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Introduzione Uomo e trascendente - Tesina
La mia tesina di maturità descrive il rapporto tra uomo e trascendente. Ho imparato la curiosità dall’altra parte dell’Atlantico. Frequentavo la terza, vinsi una borsa di studio per un anno da exchange student negli Stati Uniti. Accettai con l’entusiasmo di chi vede realizzarsi un desiderio coltivato a lungo. Ho frequentato il quarto anno a Chatham Hall, un collegio sperso nei prati della Virginia del sud dove ho imparato, fra un seminario su Joyce e una gita a Washington, a non farmi scrupoli nel porre domande.
Ho imparato presto che un ambiente così estraneo al mio non sarebbe diventato familiare per semplice osmosi. Ho imparato a fare domande senza pormi troppi scrupoli. Domande sulla scuola, sulle abitudini quotidiane, sugli oggetti che non conoscevo, sui metodi di studio e insegnamento, sulle notizie locali –le persone che incontravo non avevano problemi a rispondermi, si sentivano orgogliosi, immagino, di potermi iniziare al loro vissuto quotidiano e comunitario.
È stato così, chiacchierando in quel modo un po’ impacciato, un po’ inquisitorio tipico di un’estranea decisa ad andare oltre le difficoltà della lingua pur di capire e farsi capire, che ho sentito parlare per la prima volta dell’ADHD. ADHD –mi sono affrettata a domandare il significato di un acronimo tanto scorrevole, sta per Attention Deficit and Hyperactivity Disorder. Si tratta di un disturbo dello sviluppo diagnosticato a circa il 5% della popolazione in età scolare negli Stati Uniti. I sintomi comprendono disattenzione, iperattività, difficoltà a mantenersi concentrati a lungo, difficoltà di autocontrollo, incostanza –con tutte le possibili conseguenze sul rendimento accademico e la vita sociale. Esistono dei farmaci per curare l’ADHD –Ritalin, Adderal, prescritti regolarmente da medici previa diagnosi.
Sono rimasta colpita. Perché un disturbo del genere era diagnosticato in Europa così raramente che non ne avevo mai sentito parlare? Cosa potevano avere di così diverso gli affetti da questo disturbo? Ragazze normali, vivaci, esuberanti, come ne conoscevo tante a casa. Immaginavo quanto sarebbe dovuto essere complicato distinguere fra un individuo “sano”, un bambino normalmente energico, curioso, “fisiologicamente” insofferente alle prime regole apprese a scuola e in famiglia, e un “malato” di ADHD.
Intuivo la facilità con cui potessero presentarsi situazioni ambigue, e mi chiedevo come venissero valutate. I miei dubbi sono cresciuti nello scoprire che i ragazzi e le ragazze affetti da ADHD godono di privilegi ambiti, fra cui un “canale preferenziale” di svolgimento dei test di ammissione al college, vero campo-gara di generazioni di adolescenti.
Scoperto questo, la mia ricerca riportata nella tesina ha preso una piega differente: quale potrebbe essere l’effetto dei medicinali usati per trattare l’ADHD su pazienti sani? In fondo, chi non desidererebbe migliori capacità di memorizzazione e concentrazione? In altre parole, quanto diffusamente si abusa dell’ambiguità diagnostica dell’ADHD per ricevere tutti i vantaggi del caso? Ho deciso di porre le mie domande a più persone: studenti di college, liceali, professori di scuole pubbliche e private. Le risposte hanno confermato quanto ho scoperto da articoli di giornale, statistiche su base nazionale e pubblicazioni accademiche. Uno studio condotto nel 2013 fra gli studenti di medicina di quattro università di Chicago ha rivelato che il 20% ha fatto uso di psicostimolanti come sostegno allo studio, con una frequenza media di 10-12 volte al mese. Nonostante l’uso/abuso di tali farmaci sia ancora piuttosto scarso nelle scuole superiori (high school) si attestano picchi di crescita dal 6.9% al 16.2% di studenti universitari “sani” che consumano –anche saltuariamente- farmaci prescritti per disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento. Secondo un articolo pubblicato su “The New Yorker”, l’ambiente competitivo dei college più prestigiosi e le difficoltà legate al processo di ammissione sono fra i fattori che hanno influito più pesantemente sulla rapida diffusione di diagnosi di ADHD oltre che di consumo “off-label” (cioè per condizioni non testate dalla casa di produzione del farmaco) di Adderal e Ritalin, fra gli altri.
