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Sintesi
Biologia - Embriologia
Greco : Plutarco (sull'educazione dei figli) - Luciano (I dialoghi dei morti)
Greco Classico : Eschilo, dal Prometeo Incatenato vv.226/250 - Marco Aurelio, da "A se stesso" pensieri sulla morte
Latino : Quintiliano (institutio oratoria)
Latino Classico : Tacito, dagli Annales XV, 63/64 - XVI 18/19
Filosofia : Freud e la psiche del bambino
Storia : L'Opera Nazionale Balilla
Inglese : Oscar Wilde (the picture of Dorian Gray) - William Blake (Song of Innocence/Song of Experience)
Italiano: Giacomo Leopardi
Estratto del documento

(alcol, nicotina, droghe) che possono così raggiungere il feto. Fino al sesto mese il sistema nervoso

del feto non è ancora ben maturato e se nasce in questo periodo, le sue possibilità di

sopravvivenza sono molto scarse. Durante i mesi che vanno dal sesto al nono, il feto continua a

crescere. Due o tre mesi prima della nascita il bambino si capovolge con la testa nella posizione

nella quale nascerà. Ora è completamente

formato, e il suo corpo è costituito da

miliardi di cellule di tipi diversi. L’evento

attraverso cui avviene la nascita, il parto,

inizia con la fase di travaglio, in cui avviene

la dilatazione del collo dell'utero,

accompagnata da contrazioni dei muscoli

dello stesso: le contrazioni divengono

gradualmente più forti e frequenti per

spingere il bambino fuori dall'utero nella

vagina. In questa fase avviene la rottura dei

sacco amniotico con l’espulsione del

liquido (la cosiddetta «rottura delle

acque»). In seguito, la testa del bambino si

affaccia e a questo punto poche

contrazioni molto forti e ravvicinate fanno

uscire del tutto il bambino. Viene tagliato il

cordone ombelicale e i polmoni, fino a quel

momento inattivi, cominciano a

funzionare: il bambino con il primo vagito compie anche il suo primo atto respiratorio. Da questo

momento il neonato comincia la sua vita autonoma.

S

u l l ' e d

u c a

z i o n e

d e i f

i g l

i

"Περὶ παίδων ἀγωγῆσ" è uno dei testi più importanti ed

interessanti dei "Σα Ηκικά": in esso Plutarco si occupa di

pedagogia, rivolgendosi ai genitori e consigliando i

comportamenti più adatti affinché il bambino si sviluppi

correttamente e divenga un uomo virtuoso.

Dopo aver rilevato la necessità di curarsi anche del

concepimento e di un'oculata scelta della consorte,

l'autore enumera i tre fattori indispensabili per conseguire

la virtù: natura, parola (intesa come istruzione) e abitudine

(esercizio). Come "in agricoltura è indispensabile che ci siano anzitutto un terreno buono, poi un

coltivatore esperto e infine sementi di qualità: così al terreno si possono paragonare le doti

naturali, all'agricoltore il maestro, alle sementi i consigli e i precetti". Tuttavia, nell'ottimismo

pedagogico che pervade gran parte delle sue opere, Plutarco afferma che anche chi è

scarsamente dotato naturalmente, attraverso un'istruzione e un'applicazione correttamente

indirizzate alla virtù, può compensare, nei limiti del possibile, la propria naturale pochezza. "Se

l'indolenza guasta le buone qualità, l'insegnamento ne corregge i difetti". A conferma di ciò riporta

un aneddoto riguardante Licurgo, il quale, per dimostrare agli Spartani l'importanza che "rivestono

le abitudini, i principi educativi, gli insegnamenti e gli orientamenti di vita" nel conseguimento

della virtù, prese due cuccioli nati dagli stessi genitori e li allevò in modo completamente diverso,

facendo diventare l'uno ingordo ed inetto, l'altro abile nel fiutare le tracce e nel cacciare.

In stretta connessione con il tema precedente, Plutarco, si occupa poi dell'allevamento neonatale

dichiarando l'esigenza che le madri si occupino personalmente e con affetto genuino dei figli, o

nell'impossibilità di farlo, selezionino accuratamente le balie e non si affidino a chiunque: in primo

luogo è fondamentale che esse siano greche, perché si deve modellare fin dal primo momento il

carattere del bambino, siccome durante le prime fasi della crescita la sua mente è particolarmente

duttile e tutte le nozioni che apprende, anche gli argomenti delle favole,

lasciano un'impronta durevole.

