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Fisica: La teoria del multiverso, teoria delle stringhe, teoria del caos e effetto farfalla.
Letteratura: Le distopie (1984)
Filosofia: Le utopie di stati perfetti (Hegel e Platone)
Filosofia: Bergson e l'evoluzione creatrice
Storia: La seconda guerra mondiale (la Svastica sul sole)
INDICE
INTRODUZIONE................................................................................................................................3
ALLA RICERCA DEI MONDI PARALLELI (Teoria del Multiverso, Ucronie, Utopie e Distopie)
◦ Da Newton alla fisica moderna................................................................................................4
◦ La teoria dei molti mondi di Everett........................................................................................6
La Svastica sul Sole Il Giardino dei Sentieri che si Biforcano..............................9
◦ Ucronie: e
◦ Le utopie e il loro utilizzo nella filosofia...............................................................................13
1984 V per Vendetta............................................................................................14
◦ Distopie: e
◦ La teoria del caos e il meccanismo delle ucronie...................................................................17
◦ Come opera la natura secondo il principio antropico e Bergson............................................18
◦ L’universo non è altro che un’enorme biblioteca...................................................................19
◦ Multiverso di Livello I............................................................................................................21
◦ Multiverso di Livello II..........................................................................................................22
◦ Multiverso di Livello III e IV.................................................................................................24
LA TRAMA DEL COSMO (Dalla Teoria delle Stringhe al Multiverso)
◦ Alla ricerca della teoria unificata di campo............................................................................25
◦ La teoria delle superstringhe..................................................................................................27
◦ Un mondo a nove dimensioni.................................................................................................28
◦ Il multiverso secondo la teoria delle stringhe.........................................................................31
SUL FILO DEL RASOIO
Esistono gli Universi Paralleli?..........................................................................................................34
BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................37
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“Viviamo in un mondo che ci disorienta con la sua complessità.
Vogliamo comprendere ciò che vediamo intorno a noi e chiederci:
qual è la natura dell’universo? Da che cosa ha avuto origine l’universo
e da dove veniamo noi? Perché l’universo è così come lo vediamo?”
Stephen W. Hawking
Da sempre, nel corso della storia, gli uomini hanno cercato di capire l’origine dell’universo e i
meccanismi che lo governano. Forse più di ogni altra questione, questa accese la fantasia dei nostri
lontani progenitori e ancora oggi ispira la ricerca dei cosmologi. Il mistero dell’universo, infatti,
racchiude in sé tutte quelle domande fondamentali che da sempre l’umanità si pone: perché
esistiamo? Chi ci ha creato? Perché la natura funziona in questo modo? L’universo è finito o c’è
qualcun altro oltre a noi in questo spazio sconfinato?
L’umanità si pone queste domande fin dalla nascita del primo pensiero razionale e tutt’oggi questi
quesiti continuano ad assillare ricercatori e cosmologi. La ricerca di risposte sembra essere un
bisogno fondamentale per l’uomo, la scienza stessa progredisce ponendosi determinate domande e
andando in cerca della loro soluzione. Ognuno a modo suo nel proprio piccolo intraprende questa
ricerca, che a volte, con i mezzi a propria disposizione, non è possibile portare a termine e bisogna
quindi trovare altri modi per giungere a tali risposte.
Per questo l’uomo crea nella propria mente dei mondi alternativi e solo in essi riesce a rispondere
con precisione ai quesiti che lo assillano, perché in questi universi paralleli ognuno decide come le
cose devono funzionare.
Spesso gli uomini raccolgono le loro perplessità e le nascondono abilmente nelle pagine di un
racconto, delineando a volte anche un’ipotetica strada per risolverle. Alla fine, quindi, tutte le
finzioni narrative non sono altro che questo: un tentativo di fare luce su misteri della vita, in modo
alternativo a quello della scienza. Per questo è utile esaminare libri significativi che aiutano a capire
le paure, i desideri e le domande che lo scrittore ha dentro di sé e che a volte rappresentano anche
gli stessi sentimenti che albergano nella gente della sua epoca.