Traduzione e analisi dei punti salienti fra le risposte fornite da studenti, professori e neolaureati riguardo l’uso e l’abuso di medicine per il trattamento di ADHD a livello scolare.
Nota: gli intervistati hanno preferito mantenere l’anonimato.
V. (College Counselor).: “[…] agli studenti sono stati diagnosticati problemi svolgimento [dei test] e garantito tempo extra, e poi [quei ragazzi] sono andati in college di prima scelta (Bowdoin College e Williams College). Non so come sentirmi al riguardo ma istintivamente penso che se si riesce a trovare il “giusto tutor” per i test, ci si può fare scrivere una diagnosi per ricevere tempo extra [...] ci sono sicuramente degli abusi nell’uso di questi medicinali, tuttavia possono anche essere molto efficaci quando usati in modo appropriato e responsabile […] penso che i bambini abbiano avuto problemi del genere [ADHD] da sempre, e prima che l’uso di questi medicinali diventasse una pratica comune, alcuni/molti di loro imparavano a usare una varietà di meccanismi di compensazione”
A. (Professore – High school): “Per quanto riguarda gli studenti a cui non sono prescritti i medicinali [per l’ADHD], non credo davvero ci sia una larga o anche solo significativa porzione di questi che li prende di nascosto. Non posso immaginare che i benefici possano essere così allettanti da spingere molta gente ad affrontare i rischi di auto-prescrivere e auto-medicarsi in maniera simile”
M. (Studente - College): “Non ho mai fatto uso di nulla di simile ma so che tantissime persone a Dartmouth [College] prendono l’Adderall (la medicina per l’ADHD) anche se non gli è stato diagnosticato l’ADHD perché li aiuta a concentrarsi e a studiare”
C. (Studente - College): “So anche di studenti che fanno uso di Adderall e Ritalin per studiare così da essere più concentrati mentre studiano e ritenere meglio le informazioni e essere in grado di studiare più a lungo, sia che abbiano l’ADHD o meno. Direi che di solito se ne fa uso quando uno studente ha un gran numero di test (di solito gli esami finali) in un breve periodo per riuscire a concentrarli tutti insieme. Direi che è una cosa normale da fare nel senso che quando sento di qualcuno che lo fa non ne sono sorpresa.[…] Al liceo non ricordo nessuno che ne faceva uso, era più all’università.”
K. (Studente – High School): “Credo che gli stimolanti offrano un vantaggio ingiusto, specialmente costosi integratori di vitamine o medicine a cui solo alcuni studenti possono avere accesso […] penso però che [a volte] le medicine hanno come minimo dato alla persona che le prendeva la sicurezza di sé che ha permesso di avere migliori risultati.”
Collegamenti
Uomo e trascendente - Tesina
Italiano - Dante e il "trasumanar" (Paradiso Canto 1) .
Scienze - Potenziamento psicofarmacologico: l'azione di Ritalin, Adderall e Provigil sulle terminazioni assoniche della corteccia prefrontale .
Fisica - Stimolazione transcranica non invasiva (magnetica e a correnti dirette).
Filosofia - Analisi linguistica, logica, gnoseologica, ontologica ed etica del potenziamento cognitivo .(riferimenti a Wittgenstein, Aristotele, Kant)
Inglese - Brave New World by Aldous Huxley.
Faleri – Potenziamento Cognitivo
l’ambiente competitivo dei college più prestigiosi e le difficoltà legate al processo di ammissione
sono fra i fattori che hanno influito più pesantemente sulla rapida diffusione di diagnosi di ADHD
oltre che di consumo “off-label” (cioè per condizioni non testate dalla casa di produzione del
farmaco) di Adderal e Ritalin, fra gli altri.
