Sintesi
Utopie e Distopie nella Storia


“L'utopia è là, all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Faccio dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi. Per quanto cammini, mai la
raggiungerò. A cosa serve l'utopia? Serve a questo: a camminare”

Indice
• L’utopia nell’arte. Il Neoclassicismo Utopistico
I. Etienne-Louis Boullée
II. Claude-Nicolas Ledoux
• Dai socialisti Utopistici a Karl Marx
• La distopia, i totalitarismi e la degenerazione Stalinista del Marxismo
• Dystopian novel - Il romanzo Distopico
I. George Orwell - 1984

Introduzione
Il termine utopia venne coniato per la prima volta da Thomas More (Tommaso Moro), che nel 1516 pubblicò un libro in latino aulico intitolato “Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nov a insula Utopia" più comunemente noto come “Utopìa”. Morecon questo titolo ha creato un neologismo: questo termine di origine greca si può tradurre sia come “non luogo” sia come “buon luogo”; Thomas More volle enfatizzare che una società come quella da lui descritta non avrebbe potuto realizzarsi nella società di quel tempo. In questo libro si descrive un viaggio immaginario verso un’isola (Utopia appunto), la quale è stata creata dal suo primo re, Utopo. Utopo tagliò l’istmo che collegava Utopia al resto del continente; su questa isola vi è una società ideale, perfetta; una società pacifica in cui la proprietà privata è abolita, in cui tutto il popolo è impegnato a lavorare la terra sei ore al giorno fornendo alla comunità tutti i beni necessari. La cultura ha inoltre un ruolo predominante sulla vita dei cittadini; vige la libertà di parola (Thomas More scrive nel 1500, anni in cui queste libertà non erano ancora state concesse al popolo inglese), di pensiero e
soprat tut to del la tol leranza rel igiosa. L’economia si basa fondamentalmente sull’agricoltura, si produce solo per il consumo e non per arricchirsi; di fatto i cittadini non possiedono denaro ma si servono dei magazzini generali secondo le proprie necessità. Come possiamo notare Thomas More rappresenta un tipo di società che al suo tempo (l’Inghilterra del XVI secolo) era difficilmente realizzabile. Con ogni probabilità un progetto simile non potrebbe affermarsi
neanche nella società moderna. More non fu il primo a creare un progetto Utopistico, infatti prima di lui Platone descrisse la leggendaria città di Atlantide che si inabissò
nell’oceano “in un singolo giorno e notte di disgrazia”, e non fu neanche
l’ultimo perché, come vedremo, le utopie si diffusero in vari ambiti
culturali e sociali.
A cosa può servire il lavoro di un’utopista se ciò per cui lavora è
verosimilmente irrealizzabile?
“ Eduardo Galeano, giornalista e scrittore
uruguaiano, scrive “L'utopia è là, all'orizzonte. Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si sposta di
dieci passi. Per quanto cammini, mai la raggiungerò. A cosa serve
l'utopia? Serve a questo: a camminare
”.
Le utopie hanno quindi avuto un ruolo chiave all’interno della storia,
poiché esse hanno stimolato l’uomo, lo hanno fatto camminare.


Il resto della tesina è allegata nel pdf.
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