Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Vita e Intelligenza Artificiali
Autore: Spigler Giacomo
Descrizione: "Vita e Intelligenza Artificiali" e un documento che tratta due concetti, comunque strettamente legati (diciamo che, oltre a creare l'Intelligenza Artificiale, ci piacerebbe renderla un organismo autonomo), che seguono l'umanità da millenni. Che cos'è la vita? Come si è sviluppata? Perchè pensiamo? Siamo gli unici esseri in grado di farlo? In che modo possiamo creare una forma di vita artificiale? Qual'è il segreto dell'intelligenza?
Tutte queste domande e molte altre hanno tormentato pensatori di ogni epoca, anche se è solo dopo la nascita della Scienza che l'indagine in questi ambiti ha incominciato a muoversi in modo programmatico: dobbiamo pensare che se non si ammettono esclusivamente meccanismi materialistici potrebbe, a seconda delle diverse convinzioni personali, risultare impossibile creare un essere vivente, e pertanto impedirne il tentativo.
Il fatto stesso di pensare di poterlo fare, infatti, implica la convinzione che il funzionamento della vita dipenda unicamente dalla materia e dalla sua organizzazione, ed esclude necessariamente qualsiasi convinzione trascendentale e spiritualistica. Un ragionamento analogo si può fare con la creazione di un'Intelligenza Artificiale, la creazione di una coscienza, di un essere pensante. Sono molte le persone che ritengono tutto questo possibile, ed anch'io mi schiero su questo fronte.
La tesina si presenta piuttosto estesa, e giusto a questo proposito vorrei fornire dei chiarimenti: sinceramente ritengo che gli argomenti trattati siano piuttosto importanti e seri, e non me la sono pertanto sentita di banalizzarli con una tesina tradizionale.
Area: scientifica
Materie trattate: fisica: entropia (vita artificiale, definizioni di 'vita'), semiconduttori inglese: I. Asimov storia: Rivoluzione Industriale filosofia: I. Kant e la mente arte: Impressionismo, Cezanne, Cubismo; lo studio della funzione visiva nell'uomo italiano: L. Pirandello e la crisi della modernita' (e delle macchine) latino: T. Lucrezio Caro, materialismo, premessa indispensabile per l'idea di poter creare vita e intelligenza artificiali.
Bibliografia: [Bre02] C. Breazeal, Designing sociable robots, 2002. [Min88] M. Minsky, The society of mind, 1988. [Spi09] G. Spigler, http://code.google.com/p/lissom/. [Tur36] A. Turing, On computable numbers, with an application to the entscheidungsproblem, Proceedings of the London Mathematical Society (1936).
6 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
essere considerata, almeno per il momento, universale, dal momento che
non parte direttamente dall’osservazione della vita a noi nota, ma prende in
esame il meccanismo fisico che la rende possibile. Nessun modello è defini-
tivo, e la ricerca in questo settore è piuttosto recente; in futuro verrà senza
dubbio modificata e rivista, si scopriranno cose nuove e si avranno strumenti
migliori; probabilmente un giorno entreremo in contatto con altre forme di
vita, ed allora avremo nuovi dati da elaborare e da verificare. Fino ad allora,
tuttavia, questa è una delle definizioni, o comunque dei concetti, migliore
che abbiamo per descrivere la vita.
1.2.3 Conclusione
Definire che cos’è la vita non è una cosa facile. La sua definizione è una
questione delicata e soggetto di attuale ricerca, e potrebbe risultare indis-
pensabile per riconoscere altre forme di vita nell’universo, se non addirittura
sul nostro stesso pianeta. Vorrei stare un attimo in particolare su questo
punto: un esempio estremamente noto sono i virus. Sono essi forme di vita?
Perché? Perché no? Secondo la definizione più classica, non lo dovrebbero
essere, in quanto per la riproduzione si servono di altri organismi, e non sono
dunque “completi” da soli; i virus però sono vivi, se ci basiamo su consid-
erazioni basate sull’entropia. Un esempio meno noto sono i prioni, proteine
capaci di auto-replicarsi. Il particolare interesse per queste molecole -che
possono mutare, divenendo anche molto pericolose, causando malattie come
la “Mucca Pazza” (BSE)- risiede nel fatto che sono le uniche (a noi note) ca-
paci di auto-replicazione, escludendo ovviamente DNA ed RNA. Anche per
i prioni si pone, ed è ancora più drastico, il problema della classificazione,
avendo i requisiti fisici per poter essere definiti “vivi”, sebbene non siano au-
tonomi (necessitano di altre molecole per replicarsi). Certo per poter creare
delle forme di vita artificiali dovremo trovare una soluzione soddisfacente.
Tanto per ricollegarci agli argomenti successivi è possibile, per esempio,
definire vivo un robot capace di replicarsi costruendo altri esemplari a lui
simili? Effettivamente la risposta potrebbe non essere necessaria, ma con il
progresso della robotica e dell’intelligenza artificiale si giungerà ad un punto
in cui si dovrà trovare un modo di distinguere -o assimilare- una macchina
da un essere vivente, e ciò potrebbe non essere facile.