Traduzione e analisi dei punti salienti fra le risposte fornite da studenti, professori e neolaureati
riguardo l’uso e l’abuso di medicine per il trattamento di ADHD a livello scolare.
Nota: gli intervistati hanno preferito mantenere l’anonimato.
V. (College Counselor).: “[…] agli studenti sono stati diagnosticati problemi svolgimento [dei test]
e garantito tempo extra, e poi [quei ragazzi] sono andati in college di prima scelta (Bowdoin
College e Williams College). Non so come sentirmi al riguardo ma istintivamente penso che se si
riesce a trovare il “giusto tutor” per i test, ci si può fare scrivere una diagnosi per ricevere tempo
extra [...] ci sono sicuramente degli abusi nell’uso di questi medicinali, tuttavia possono anche
essere molto efficaci quando usati in modo appropriato e responsabile […] penso che i bambini
abbiano avuto problemi del genere [ADHD] da sempre, e prima che l’uso di questi medicinali
diventasse una pratica comune, alcuni/molti di loro imparavano a usare una varietà di meccanismi
di compensazione”
A. (Professore – High school): “Per quanto riguarda gli studenti a cui non sono prescritti i
medicinali [per l’ADHD], non credo davvero ci sia una larga o anche solo significativa porzione di
questi che li prende di nascosto. Non posso immaginare che i benefici possano essere così allettanti
da spingere molta gente ad affrontare i rischi di auto-prescrivere e auto-medicarsi in maniera
simile”
M. (Studente - College): “Non ho mai fatto uso di nulla di simile ma so che tantissime persone a
Dartmouth [College] prendono l’Adderall (la medicina per l’ADHD) anche se non gli è stato
diagnosticato l’ADHD perché li aiuta a concentrarsi e a studiare”
C. (Studente - College): “So anche di studenti che fanno uso di Adderall e Ritalin per studiare così
da essere più concentrati mentre studiano e ritenere meglio le informazioni e essere in grado di
studiare più a lungo, sia che abbiano l’ADHD o meno. Direi che di solito se ne fa uso quando uno
studente ha un gran numero di test (di solito gli esami finali) in un breve periodo per riuscire a
concentrarli tutti insieme. Direi che è una cosa normale da fare nel senso che quando sento di
qualcuno che lo fa non ne sono sorpresa.[…] Al liceo non ricordo nessuno che ne faceva uso, era
più all’università.”
K. (Studente – High School): “Credo che gli stimolanti offrano un vantaggio ingiusto, specialmente
costosi integratori di vitamine o medicine a cui solo alcuni studenti possono avere accesso […]
penso però che [a volte] le medicine hanno come minimo dato alla persona che le prendeva la
sicurezza di sé che ha permesso di avere migliori risultati.”
Conclusione:
Quali sono gli effetti degli psicostimolanti sulle capacità cognitive umane? Esistono altri metodi per
migliorare tali capacità? Fino a che punto possiamo spingerci nell’immaginare gli sviluppi futuri del
potenziamento cognitivo? Queste le principali domande a cui cercheremo di dare una risposta
attraverso questo percorso interattivo, analizzando le implicazioni tecnico-scientifiche, letterarie e
finanche bioetiche della questione. 4
Faleri – Potenziamento Cognitivo
1. “Trasumanare”: il desiderio dell’uomo di trascendere l’uomo
Trasumanar significar per verba
non si porìa; però l’essemplo basti
a cui esperienza grazia serba”
(Dante, Paradiso, vv. 70-72)
1a.“Parafrasi: trasumanare (levarsi al di sopra della condizione umana) non si può spiegare a
parole, dunque basti l’esempio [di Glauco] a coloro a cui la Grazia divina riserva l’esperienza”.
