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Storia: guerra fredda, terza rivoluzione Industriale, globalizzazione;
Tecnologia delle costruzioni: High-tech, Hearst tower, Norman Foster;
Costruzioni: classificazione dei ponti;
Topografia: le strade;
Estimo: espropriazione per pubblica utilità;
Ed. fisica: il rally.
suggestionato dalle mode o dallo scandalo più che dalla qualità autentica. Ciò
che l’industria culturale concepisce per i suoi utenti è qualcosa di
convenzionale, prodotto in serie e con le stesse tematiche e linguaggi di ciò
che ha ottenuto precedentemente successo. “Le Avanguardie storiche” si
oppongono a questa mercificazione e riduzione dell’arte a dettami fissi e
stereotipati: non vogliono creare prodotti seriali svuotati della loro vitalità e
respingono l’asservimento ad una industria culturale che degrada, livella e
appiattisce. I poeti e artisti non accettano di essere operai, ma si ergono a veri
e propri intellettuali dotati di unicità. Il loro rifiuto estremo e violento per i
codici culturali correnti li spinge a sperimentare linguaggi mai usati, abitudini
per tutti incomprensibili. Il tutto con un atteggiamento di disprezzo e odio per
le masse.
La visione del mondo futurista
I futuristi prendono il più possibile le distanze dai valori morali, politici e
culturali della mentalità del passato: aboliscono la cultura dei musei, delle
biblioteche e delle accademie andando invece in cerca della vita, del
movimento e dell’azione.
Non soltanto si invoca a gran voce la bellezza del pericolo e dell’energia: si
passa addirittura dal piano concettuale a quello più specifico, fino a sfociare
nell’esaltazione dell’aggressività e della violenza. Il Futurismo celebra infatti la
lotta e la guerra, gli uomini devono cercare nell’arte qualità come il coraggio e
la ribellione così come nella vita. Nuovo valore del futurista diviene la velocità:
all’ammirazione e studio delle opere antiche è sostituita l’innovativa
valorizzazione della rapidità, che stravolge gli stili di vita degli uomini moderni
e si materializza nel simbolo tipico futurista: l’automobile. Tale veicolo non
appare solamente come segno della velocità, ma anche come oggetto
sensibile, dotato di movimento, energia e pericolo. Racchiude nelle sue quattro
ruote tutti i capisaldi della filosofia del gruppo.
La poetica e lo stile
La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze
ignote. La sintassi appare completamente rivoluzionata: viene abolita la
punteggiatura, l'aggettivo e l'avverbio. L'uso del verbo all'infinito, inoltre, viene
utilizzato per una maggiore sensazione della realtà. Il brano quindi risulterà
ricco di analogie e di immaginazione senza fili, che associano tra loro le
sensazioni visive, uditive, tattili e olfattive. Svanisce la poetica dell' "io"
letterario portando ad una mancanza di soggettività dell'autore. L’idea di
Marinetti è quella di creare un poeta-giornalista il quale vuole trasportarci in
quel momento già vissuto.
Manifesto del Partito politico futurista
Il Partito politico futurista vuole un’Italia libera e forte, non più sottomessa al
suo grande passato: un’Italia fuori tutela, padrone di tutte le sue energie e
proiettata verso il grande avvenire.
Bisogna dare a tutti la volontà di pensare, creare, rinnovare e distruggere in
tutti la volontà di subire, conservare, plagiare.
Ogni cervello deve essere come una tavolozza per colorare ogni più piccolo
atto di vita. Il loro intento è quello di dare una vita non più di pane e di fatica,
né di ozio, bensì una giusta via di mezzo.
Manifesto del Futurismo
I temi fondamentali del Manifesto del Futurismo sono:
- l’amore per il pericolo;
- l’abitudine all’energia;
- il culto per il coraggio e l’audacia;
- la lotta contro il passato;
- l’esaltazione del movimento aggressivo;
- la guerra.
