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Sintesi
Italiano: Umberto Saba

Storia: la Prima guerra mondiale

Matematica: la ricerca operativa

Ragioneria: il marketing

Diritto: la Costituzione

Scienza delle finanze: il bilancio dello Stato

Informatica: la ciminalità informatica

Inglese: the internet connection
Estratto del documento

SECONDA FASE DEL CONFLITTO

Il 1915 si era rivelato sostanzialmente positivo per gli imperi centrali, con l’invasione dei tedeschi

nelle zone industrialmente importanti della Francia, il controllo delle attività’ produttive del Belgio,

la superiorità’ nei confronti della Russia sul fronte orientale. Il prolungarsi del conflitto, pero’,

poneva in difficoltà’ gli imperi centrali soprattutto a causa del predominio dell’Inghilterra sui mari.

La Germania cerco’ di rafforzare la sua flotta, puntando anche sull’impiego massiccio dei

sottomarini. L’Austria invece, con l’entrata in guerra dell’Italia, era stata costretta ad aprire un

nuovo dispendioso fronte. L’Italia, che poteva contare, rispetto all’Austria, su un maggior numero di

soldati non affaticati da mesi di conflitto, aveva un punto debole per quanto riguardava

l’organizzazione e il supporto tecnico, ampiamente inadeguati. L’artiglieria era insufficiente, le

munizioni scarseggiavano, l’aviazione era praticamente nulla, i mezzi di trasporto erano

insufficienti rispetto al numero di soldati, come pure era insufficiente l’addestramento sia delle

truppe che dei soldati, per non contare il fatto che l’equipaggiamento dei militari rimase a lungo

incompleto: solo dopo diversi mesi di conflitto i soldati italiani vennero muniti dell’elmetto.

Comandante supremo dell’esercito italiano venne nominato Luigi Cadorna, rimasto in carica fino

alla disfatta di Caporetto del 1917, noto soprattutto per la brutalità’ della sua disciplina. Seguendo il

suo piano predisposto per lo sfondamento delle linee nemiche, Cadorna decise di attaccare

immediatamente gli Austriaci sull’Isonzo, dove si svolsero le cosiddette quattro battaglie

dell’Isonzo, che peraltro risultarono essere non particolarmente significative per le sorti del

conflitto. Nel 1916 i Tedeschi si erano preparati per lanciare una pesante offensiva contro i Francesi,

che si concretizzo’ nella battaglia di Verdun. Contemporaneamente le truppe Anglo-Francesi, per

alleggerire il peso dell’offensiva tedesca, impegnarono la Germania su un altro fronte, quello delle

Somme. Anche Italiani e Russi vennero sollecitati dagli alleati inglesi e francesi ad intervenire. Gli

Italiani si impegnarono nella quinta battaglia dell’Isonzo, senza comunque riuscire ad ottenere

risultati clamorosi. La controffensiva asburgica, nota come “spedizione punitiva” nei confronti

dell’ex alleato traditore, cerco’ di sfondare le linee italiane sull’altopiano dell’Asiago, con lo scopo

di penetrare nella Pianura Padana, puntando verso Vicenza. Pur continuando ad arretrare, la

resistenza italiana riuscì’ in qualche modo a bloccare l’avanzata austriaca. Essendo l’Austria

impegnata sul fronte orientali e trovandosi in difficoltà’ nei confronti della Russia, la situazione

volse a favore degli italiani che riuscirono, il 9 agosto, a conquistare Gorizia, consolidando

nuovamente il fronte che torno’ alla guerra di trincea. Il prolungamento del conflitto sembrava

essere favorevole per gli Stati dell’Intesa, in quanto il blocco economico operato dall’Inghilterra

danneggiava notevolmente la resistenza degli imperi centrali. La Germania si impegno' per questo

nella guerra sottomarina, senza peraltro ottenere risultati particolari. Il 1916 vedeva quindi un certo

vantaggio per le truppe dell’Intesa, anche se l’entrata in guerra della Romania, subito invasa dalle

truppe austro-tedesche e bulgare, porto’ approvvigionamenti alimentari e petroliferi agli stati

dell’Alleanza. La resistenza della Turchia era invece ormai alle corde. Mentre in Italia e in

Inghilterra venivano sostituiti i rispettivi governi, prima l’Austria e poi la Germania avanzarono

proposte di pace, che vennero comunque rifiutate.