In questa celebre terzina dantesca, riferita al passaggio del poeta accompagnato da Beatrice dal
monte del Purgatorio fino al primo Cielo del Paradiso, è attestato l’uso inedito del verbo
“trasumanare”. Si tratta dunque di un apax, o neologismo, introdotto dall’autore della Commedia
per descrivere l’atto miracoloso dell’ascesa in Cielo. Il riferimento dantesco al “superamento della
condizione umana” intesa come atto incompatibile alla natura terrena e mortale del personaggio, è
accompagnato dalla nozione di ineffabilità –un topòs della terza cantica- ovvero della mancanza di
un linguaggio appropriato per descrivere un fenomeno che trascende l’umano, posto che il
linguaggio altro non sia che prodotto dell’esperienza dell’uomo. L’inadeguatezza linguistica riflette
l’incapacità di penetrazione conscia del fenomeno: Dante si “ritrova trasumanato” sin dall’inizio
della cantica, ma non sarà in grado di afferrare l’essenza della propria condizione se non quando
perverrà alla presenza del divino.
1b. Nonostante la nozione specifica della “trasumananza” sia come detto un hapax dantesco, il
fascino per il superamento dei limiti dell’uomo è attestato sin dalle civiltà antiche. Possiamo citare
fra le altre l’Epopea di Gilgamesh di epoca mesopotamica, racconto epico delle peripezia di un re-
dio in cerca della vita eterna.
Interessante è l’approccio delle civiltà greche al desiderio di trascendere i limiti umani,
caratterizzato da una insolvibile ambivalenza fra la ricerca di nuove frontiere scientifiche,
ὕ ϱ
metafisiche e politiche e il radicato concetto di β ις, (hybris,o tracotanza) cioè l’obbligo morale
di non tentare il confronto con il divino, pena disastrose punizioni. È necessario in questo frangente
citare personaggi ambigui quali Icaro o Prometeo.
Tale ambiguità nella valutazione “morale” del progresso umano si ripercuoterà anche nel Medioevo,
epoca di severo conservatorismo anti-scientifico promosso dalla Chiesa Cattolica; che tuttavia
testimonia la fioritura dell’alchimia come scienza tesa alla ricerca di elementi quali l’Elisir di lunga
vita o la tanto vagheggiata Pietra filosofale.
Con l’umanesimo si assiste a un rinnovato interesse per l’uomo in quanto punto di partenza e di fine
della ricerca metafisica e scientifica. Il concetto di “uomo artefice della propria esistenza” e dunque
libero di agire in vista di un miglioramento fisico, morale e esistenziale è ribadito da Pico della
Mirandola nel De Hominis Dignitate (1486), in cui Dio, nel rivolgersi ad Adamo, afferma “Non ti
abbiamo fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché come libero, straordinario
plasmatore e scultore di te stesso, tu ti possa foggiare da te stesso nella forma che preferirai.Potrai
degenerare nei esseri inferiori, che sono i bruti; potrai rigenerarti, secondo la tua decisione, negli
esseri superiori, che sono divini”. 5
Faleri – Potenziamento Cognitivo
Con l’Illuminismo e la rivoluzione scientifica del ‘600 comincia a farsi strada l’idea che le scoperte
scientifiche e tecnologiche possano sostanzialmente contribuire a un miglioramento nello stile di
vita dell’uomo, influenzando dunque il benessere psichico, fisico e sociale dell’umanità e addirittura
garantendo un netto allungamento della prospettiva di vita. Fra gli altri sostenitori di questa neonata
teoria “proto-positivista” si annovera, ad esempio Sir Francis Bacon, autore del Novum Organum.
Dalla seconda metà del Settecento in poi, con l’avvento della seconda rivoluzione industriale, le
speculazioni sugli esiti della ricerca scientifica crescono proporzionalmente alla fiducia nel
progresso. La filosofia positivista, nata dall’esigenza di garantire legittimità ideologica al sistema
"come strumento privilegiato di interpretazione del mondo. Influenzati dall’opera di Charles
Darwin L’Evoluzione della Specie, autori quali Nicolas de Condorcet, Benjamn Franklin e Henri de
la Mettrie sono fra i primi a proporre soluzioni –il più delle volte fantascientifiche- atte alla
manipolazione della “natura umana” a scopi migliorativi, quali ad esempio il raggiungimento
dell’immortalità dovuto al perfezionamento delle scienze mediche (Condorcet) e l’impiego della
scienza per agire in maniera trasformativa sugli uomini così come sugli oggetti (de la Mettrie).