Quando poi il bambino avrà l'età di essere sottoposto ai

pedagoghi, si dovrà procedere con molta attenzione nella

loro scelta, per evitare che i genitori, inavvertitamente o

consapevolmente, affidino i figli a persone indegne. "Il

perfetto pedagogo deve possedere doti paragonabili a

quelle di Fenice, il pedagogo di Achille". Dunque per i figli

si devono cercare, senza badare a spese, maestri

inappuntabili per condotta di vita, irreprensibili sotto il

profilo morale ed eccellenti sul piano dell'esperienza,

perché una formazione corretta è fonte e radice di

perfezione morale. A tale proposito Plutarco ricorda la

riposta del filosofo Aristippo ad un padre che, reputando

esagerato il suo compenso, aveva dichiarato di poter

acquistare con tale somma uno schiavo «E allora di schiavi ne avrai due: tuo figlio e quello che ti

sarai comprato!», volendo intendere la cultura come unico strumento di liberazione per l'uomo

rispetto a quei vincoli imposti dai propri vizi e dalle proprie passioni. Infatti, una volta divenuti

adulti, coloro che non abbiano ricevuto una buona educazione, inevitabilmente non condurranno

una vita sana e ordinata, bensì sregolata e dedita ai piaceri. Per acquisire la virtù sono perciò

fondamentali un'educazione seria e un'istruzione corretta. "L'educazione è l'unico nostro bene

immortale e divino". Gli altri non sono che beni umani, insignificanti e indegni di considerazione: la

nobiltà è una bella cosa, ma è un bene proprio degli antenati; la ricchezza è preziosa, ma

appartiene alla sorte; la gloria è meravigliosa, ma instabile; la bellezza ambita, ma caduca; la salute

preziosa, ma fragile; la forza fisica è invidiabile, ma preda della malattia e della vecchiaia. "Nella

natura umana due sono in assoluto gli elementi più importanti: intelletto e parola. L'intelletto è

signore della parola e la parola è al servizio dell'intelletto: è inespugnabile dalla sorte, inattaccabile

dalla calunnia, indenne dalla malattia, al riparo dai guasti della vecchiaia, perché solo l'intelletto

invecchiando ringiovanisce e il tempo, che porta via ogni altra cosa, alla vecchiaia aggiunge invece

la saggezza ". Pertanto, anche i più poveri, con tutte le loro forze, devono cercare di assicurare ai

propri ragazzi l'educazione migliore, o perlomeno quella che è alla loro portata.

Plutarco è inoltre convinto che si debba consentire a un ragazzo libero di conoscere tutte le

discipline, pur assegnando un ruolo preminente alla filosofia, in modo che esso possa sviluppare

autonomamente la propria personalità e compiere

liberamente delle scelte. Non è giusto nemmeno

trascurare l'attività fisica e si devono mandare i ragazzi dal

maestro di ginnastica perché pratichino esercizi idonei al

conseguimento di un corpo armonioso e robusto. Lo

sforzo fisico, però, deve essere regolato in modo che i

ragazzi non ne escano stremati e siano in grado di

sostenere l'impegno richiesto dallo studio. È inoltre

necessario guidare i ragazzi a comportarsi bene

ricorrendo a consigli e parole, e non a percosse o

maltrattamenti, "più adatti a schiavi che a uomini liberi",

perché finiscono per conseguire l'effetto contrario, "in

parte per il dolore delle percosse, in parte anche per

l'umiliazione che ne deriva". Sono invece molto più utili

elogi e rimproveri, opportunamente alternati e non

esagerati, per spronare al bene e distogliere dal male. E

soprattutto non bisogna fare pressioni e caricare i figli delle

proprie aspettative, in quanto "alcuni padri per il troppo amore

rovinano i figli": desiderando veder primeggiare più in fretta possibile i loro

ragazzi in ogni campo, li riempiono di fatiche sproporzionate, col risultato che non

riescono a reggerle e finiscono per crollare. Proprio come "le piante si sviluppano con la giusta

quantità d'acqua, ma se si esagera soffocano" così anche la mente con giuste fatiche s'accresce,

ma finisce oppressa da quelle eccessive. Bisogna dare dunque ai ragazzi la possibilità di riprender

fiato dalle continue fatiche, considerando che tutta la nostra vita è divisa fra riposo ed impegno:

c'è "la veglia ma anche il sonno, e così la guerra e la pace, il tempo brutto e quello bello, le attività

lavorative e le feste".

