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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: Verso un nuovo modello di sviluppo

Autore: Barbato Matteo

Scuola: Liceo scientifico

Descrizione: la ricerca di un nuovo sviluppo che sia il giusto equilibrio tra benessere sociale e sostenibilità  ambientale è la sfida che luomo ha davanti a sé.

Il modello economico globale è il sottosistema di un sistema ancora più grande: la biosfera. Il "sottosistema economia" è proiettato verso una crescita espansiva, mentre il "sistema biosfera" non cresce, rimane delle stesse dimensioni; quindi, crescendo, l'economia invade la biosfera, non tenendo conto del limite delle risorse naturali, nonché della loro salvaguardia. Ed è proprio questo il costo fondamentale della crescita economica, la quale influenza anche la società , i costumi e gli stili di vita.

Materie trattate: Filosofia, Storia, Italiano, Latino, Scienze, Fisica, Inglese, Storia Dell'Arte

Area: scientifica

Sommario: Italiano, Pier Paolo Pasolini Filosofia, Guy Debord e Herbert Marcuse Inglese, Naomi Klein Latino, Seneca Storia dell'Arte, Pop Art e Andy Wharol Scienze, Le tappe dello sviluppo sostenibile Fisica, la fusione nucleare Storia, le origini del capitalismo

Bibliografia: - La società  dello spettacolo - Guy Debord - Baldini Castoldi Dalai - Il pianeta malato - Guy Debord - Nottetempo - No Logo - Naomi Klein - Baldini Castoldi Dalai - Scritti Corsari - Pier Paolo Pasolini - Garzanti - Manoscritti economico-filosofici del 1844 - Karl Marx - Einaudi - Il libro di fisica - Isaac Asimov - Mondadori - Geologia dei pianeti, Il clima che cambia - Palmieri, Parotto - Zanichelli - Itinerari di filosofia - Abbagnano, Fornero - Paravia - Opera - Garbarino - Paravia - L'undicesima ora - Peterson, Conners - L'altro modello - reportage di Michele Buono, Piero Riccardi -

it.wikipedia.org

- it.encarta.msn.com

-

- www.utopie.it

-

- www.filosofico.net

- www.report.rai.it

- lasers.llnl.gov

- venus.unive.it

Estratto del documento

I FENOMENI SOCIALI

DEBORD E LA CRITICA ALLA SOCIETÀ CONSUMISTICA

Oggi, l’accumulazione del capitale e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa hanno

consumismo)

permesso di spingere il cosiddetto “feticismo delle merci” (o ad un grado

precedentemente impensabile. Guy Debord società dello spettacolo,

Il risultato di questo processo è quella che definirebbe che è

anche il titolo di un libro da lui pubblicato nel 1967. Ne La società dello spettacolo il filosofo Debord

critica, in 221 tesi, la società capitalistica in cui oggi viviamo, soffermandosi in particolare sul legame

tra il sistema economico basato sul consumismo ed i rapporti tra le persone, tra il singolo individuo e la

realtà stessa.

Con oltre trent’anni di anticipo Debord si è dimostrato più che profetico nei suoi studi su fenomeni

sociali di massa; egli descrive una società, costituita da individui alienati e reificati, che hanno perso il

contatto con la vera realtà e natura delle cose, dei fatti, della storia. La quotidiana esistenza, dal lavoro

possesso,

al tempo libero, passando per le relazioni inter-personali, è permeata dal concetto di

accumulazione e consumo, dettati da un bisogno indotto dall’esterno e strutturato in modo da non

essere mai soddisfatto completamente, così da alimentare in continuazione la macchina economica di

quelle che oggi chiamiamo multinazionali. Nelle pagine del suo libro (ma anche nei film-documentari

autoprodotti all’epoca) il filosofo si basa molto sui testi del giovane Hegel e di Marx, operando quello

détournement,

che lui stesso definisce ovvero una riscrittura creativa delle loro tesi.

GUY DEBORD - CENNI BIOGRAFICI

Guy Debord nasce a Parigi nel 1931. All’età di quattro anni rimane orfano di padre. Compie tutti i

suoi studi a Cannes. A diciotto anni ritorna a Parigi. Qui scopre il surrealismo e avviene

l’incontro con il poeta Isidore Isou ed i suoi amici lettristi. Dopo

un’iniziale adesione, si allontana sia dal surrealismo, sia da Isou, e nel

1952 insieme all’ala radicale del lettrismo dà vita all’Internazionale

Lettrista, in aperto contrasto con il fondatore del movimento.

Nel luglio del 1957 a Cosio d’Arroscia, paesino ligure, fonda

l’Internazionale Situazionista. Costituzione alla quale, oltre a Debord,

prendono parte Gianfranco Sanguinetti, il pittore Pinot-Gallizio,

Milanotte, artisti del movimento COBRA (Copenaghen, Bruxelles,

Amsterdam), il comitato psico-geografico di Londra, ed il Movimento

per una Bauhaus Imaginista. L’Internazionale Situazionista si attesta su

una critica totale dell’ordine esistente, sotto l’aspetto politico,

economico (consumismo) e urbanistico. Il testo costitutivo fu scritto

dallo stesso Debord con il titolo: Rapporto sulla costruzione di situazioni

e sulle condizioni dell’organizzazione e dell’azione della tendenza

situazionista internazionale.

