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Sintesi
tesina di maturità sul rapporto uomo-ambiente


Tesina sul rapporto uomo-ambiente



Italiano: Giuseppe Ungaretti (San Martino del Carso);

Storia: Prima guerra mondiale;

Inglese: Ernest Hemingway (A Farewell to Arms;

Francese: le tourisme vert;

Discipline turistiche e aziendali: agriturismo;

Arte e territorio: La land art, Christo e Jeanne - Claude (Valley Curtain).
Estratto del documento

turistiche e aziendali -

Discipline

L’agriturismo.

- Le tourisme vert.

Francese

Bibliografia.

INTRODUZIONE

Ho scelto di trattare il rapporto dell’uomo con l’ambiente perché esso

rappresenta uno dei maggiori temi ricorrenti soprattutto nel XX secolo,

sebbene i nativi americani analizzarono questa relazione già attorno al 1500,

come emerge da numerosi proverbi dei Navajo. Il più noto di essi recita così:

Non abbiamo ricevuto la Terra dai nostri padri

in eredità,

ma l’abbiamo solo avuta in prestito

per i nostri figli.

Infatti, in passato, il termine “ambiente” indicava il risultato di una serie di

processi naturali considerati all’origine di tutto ciò che è intorno a noi, sino al

secolo scorso quando, la gestione inadeguata delle risorse e dei territori, ha

portato ad un cambiamento radicale del concetto. Esso è ora considerato il

2

risultato della continua interazione tra componenti naturali e antropiche poiché

in ogni territorio coesistono trasformazioni causate nei brevi tempi dall’uomo e

modificazioni determinate in lunghi periodi dalla natura. Questo nuovo modo di

intendere l’ambiente ha dato vita, solo da qualche decennio, alla cosiddetta

questione ambientale in quanto l’impatto dell’opera dell’uomo sull’ambiente ha

determinato un graduale deterioramento delle risorse naturali. Fino agli inizi

degli anni Settanta, però, tali problematiche erano discusse solo tra i cultori

dell’ ecologia (scienza che si occupa delle relazioni fra gli organismi viventi ed il

loro ambiente) e dalle associazioni naturaliste, mentre le istituzioni pubbliche e

la stragrande maggioranza delle persone mostravano una scarsa attenzione

verso i temi ambientali.

La prima presa di coscienza mondiale sulle tematiche ambientali fu la

Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano tenutasi a Stoccolma nel

1972 in cui venne approvato un piano d’azione che avrebbe dovuto influenzare

le politiche ambientali internazionali. L’anno successivo partì anche il Primo

piano di azione di protezione dell’ambiente della CEE, con il quale venne

avviata la politica ambientale comunitaria. In seguito alla conferenza di

Stoccolma aumentarono le convenzioni internazionali concernenti temi

ambientali quali la protezione dei mari, l’inquinamento atmosferico e la

protezione di varie specie animali e vegetali. Nel 1983 venne istituita la

Commissione Brundtland (Commissione mondiale dell’ambiente e dello

sviluppo), la quale introdusse il concetto di sviluppo sostenibile: uno sviluppo

che, pur venendo incontro alle esigenze umane, non danneggia il delicato

equilibrio degli ecosistemi che rendono possibile la vita sulla terra. Inoltre, per

l’avvio di un piano globale di sviluppo sostenibile fu istituito uno strumento

finanziario, il GEF (Global Environment Facility), con il compito di sostenere

progetti di tutela ambientale nei Paesi in via di sviluppo. Nel 1992, a Rio de

Janeiro, si tenne la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo il cui

tema principale era quello di trovare la soluzione alle questioni ambientali più

importanti, come l’esaurimento delle risorse, la lotta all’inquinamento, la

protezione del patrimonio forestale marino e della biodiversità naturale nonché

il surriscaldamento globale. Solo cinque anni dopo, il protocollo di Kyoto, uno

dei più importanti strumenti giuridici internazionali volti a combattere i

cambiamenti climatici, venne sottoscritto da 184 Paesi, i quali si impegnavano

a ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra, responsabili del

riscaldamento del pianeta. In seguito, furono organizzate diverse conferenze e

vertici sull’ambiente che si proponevano di sostenere principi ambientali già

identificati dal protocollo come la Conferenza di Bali del 2007, la Conferenza di

