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Sintesi
 Storia
- L’ascesa del nazismo
- L’antisemitismo
- I campi di concentramento
 Italiano
- Giuseppe Ungaretti, “Veglia”
 Filosofia
- Nietzsche ,
Dioniso come “SI” totale alla vita
 Latino
- Seneca
Le epistulae morales ad Lucilium
Libro III , lettera n° 23 "La gioia di vivere"
 Inglese
- George Orwell, “1984”
 Francese
- Charles Baudelaire, “Spleen”
 Geografia astronomica
- Le origini della Luna
 Arte
- Il cubismo
“Guernica“, di Pablo Picasso
Estratto del documento

al popolo tedesco.

L'antisemitismo

L'antisemitismo si può definire un'avversione nei

confronti degli ebrei che si traduce in forme di

discriminazione e di persecuzione, spesso cruenta e

culminata nel corso della seconda guerra mondiale

nello sterminio di milioni di persone.

Il termine fu coniato intorno al 1879 per designare

l'ideologia e l'atteggiamento persecutorio nei confronti

degli ebrei. L'ideologia antisemita si basa su una teoria

razzista, inizialmente formulata in Francia e in

Germania alla metà del XIX secolo, secondo la quale le

persone della cosiddetta "razza ariana" sarebbero per

fisico e temperamento superiori agli ebrei. Verso la fine

del XIX secolo in Europa si verificò un ritorno del

pregiudizio antisemita, ma stavolta su fondamenti

diversi. Ai motivi religiosi si sostituirono quelli politici

ed economici.

Anche lo sviluppo del capitalismo, in cui gli ebrei

ebbero un importante ruolo finanziario, contribuì alla

diffusione di stereotipi che alimentarono il pregiudizio

antisemita.

In Francia, Germania e Russia, contemporaneamente

alla diffusione di ideologie nazionalistiche e

anticapitalistiche, si diffuse, in misura molto maggiore

che negli altri stati europei, un forte risentimento nei

confronti degli ebrei.

Fu soprattutto in Germania e in Austria che si sviluppò

l'antisemitismo moderno.

Gli argomenti utilizzati dell'antisemitismo tedesco

erano fondamentalmente due:

il primo

- affermava la superiorità della "razza ariana"

e metteva in guardia dal pericolo di una sua corruzione

rappresentato dai matrimoni con individui di razza

ebraica;

il secondo

- sosteneva la pericolosità del liberalismo,

considerato da una parte dell'élite tedesca come una

dottrina squisitamente ebraica.

La diffusione dei sentimenti antisemiti fu utilizzata

spregiudicatamente da Bismarck contro le opposizioni

democratiche e marxiste: indicando gli ebrei come i

fomentatori delle lotte sociali, egli pensava di

contrastare l'affermazione del movimento socialista.

Da allora sulla scena politica tedesca vi fu sempre

almeno un partito apertamente antisemita fino al

1933, anno in cui l'antisemitismo divenne addirittura

politica ufficiale del governo nazionalsocialista.

I campi di concentramento.

“Un attentato ontologico all’umanità”

Tra il 1933 e il 1945, la Germania Nazista costruì circa

20.000 campi di concentramento, con l’intento di

imprigionarvi milioni di persone. Questi

campi venivano usati con diversi scopi:

oltre a quelli adibiti principalmente al lavoro forzato,

altri, invece, costruiti principalmente o esclusivamente

per l’eliminazione in massa dei prigionieri. Fin dal suo

avvento al potere, nel 1933, il regime Nazista cominciò

a realizzare una serie di strutture di detenzione per

“nemici dello

imprigionare ed eliminare i cosiddetti

Stato” . La maggior parte dei prigionieri, in quel primo

periodo, era costituita da cittadini tedeschi:

comunisti, socialisti, social-democratici, Rom, Testimoni

di Geova, omosessuali e persone accusate di

comportamenti ritenuti asociali o devianti.

“campi di

Queste strutture venivano chiamate

concentramento” in quanto servivano a

“concentrare” fisicamente i prigionieri in un unico

luogo.

Il trasporto delle vittime nei campi di sterminio

avveniva generalmente in treno.

La polizia pagava alle ferrovie di stato un biglietto di

sola andata di terza classe per ciascun deportato, se il

carico superava le 1000 persone, veniva applicata una

tariffa collettiva pari alla metà di quella normale. I

treni, composti da vagoni merci sprovvisti di tutto,

persino di buglioli e prese d'aria e molti deportati

morivano lungo il tragitto. Le destinazioni più

tristemente famose, fra le tante, furono Buchenwald,

Dachau, Bergen-Belsen, Flossenburg (in Germania),

Mauthausen (in Austria), Treblinka, Birkenau, Auschwitz

(in Polonia).