Non è costruttivo che i padri siano eccessivamente rigidi e intransigenti, al contrario devono

essere disposti a perdonare gli errori meno gravi, "ricordando che sono stati giovani anche loro" e,

nei riguardi di alcune piccole mancanze, far finta di non esserne neppure a conoscenza. È

opportuno altresì tenere lontano i ragazzi dal frequentare i cattivi soggetti, in particolare durante

l'età adolescenziale, un'età per natura impulsiva e scalpitante che deve essere tenuta sotto stretto

controllo. Un padre coscienzioso deve, di conseguenza, vigilare attentamente in questa fase

delicata ed indirizzare gli adolescenti alla temperanza ricorrendo ad insegnamenti, minacce,

preghiere, consigli, promesse, ed "additando l'esempio di quanti per amore dei piaceri finirono

male o seppero, al contrario, procurarsi elogi e buona reputazione grazie al loro autocontrollo".

Infatti, l'educazione deve essere fondata, prima di ogni altra cosa, sull'esempio: è indispensabile

che i padri, comportandosi in modo irreprensibile e adempiendo tutti i loro doveri, si offrano ai

figli come un modello, cosicché, "guardando alla loro vita come in uno specchio", essi rinuncino ad

agire e parlare in modo vergognoso. Quei genitori che rimproverano ai figli le medesime colpe in

cui cadono anch'essi, finiscono inconsapevolmente per accusare se stessi sotto il nome dei figli e

diventano per i ragazzi maestri del male. Per una corretta educazione si devono pertanto

impiegare tutti i mezzi adeguati, prendendo a modello Euridice che si mise a studiare in età

avanzata per seguire i figli nello studio.

L ' i n s t i t

u t i o o

r a

t o

r i a

Marco Fabio Quintiliano è considerato l'autore del più completo trattato

latino di retorica ed il fondatore della pedagogia, per l'attenzione portata

all'educazione globale fin dall'infanzia. Il suo ottimismo educativo lo porta

a riporre grandi speranze nel ruolo sociale della scuola pubblica, chiamata

a formare la classe dirigente dell'impero. Seguendo gli orientamenti

culturali della dinastia Flavia, egli propone restaurazione degli antichi

ideali di moralità, mentre dal punto di vista stilistico propone un indirizzo

classicista, che ha il proprio modello in Cicerone.

L'Institutio oratoria è la sua opera maggiore e l'unica ad esserci

interamente pervenuta. Dedicata a Vittorio Marcello, funzionario amante

della cultura della corte di Domiziano, per l'educazione del figlio Geta, è

divisa in dodici libri e compendia l'esperienza di un insegnamento durato

oltre vent'anni, essendo appunto Quintiliano un insegnante, il primo

nella storia romana ad avere una cattedra di eloquenza con stipendio

pubblico (della somma ragguardevole di centomila sesterzi), concessagli da

Vespasiano. Scopo di quest'opera è fungere da manuale per coloro che vogliano impegnarsi

nell'educazione. Il titolo proviene dallo stesso autore ed è indicato da un'espressione contenuta in

una lettera al suo editore Trifone, posta a premessa dell'opera, dalla quale si può intravedere

l'esistenza di un mercato librario ormai

piuttosto sviluppato. Il manuale è diviso

in dodici libri:

 Il libro I tratta dell'istruzione

•Quintiliano nacque intorno al 35 d.C. a Calagurris, elementare e contiene un completo

nella Spagna settentrionale. Come tutti i provinciali corso di grammatica.

ricchi, perfezionò i propri studi a Roma dove 

frequentò i migliori maestri di grammatica e retorica. Il libro II chiarisce la didattica del

Terminati gli studi tornò in patria verso il 60 e iniziò retore, consiglia la lettura di autori

la professione di avvocato e maestro di retorica. La "optimi", né troppo antichi né troppo

fortuna della sua vita fu l'amicizia con Galba: quando moderni, ed esorta gli scolari a praticare

quest'ultimo fu proclamato imperatore dalle legioni declamazioni attinenti alla vita reale, con

spagnole nel 68, convinse Quintiliano a seguirlo a

Roma, dove ebbe molto successo. La sua capacità un linguaggio semplice ed appropriato.

professionale fu molto apprezzata dall'imperatore  Il libro III delinea la storia della

Vespasiano, che nel 78 gli concesse una cattedra di retorica e presenta i tre generi oratori:

eloquenza con stipendo pubblico. L'insegnamento celebrativo (la conferenza), deliberativo

proseguì altri dieci anni, annoverando tra gli allievi

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