Copenaghen del 2009, la Conferenza di Cancún del 2010 e quella di Durban

(Sud-Africa) del 2011, durante la quale si sarebbe dovuto raggiungere un nuovo

accordo tra gli Stati a causa dell’imminente scadenza del protocollo fissata al

2012. 3

Al concetto di sviluppo sostenibile, si affianca quello del turismo sostenibile

riguardante la possibilità di progettare e gestire attività turistiche che non

comportino una minaccia ma un’occasione per la conservazione del patrimonio

ambientale e culturale di un dato territorio. Strettamente collegata è anche la

nozione di turismo responsabile, conosciuto anche come consapevole, etico o

critico, che nasce negli anni Ottanta in seguito ad una crescente sensibilità e

attenzione critica, sostenuta dai movimenti ambientalisti, verso gli effetti

distruttivi dell’attività turistica sull’ambiente. Ma il turismo responsabile si

distingue dal turismo sostenibile in quanto pone maggiore attenzione all’uomo

e agli effetti socio-culturali del fenomeno con l’obiettivo di valorizzare il

rapporto con le comunità locali nell’ottica di una condivisione dell’esperienza e

di una più equa ripartizione degli utili, mentre il secondo privilegia la

valutazione dell’impatto ambientale a seguito dell’attività turistica.

SAN MARTINO DEL CARSO

(Giuseppe Ungaretti)

Di queste case

non è rimasto 4

che qualche

brandello di muro

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

Ma nel cuore

nessuna croce manca

È il mio cuore

il paese più straziato

Valloncello dell’Albero Isolato il 27 Agosto 1916

Vita d’un uomo. Tutte le poesie,

G. Ungaretti, cit.

L’Allegria

La poesia è tratta dalla raccolta del 1931 che costituisce la terza ed

ultima fase delle vicende editoriali che hanno caratterizzato quest’opera.

Il porto

Infatti, un primo gruppo di poesie fu pubblicato nel 1916 con il titolo

sepolto ed alludeva a “ciò che segreto rimane in noi, indecifrabile”. Esso ha

una fonte precisa nel racconto di due amici francesi, i quali sostenevano che

Alessandria fosse un porto già prima d’Alessandro ma non vi erano prove, ad

eccezione di un porto custodito in fondo al mare. Quindi il “porto sepolto”

equivale al segreto della poesia, nascosto nel fondo di un “abisso” nel quale

deve immergersi il poeta per scorgerlo ed offrirlo ai lettori. Questi versi

Allegria di

vennero poi ripubblicati nel 1919 insieme con altri nella raccolta

naufragi che è considerata un’espressione ossimorica. Difatti, il primo termine,

come afferma Ungaretti stesso, si riferisce all’‹‹ esultanza di un attimo ››, di

un’‹‹ allegria che, quale fonte, non avrà mai se non il sentimento della

presenza della morte da scongiurare ››; mentre il secondo indica l’effetto

distruttivo della morte e come tutto sia ‹‹ travolto, soffocato, consumato dal

tempo ››. La decisione, nell’edizione definitiva, di eliminare il secondo termine

è motivata dalla volontà di esaltare l’elemento positivo.

A partire dal 1942 sino all’edizione definitiva del 1969, Ungaretti decise di

Vita di un uomo

riordinare le poesie dando loro il nome per sottolinearne il

carattere autobiografico. Quest’ultimo doveva essere inteso come una stretta

corrispondenza esistente tra il poeta e la letteratura poiché quest’ultima ha la

funzione di svelare il senso nascosto delle cose, ovvero di “illuminare”

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l’essenza stessa della vita mentre il poeta viene considerato come un

“sacerdote” della parola, un essere privilegiato che sa cogliere i nessi segreti

delle cose esprimendoli sotto forma di analogia. È necessario, però,

sottolineare che tale procedimento si distingue nettamente dai simboli e dalle

metafore utilizzati dalla letteratura precedente poiché Ungaretti crea un nuovo

modo di fare poesia, rapido e sintetico, che sa mettere in contatto immagini

lontane, apparentemente senza alcun rapporto tra loro che, in ogni caso, non

esprimono un senso immediato ed evidente. Ciò è reso possibile dalla

rivoluzione futurista delle parole in libertà, nonché dai simbolisti, e soprattutto

da Mallarmé, in cui l’analogia si proponeva di cogliere il valore evocativo della

parola, isolandola nella sua purezza assoluta.