Anche se con implicazioni del tutto diverse, la stessa filosofia “del Meriggio” di Friedrich
Nietzsche suggerisce un concetto di uomo “dinamico”, la cui forza risiede nella capacità di
evolversi, cambiare, e superarsi incessantemente.
Nel Ventesimo secolo si cominciano a intravedere le infinite possibilità a cui apre lo studio del
genoma umano, possibilità tanto affascinanti da diventare oggetto di una fitta produzione narrativa
–da Isaac Asimov, a Arthur Clarke, fino a Aldous Huxley,di cui si tratterà più approfonditamente in
seguito. Il termine “transumanismo” viene coniato nel 1927 dal fratello di Aldous Huxley, Julian, un
biologo divenuto direttore generale dell’UNESCO e del WWF. In Religion without Revelation
(1927, 1957), J. Huxley scrive:
“The human species can, if it wishes, transcend itself —not just sporadically, an individual here in
one way, an individual there in another way, but in its entirety, as humanity. We need a name for
this new belief. Perhaps transhumanism will serve: man remaining man, but transcending himself,
by realizing new possibilities of and for his human nature. "I believe in transhumanism": once there
are enough people who can truly say that, the human species will be on the threshold of a new kind
of existence, as different from ours as ours is from that of Peking man. It will at last be consciously
fulfilling its real destiny.”
Traduzione: “La specie umana può, se così desidera, trascendere sé stessa –non solo
sporadicamente, un individuo qui in un modo, un individuo là in un altro modo, ma nella sua
totalità, in quanto umanità. Abbiamo bisogno di un nome per questo nuovo credo. Forse
“transumanismo” è appropriato: l’uomo che rimane uomo ma trascende sé stesso nel realizzare
nuove possibilità di e per la sua natura umana. “Io credo nel transumanismo”: una volta che ci
saranno abbastanza persone che possono veramente dire questo, la specie umana sarà alla soglia di
un nuovo tipo di esistenza, diversa dalla nostra come la nostra lo è da quella dell’uomo di Peking.
Starà finalmente realizzando consciamente il suo vero destino.” 6
Faleri – Potenziamento Cognitivo
2. Lo stato dell’arte: cosa si intende per “human enhancement” oggi?
Allo stato attuale, molte sono le metodologie –con relative neo-scienze e neo-tecnologie di
supporto, attraverso le quali potrebbe essere possibile sviluppare in senso migliorativo e potenziante
le caratteristiche estetiche, fisiche, psichiche, comportamentali e cognitive dell’uomo. Fra le altre, è
necessario citare l’ingegneria genetica, la chirurgia estetica, la stimolazione cerebrale –invasiva e
non invasiva, la ricerca psicofarmacologica degli stimolatori e quella sulle tanto discusse cellule
staminali. Bisogna tuttavia sottolineare come si tratti di tecnologie ancora in piena definizione e
perfezionamento, spesso lontane dai risultati che si prefiggono.
3. Definizioni preliminari
In questo percorso ci limiteremo a trattare del potenziamento cognitivo. Per affrontare l’argomento,
tuttavia, bisogna in primo luogo dare una definizione operativa a tale espressione, definizione su cui
si baserà l’analisi a seguire. Potrebbero infatti nascere equivoci dovuti alla distinzione fra “terapia”
e “potenziamento” e fra “attività cognitiva” e “intelligenza”
Potenziamento e terapia:
Generalmente, si parla di potenziamento nel caso dell’uso intenzionale di conoscenze e tecnologie
al fine di modificarne tratti reputati “nella norma” in senso migliorativo e positivo. La positività del
risultato è valutata su base soggettiva e arbitraria e si riferisce esclusivamente al momento attuale di
valutazione.