1.3. L’INTELLIGENZA 7
1.3 L’Intelligenza
Come per il concetto di essere vivente, non è facile definire con precisione
che cosa sia l’Intelligenza. Anche se questo tema è presente un forte dibat-
tito, ancora più aspro di quello riguardante la vita. Innanzitutto dobbiamo
scartare, poiché ci stiamo occupando di scienza, ogni concezione che deleghi
ad uno “spirito” o “anima” l’intelletto umano, e basarci esclusivamente sul-
l’idea che sia dovuto alla particolare interazione della materia nel nostro
cervello. A questo proposito vorrei precisare che in questa sezione si parlerà
solo dell’Intelligenza dell’uomo, essendo l’unica a noi nota -finora-. Fatte le
nostre premesse, possiamo iniziare a porci il problema di come riconoscere
un essere intelligente, ovvero di determinare delle caratteristiche su cui pos-
siamo riflettere.
Innanzitutto il termine deriva dal latino “intelligere”, ovvero “comprendere”:
questo è senza dubbio il tratto dominante, ma cosa significa veramente “com-
prendere”? Siamo di nuovo al punto di partenza.
Una semplice definizione potrebbe essere intelligenza=“la capacità di appli-
care precedenti conoscenze per agire in modo più efficacie nell’ambiente”,
tuttavia è molto riduttiva. Lo psicologo americano D. Wechsler invece la
definisce come “il complesso delle abilità di un individuo di agire con uno
scopo, di pensare razionalmente e di relazionarsi con successo con l’ambi-
ente”, o ancora Sternberg & Salter la definiscono “comportamento adattivo
diretto ad uno scopo”. Ovviamente di definizioni ne abbiamo a migliaia,
ed in tempi più recenti si è anche provato a dividere l’intelligenza in varie
sottointelligenze, come il modello delle Intelligenze Multiple (logica, linguis-
tica, spaziale, musicale, motoria, intrapersonale, interpersonale) di Howard
Gardner, o l’introduzione dell’Intelligenza Emotiva. È comunque da notare
che la maggior parte delle definizioni, tra cui quelle qui citate, sono state
create nell’ambito della sola psicologia, ma con i moderni progressi delle neu-
roscienze possiamo ora provare a formulare delle definizioni migliori, anche
se più complicate (basandosi ad esempio sulla capacità del sistema nervoso
umano di analizzare complessi pattern di dati sensoriali provenienti dal mon-
do esterno producendo una risposta dopo averli integrati con le conoscenze
precedentemente acquisite).
All’intelligenza vengono anche spesso ricondotti concetti come il linguaggio,
la creatività, parzialmente l’apprendimento e la percezione sensoriale. Di
questi concetti ci occuperemo nei paragrafi successivi; in seguito passeremo
a parlare della creazione dell’Intelligenza Artificiale.
8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
1.3.1 Mente
Oltre al concetto di Intelligenza, dobbiamo anche parlare della “Mente”,
sebbene siano spesso visti come sinonimi. La Mente, citanto il celebre scien-
ziato del MIT Marvin Minsky, è “ciò che il cervello fa” [Min88]. Sostanzial-
mente per mente intendiamo il complesso delle funzioni superiori del cervel-
lo, quali l’autocoscienza, la personalità, il pensiero, la ragione, la memoria,
l’intelligenza, la volontà e l’emozione. Dobbiamo anche notare che sebbene
molte specie animali condividano con l’uomo alcune di queste facoltà, il ter-
mine viene solitamente impiegato a proposito degli esseri umani, o anche a
volte in relazione a certe presunte entità sovrannaturali come ad esempio le
divinità.
Come possiamo vedere il concetto di Mente è più completo e complesso di
quello di Intelligenza, maggiormente legato a pratiche capacità risolutrici di
problemi, e diventa fondamentale nella definizione dell’individuo cosciente.
Nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale è uso rapportarsi al problema in vari
modi, a seconda delle proprie linee di pensiero: taluni cercano di ottenere un
“Intelligenza” capace di risolvere problemi e di agire in modo complesso ed in
situazioni dinamiche; altri invece mirano ad una “Mente”, ovvero a creare
un essere autocosciente e dotato di tutte le equivalenti caratteristiche del
cervello umano (possibilmente migliorate). Questo secondo percorso è ovvi-
amente più complicato, ma è anche, a mio parere, decisamente interessante,
in quanto sarebbe la vera creazione di un’entità artificiale pensante.
