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Il Senso della vita
Se esistiamo abbiamo un senso
“L’uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da se stesso, e pur
tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa.”(Sartre)
Interrogarsi sul senso della nostra vita è quanto di più razionale possa dirsi. E’ una
domanda che riguarda anche l’intero universo. E’ una domanda certamente di sapore
religioso che tutti gli uomini si pongono perché dotati di ragione, cioè capaci e soprattutto
desiderosi di conoscere le cause, gli scopi, il significato di ciò che esiste e degli eventi
che si succedono nel tempo.
La risposta può essere religiosa in quanto si affida ad una spiegazione che suppone l’esistenza
di un Dio creatore o può non essere affatto religiosa fino a quella disperata di chi ritiene che non
vi sia alcuna risposta possibile al di là di ciò che è sperimentabile con i sensi del proprio corpo. 2
Secondo la mia visione si può dare una risposta alla domanda (qual è il senso della vita?!)
partendo dal concetto della dignità della vita dell’uomo.
Quindi, lo scopo del mio lavoro è affrontare il puro e profondo senso della vita fatta di Occasioni
e Tesori assolutamente da non perdere.
La tesina è duplice: da un lato cercherò di mostrare la qualità e la onorabilità della vita
dell’uomo, dall’altro prenderò in giro chi considera la vita soltanto da un lato brutto e
pessimistico.
Se, per esempio, diciamo che un malato di mente totale ha un valore superiore ad un gatto, è
evidente, perché riteniamo che nel primo vi sia qualcosa di decisivamente importante diverso
dall’aspetto, dalle capacità di pensare e di fare. Questa diversità riguarda appunto il senso della
vita umana. Naturalmente la visione religiosa, particolarmente quella cristiana, sa dare più
risposte. Ma il dato di fatto che merita considerazione è che tutti i popoli della terra nelle più
solenni dichiarazioni del nostro tempo, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo, hanno sempre affermato la uguale dignità di ogni essere umano, a prescindere da
qualsiasi condizione diversa dal semplice fatto di esistere come essere individuale della specie
umana. Ne segue che ogni vita umana ha un senso profondo.
Tornando al discorso di prima; Leopardi per conoscere il senso della vita colloca l’uomo
all’interno dell’universo. In effetti viviamo immersi nel mistero.
Sono molto più numerose le cose che non sappiamo di quella che conosciamo.
Eppure oggi abbiamo enormemente accresciuto le nozioni di un tempo. Fino ad epoche recenti
ben poco era conosciuto al di là del nostro sistema solare, ben poco della struttura della materia.
Talete di Mileto, 600 anni prima di Cristo, credeva che la terra fosse un disco galleggiante sul
mare e che la volta celeste fosse una specie di coppa appoggiata sulla terra. Fino a Copernico,
verso la fine del Medio evo, dominò la visione geocentrica di Claudio Tolomeo. La terra ferma al
centro dei cieli ed il sole ruotante intorno a lei. Il sistema copernicano e galileiano dimostrò la
diversità dei moti dei pianeti attorno al sole, ma non andò molto al di là nello scrutare l’universo.
Solo recentemente i potenti telescopi, i complicati calcoli matematici e le esplorazioni dei missili
e dei satelliti artificiali hanno fatto scoprire l’incredibile complessità e le dimensioni immense
dell’universo, i cui confini sono ancora irraggiungibili.
La mente si smarrisce. Non siamo in grado di ricorrere alla immaginazione.
Infatti, scrutando il cielo notturno guardiamo le stelle come qualcosa di irraggiungibile che ci
paralizza e ci fa riflettere sulla nostra piccolezza. 3
Anche la riflessione sull’origine dell’universo ci lascia senza fiato. La più accreditata teoria è
quella del Big Bang. 13 miliardi e 800 milioni di anni fa tutta la materia oggi dispersa
nell’immensità dell’universo sarebbe stata concentrata in uno spazio limitatissimo dove energia e
materia avrebbero avuto una inimmaginabile densità. Quel punto sarebbe esploso con un fragore
talmente grande che ancora oggi, a tanta distanza di tempo, se ne sentirebbe l’eco negli spazi
intergalattici più remoti.