Dal 1958 l’Internazionale Situazionista inizia a pubblicare una rivista semestrale omonima della quale

Debord sarà direttore fino al 1969, anno dello scioglimento del gruppo, e nella quale pubblicherà

numerosi articoli.

Visita molto spesso l’Italia, in particolare durante gli “anni di piombo”, fino al 1977 quando il governo

Andreotti, con Cossiga Ministro dell’Interno, decreta la sua espulsione con l’accusa di fomentare il

clima insurrezionale del paese.

Nel 1959 esce Memoire, libro scritto da Debord in collaborazione con il pittore Asger Jorn. 4

Nel 1967 scrive il suo capolavoro, La Società dello Spettacolo, destinato ad avere una vasta eco

mondiale soprattutto dopo il Maggio ‘68. In quest’opera Debord afferma che i paesi capitalisti si

stanno evolvendo verso una società in cui gli individui sono meri spettatori passivi di un flusso di

immagini scelte dal potere, giustificatrici dell’assetto istituito, che si sostituiscono completamente alla

realtà. Circa vent’anni dopo, nel 1988, pubblica i Commentari sulla Società dello Spettacolo, in cui

afferma che il processo descritto nell’opera precedente aveva subito negli ultimi anni un’ulteriore

accelerazione verso quello che definisce lo “spettacolarismo integrato”.

In occasione dell’assassinio del suo amico ed editore Gerard Lebovici, avvenuto nel 1984, pubblica

Considerazioni sull’Omicidio di Gerard Lebovici (1985).

Nonostante sia stato una persona molto schiva, non concedeva interviste, non aveva il telefono, non si

lasciava fotografare (se non in rare occasioni), tanto da essere considerato l’intellettuale più misterioso

degli ultimi ann, Debord ha realizzato due autobiografie: Panegirico (1989) e Questa Cattiva

Reputazione (1993).

Tra il 1952 ed il 1978 dirige tre lungometraggi e tre cortometraggi. I film sono: Hurlements en Faveur

de Sade (1952); La Société du Spectacle (1977); e In Girum Imus Nocte et Consumimur Igni (1978). I

cortometraggi sono: Sur le Passage de Quelques Personnes à travers une Assez Courte Unité de Temps

(1959); Critique de la Séparation (1961); e Réfutation de tous les jugements, tant élogieux qu’hostiles,

qui ont été jusqu’ici portés sur le film «La Société du spectacle» (1975).

Lo scarso successo ottenuto da questi film induce Debord a pubblicarne i dialoghi nel volume Opere

Cinematografiche Complete 1952-1978. Altra opera dedicata al cinema è Contro il Cinema, pubblicata

nel 1968.

Il 30 Novembre del 1994 nella sua casa di Champot, paesino dell’Alta Loira, muore suicida con un colpo

di pistola.

PERCHÉ SPETTACOLO?

“Dai tempi del teatro greco lo spettacolo è divenuto istituzione sociale in cui, gruppi di persone dette

spettatori, passano il proprio tempo assistendo ad una recita in balìa delle proprie emozioni. Nulla di

scandaloso in tutto ciò. Lo spettatore, dopo avere assistito alla tragedia che si rappresentava, tornava

alla sua vita di sempre avendo magari imparato qualcosa in più sui problemi dell’umano vivere. I mezzi

di comunicazione di massa hanno stravolto completamente questo assetto. La dimensione spettacolare

tutto è spettacolo:

è stata portata al massimo grado di esposizione: dai telegiornali alle guerre, dal

farsi una doccia al friggersi un uovo.” 5

Lo spettacolo è l’oggetto centrale della critica di Debord a questa società e, a differenza di quanto si

possa pensare, non si rifà semplicemente all’influenza esercitata dai mass-media, la quale è

certamente la sua manifestazione sociale più evidente. La televisione (celeberrimo esempio), infatti, ne

rappresenta soltanto la più evidente espressione.

“Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra le persone, mediato dalle

immagini.”

Lo spettacolo si presenta come la società stessa, come lo strumento di unificazione e concentrazione di

ogni sguardo e ogni coscienza, ma per lo stesso fatto che svolge questa funzione è il luogo dell’inganno

dello sguardo e il centro della falsa coscienza (tesi 3).

