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Sintesi
Italiano - Giuseppe Ungaretti "San Martino del Carso"
Storia - La prima guerra mondiale
Inglese - Hernest Hemingway "A farewell to Arms"
Arte e territorio - Land Art e "Valley Curtain" di Christo e Jeanne-Claude
Discipline turistiche e aziendali - L'agriturismo
Francese - Le tourisme vert
Estratto del documento

STYLE

Hemingway uses the technique of the first-person narrator because it is Henry

who tells his story. He is full of noble ideals when he joins the army, but his

experience during the war shakes his belief in church, state, patriotism and

love. The language is very simple and straightforward and the meaning of the

story is revealed through suggestions, omissions and frequent use of free direct

speech.

As the title of the novel makes clear, it deals primarily with war by describing

its brutality and violent chaos. Against this theme, Hemingway offers a deep

meditation on the nature of love. In fact, in each other, Henry and Catherine

find temporary happiness and relief from suffering. But there is a close

relationship between war and love since the tragedy of the novel rests in the

fact that their love, even if genuine, can never be more than temporary in this

world and the notions of loyalty and abandonment apply equally well to both.

The novel suggests that loyalty is more a need of love and friendship than of

the grand political causes and abstract philosophies of battling nations.

LAND ART

Gli anni Sessanta, nei paesi occidentali, sono caratterizzati da un profondo

sentimento di tensione e di sfiducia derivante dalla perdita di autorevolezza da

parte dello Stato nel secondo dopoguerra, dalla diffusione di intricate

dinamiche di consumismo e dalla creazione di nuove tecnologie. 13

Per questo motivo si mira ad un definitivo sfondamento dei confini tradizionali

della pittura e della scultura che, pur rimanendo delle pratiche di peculiare

importanza, non sono più dominanti nella creazione artistica. La nascita di un

concetto generale di rivoluzione volto a ricreare o persino a rifondare un’idea di

società, fa emergere in quest’epoca diverse ricerche artistiche che assumono

un carattere internazionale, e tra le quali affiora la Land Art, detta anche Earth

Works.

Con il termine Land Art, e con quello di Earth Works, vengono indicate quelle

operazioni artistiche che, a partire dal 1967-68, in particolare negli Stati Uniti

d’America, e successivamente anche in Europa, sono realizzate da un gruppo

di artisti che si autodefiniscono fanatici della natura in quanto desiderosi di

valutare il potere dell’arte al di fuori degli spazi espositivi e delle aree urbane

caratterizzate dalla presenza delle istituzioni, intervenendo direttamente nei

territori naturali e negli spazi incontaminati come deserti, laghi salati e

praterie.

L’espressione Land Art è stata coniata dal titolo del film che il cinematografico

tedesco Gerry Schum girò nel 1969 documentando e raccogliendo i primi

interventi di questa forma artistica sparsi per il pianeta.

Earth Works è invece il titolo di una mostra organizzata da Robert Smithson,

uno dei principali rappresentanti di questo movimento artistico, nell’ottobre del

1968 presso la Dwan Gallery di New York, ispirata ad un romanzo di

fantascienza di Brian W. Aldiss, il quale è ambientato in un futuro in cui persino

il suolo è un bene prezioso. Ma quattordici artisti, per lo più giovani e poco noti,

esposero opere troppo grandi o difficili da trasportare, tanto che la maggior

parte di esse venne mostrata solo attraverso fotografie, video, progetti e

documentari.

land

Gli artisti spostano la propria attenzione dal particolare al generale e, più

specificatamente, dal singolo oggetto allo spazio in cui tale oggetto è immerso.

Un’affinità con l’arte povera, o Minimal Art, sta nell’utilizzo dello spazio e degli

elementi naturali come materiali specifici dell'opera senza l’impiego di ulteriori

materiali industriali, attraverso interventi su grande scala. Infatti i progetti

realizzati, fondamentalmente scultorei, costituiscono delle creazioni

tridimensionali, il cui fine è quello di documentare il modo in cui il tempo e le

forze naturali mutano gli oggetti e i gesti esprimendo un atteggiamento che è

al contempo critico e nostalgico poiché si alternano aggressività e senso di

protezione nei confronti del paesaggio.

Inoltre, agire in luoghi solitari, incontaminati o abbandonati, porta l’uomo alla

comprensione della sua limitatezza di fronte al cosmo ed il desiderio di lasciare

gli spazi espostivi, sottraendosi alle regole di mercato, costituisce un

atteggiamento critico e di rottura con la tradizione. Infatti, rilevante è la scelta

14

della visione delle opere d’arte dal vero poiché si sostiene che la vista dall’alto

implichi uno sguardo totalizzante e onnicomprensivo e generi la sensazione di

osservare qualcosa; mentre quella dal basso suggerisce un’idea di

partecipazione all’opera stessa e di comunità.

La Land Art designa artisti di tutto il mondo, caratterizzati da approcci molto

differenti e le cui concezioni e realizzazioni possono essere perfino contrastanti.

Per questo motivo sono state individuate due tendenze principali all’interno di

questo movimento: una più europea, portata avanti dall’inglese Richard Long e

basata su una concezione "archeologica" della Land art che, attraverso

labirinti, cerchi e figure di pietra, tenta di recuperare la dimensione rituale e

preistorica dell’uomo; l’altra americana, che traspone all’esterno del museo

l’estetica e la poetica della Minimal Art, proponendone la monumentalità

geometrica.