Lo stupore e il senso di mistero non diminuiscono se dall’inimmaginabilmente
grande si passa all’incredibilmente piccolo.
Un atomo di carbonio misura dieci miliardesimi di metro. Esso contiene un nucleo e sei elettroni
e qui le misure diventano ancora più inquietanti per la loro difficile pensabilità. E nel nucleo vi
sono 6 protoni e 6 neutroni, ciascuno composto da tre quark. Dimensione: un milionesimo di
miliardesimo di metro. IMPENSABILE!!!
A questo punto nell’immensità dello spazio e del tempo l’uomo chiede alla sua
mente soprattutto informazioni su se stesso.
Chi sono? Da dove vengo? Qual è il senso della mia vita?
Anche chi non crede in Dio o brancola a tentoni nel buio del dubbio, non può non avvertire la
forza dell’ipotesi che, se nel tutto vi è un senso, questo va scoperto in lui, nell’uomo. Se c’è stata
una evoluzione dalla semplicità della materia inanimata alla complessità ancora largamente
inesplorata del nostro cervello deve esservi stato un disegno teso al raggiungimento di un fine.
Insomma, l’accettazione della grandezza misteriosa di ogni uomo non può che rispecchiare il
riconoscimento della sua grandezza anche nel momento della sua origine.
Un certo numero di anni fa né chi scrive né chi legge esisteva.
Improvvisamente siamo comparsi dal nulla.
Per ciascuno di noi la creazione è avvenuta allora.
E se è vero che l’uomo è l’esito finale dell’Universo, è lui la creazione più vera.
L’uomo di Fede religiosa sa che il senso della vita umana, anche quando essa appare assolutamente
primitiva ed umile, è sempre quello di essere una parola d’amore o un dono di Dio. Il non credente
scommette egualmente sul senso positivo di ogni vita.
Concludo, con una frase celebre del film
“Monty Python: The Meaning of Life”
…Ed ecco il significato della vita… Beh!
…Non è niente di speciale…
Siate gentili con il prossimo, non mangiate cibi grassi, leggete un buon libro, fate passeggiate e
cercate di vivere in pace e armonia con gente di ogni fede o nazione. 4
Il senso della vita
Letteratura Italiana
Giacomo Leopardi
Sebbene non abbia dato vita ad una sistemazione rigorosa del suo
pensiero, è certo che in lui intensa fu la meditazione dolorosa sul senso dell’esistenza.
Occorre dunque fare un cenno alla sua visione del mondo, come emerge dalla lettura delle opere
letterarie.
Centrale nel sistema leopardiano fu il problema del piacere o della felicità, intese come
abbondanza di sensazioni e slancio vitale.
Il piacere aspira ad essere infinito nell’intensità e nella durata, scontrandosi irrimediabilmente
con la limitatezza della vita umana nel tempo.
Ne deriva il primo scacco dell’esistenza, determinato dallo scontro fra il desiderio infinito e la
brevità della vita.
Gli antichi comunque si avvicinarono alla felicità più di chiunque altro, perché immersi in una
vitalità vera, distolti dalla tragicità del vivere grazie alle illusioni che la Natura, madre amorosa,
prodigava loro.
Tali illusioni erano l’amore, la libertà, la virtù, la centralità dell’uomo nell’universo, la patria e la
gloria; esse ispiravano negli antichi un agire generoso che occultava la finitudine della
condizione umana, costellata dagli orrori della malattia, della vecchiaia, della morte.
Drammatica è invece la condizione dei moderni.
Il sistema copernicano e newtoniano ha proiettato l’uomo sullo sfondo di un universo sterminato,
in cui non si avverte la presenza di Dio. A ciò si aggiungono i danni della civilizzazione, dello 5
sviluppo ipertrofico della ragione che oscura il valore del sentimento e dell’immaginazione e
demistifica il velo delle illusioni.
L’uomo moderno è chiuso nell’egoismo e nella solitudine, assediato dalla noia e privo di una
qualunque forma di conforto.
Tali tesi sostanziano la prima fase del
pensiero leopardiano, quella fino al 1823,
definita dai critici “pessimismo storico”.
