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Storia - La prima guerra mondiale
Inglese - Hernest Hemingway "A farewell to Arms"
Arte e territorio - Land Art e "Valley Curtain" di Christo e Jeanne-Claude
Discipline turistiche e aziendali - L'agriturismo
Francese - Le tourisme vert
STYLE
Hemingway uses the technique of the first-person narrator because it is Henry
who tells his story. He is full of noble ideals when he joins the army, but his
experience during the war shakes his belief in church, state, patriotism and
love. The language is very simple and straightforward and the meaning of the
story is revealed through suggestions, omissions and frequent use of free direct
speech.
As the title of the novel makes clear, it deals primarily with war by describing
its brutality and violent chaos. Against this theme, Hemingway offers a deep
meditation on the nature of love. In fact, in each other, Henry and Catherine
find temporary happiness and relief from suffering. But there is a close
relationship between war and love since the tragedy of the novel rests in the
fact that their love, even if genuine, can never be more than temporary in this
world and the notions of loyalty and abandonment apply equally well to both.
The novel suggests that loyalty is more a need of love and friendship than of
the grand political causes and abstract philosophies of battling nations.
LAND ART
Gli anni Sessanta, nei paesi occidentali, sono caratterizzati da un profondo
sentimento di tensione e di sfiducia derivante dalla perdita di autorevolezza da
parte dello Stato nel secondo dopoguerra, dalla diffusione di intricate
dinamiche di consumismo e dalla creazione di nuove tecnologie. 13
Per questo motivo si mira ad un definitivo sfondamento dei confini tradizionali
della pittura e della scultura che, pur rimanendo delle pratiche di peculiare
importanza, non sono più dominanti nella creazione artistica. La nascita di un
concetto generale di rivoluzione volto a ricreare o persino a rifondare un’idea di
società, fa emergere in quest’epoca diverse ricerche artistiche che assumono
un carattere internazionale, e tra le quali affiora la Land Art, detta anche Earth
Works.
Con il termine Land Art, e con quello di Earth Works, vengono indicate quelle
operazioni artistiche che, a partire dal 1967-68, in particolare negli Stati Uniti
d’America, e successivamente anche in Europa, sono realizzate da un gruppo
di artisti che si autodefiniscono fanatici della natura in quanto desiderosi di
valutare il potere dell’arte al di fuori degli spazi espositivi e delle aree urbane
caratterizzate dalla presenza delle istituzioni, intervenendo direttamente nei
territori naturali e negli spazi incontaminati come deserti, laghi salati e
praterie.
L’espressione Land Art è stata coniata dal titolo del film che il cinematografico
tedesco Gerry Schum girò nel 1969 documentando e raccogliendo i primi
interventi di questa forma artistica sparsi per il pianeta.
Earth Works è invece il titolo di una mostra organizzata da Robert Smithson,
uno dei principali rappresentanti di questo movimento artistico, nell’ottobre del
1968 presso la Dwan Gallery di New York, ispirata ad un romanzo di
fantascienza di Brian W. Aldiss, il quale è ambientato in un futuro in cui persino
il suolo è un bene prezioso. Ma quattordici artisti, per lo più giovani e poco noti,
esposero opere troppo grandi o difficili da trasportare, tanto che la maggior
parte di esse venne mostrata solo attraverso fotografie, video, progetti e
documentari.
land
Gli artisti spostano la propria attenzione dal particolare al generale e, più
specificatamente, dal singolo oggetto allo spazio in cui tale oggetto è immerso.
Un’affinità con l’arte povera, o Minimal Art, sta nell’utilizzo dello spazio e degli
elementi naturali come materiali specifici dell'opera senza l’impiego di ulteriori
materiali industriali, attraverso interventi su grande scala. Infatti i progetti
realizzati, fondamentalmente scultorei, costituiscono delle creazioni
tridimensionali, il cui fine è quello di documentare il modo in cui il tempo e le
forze naturali mutano gli oggetti e i gesti esprimendo un atteggiamento che è
al contempo critico e nostalgico poiché si alternano aggressività e senso di
protezione nei confronti del paesaggio.
Inoltre, agire in luoghi solitari, incontaminati o abbandonati, porta l’uomo alla
comprensione della sua limitatezza di fronte al cosmo ed il desiderio di lasciare
gli spazi espostivi, sottraendosi alle regole di mercato, costituisce un
atteggiamento critico e di rottura con la tradizione. Infatti, rilevante è la scelta
14
della visione delle opere d’arte dal vero poiché si sostiene che la vista dall’alto
implichi uno sguardo totalizzante e onnicomprensivo e generi la sensazione di
osservare qualcosa; mentre quella dal basso suggerisce un’idea di
partecipazione all’opera stessa e di comunità.
La Land Art designa artisti di tutto il mondo, caratterizzati da approcci molto
differenti e le cui concezioni e realizzazioni possono essere perfino contrastanti.
Per questo motivo sono state individuate due tendenze principali all’interno di
questo movimento: una più europea, portata avanti dall’inglese Richard Long e
basata su una concezione "archeologica" della Land art che, attraverso
labirinti, cerchi e figure di pietra, tenta di recuperare la dimensione rituale e
preistorica dell’uomo; l’altra americana, che traspone all’esterno del museo
l’estetica e la poetica della Minimal Art, proponendone la monumentalità
geometrica.