La sesta tesi, tuttavia, è molto più espressiva, inquadrando meglio il concetto di spettacolo: esso,

è il risultato del modo di produzione esistente:

compreso nella sua totalità, la società in cui viviamo, i

nostri stili di vita, sono stati totalmente cambiati in funzione di un sistema economico basato

sull’accrescimento dei capitali e sull’influenza della sottocultura del consumo. Le categorie specifiche

che l’autore utilizza per distinguere, nel corso della storia, l’evoluzione dello “spettacolo” sono le

seguenti:

- lo spettacolo concentrato, proprio delle società totalitarie e dittatoriali, dove, a causa del

minore sviluppo economico, le merci sono sostituite dall’ideologia e dall’identificazione con un

capo supremo (come ad esempio il Nazismo, il Fascismo e l’URSS);

- lo spettacolo diffuso, tipico delle società capitalistiche e basato sul consumismo.

Successivamente, nei Commentari, scritti tra l’altro verso il tramonto del più eccezionale spettacolo

concentrato (l’Urss), Debord traccia il percorso che avrebbe portato alla nascita del cosiddetto

spettacolo integrato. Il crollo del modello sovietico e l’apparente scioglimento dell’equilibrio del

terrore avrebbero necessariamente trasformato le democrazie occidentali, togliendo loro ogni

incentivo alla virtù. Il sistema si sarebbe così trasformato in una combinazione fra i due modelli

precedenti: il modello degli USA dopo la caduta del muro di Berlino è esattamente questo. In un

capitalismo finanziario basato su una ricchezza “inventata”, “la forma di merce e il rapporto di valore

dei prodotti di lavoro nel quale si presenta non ha assolutamente nulla a che fare con la loro natura

fisica”; parole di Marx, tratte da quella parte del Capitale che maggiormente influenzò Debord.

IL CONCETTO DI MERCE, “IN PRESTITO” DA MARX

In Marx: “l a merce, forma elementare della ricchezza nella

società capitalistica, è innanzi tutto un valore d'uso, un oggetto utile

che soddisfa bisogni umani di qualunque specie. Ma ogni merce è

depositaria anche di un altro valore che permette il suo scambio

con certe quantità di altre merci; ha anche un valore di scambio.

Dunque allo stesso tempo un valore d'uso, in relazione alla sua

qualità, e un valore di scambio, in relazione alla sua quantità; il

primo valutato in funzione del consumo, il secondo in funzione dello

scambio. La domanda spontanea di Marx è: "un'opera di Properzio e

otto once di tabacco da fiuto possono avere lo stesso valore di

scambio nonostante la diversità fra il valore d'uso di un tabacco o di

un'elegia?"; cosa hanno in comune le due merci? La risposta è la

quantità di denaro, che tuttavia non è sufficiente a giustificarne la

scambiabilità; è qui che entra in gioco il fattore comune della

quantità di lavoro impiegato per la loro produzione. La grandezza di

valore di una merce è allora determinata dalla quantità di lavoro

concreto racchiuso in essa. 6

Tuttavia la merce contiene anche una parte di lavoro astratto, quello cioè che la società riconosce socialmente

utile ai suoi fini. Proprio quest'ultimo elemento spiega perché due prodotti che a parità d'abilità hanno la stessa

quantità di lavoro concreto, poi non abbiano lo stesso prezzo, non vengano cioè scambiati alla pari. La società

riconosce minore utilità sociale al prodotto a prezzo minore, cioè in quella merce il lavoro astratto è inferiore

alla quantità di lavoro concreto necessario a produrla. In una società raffinata anche se il lavoro concreto per

produrre un profumo è di molto inferiore a quello necessario per allevare una pecora, il profumo avrà un prezzo

più elevato perché per esso il lavoro astratto è molto superiore a quello connesso alla pecora. La produzione

capitalistica ha proprio questo di caratteristico: essa orienta la produzione in vista dei prodotti che la società

ritiene più utili ai propri fini.

È chiaro quindi che il parlare della merce in sé senza far ricorso all'attività lavorativa dell'uomo è una forma di

feticismo. Avviene in campo economico quello che già accadeva per la sfera religiosa. Quello che è un puro

prodotto del cervello umano viene fatto valere come un essere indipendente: Dio. In questo modo, quelli che

sono semplici prodotti della mano umana vengono rappresentati come "cose sociali" dotate di vita propria.

KARL MARX - CENNI BIOGRAFICI Karl Marx nacque a Treviri nel

1818. Figlio di un brillante

avvocato ebreo che, insieme con la

famiglia, si era convertito al

protestantesimo per motivi

politici, nonostante fosse rimasto

su posizioni sostanzialmente

agnostiche, Marx ebbe

un'educazione improntata al

liberalismo ed in un primo

momento pensò di seguire la

carriera paterna iscrivendosi a

Giurisprudenza.

A Berlino, però, il contatto con il

club dei Giovani Hegeliani (dei

quali in seguito rinnegherà le

posizioni) e con il pensiero di

Hegel, lo portarono a maturare la

decisione di abbandonare Legge e di iniziare a frequentare la facoltà di filosofia a Jena, dove si laureò

con una tesi su Democrito ed Epicuro. Data la politica reazionaria vigente in Prussia, decise che le sue

posizioni politiche non gli avrebbero permesso di intraprendere serenamente la carriera universitaria e

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