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Storia: la rivoluzione Russa
Inglese: George Orwell (1984)
Italiano: Niccolò Machiavelli (Il Principe)
Latino: Seneca (De Clementia); Sant'Agostino (De civitate Dei)
Geografia astronomica: La Luna e l'uomo sulla Luna
Fisica: il moto perpetuo
Matematica: l'asintoto
Storia dell'arte: il Futurismo
presenta l’istanza socialista, ed un comunismo superiore
ed autenticamente tale.
STORIA
La Rivoluzione Russa
L e grandi rivoluzioni della storia moderna hanno tutte
segnato in profondità la vita di molti popoli, anche in
terre lontane dai luoghi in cui gli eventi si sono verificati.
La Rivoluzione russa del 1917 ha puntato a divenire una
sorta di rivoluzione universale, secondo i dettami
dell’internazionale marxiano. Durante lo scoppio della
Prima guerra mondiale la
Russia zarista decise di
intervenire. Nessuno però,
pensava in una guerra
lunga. Infatti la Russia era
in notevole difficoltà
dovuta alla scarsa
industrializzazione che
non la rendeva capace di
produrre materiale
belligerante per la guerra
contro la Germania. Così
all’inizio del 1917 l’esercito era al collasso. Non si
IX
trattava solo di una crisi militare dovuta alla mancata
industrializzazione bensì anche dalla grave crisi di
credibilità dello zarismo, che aveva portato il Paese in
una guerra estremamente distruttiva. Ben pochi ormai si
riconoscevano nello zarismo. Bastò quindi poco per la
caduta dell’ultimo zar: manifestazioni a San Pietroburgo
nel febbraio del 1917 ebbero pieno appoggio delle truppe
di stanza nella regione e allo zar Nicola II non restò che
abdicare. Ormai l’impero era crollato e stava nascendo
una Repubblica. Così si formarono due centri di potere: il
governo provvisorio e il soviet di Pietrogrado. La
Repubblica russa però,appariva incapace di far fronte agli
immensi problemi del paese. Questa era la situazione
quando Lenin tornò, nell’aprile del 1917 dall’esilio,
presentando ai bolscevichi un documento: le cosiddette
Tesi di aprile. Le Tesi affermavano tre idee fondamentali:
tutto il potere ai soviet; far uscire immediatamente la
Russia dalla guerra e confiscare le terre e metterle a
disposizione dei soviet locali. Questo programma suscitò
molte opposizioni nello stesso partito bolscevico, così da
accusare Lenin di anarchismo. Ma ciò che Lenin
proponeva era solo ciò che le masse operaie volevano
sentire. In questo modo Lenin allontanò sempre più i
bolscevichi dagli altri gruppi socialisti e dallo stesso
governo provvisorio. L’idea dei bolscevichi era quello di
abbattere lo Stato per dare vita alla “dittatura
democratica” del proletariato e dei contadini. A questo
scopo venne creata una forza militare, la Guardia Rossa.
Il 24 ottobre 1917 le guardie rosse, occuparono i punti
strategici di Pietrogrado e la sera del 25 ottobre i
rivoluzionari conquistarono il Palazzo d’Inverno, che era
la sede del governo Kerenskij. Quella stessa notte fu
dichiarato aperto il Congresso panrusso dei soviet. Il
potere era nelle mani di Lenin e la sera del 26 ottobre salì
per la prima volta alla tribuna del Congresso dei soviet,
dando inizio al vero e proprio “potere sovietico”. Il 12
novembre 1917 ebbero luogo le elezioni per la
formazione dell’Assemblea Costituente. I risultati furono
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sfavorevoli per i bolscevichi , infatti la maggior parte dei
seggi andò ai socialrivoluzionari. Lenin allora sciolse
l’Assemblea, proclamando il diritto del proletariato a
imporre la propria dittatura alle forze del parlamento
borghese. Le altre forze politiche vennero dichiarate
illegali e furono sciolte con la forza. La situazione al
fronte era drammatica e la volontà dei Russi di
abbandonare la guerra era fermissima. Farlo però
sarebbe costato moltissimo al Paese in termini di
concessioni territoriali al nemico. Così vennero intavolate
trattative con i Tedeschi, che occupavano già vaste zone
dell’ex impero russo. Il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk
venne firmata la pace. La Russia comunista era tutt’altro
che libera dai problemi militari. Tra il 1919 e il 1920
essa fu attaccata da
più direzioni da
quelle che si
chiamarono Armate
bianche, guidate da
ufficiali zaristi e
finanziate da diversi
Paesi occidentali.
Contro di loro
combatteva l’Armata
Rossa, l’esercito bolscevico. La guerra civile si concluse
nell’estate del 1920 con la vittoria delle truppe rosse. Nel
luglio del 1918 entrò in vigore la prima Costituzione
sovietica in cui si affermava che il nuovo Stato sarebbe
dovuto diventare una repubblica federale e che ad essa
si sarebbero dovute aggregare liberamente le eventuali
repubbliche sovietiche. Fra il 1920 e il 1922 alla
Repubblica russa si unirono le altre province in cui i
bolscevichi erano riusciti a prendere il potere
sconfiggendo le armate bianche. Così, nel dicembre
1922, nacque l’Unione delle Repubbliche Sovietiche. Le
condizioni economiche della Russia nel 1918 erano
XI
disastrose per vari motivi quali: guerre; il rifiuto dei
cittadini di rifornire le città con i loro prodotti e il
fallimento del controllo operaio delle fabbriche,
l’incapacità di riscuotere le tasse, rimediata con
l’emissione di moneta, che provocava inflazione. Si attuò
così il comunismo di guerra: una politica economica
autoritaria e repressiva che accentrò il controllo
dell’economia nelle mani dello Stato ma provocò
l’opposizione contadina. Le numerose rivolte furono
represse col sangue. Nel 1921 il comunismo di guerra fu
sostituito dalla NEP, la Nuova Politica Economica voluta
da Lenin, che prevedeva: la possibilità per i contadini di
vendere le eccedenze del raccolto; la legalizzazione del
commercio spicciolo; la proprietà statale solo delle grandi
fabbriche, creando un sistema di produzione misto.