IL MOVIMENTO OPERAIO

Negli anni immediatamente precedenti al conflitto, l’atteggiamento dei socialisti nei confronti della

guerra era apertamente contrario. Nel contesto della Seconda Internazionale non erano mancati

diversi appelli ed impegni ad opporsi alla guerra, che era estranea agli interessi dei proletari, mentre

invece avrebbe portato notevoli profitti per i capitalisti. A livello nazionale, per quanto riguarda la

politica dei singoli partiti socialisti, le scelte che vennero operate furono pero’ contrastanti con

questi buoni propositi, come nel caso più’ clamoroso del partito socialdemocratico tedesco che

nell’agosto del 1914 voto’ i crediti di guerra. Nel 1915 venne organizzata una conferenza

internazionale in Svizzera, dove venne ribadita la contrarietà’ alla guerra e venne proposta la

possibilità’ di opporsi attivamente al conflitto. In questo modo vennero fomentati alcuni focolai che

in Francia e in Germania si risolsero con delle rivolte popolari, mentre in Russia, in modo più’

clamoroso, con l’abbandono in massa del fronte e la Rivoluzione di ottobre nel 1917.

LA TERZA FASE DEL CONFLITTO

Il 1917 si apri’ con la proclamazione da parte tedesca della guerra sottomarina totale, che alla fine

provoco’, più’ che danni economici ai nemici, l’entrata in guerra degli Stati Uniti. La Germania, da

parte sua, approfitto’ della Rivoluzione in Russia per invaderne alcuni territori. La Russia giunse

quindi a stipulare un trattato di pace con gli imperi centrali, che potevano cosi’ impegnarsi più’ a

fondo sull’altro fronte. Nello stesso periodo entrarono in guerra gli Stati Uniti, mossi soprattutto

dagli interessi degli industriali e danneggiati economicamente dalla guerra sottomarina tedesca. Sul

fronte italiano le truppe austriache riuscirono a sfondare le linee a Caporetto (24 ottobre 1917)

penetrando per centocinquanta chilometri in Italia. Venne immediatamente formato un nuovo

governo italiano sotto la guida di Vittorio Emanuele Orlando, mentre il generale Cadorna venne

sostituito dal generale Armando Diaz. Sotto il comando di Diaz, che aveva adottato una nuova linea

per quanto riguardava l’addestramento e l’equipaggiamento dei propri soldati, l’avanzata austriaca

venne bloccata sul Piave. Per quanto riguarda la disfatta italiana a Caporetto, essa rispecchiava

soprattutto una certa debolezza delle truppe italiane, nonché’ un diffuso clima di sfiducia fra i

soldati. Mentre da un lato la brevità’ della guerra risultava essere un’illusione degli interventisti,

dall’altro la società’ civile stava subendo le conseguenze che il conflitto portava con se’ : fame,

aumento dei prezzi, aumento dei carichi di lavoro, limitazioni delle libertà’ personali. Per questi

motivi cominciavano a prendere forma diverse manifestazioni e rivolte popolari. Anche il papa

Benedetto XV stava notevolmente spingendo per porre fine a quella “inutile strage”. La Germania,

che non poteva sostenere una guerra troppo prolungata, tento’ un’ultima offensiva, ma venne

sconfitta dalle truppe anglo-francesi, causando cosi’ all’interno del paese un’ondata di proteste

contro il proseguimento della guerra. Mentre la Bulgaria venne costretta alla resa, l’Austria si stava

disgregando al suo interno, in seguito alla proclamazione dell’indipendenza da parte di Jugoslavia,

Ungheria e Cecoslovacchia , con la trasformazione della monarchia in una federazione di stati

indipendenti. L’Italia sconfisse definitivamente l’Austria a Vittorio Veneto, costringendola a firmare

l’armistizio. In seguito’ si registro’ la resa della Turchia e infine della Germania, che venne

trasformata in una repubblica. Si chiudeva cosi’ il primo conflitto mondiale, con una stima

approssimativa di 10 milioni di morti.