Inoltre questi scritti hanno spesso spiccate somiglianze con le teorie scientifiche sul multiverso che
di recente si stanno sviluppando sempre di più. Il fatto che anche la scienza si sia addentrata nello
studio degli universi paralleli, che potrebbe sembrare una teoria puramente fantastica, è una
conferma del fatto che a volte l’uomo si addentra nel campo dell’impossibile per trovare risposte, e
ciò che lo spinge a farlo è proprio quella brama di sapere che anima la vita di ciascuno.
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ALLA RICERCA DEI MONDI PARALLELI
TEORIA DEL MULTIVERSO, UCRONIE, UTOPIE e DISTOPIE
“Ciò che non può esistere in un mondo potrebbe esistere in un altro.
Ciò che non esiste in un secolo può esistere nei secoli futuri.
Le cose della vita non sono tanto semplici, e non dobbiamo stupirci
di fronte a ciò che non ha spiegazione.”
Santiago Garcia-Clairac
Da Newton alla fisica moderna
L’universo è stato al centro dell’attenzione umana fin da quando i nostri antenati alzavano gli
occhi al cielo, chiedendosi cosa fossero quei puntini luminosi che schiarivano la notte e
quell’enorme palla di luce che illuminava le loro giornate. Ma la prima vera definizione di Universo
tutto,
fu fornita dalla scuola dei pitagorici nel 500 a.c. che lo vedevano come il non solo ciò che
esiste, ma anche ciò che non esiste, ciò che è in atto e anche ciò che è in potenza. Anche il quesito
sulla finitezza dell’universo era già alla base di discussioni e di disquisizioni filosofiche fin da
Aristotole nel 300 a.c. che riteneva la finitezza un attributo fondamentale dell’universo, perché solo
così lo spazio può essere completo e perché, se fosse infinito, non esisterebbe certezza alcuna. Ma
altri filosofi, come ad esempio Spinoza, vedevano nell’universo la più alta incarnazione di Dio,
sostenendo che lo spazio e la sostanza che lo forma non possano che essere infiniti. Lo studio
filosofico della natura e dello spazio andò pian piano ad assumere una struttura matematica e
nacque così una scienza che si sarebbe dedicata allo studio del funzionamento dell’universo e dei
suoi meccanismi: la fisica.
Col celebre fisico Isaac Newton (1642 - 1727), famoso per aver formalizzato i principi della legge
di gravità, iniziò l’era della fisica dei macrosistemi, cioè lo studio della realtà così come la vediamo,
in cui tutto è certo e prevedibile perché regolato da leggi ben precise.
Questa visione deterministica del mondo venne rivalutata agli inizi del XX secolo, quando Albert
Einstein (1879 - 1955) mostrò che energia e massa non erano altro che due facce della stessa
2
moneta ed espresse questa scoperta con la celebre formula E=mc (dove la costante “c” indica la
velocità della luce). Einstein è famoso nel mondo scientifico per aver formulato le due teorie della
relatività (ristretta e generale), nelle quali l’universo è descritto come un luogo in cui la luce si piega
e dove spazio e tempo si fondono in un unico continuum che si deforma in base alla massa dei corpi
che vi vengono immersi. L’energia si propaga in pacchetti chiamati quanti e le particelle elementari
si comportano in modo inusuale, a volte assumendo i comportamenti dei fenomeni ondosi e altre
volte quelli delle particelle che noi conosciamo. Queste due teorie ebbero la capacità di
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rivoluzionare per ben due volte la visione dello spazio e del tempo che secondo Newton e la fisica
classica erano il teatro di tutti i fenomeni naturali e che con le teorie della relatività si fondono per
diventare uno dei protagonisti fondamentali della fisica.