Quest'ultimo era il più grande tra i campi di sterminio;

vi trovò la morte oltre un milione di ebrei, molti dei

quali furono prima usati come cavie umane in

esperimenti di ogni tipo. Per una rapida eliminazione

dei corpi, nel campo vennero costruiti grandi forni

crematori.

Nel 1944 il campo fu fotografato da aerei da

ricognizione alleati a caccia di obiettivi industriali. I

successivi bombardamenti eliminarono le officine, ma

non le camere a gas.

I campi furono gestiti dalle SS (Schutzstaffel o unità di

protezione) con una brutale e severissima disciplina

"soluzione finale"

militare.In questi campi si attuò la ,

che aveva come scopo l'annientamento delle

"razze inferiori“

opposizioni e delle . Nei campi

tedeschi trovarono la morte circa 11 milioni di persone,

di cui più di 6 milioni di ebrei.

ITALIANO

- Giuseppe Ungaretti, “Veglia”

Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel

1888 da genitori lucchesi, che erano emigrati sia per

motivi di lavoro che per le loro idee anarchiche. Il padre,

operaio allo scavo del Canale di Suez, morirà due anni

dopo la nascita del poeta. La madre era fornaia. Può

comunque proseguire gli studi superiori in una delle più

prestigiose scuole di Alessandria. Nella prima giovinezza

frequenta le associazioni anarchiche e socialiste dei

nostri emigrati. Apprezza anche il simbolismo di Valery e

la filosofia intuizionista di Bergson, ma lo interessano

anche le esperienze di rinnovamento della forma e della

parola poetica, operate dai crepuscolari e dai futuristi.

Giunto in Italia nel 1914, entra subito in contatto con i

giovani intellettuali che facevano capo alle riviste "La

Voce" e "Lacerba". Nel 1916 pubblica, in

Il

pochissime copie, la sua prima raccolta di poesie,

porto sepolto, Allegria di

che confluirà poi nell'

naufragi del 1919. In questa raccolta è evidente lo

stretto legame tra poesia ed esperienza autobiografica.

Viene chiamato alle armi e combatte dal 1915 al 1918

come soldato semplice prima sul Carso e sull'Isonzo, poi

sul fronte francese. Ungaretti era di idee interventiste. E'

nel corso della guerra che matura i temi fondamentali

della sua poesia. Egli matura la convinzione che,

essendo la sua un'epoca "tragica", la poesia deve fornire

una conoscenza a-logica, a-razionale, intuitiva, che aiuti

a ritrovare l'originaria purezza-innocenza. Dopo la fine

della guerra soggiorna ancora a Parigi, poi nel 1920 si

stabilisce a Roma con un impiego presso il Ministero

degli esteri. Il porto sepolto

Nel '23 ripubblica , questa volta con

una presentazione di Mussolini. Intorno al '28, nel

monastero di Subiaco, matura la sua conversione

religiosa, poiché egli si rende conto che scoprire il

mistero dell'animo umano significa, in ultima istanza,

Inni

scoprire Dio. Scrive gli , che sono il cuore del suo

Sentimento

secondo libro,

del tempo , pubblicato nel 1933. Nel 1931 aveva

Allegria di naufragi

ripubblicata la raccolta , col titolo

Allegria . Nel 1936, a causa di ristrettezze economiche,

decide di accettare la cattedra di Letteratura italiana

presso l'Università di San Paolo in Brasile, dove resterà,

con la famiglia, sino al 1942, cioè fino a quando anche il

Brasile entrerà nella seconda guerra mondiale.

Nel '39 gli muore il figlio Antonio di 9 anni, questa

esperienza, insieme a quella della morte del fratello e

allo scoppio della guerra, lo portano a scrivere nel 1947

Il dolore . Finalmente ottiene, per chiara fama, la

cattedra di Letteratura moderna e contemporanea

all'Università di Roma, dove resterà fino al 1958. Muore

a Milano nel 1970, al ritorno da un viaggio negli Usa.

Poco prima Mondadori aveva pubblicato in un unico

Vita d'un

volume tutta la sua produzione letteraria

uomo . Per illustrare brevemente la poetica di Ungaretti

Vita di

possiamo partire proprio da quest'ultimo titolo "

un uomo". Poesia e biografia sono infatti per Ungaretti

strettamente legate, tanto che sono proprio le

esperienze di vita a determinare alcune precise scelte di

stile e contenuto assolutamente innovative per la poesia

italiana.