CONSEGUENZE ECONOMICHE E SOCIALI DELLA GUERRA

Le popolazioni, duramente provate da fame e privazioni, furono colpite da un’ondata di influenza

che si diffuse in tutta Europa e in America. Si apriva quindi una grossa crisi demografica. I paesi

europei inoltre, a differenza degli Stati Uniti, che erano i maggiori creditori, si erano fortemente

indebitati. La riconversione della industrie belliche che durante la guerra lavoravano a pieno regime

aveva causato un’ondata di disoccupazione che colpiva soprattutto i ceti più’ poveri. Durante il

conflitto comunque le industrie pesanti avevano tratto notevoli guadagni. Le attività’ più’ moderne

(metallurgica, chimica, elettrica) avevano visto un periodo di forte sviluppo, con l’impetuosa

crescita di diverse industrie (FIAT, Montecatini, Edison e altre). Per quanto riguarda le masse

popolari, anche senza l’aiuto della propaganda socialista, avevano compreso i risvolti negativi della

guerra, che causo’ una forte presa di coscienza popolare. Tra le conquiste del movimento operaio

vanno segnalati l’aumento delle adesioni ai sindacati e l’ingresso massiccio delle donne nel mondo

del lavoro.

I TRATTATI DI PACE

Dal 18 giugno 1919 i paesi vincitori si riunirono a Parigi in una conferenza che vide la

partecipazione delle 32 nazioni vincitrici, mentre quelle vinte vennero convocate solo per la firma

finale. Fra le nazioni vincitrici ebbero un ruolo particolarmente importante Stati Uniti, Francia,

Italia ed Inghilterra i cui rispettivi esponenti cercavano più’ che altro di far valere gli interessi dei

propri Stati. La rottura dell’Italia nei confronti di Francia e Germania che non volevano mantenere

gli accordi presi con il Patto di Londra provoco’ il ritiro della delegazione italiana dalla Conferenza,

fatto che danneggio’ ulteriormente l’Italia, in quanto non partecipo’ alla spartizione delle colonie

tedesche. In Italia si stava sviluppando il mito della “vittoria mutilata”.

Il 28 giugno 1919 la Germania firmava il Trattato di Versailles, che prevedeva: la cessione

dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, la cessione di territori a Danimarca e Polonia, il pagamento

dei danni di guerra, la perdita delle colonie, l’impegno a fornire materie prime ai paesi vincitori con

condizioni vantaggiose, la perdita dei territori sottratti alla Romania. Nascevano cosi’ le repubbliche

di Lituania, Estonia, Lettonia e Finlandia. Il 10 settembre l’Austria firmava il Trattato di St.

Germain , perdendo i 7/8 del suo territorio in favore di Italia (Trentino, Alto-Adige, Venezia-Giulia,

Trieste), Jugoslavia, Cecoslovacchia e Ungheria. Il 27 settembre la Bulgaria firmava il Trattato di

Neuilly, cedendo territori a Romania e Grecia. Il 4 giugno l’Ungheria, con il Trattato del Trianon,

nasceva come stato indipendente, cedendo territori a Jugoslavia, Romania e Polonia. Il I agosto la

Turchia firmava il Trattato di Sevres, cedendo territori a Grecia ed Arabia. Prese vita la Società’

delle Nazioni, con il compito di vigilare sulla stabilita’ internazionali. Gli Stati Uniti, che ne erano

stati i principali promotori, tuttavia non vi aderirono. In seguito a questi trattati vennero lentamente

a svilupparsi, a causa delle tensioni accumulate, diverse propagande nazionaliste, soprattutto in

Germania ma anche in Italia (vedi l’impresa di D’Annunzio a Fiume).

MATEMATICA

RICERCA OPERATIVA

La ricerca operativa è l’applicazione del metodo scientifico, da parte di gruppi interdisciplinari, a

problemi che implicano il controllo di sistemi organizzati al fine di fornire soluzioni che meglio

servano gli scopi dell’organizzazione nel suo insieme.

Il procedimento di analisi e di risoluzione di un problema può essere suddiviso in varie fasi:

1. La prima fase della ricerca operativa consiste nell’esame della situazione reale e nella

raccolta delle informazioni nel modo più ampio e approfondito possibile.

2. La seconda fase è la formulazione del problema che comporta l’individuazione delle

variabili e la scelta della funzione economica da massimizzare o da minimizzare.

L’individuazione delle variabili controllabili (variabili di decisione) e di quelle non

controllabili insieme alla scelta della funzione economica da massimizzare o da minimizzare

tale funzione prende il nome di funzioni obiettivo. Importante è ricordare che in tutti i

sistemi organizzati vari sono gli obiettivi che si possono stabilire ma la funzione economica

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