Questo desiderio di esaltazione dell’oggetto naturale o perlomeno di un

oggetto che sia stato sottratto da tale ambito marca la differenza esistente con

il Minimalismo, ispirato invece dall’oggetto elettro-meccanico o legato a forme

di tipo geometrico-astratte.

Inoltre, sono da riconoscere le affinità tra Land Art e Conceptual Art, dove

l’indagine del linguaggio investe sia gli aspetti propriamente linguistici

dell’arte, che quelli relativi al suo contesto culturale e fisico. Entrambi gli

ambiti, nonostante i diversi esiti finali, partono dallo stesso movente, ovvero

quello di allargare a dismisura il campo d’azione possibile dell’arte fino a farlo

coincidere con tutta la realtà, sia fisica che mentale. L’elemento unificante è

dunque l’interesse per il processo creativo poiché nell’agire sul territorio è

implicita l’idea dell’insufficienza dell’opera tradizionalmente intesa ed è posto

l’accento sull’aspetto ideale e concettuale dell’operazione.

La dimensione del sublime naturale, nella quale gli artisti intervengono, si

oppone radicalmente all'artificialità e alla fredda e geometrica monumentalità

delle metropoli, rappresentando l’altro volto dell’identità americana ed, in

questo senso, la Land Art si contrappone alla Pop Art e alla Minimal Art.

Le opere, spesso assai dispendiose per i mezzi che occorrono a modificare

simili aree di territorio, necessitano di grandi fondi economici. Questa esigenza

ha indotto gli artisti ad aprire società e mettere insieme svariati sponsor per

riuscire a realizzare i loro progetti.

Infine, occorre precisare che tale estetica non si preoccupa della disgregazione

naturale, fatta eccezione per le opere di Christo, che smonta le sue palizzate e

cortine immediatamente o quasi averle erette. 15

Christo e Jeanne-Claude

Christo Vladimirov Javacheff nacque il 13 giugno 1935 a Gabrovo, città

industriale nel nord della Bulgaria. Suo padre, Vladimir Javacheff, era

proprietario di un’industria chimica che lui stesso aveva fondato, e sua madre,

Tsveta Dimitrova, era segretaria presso l'Accademia delle Belle Arti di Sofia.

Essi vissero, durante la seconda guerra mondiale, in una casa di campagna che

divenne rifugio di artisti e amici in fuga dalle città sotto i bombardamenti

alleati. In seguito, però, il padre di Christo che era uno scienziato formatosi in

Occidente, venne perseguitato e incarcerato dal nuovo regime comunista e la

fabbrica venne nazionalizzata.

Nel 1953, ebbe inizio la formazione ufficiale di Christo all’ Accademia delle

Belle Arti di Sofia, dove studiò pittura, scultura, architettura e grafica. Ma il

Realismo socialista era all’ordine del giorno e dettava una trattazione del

soggetto a dello stile nell’arte di stampo propagandista e marxista-leninista.

Quindi, consapevole che solo recandosi in Occidente avrebbe potuto liberare il

suo spirito creativo, si recò dapprima a Praga; successivamente a Vienna, dove

frequentò l’Accademia delle Belle Arti; a Ginevra, dove la realizzazione di

ritratti di signore e bambini dell’alta società fu l’unica fonte economica; ed

infine si trasferì a Parigi. La sua permanenza in questa città fu caratterizzata da

difficoltà finanziarie e dall’isolamento sociale, nonché dalla difficoltà di

apprendimento della lingua francese. Nonostante ciò, qui Christo fabbricò la

sua prima opera impacchettata: una lattina di stagno avvolta con una tela

imbevuta d’acrilico , legata e colorata con la colla, sabbia, e vernice d’auto.

Jeanne-Claude nacque esattamente lo stesso giorno di Christo, il 13 giugno del

1935 a Casablanca, Marocco francese. Sua madre Précilda sposò il maggiore

Léon Denaturaz, ma divorziarono poco dopo la nascita di Jeanne-Claude.

Durante la seconda guerra mondiale, Jeanne-Claude visse con la famiglia di suo

padre, poiché la madre era impegnata a combattere nella Resistenza francese

ma, al suo ritorno la trovò emotivamente disturbata e malnutrita.

Christo e Jeanne-Claude si conobbero nel 1958, quando gli fu commissionato di

dipingere un ritratto della madre, Précilda di Guillebon. Poco prima del suo

matrimonio con Philippe Planchon, Jeanne-Claude rimase incinta di Christo,

mettendo alla luce Cirillo l’11 Maggio del 1960. 16

Il trasferimento in Occidente rappresentò un grande sconvolgimento nella vita

di Christo ma non gli mancò il coraggio di scegliere la libertà di cui ogni artista

ha bisogno. Fu a Parigi che compì due passi che cambiarono la sua carriera

artistica: il primo fu quello di liberarsi del cognome slavo, Javacheff,

cominciando ad usare solo il nome di battesimo, Christo; il secondo, fu l’utilizzo

del tessuto con il quale impacchettava qualsiasi oggetto trovasse, dando vita a

delle edizioni limitate per il mercato dei collezionisti, considerata una

fondamentale fonte di reddito. Inoltre, il principio dell’impacchettamento

prevedeva che gli oggetti potessero essere mascherati solo in parte o del tutto,

in modo da non rendere il contenuto né visibile né riconoscibile. Inoltre, la

scena artistica di quegli anni a Parigi era dominata dai Nouveaux Realistes, il

gruppo fondato nel 1960 da Pierre Restany, a cui Christo era legato grazie alla

sua partecipazione alle loro mostre e, per questo, considera

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