Poi fu la volta di Erwin
Schrödinger (1887 -
1961), il quale scoprì che
nel mondo dei quanti
tutte le volte che un
particella, come un
elettrone, si trova davanti
a una scelta, ad esempio
il passaggio attraverso
uno dei due fori di una Secondo la fisica quantistica le particelle viaggiano da un punto all’altro
lamina, in realtà non seguendo tutte le possibili traiettorie. In particolare questo elettrone passa
attraverso entrambe le fenditure della lamina
sceglie l’una o l’altra via contemporaneamente
come ci suggerirebbe il buon senso, ma passa attraverso entrambi i fori anche
se noi osserviamo ben altro. Dopo aver fatto queste osservazioni, Schrödinger riuscì a dimostrare
che tutte le particelle subatomiche sono rappresentabili attraverso una funzione d’onda
probabilistica: l’equazione di Schrödinger. Questa funzione d’onda descrive tutte le possibili
traiettorie che una particella può seguire per spostarsi da un punto ad altro e quindi indica tutte le
traiettorie che, secondo la teoria di Schrödinger, vengono percorse.
Dal canto suo il fisico Werner Heisenberg (1901 - 1976) formulò il principio di indeterminazione
di Heisenberg, nel quale viene sostenuta la teoria secondo la quale non è possibile conoscere la
posizione esatta delle particelle che sono in costante movimento, si può parlare unicamente di
probabilità di trovare una particella in un determinato punto nello spazio, l’insieme di tutte queste
posizioni viene chiamata “nube di probabilità”.
Con Schrödinger e Heisenberg il mondo fisico divenne un luogo descritto da una sovrapposizione
di stati quantistici, un mondo in cui nulla è prevedibile con certezza. Infatti entrambi questi
probabilità
personaggi, che hanno contribuito allo sviluppo della fisica quantistica, parlano di e ciò
sconvolge fisici del calibro di Einstein che si rifiutano di accettare questo aspetto probabilistico
della fisica, perché presupporrebbe l’inesistenza di conoscenze certe.
Nel 1927 Niels Bohr (1885 - 1962) formulò la sua interpretazione di Copenaghen (chiamata così
in onore del paese in cui il fisico era nato e vissuto). Per spiegare misteri quantistici, come il
passaggio simultaneo di una particella attraverso due fori distinti, Bohr ipotizzò che le particelle
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quantistiche si comportassero come onde probabilistiche quando le si ignorano, mentre assumono
caratteristiche di particelle quando le si guardano. In pratica, finché non si effettua una misura per
determinare in quale dei due fori sia passato l’elettrone non si può sapere quale sarà la sua
traiettoria, quindi si sostiene che passa attraverso entrambi i fori.
Questa teoria suscitò la reazione di molti fisici e fra cui ancora una volta Einstein il quale, sebbene
avesse contribuito a far nascere la fisica quantistica, iniziava a dubitare della sua funzionalità perché
anche un rivoluzionario come lui non poteva accettare che tutto fosse probabile ma non certo, se
non quando veniva osservato da qualcuno. La critica che mosse all’idea di Bohr era che, se
l’interpretazione di Copenaghen fosse stata vera, allora la realtà non esiste in quanto tale, ma
dipende fortemente dalla presenza di un osservatore, il che è come dire che si può cambiare il modo
solamente con uno sguardo. Bohr in realtà fu l’unico a prendere in considerazione il cervello
dell’osservatore come insieme di particelle che seguono anch’esse le leggi della fisica quantistica.
Quindi il mondo come lo conosciamo è il risultato dell’interazione fra la luce e il nostro cervello, il
che porta a un altro paradosso, perché sarebbe come dire che il nostro mondo, noi compresi, non
esiste senza la luce, ma che la luce non esiste se noi non la osserviamo.
Insomma, tutta questa storia ci fa capire che c’è una discrepanza insita nella fisica quantistica fin