La prima, e fondamentale, è l'esperienza di soldato.

Sepolto in trincea tra fango, pioggia, topi e compagni

moribondi, il giovane poeta scopre

una nuova dimensione della vita e della sofferenza che

gli sembra imporre, per poter essere descritta,

la ricerca di nuovi mezzi espressivi.

Veglia

Cima Quattro, il 23 Dicembre 1915

Un intera nottata

Buttato vicino

A un compagno

Massacrato

Con la bocca

Digrignata

Volta al plenilunio

Con la congestione

Delle sue mani

Penetrata

Nel silenzio

Ho scritto

Lettere piene d’amore

Non sono stato

Tanto

Attaccato alla vita

“Ero in presenza della morte, in presenza della

natura, di una natura che imparavo a conoscere

in modo terribile. Dal momento che arrivo ad

essere un uomo che fa la guerra, non è l’idea di

uccidere o di essere ucciso che mi tormenta, ero

un uomo che non voleva altro per sé, se non i

rapporti con l’assoluto, l’assoluto che era

rappresentato dalla morte“.

Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico,

né per nessuno, c’è la presa di coscienza della

condizione umana, della fraternità degli uomini nella

sofferenza, dell’estrema precarietà della loro

condizione. C’è volontà d’espressione, necessità

d’espressione, nel Porto sepolto, quell’esaltazione

quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di

vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla

quotidiana frequentazione della morte.

“Viviamo nella contraddizione. Posso essere un

rivoltoso, ma non amo la guerra. Sono anzi un

uomo della pace. Non l’amavo neanche allora,

ma pareva che la guerra s’imponesse per

eliminare la guerra. Erano bubbole, ma gli

uomini a volte si illudono e si mettono dietro

alle bubbole”.

Il poeta ha accanto un soldato morto, con le mani

congelate e la bocca digrignante volta verso la luce

della luna. Nonostante questa situazione penosa e

terrificante, il poeta scrive una lettera d’amore,

attaccato alla vita come non mai. Nella drammaticità

della situazione, percepisce solo la propria volontà di

vivere, che prevale su tutto.

I versi sono liberi e di vario ritmo (settenari, senari,

quinari), raggruppati in due strofe di diversa

lunghezza. Gli “a capo” sono frequenti e fuori di ogni

regola, sembrano obbligare la voce a sostare nella

lettura, quasi a scandire, manca la punteggiatura.

"Il Porto

Con questa lirica entra per la prima volta ne

Sepolto" ”Allegria“

, e poi nell’ , il

tema della guerra. La poesia è la prima atroce pagina

del "diario di guerra", nel quale il poeta racchiude

l'esperienza della trincea ,un anno terribile sul fronte

del Carso, dal dicembre del 1915 al dicembre del 1916.

La lirica inizia con la descrizione espressionistica e

molto incisiva, nei primi versi, del commilitone morto

accanto al soldato Giuseppe. Alla

morte, il poeta oppone l'esperienza, la consolazione,

l'ancora di salvezza della scrittura, riscoprendo in sé

un fortissimo attaccamento alla vita. Nella splendida e

silenziosa notte di plenilunio, nasce la volontà di

espressione, necessità selvaggia dello slancio vitale,

dell'appetito di vivere, che è moltiplicato dalla

prossimità e dalla quotidiana frequentazione della

morte. Dando un primo sguardo alla poesia si può

capire che parla della prima guerra mondiale, in realtà

non è così semplice come appare poiché nasconde un

messaggio ermetico. Questo ci viene dimostrato dal

"buttato".

primo verbo

L'autore con una sola parola estremamente semplice è

riuscito a dimostrare e a farci comprendere il suo stato

d'animo e le sue sensazioni. Si è sentito vecchio,

scartato e inutilizzato dall'intera società.

Probabilmente non era consapevole che l'unica vera

colpevole, di tali sentimenti, fosse la guerra.

Così Ungaretti in una sola parola ha costruito un

paragone , lui buttato nel

fango come uno straccio usato. In molte altre occasioni

utilizza termini che costituiscono un intero verso.

E' una dimostrazione dell'ermetismo, ogni singola

parola cela un significato nascosto.

Nel penultimo verso in cui l'autore si serve di una sola

parola, lo spazio bianco sembra quasi volerne

prolungare il suono, l'eco.

Lo scrittore usa per il compagno ormai sconfitto dalla

morte verbi di modo indefinito, mentre per sé utilizza

quello finito, attribuendo loro significati precisi.

Possiamo trovare altre analogie, stavolta riferite al

compagno morente, o meglio alle mani e alla bocca.

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