Parallelamente a questo vi fu la proibizione del
frazionismo, cioè l’organizzazione di correnti stabili nel
partito. Così il carattere autoritario si accentuava e la
dittatura del proletariato divenne quella di partito, poi
quella dei dirigenti del partito e di Lenin in particolare.
Nel gennaio del 1924, con la morte di Lenin, si apriva nel
partito un periodo di dure lotte per la successione. Stalin
e Trockij si contendevano il potere lasciato da Lenin. Essi
si contrapponevano su: la gestione del partito: Trockij
intendeva ripristinare la democrazia interna; il giudizio
sulla NEP: Stalin appoggiava Bucharin, favorevole ad una
parziale libertà di commercio; Trockij voleva statalizzare
l’economia; le prospettive della rivoluzione: Trockij
sosteneva la rivoluzione permanente, da diffondere in
Occidente; Stalin il socialismo in un solo paese, l’URSS.
Trockij godeva di un prestigio migliore soprattutto perché
era stato l’organizzatore dell’Armata Rossa e poteva
attribuirsi il merito della vittoria bolscevica nella guerra
civile, ma Stalin controllava il partito e ciò gli permise di
avere la meglio. Lo scontro tra i due si risolse con la netta
affermazione di Stalin. Gli anni dello stalinismo in Unione
Sovietica furono per alcuni caratterizzati dal pieno
entusiasmo per la grande impresa della costruzione del
XII
socialismo; per altri furono invece anni di immense
sofferenze. Milioni di persone vennero uccise o deportate
in Siberia, accusati di attività controrivoluzionarie e delitti
contro lo Stato. Lo stalinismo creò nel Paese i cosiddetti
Gulag, è la sigla delle parole russe che significano
“Amministrazione centrale statale dei campi di
rieducazione e lavoro”. Non sono altro che luoghi di
lavoro forzato organizzati come campi di concentramento
in cui venivano rinchiuse e sottoposte a durissima
disciplina persone di ogni ceto sociale che fossero
identificate come politicamente pericolose.
Tra gli anni Venti e i Trenta
Stalin si liberò di qualsiasi
forma di opposizione
interna al suo potere.
Infatti oltre la polizia
politica, strumento per
eliminare gli oppositori
politici, vi erano i processi
staliniani, nel corso dei
quali un numero elevato di
funzionari, membri del
partito, dirigenti, fino ad alcuni stretti collaboratori dello
stesso Stalin, furono costretti a riconoscere di essere
macchiati di colpe politiche gravissime. In molti di questi
processi le vittime stesse furono indotte a svolgere dure
autocritiche, e ad accettare pene severissime.
Complessivamente, si contano circa tre milioni di vittime
dello stalinismo. XIII
FABRIZIO DE ANDRÈ (1940-1999)
LA DOMENICA DELLE SALME
Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo XIV
il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento
I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare
i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno
la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista
La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ‘’tua culpa’’
affollarono i parrucchieri
Nell’assolata galera patria
il secondo secondino
disse a ‘’Baffi di Sego’’ che era il primo XV
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l’amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro
il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
voglio vivere in una città
dove all’ora dell’aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile
La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
quant’è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare
Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz’oretta
poi ci mandarono a cagare
voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi XVI
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo
La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.
INGLESE
George Orwell (1903-1950)
O rwell was a critic political journalist and pamphleteer
in the tradition of Swift and Defoe.
He resumed the social themes and
language of Dickens, he conveyed a
vision of human fraternity.
He insisted on tolerance, justice and
decency in human relationships, and
attacked artificiality of urban
civilisation. He presented a critique of
totalitarianism as violation of liberty.
XVII
Nineteen Eighty-Four
The novel describes a future world divided into three
blocks: Oceania; Eurasia and Eastasia. The oppressive
world Oceania is ruled by the Party, which is led by a
figure called Big Brother. In order to control people's
lives, the Party is implementing Newspeak, an invented
language and threatening them through the Thought
Police. free thought and any expression of individuality
are forbidden but the protagonist, Winston Smith, buys a
diary where he writes his memories, addressing of the
future generations. At the Ministry of Truth, where he
rewrites historical records he meets a girl with whom he
had a secret affair. One day O'Brien, a member of the
powerful Inner Party, summons them to his luxury flat
and tells them that he too hates the Party and works
against it as a member of the Brotherhood led by
Emmanuel Goldstein. This mysterious group wanted to
overthrow the Party. O'Brian gives Winston a copy of
Emmanuel Goldstein’s book. Winston is reading it to Julia
in their room when some soldiers suddenly break into
and arrest them. He is taken to the Ministry of Love
where he finds out O'Brien is a Party spy. For months