Ha un significato soprattutto ideologico, in quanto enuncia i principi
fondamentali della rivoluzione futurista. Celebra l’esaltazione del progresso
tecnico e scientifico, il bisogno di liberarsi dei limiti. Il Manifesto dona tutto il
suo sostegno verso l'interventismo, il nazionalismo, la guerra, come valori,
come realizzazione dell'uomo nuovo. Anche sul piano artistico il programma
subisce un rovesciamento dei canoni tradizionali: si passa dalla "città-museo"
ad un'"estetica della velocità", che celebra la bellezza della macchina. Si
comprendono allora la lunga catena di immagini analogiche e la
rappresentazione della città e del mondo industriale, delle folle agitate dal
lavoro o dalla sommossa, così come gli innumerevoli rumori e colori delle
capitali moderne e dell’entusiasmo nei cantieri. Lo stesso linguaggio del
manifesto tende a risolversi nell'azione. Il "noi" con cui Marinetti conduce il
discorso collega il suo appello all'autorità del gruppo, quello di una nuova
generazione di poeti, definiti simbolicamente "incendiari".
Filippo Tommaso Marinetti
“Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e
combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica o utilitaria.“ Filippo Tommaso Marinetti
Il movimento ebbe il suo maggior animatore in Filippo Tommaso Marinetti
(1876-1944), poeta e narratore di duplice cultura, italiana e francese. Filippo
nasce il 21 dicembre del 1876 ad Alessandria d'Egitto. Nel 1895 Marinetti si
iscrive ai corsi di legge all'università di Pavia. Termina gli studi a Genova dove
si laurea nel 1899. Nel 1900 decide di dedicarsi completamente
alla letteratura assumendo un ruolo primario nella poesia
romantica e simbolista. Nel 1908 scrive l'ode col titolo “All'automobile da
corsa”. Diventa promotore, scrittore e poeta principale della nuova
avanguardia e la sua attività si lega completamente a quella del movimento
futurista. Poco dopo si arruola come volontario nella Prima Guerra Mondiale.
Sposa Benedetta, una pittrice futurista, dalla quale ha tre figlie. Le sue idee
anarchiche e anticlericali rispecchiano quelle del fascismo, ma è ostile alle leggi
razziali e al nazismo. Si spegne il 2 dicembre 1944 a Bellagio, sul lago di Como.
All’automobili da corsa (1908)
“O montagne dai freschi mantelli turchini!...
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure!... Io vi sorpasso a galoppo!...
Su questo mio mostro impazzito!...” All’automobile da corsa, Marinetti
Il componimento venne scritto originariamente in francese nel 1908. In esso si
trova una tematica cara a Marinetti e in generale ai poeti futuristi: l'esaltazione
della macchina, il brivido della velocità, e l’ebbrezza del pericolo che si
identifica con la libertà assoluta, nel ripudio delle regole della grammatica,
della sintassi, dell’ortografia stessa. Marinetti ricorre a un fitto impasto di
similitudini e all’uso dell’onomatopea.
Nella prima strofa il tema predominante è quello dell’entusiasmo per la
macchina, che è dinamica, libera e potente. Mentre Leopardi avvertiva un
senso di perdizione contemplando un paesaggio, Marinetti si ubriaca di velocità
fino a perdere lucidità per poi fondersi con la macchina stessa: non valuta i
rischi, vuole solo spingere al massimo l’acceleratore e volare, volare verso
l’infinito fino a raggiungere le stelle. Il componimento coinvolge il lettore in un
crescendo sempre più intenso al punto tale da fargli avvertire il ringhio del
motore, il vento folle sul viso e i muscoli che vibrano e si contraggono.
Nelle strofe successive viene ribadito ancora il contrasto tra lento e veloce che
Marinetti esprime mettendo a confronto i mammut, esseri lenti e pesanti. Essa
sorpassa facilmente quelli che furono i simboli del romanticismo, ovvero il
“Chiaro di luna”. La devozione totale del poeta al moderno rovescia i rapporti
tradizionali. La natura viene disprezzata, al punto che la poesia intende
trionfare su di essa.
Nell’ultima strofa il poeta dichiara la sua vittoria: si è staccato con la sua
creatura dal mondo lento e pesante e vola verso la leggerezza. Il punto focale
della poesia si riconosce maggiormente verso la fine. In questa strofa viene
esaltato il rifiuto per una società ancora così statica e monotona per un nuovo
futuro, caratterizzato dalla velocità, dalla tecnologia. Infatti le montagne, i
fiumi, il chiaro di luna e le pianure rappresentano la staticità del mondo di quel
tempo che viene metaforicamente superata dalla macchina da corsa. Oramai
l’automobile è diventata un simbolo delle idee futuriste, un mezzo di trasporto
individuale che procura una sensazione di potenza e di autonomia.