Questo desiderio di esaltazione dell’oggetto naturale o perlomeno di un
oggetto che sia stato sottratto da tale ambito marca la differenza esistente con
il Minimalismo, ispirato invece dall’oggetto elettro-meccanico o legato a forme
di tipo geometrico-astratte.
Inoltre, sono da riconoscere le affinità tra Land Art e Conceptual Art, dove
l’indagine del linguaggio investe sia gli aspetti propriamente linguistici
dell’arte, che quelli relativi al suo contesto culturale e fisico. Entrambi gli
ambiti, nonostante i diversi esiti finali, partono dallo stesso movente, ovvero
quello di allargare a dismisura il campo d’azione possibile dell’arte fino a farlo
coincidere con tutta la realtà, sia fisica che mentale. L’elemento unificante è
dunque l’interesse per il processo creativo poiché nell’agire sul territorio è
implicita l’idea dell’insufficienza dell’opera tradizionalmente intesa ed è posto
l’accento sull’aspetto ideale e concettuale dell’operazione.
La dimensione del sublime naturale, nella quale gli artisti intervengono, si
oppone radicalmente all'artificialità e alla fredda e geometrica monumentalità
delle metropoli, rappresentando l’altro volto dell’identità americana ed, in
questo senso, la Land Art si contrappone alla Pop Art e alla Minimal Art.
Le opere, spesso assai dispendiose per i mezzi che occorrono a modificare
simili aree di territorio, necessitano di grandi fondi economici. Questa esigenza
ha indotto gli artisti ad aprire società e mettere insieme svariati sponsor per
riuscire a realizzare i loro progetti.
Infine, occorre precisare che tale estetica non si preoccupa della disgregazione
naturale, fatta eccezione per le opere di Christo, che smonta le sue palizzate e
cortine immediatamente o quasi averle erette. 15
Christo e Jeanne-Claude
Christo Vladimirov Javacheff nacque il 13 giugno 1935 a Gabrovo, città
industriale nel nord della Bulgaria. Suo padre, Vladimir Javacheff, era
proprietario di un’industria chimica che lui stesso aveva fondato, e sua madre,
Tsveta Dimitrova, era segretaria presso l'Accademia delle Belle Arti di Sofia.
Essi vissero, durante la seconda guerra mondiale, in una casa di campagna che
divenne rifugio di artisti e amici in fuga dalle città sotto i bombardamenti
alleati. In seguito, però, il padre di Christo che era uno scienziato formatosi in
Occidente, venne perseguitato e incarcerato dal nuovo regime comunista e la
fabbrica venne nazionalizzata.
Nel 1953, ebbe inizio la formazione ufficiale di Christo all’ Accademia delle
Belle Arti di Sofia, dove studiò pittura, scultura, architettura e grafica. Ma il
Realismo socialista era all’ordine del giorno e dettava una trattazione del
soggetto a dello stile nell’arte di stampo propagandista e marxista-leninista.
Quindi, consapevole che solo recandosi in Occidente avrebbe potuto liberare il
suo spirito creativo, si recò dapprima a Praga; successivamente a Vienna, dove
frequentò l’Accademia delle Belle Arti; a Ginevra, dove la realizzazione di
ritratti di signore e bambini dell’alta società fu l’unica fonte economica; ed
infine si trasferì a Parigi. La sua permanenza in questa città fu caratterizzata da
difficoltà finanziarie e dall’isolamento sociale, nonché dalla difficoltà di
apprendimento della lingua francese. Nonostante ciò, qui Christo fabbricò la
sua prima opera impacchettata: una lattina di stagno avvolta con una tela
imbevuta d’acrilico , legata e colorata con la colla, sabbia, e vernice d’auto.
Jeanne-Claude nacque esattamente lo stesso giorno di Christo, il 13 giugno del
1935 a Casablanca, Marocco francese. Sua madre Précilda sposò il maggiore
Léon Denaturaz, ma divorziarono poco dopo la nascita di Jeanne-Claude.
Durante la seconda guerra mondiale, Jeanne-Claude visse con la famiglia di suo
padre, poiché la madre era impegnata a combattere nella Resistenza francese
ma, al suo ritorno la trovò emotivamente disturbata e malnutrita.
Christo e Jeanne-Claude si conobbero nel 1958, quando gli fu commissionato di
dipingere un ritratto della madre, Précilda di Guillebon. Poco prima del suo
matrimonio con Philippe Planchon, Jeanne-Claude rimase incinta di Christo,
mettendo alla luce Cirillo l’11 Maggio del 1960. 16
Il trasferimento in Occidente rappresentò un grande sconvolgimento nella vita
di Christo ma non gli mancò il coraggio di scegliere la libertà di cui ogni artista
ha bisogno. Fu a Parigi che compì due passi che cambiarono la sua carriera
artistica: il primo fu quello di liberarsi del cognome slavo, Javacheff,
cominciando ad usare solo il nome di battesimo, Christo; il secondo, fu l’utilizzo
del tessuto con il quale impacchettava qualsiasi oggetto trovasse, dando vita a
delle edizioni limitate per il mercato dei collezionisti, considerata una
fondamentale fonte di reddito. Inoltre, il principio dell’impacchettamento
prevedeva che gli oggetti potessero essere mascherati solo in parte o del tutto,
in modo da non rendere il contenuto né visibile né riconoscibile. Inoltre, la
scena artistica di quegli anni a Parigi era dominata dai Nouveaux Realistes, il
gruppo fondato nel 1960 da Pierre Restany, a cui Christo era legato grazie alla
sua partecipazione alle loro mostre e, per questo, considera