Difatti, l’afflizione e lo scoramento
dell’uomo sono legati ad una precisa
parabola storica, quella della modernità.
A partire dal 1824, il sistema leopardiano
giunse ad esiti più radicali: gli interpreti
sostengono che il suo pessimismo divenne
cosmico o totale.
La natura non è più concepita alla stregua di una madre amorosa, ma di una matrigna, di un
meccanismo implacabile che sottopone la materia a continue trasformazioni.
Anche l’uomo è travolto da tale forza cieca e fatale ma, in più, possiede il dono funesto della
coscienza che gli rivela il suo essere per il nulla.
L’esistenza è, per citare Leopardi, “un arcano mirabile e spaventoso”, perché retto dalla legge
suprema del desiderio insaziabile e dell’impossibilità della felicità, oscurata dallo spettro del
declino finale e della morte.
Il piacere non è un’entità positiva, ma solo momentanea cessazione del dolore; invece, il male e
il dolore sono connaturati alla nostra esistenza.
Coraggiosamente, Leopardi opponeva una filosofia disperata ma vera: proprio la presa di
coscienza del comune destino di dolore avrebbe potuto condurre gli uomini a costruire una rete
di affetti e fraternità, unico baluardo contro la macchina infernale dell’esistenza (a se stesso). 6
Il senso della vita
Filosofia
Che cos'è la filosofia?
…È un tentativo di costruire ipotesi sul significato della vita…
Dal Film "Monty Python: Il Senso della Vita" - The Meaning of Life -
di Terry Jones
Dopo la prima guerra mondiale l'uomo aveva dovuto assistere, quasi impotente, allo spettacolo
desolante che essa aveva prodotto: distruzioni materiali, svalutazione monetaria in tutti gli Stati
d'Europa, giovani vite spezzate, gravi crisi familiari e profonde lacerazioni delle coscienze
individuali. Quella guerra che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi politici, sociali ed
economici si concludeva con un'amara sconfitta dell'uomo, sia di quello vinto, sia di quello
vincitore. Ci si trovava di fronte ad una realtà che portava con sé forti tensioni sociali, oscure
paure per un incerto futuro e grave crisi dei valori morali.
In questo scenario quasi apocalittico nasce una nuova corrente filosofica, l'Esistenzialismo, che
vuole interrogarsi sul significato dell'esistenza umana e proporre nuove soluzioni che ridiano
all'uomo quella fiducia in se stesso e quella dignità miseramente naufragata col predetto periodo
della grande guerra.
L'epoca dell'Esistenzialismo è, quindi, un'epoca di crisi.
La filosofia esistenzialista considera l'uomo come un essere finito, gettato nel
mondo, continuamente lacerato in situazioni problematiche ed assurde.
È proprio dell'uomo nella sua singolarità che l'Esistenzialismo si interessa.
L'esistenza è un modo di essere finito, essa è possibilità cioè un poter-essere.
7
Al centro del pensiero esistenzialistico si trova il concetto di uomo singolo e
finito e quello di libertà, intesa come impegno e rischio concreto.
Alla radice dell'Esistenzialismo si trova il pensiero di Søren Kierkegaard
Il fulcro vivo della sua filosofia è precisamente l'esistenza.
L'esistenza non è un atto unitario, bensì si articola secondo una scala di possibilità e di
stadi, ciascuno dei quali si oppone al precedente e lo nega.
Tra i diversi stadi non vi è, però, alcun passaggio necessario e in questo senso si può parlare di
una dialettica qualitativa dell'esistenza, ossia di una dialettica che procede per salti.
La prima possibilità è di vivere in modo estetico. In questo stadio l'uomo considera le
contraddizioni della propria esistenza come qualcosa di accidentale, di esterno, e non è in grado
di dominarle.
L'uomo considera il mondo come uno spettacolo da godere, e si lascia vivere momento per
momento, senza effettuare nessuna scelta e, quindi, senza legarsi stabilmente a nulla.
Ma in questo modo la sua vita cade in una noia profonda che lo porta a fare, nello stadio etico,