San Martino del Carso riprende un’ esperienza realmente vissuta da Ungaretti

(Alessandria d’Egitto 1888 – Milano 1970) che, nel 1914, si recò in Italia per

partecipare con entusiasmo alla guerra. Egli si arruolò come volontario in un

reggimento di fanteria e rifiutò qualsiasi privilegio l’avesse distinto in qualche

modo dagli altri fanti poiché sosteneva che sarebbe risultato un gesto offensivo

nei confronti del popolo verso il quale aveva mostrato dedizione ed interesse.

La guerra gli permise di avvertire la consapevolezza di una ritrovata identità

ma, d’altra parte, lo costrinse a vivere nel precario confine tra vita e morte,

dove ogni cosa può rovesciarsi nel suo opposto e scomparire per sempre

all’improvviso; dando vita così alla “poetica dell’attimo” che costituisce il

fondamento della prima ricerca di Ungaretti.

Questa poesia rappresenta parallelamente la distruzione ambientale del paese

e quella psicologica del poeta. Essa contiene immagini di desolazione e di

morte legate alla guerra e mostra gli effetti della distruzione nella descrizione

di uno squallido paesaggio di macerie e di rovine su cui si è abbattuta la furia

degli eventi. L’evidenza dell’immagine viene fatta risaltare in primo piano

dall’aggettivo dimostrativo “queste”, mentre la sofferenza raccolta nello

sguardo è esaltata dall’utilizzo, quasi umanizzato, del sostantivo “brandello” in

riferimento ad un “muro” sebbene esso sia tradizionalmente attinente alla

carne, alle stoffe o ai vestiti. Dal paesaggio il pensiero si sposta, per una

spontanea associazione, sui molti compagni caduti dei quali, a differenza delle

“case”, non è rimasto più nulla. La loro totale scomparsa è il segno di una

distruzione più dolorosa e profonda, in quanto non ammette risarcimento o

rinascita. A impedire che vengano dimenticati non resta che la pietosa

memoria di chi è sopravvissuto: un ricordo fatto di tante croci, che trasformano

il cuore in una sorta di cimitero. Di qui nasce una folgorante analogia fra il ‹‹

paese ›› ed il ‹‹ cuore ››, che appare come ‹‹ il paese più straziato ››.

La prima stesura della poesia era caratterizzata dalla presenza di rilevanti

determinazioni di luogo che vennero poi sottratti da Ungaretti in quanto

rendevano troppo trasparente il contrasto tra il brandello di muro ‹‹ esposto

all’aria ›› ed i compagni decaduti dei quali non vi è traccia ‹‹ nei cimiteri ››.

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Inoltre, quest’ultimo complemento materializzava in termini troppo crudi

un’immagine che resta invece implicita nel testo definitivo, affidata

unicamente alle croci che richiamano anche al sacrificio e alla morte di Cristo.

Degli ultimi versi, che introducevano elementi dispersivi, Ungaretti utilizzerà

solo il nesso ‹‹ cuore ››/‹‹ straziato paese ››.

Tutta la poesia utilizza un linguaggio piano e lineare, fatto di parole comuni. La

compattezza che la caratterizza è dovuta alla capacità di collocare le parole

secondo calibrate simmetrie grazie anche all’impiego di una sintassi

elementare ed essenziale, tipica di Ungaretti, che prevede che la strofa sia

formata dalla sola frase principale. Il sentimento della “corrispondenza” trova

espressione, sul piano formale, nei parallelismi e nelle iterazioni: ‹‹ Di queste

case / non è rimasto ›› (vv. 1-2) - ‹‹ Di tanti / … / non è rimasto ›› (vv. 5 e 7); ‹‹

Di tanti ›› - ‹‹ neppure tanto ›› (v. 8); ‹‹ Ma nel cuore ›› (v.9) - ‹‹ È il mio cuore ››

(v. 11). Rilevante è la metafora “brandello di muro” con la quale si designa il

paese. Si noti infine l’antitesi a distanza fra ‹‹ qualche ›› (v. 3) e ‹‹ nessuna ››

(v.10). La simmetria riguarda anche la misura delle strofe, composte due a due

da un uniforme numero di versi. Ognuna di esse è introdotta da una lettera

maiuscola ma, a causa della mancanza di punteggiatura, è difficile stabilire se

si tratti dell'inizio di un nuovo periodo o della continuazione del precedente.

Infatti, le maiuscole costituiscono solo simboli grafici e non sono indicatori di

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