della cultura
nazista fossero accettati fin dalla tenera età.
Neanche le bambine, viste solamente come potenziali donne e madri, dedite
principalmente alla cura della famiglia, vennero risparmiate, dal momento che secondo
la teoria hitleriana era compito esclusivo dell’uomo il combattere e di governare il
paese e della donna quello di curare le faccende domestiche; per questo motivo anche
le ragazze che erano riunite nell’associazione ‘Fede e Bellezza’ venivano avvicinate agli
ideali hitleriani fin da piccole.
La sola voce del Führer ipnotizzava i bambini che, convinti a tal punto dell’esattezza
delle teorie tedesche, tornavano a casa e convincevano i propri genitori dell’efficienza
e della veridicità delle azioni e delle parole di Hitler.
Il successo della Hitlerjugend sta nel proporsi non solo come gruppo, ma come vero e
proprio movimento portatore di valori e di un’ideologia,
sebbene non di un programma politico.
È importante riflettere sul fatto che la propaganda riuscì a
convertire delle giovani menti non grazie alla violenza, quanto
grazie alla seduzione. Hitler e il governo promettevano ai
bambini nuove avventure, imprese, emozioni e libertà dalle
regole casalinghe, trovando un ampio consenso tra i giovani,
troppo poco spesso considerati nella Germania
antecedente Hitler.
Ci sono numerose contraddizioni e imprecisioni nelle teorie
perpetrate da Hitler, a partire da quella sulla razza, ma probabilmente questo non ha
avuto molta importanza, dato che in alcuni capitoli egli scrive con molta franchezza
che "la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di
essere efficace."
Ma quali furono, in definitiva, i mezzi di propaganda portati avanti dalla Germania
nazista e che effetto ebbero sui bambini del tempo?
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Tecniche di propaganda
Numerose furono le tecniche di produzione della propaganda nazista usate
per creare messaggi falsi ma persuasivi. Si parla infatti di:
Effetto gregge
: si cercò di persuadere il pubblico a seguire una certa strada
perché “tutti gli altri lo stavano facendo” rafforzando così il naturale desiderio
della gente di essere dalla parte dei vincitori;
Ricorso alla paura : si cercò di instaurare paura nella popolazione per poterla
controllare meglio (Goebbels ad esempio sfruttava molto la frase “i tedeschi
devono morire!”);
Ottenere disapprovazione : questa tecnica veniva usata per portare il pubblico a
disapprovare un’idea o un’azione suggerendo che questa fosse popolare in gruppi
odiati, temuti o tenuti in scarsa considerazione dal pubblico di riferimento.
Vaghezza intenzionale : le generalizzazioni erano sempre vaghe di modo che il
pubblico potesse fornire la sua interpretazione. Si usavano quindi frasi
indefinite senza tentare di
determinare la loro
ragionevolezza.
Individuare il capro espiatorio :
si colpevolizzava un individuo o
un gruppo che non era
realmente responsabile,
alleviando i sentimenti di colpa
delle parti responsabili.
Utilizzo di slogan : si
adoperavano brevi frasi ad
effetto che potevano includere
l’etichettatura di modo che
facessero sorgere pregiudizi
nei confronti di qualcosa che la
gente odiava o temeva;
Educazione
: si educavano le
menti giovani all’ideologia
nazista e a partire dai dieci anni
li si preparava, attraverso
l’addestramento militare, a
servire nelle forze armate e
divenire “buoni cittadini
tedeschi”. 8
Salvador Dalì
-Destino-
Il 1945 non è solo l’anno conclusivo di quel conflitto mondiale che ha portato alla
distruzione totale di moltissimi paesi. È stato anche l’anno in cui due grandi menti
artistiche hanno collaborato per creare un cortometraggio che riassumeva in poco più
di sei minuti tutto il percorso artistico di due geni quali Walt Disney e Salvador Dalì.
Il cortometraggio in questione fu intitolato dagli stessi autori ‘Destino’ ma purtroppo
nessuno dei due riuscì a vederlo interamente compiuto.
Fu restaurato e completato solo nel 2010 e proiettato in una sala del Palazzo Reale a
Milano, dove sono esposti anche alcuni bozzetti originali dell'opera.
Dalì e Disney avevano deciso
di realizzare insieme la
storia di una ballerina in
cerca dell'amore, che
vedremo poi essere Chronos,
l’incarnazione stessa del
tempo. La ragazza sarà
costretta a vagare in cerca
del suo amato all’interno di
una realtà governata
dall’arte dell’artista
catalano, imbattendosi nelle
figure dalininane più conosciute, dagli orologi molli alle formiche, dai paesaggi
metafisici ai giochi prospettici, il tutto in puro stile surrealista.
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Anche la Disney italiana ha voluto omaggiare questi grandi artisti con una storia tutta
incentrata su questo cortometraggio dalla vita travagliata, riscoperto solo nel 1999 e
rivisitato dal 2003.
Per tutta la durata del cortometraggio non si possono ignorare chiari riferimenti alla
pittura di Dalì, come prima citato, e in effetti il massimo esponente del surrealismo
non poteva che introdurre, seguendo la filosofia dello psicanalista Freud, l’importanza
dei sogni e dell’inconscio, concetti vividamente ripresi anche da Walt Disney nelle sue
animazioni.
"Caro signore, bisogna realmente che io vi ringrazi della parola di introduzione che mi ha
condotto il visitatore di ieri. Poiché fino a quel momento ero tentato di considerare i
surrealisti, che apparentemente mi hanno scelto come santo patrono, come dei pazzi
integrali. Il giovane Spagnolo, con i suoi candidi occhi di fanatico e la sua indubbia
padronanza tecnica, mi ha incitato a riconsiderare la mia opinione. In realtà, sarebbe
molto interessante studiare analiticamente la genesi d'un quadro di tal genere. Dal punto
di vista critico si potrebbe tuttavia dire che la nozione d'arte si rifiuta ad ogni estensione
quando il rapporto quantitativo tra il materiale inconscio e l'elaborazione precosciente
non si mantiene entro limiti determinati. Si tratta qui, in ogni caso, d'un serio problema
psicologico."
Con queste parole Freud descriveva le sue impressioni di fronte alle tele del giovane