Fondamentalmente ciò che interessa non è più il paesaggio, che si riduce ad un
ombra scura, ma il motore che ruggisce dentro il cofano, i pneumatici che
divorano la strada. L’auto è vista come “dio di una razza d’acciaio”. Dopo tante
lodi alla Luna e all’amore sincero, Marinetti sconvolge la tradizione: sceglie
infatti di esaltare un oggetto freddo e apparentemente inanimato, cui però
riesce a conferire vita e un’aggressività senza eguali.
Guerra Fredda
La guerra fredda indica la contrapposizione che si è venuta a creare alla fine
della Seconda guerra mondiale, tra due blocchi internazionali: il blocco Ovest,
ovvero gli Stati Uniti d'America, gli alleati della NATO (che raggruppava 52
stati) ed i Paesi amici, ed il blocco Est, ovvero l'Unione Sovietica, gli alleati del
Patto di Varsavia ed i Paesi amici. Allo scopo di intensificare i rapporti tra i Paesi
membri si formò il Consiglio d’Europa (1949) e nacquero organismi
sovranazionali come la Ceca (1951), per la produzione del carbone e
dell’acciaio, la Cee, detta anche Mec, per la liberalizzazione dei commerci nel
mercato unico, e l’Euratom, per gli studi sull’energia atomica. Questa
contrapposizione si è sviluppata nel corso degli anni su vari campi: militare,
spaziale, ideologico, psicologico, tecnologico, sportivo.
Alla fine della seconda guerra truppe americane, inglesi, francesi e sovietiche
hanno occupato il suolo tedesco, una parte del quale fu ceduto alla Polonia. Fra
il 1947 e il 1949 USA, Gran Bretagna e Francia hanno unificato le rispettive
zone, mentre nella sua zona l’URSS mirava alla costituzione di una repubblica
tedesca comunista. Nel 1949 si assisteva così alla formazione di due distinte
Germanie: ad ovest veniva costituita la Repubblica Federale Tedesca con
capitale Bonn, mentre ad est si formava la Repubblica Democratica Tedesca
con capitale Berlino. Attorno alle due grandi potenze vincitrici si erano formati
due blocchi di stati. Ad Occidente, Francia e Gran Bretagna erano
economicamente dipendenti dagli USA, che faceva sentire il suo peso su paesi
come l’Italia, da esso liberati. Ad Oriente sorgevano regimi comunisti nei paesi
liberati dall’Armata Rossa. Usciti vittoriosi dalla seconda guerra
mondiale, Unione Sovietica e Stati Uniti costituivano ormai le due maggiori
potenze del mondo. Ma, a causa della diversità dei loro sistemi politici ed
economici, non riuscivano a trovare un accordo. La tensione tra i due blocchi
tuttavia non si è mai trasformata in un conflitto militare diretto, pur restando
forte per circa mezzo secolo. La guerra fredda spinse Usa e Urss a dare vita a
due contrapposte alleanze militari: da un lato il Patto atlantico (Stati Uniti,
Canada e diversi Stati dell’Europa occidentale, aprile 1949) con la sua
organizzazione militare di difesa, la Nato, in funzione anticomunista; dall’altro il
Patto di Varsavia tra i Paesi dell’Est (maggio 1955), in funzione antiamericana.
Il termine “guerra fredda” è stato introdotto nel 1947 dal consigliere
presidenziale Bernard Baruch e dal giornalista Walter Lippmann, per descrivere
il sorgere delle tensioni tra due alleati della seconda guerra mondiale. Il
termine sintetizza in modo efficace la situazione che si stava delineando: in un
pianeta dominato da due potenze, entrambe in lizza per il primato e per
l’egemonia mondiale, e radicalmente contrapposte sul piano ideologico, il
conflitto sembrava inevitabile. Il mondo dove due contendenti avevano
armamenti tali che una guerra avrebbe avuto conseguenze intollerabili anche
per il “vincitore”, il conflitto era impraticabile. Si determinò così una situazione
di “guerra fredda”: guerra, perché la contrapposizione tra i contendenti
sembrava un vero e proprio conflitto e perché all’interno dei paesi coinvolti si