1.3.2 Linguaggio
Il linguaggio è un sistema di sinboli finiti arbitrari combinati in accordo alle
regole della grammatica per poter comunicare. I vari linguaggi usano suoni
e grafemi, e rappresentano mediante combinazioni di essi oggetti, concetti,
3
emozioni, idee e pensieri, e si sono sviluppati nell’uomo a seguito di muta-
menti strutturali della cavità orale. Il linguaggio è stato da sempre studiato
ed oggetto di notevoli riflessioni, e cosı̀ la sua evoluzione nel tempo e nello
spazio. La scuola linguistica strutturalista mette, ad esempio, in evidenza le
strutture grammaticali sintattiche, che sono gli elementi del linguaggio più
stabili, mentre d’altra parte la scuola romantica, sviluppatasi nell’Europa
centrale a metà Ottocento, vedeva nel linguaggio lo spirito di un popolo, e
preferiva mettere in evidenza soprattutto i caratteri di differenza dalle altre
lingue piuttosto che le simulitudini, facendo cosı̀ prevalere la semantica sulla
3 in realtà altre specie animali hanno sistemi di comunicazione efficienti e sviluppati, in
particolare i delfini, ma non raggiungono comunque le capacità degli esseri umani
1.3. L’INTELLIGENZA 9
sintassi.
Le lingue infatti sono molto diverse tra loro, pur presentando alcune analo-
gie a seconda del ceppo di appartenenza, ovvero ad una comune evoluzione
precedente. Il linguaggio è estremamente importante ai fini del nostro stu-
dio sull’Intelligenza per vari motivi; innanzitutto l’uomo è -di fatto- l’unico
essere vivente a noi noto che lo possiede, e questo mostra la loro relazione,
quindi il nostro pensiero ragionativo è dialogico. Il nesso c’è, ed è ancora
più marcato quando studiamo il fenomeno a livello neurologico.
Figura 1.1: Aree di Broca e di Wernicke
In figura 1.1 è possibile osservare le due principali aree della corteccia
cerebrale (emisfero sinistro) coinvolte nella produzione e nella comprensione
del linguaggio. Studiando lesioni a queste regioni si è infatti osservata afa-
sia di vario tipo, ed è stata scoperta la loro importanza in diverse funzioni
comunicative (sono di notevole importanza per la parola e la scrittura, ma
anche ad esempio per i gesti dei sordomuti).
Il linguaggio dunque caratterizza gli esseri umani, e nasce dalla maggiore
complessità del cervello dell’uomo, in cui si sono specializzate queste strut-
ture. Esso si accompagna allo sviluppo dell’intelligenza, in quanto richiede
meccanismi sofisticati, ed è un importante e utile strumento comunicativo e
creativo (si veda la sezione apposita).
10 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
1.3.3 Creatività
Arriviamo allora a parlare del concetto di Creatività . Esso è relativamente
recente, in quanto solamente nel Novecento si incomincia a concepirlo come
atteggiamento mentale proprio degli esseri umani. L’atto del creare è stato
a lungo percepito come attributo esclusivo della divinità, mentre la carat-
teristica dell’uomo era l’invenzione, il genio, e dal 1700 il progresso e l’inno-
vazione. Per gli antichi greci la creatività coincideva con la capacità poetica,
idea poi ripresa dal filosofo Ralph Waldo Emerson nel suo saggio “Il poet-
a”. Tra le molte definizioni di creatività una molto significativa è quella
di Henri Poincaré: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni
nuove, che siano utili”. Essa è espressione tipicamente umana perchè si
fonda anche sul possesso di un linguaggio a volte astratto (fatto di parole,
numeri, note musicali) e atto a compiere discriminazioni sottili, ma sembra
che molte specie di mammiferi, ed in particolare i Primati, abbiano delle
corrispondenze “creative”. In ambito neurologico sono riscontrabili teorie
per una “neuropsicologia della creatività”, che la studia con metodi tipici
dell’osservazione delle funzioni cerebrali, quali ad esempio tecniche di imag-
ing del cervello in attività, e che si concentra sulle capacità dell’atto creativo
addebitabili a differenze individuali, e dunque affinabili tramite una pratica
e un insegnamento. Sarnoff Mednick si occupò dell’aspetto ricombinatorio:
il cervello contiene informazioni memorizzate in forma discreta, e appositi
stati mentali potrebbero favorire associazioni nuove tra gli elementi esisten-
ti. Albert Rothenberg fece riferimento alla presenza di un pensiero allusivo
nei soggetti creativi capace di cogliere associaziooni remote e infrequenti
senza sentirsi disturbati dalla loro stranezza. La creatività è spesso legata,
inoltre, alla disinibizione dei processi associativi, e può per questo essere
legata a varie psicopatologie (un esempio sono i vari studi condotti sulla
schizofrenia). Questa caratteristica dell’Intelligenza sembra dunque essere
una conseguenza del particolare modo in cui l’uomo immagazzina esperienze
ed informazioni nel cervello, e di quanto importante sia la memoria associati-
va. Il compito biologico di gran parte della nostra corteccia cerebrale è legato
alla percezione sensoriale, ma i dati che ci provengono in ogni istante dagli
organi di senso, seppur filtrati nelle basse strutture cerebrali (Talamo e Mi-
dollo Allungato), sono un insieme caotico di informazioni anche contrastanti.