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Diritto - dal personalismo alla crisi del welfare state
Economia Aziendale - mercati finanziari e disintermediazione bancaria.
Scienza delle finanze - IRPEF
1 L’assicurazione sulla vita
L’assicurazione sulla vita trae le sue origini dalla necessità dell’uomo di salvaguardare
il proprio valore economico; basata sulla capacità di reddito dell’individuo e sulla di-
pendenza di altri soggetti o entità economiche da quella medesima capacità. I contratti
di assicurazione sulla vita umana prevedono due eventualità fondamentali: il decesso
dell’assicurato durante il periodo fissato nel contratto, o la sua sopravvivenza ad un’e-
poca prestabilita. In entrambe i casi le polizze prevedono il pagamento di un capitale
e, dove previsto dal contratto, la corresponsione di una rendita. L’assicurazione vita
accompagna l’esistenza umana là dove essa è ispirata a motivi di solidarietà per la so-
pravvivenza degli orfani, delle vedove o dove si pone la necessità di prevedere l’esistenza
di quanti con l’età o con le malattie divengono inabili al lavoro. Intervengono fattori di
convenienza economica e fattori di carattere religioso, morale, di pietà, a regolamentare
le esperienze del settore in epoche passate. Solo con l’applicazione della scienza degli
attuari, che porta al calcolo di sopravvivenza della vita umana, tutta la vasta pratica
di assicurarsi in qualche modo contro i rischi della vita, esce dalla formulazione lode-
vole, ma fumosa, della solidarietà, della pura mutualità, della sfera della "scommessa",
per divenire manifestazione di un servizio preciso. Gli attuari forniscono gli strumenti
scientifici togliendo la pratica dell’assicurazione sulla vita all’illegalità in cui l’avevano
confinata le leggi contro le scommesse.
Sviluppi storici: da l’illegalità al prodotto innovativo
L’esigenza di proteggersi contro i rischi è per l’uomo uno dei bisogni primari più antichi.
Le prime forme di assicurazione sulla vita risalgono all’antico Egitto: nel 2700 A.C. fu
istituita una cassa mutua per sostenere le spese funebri dei tagliapietre. I primi contratti
di assicurazioni sulla vita furono a breve respiro, in quanto prevedevano un indennizzo
per l’eventualità che l’individuo morisse nello spazio di qualche mese o durante un viag-
gio. Il primo contratto "moderno" di assicurazione sulla vita, ascrivibile ancora nella
sfera delle scommesse, fu stipulato nel 1583 a Londra sulla testa di un certo William
Gibbons; il quale assicurò la propria vita per garantire alla famiglia il pagamento di
una somma se la sua morte fosse avvenuta entro un anno. Il sinistro accadde e dette
luogo a contestazioni e a giudizio di tribunale. Basate non sulla morte ma sulla nascita
dell’individuo, erano le assicurazioni dette dotali, in uso in Inghilterra al principio del
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Tesina Multidisciplinare
XVIII secolo. Esse prevedevano che i soci pagassero quote fisse per ogni bimbo battezza-
to, finché non ne avessero avuto uno proprio, e allora riscuotevano una somma ritenuta
sufficiente all’educazione del figlio.
Le assicurazioni conosciute come dotali erano già in uso in Italia fin dal sec. XVI, come
risulterebbe da uno statuto fiorentino del 1522.
Tra le assicurazioni a carattere dotale, le più celebri sono le tontine, ideate dal banchiere
italiano Lorenzo Tonti nella metà del XVII secolo, per la corresponsione di vitalizi. Le
tontine prevedevano la raccolta di una quota periodica, a scadenza fissa, cui corrispon-
deva la determinazione di un vitalizio qualora il contraente raggiungeva in vita la data
prevista dal contratto, furono utilizzate in operazioni finanziarie dirette a facilitare la
contrazione di prestiti pubblici.. Il Cardinale Mazzarino, deciso sostenitore del prodotto
del napoletano Lorenzo Tonti, nel 1653, per risanare il dissesto finanziario causato dalla
guerra con gli Asburgo e da quella franco- spagnola ancora in corso, utilizzò tale forma
per l’emissione di titoli del debito pubblico. Fu proprio grazie alle tontine che iniziò la
raccolta sistematica del materiale statistico per la valutazione della probabilità di durata
della vita e di sopravvivenza per ciascuna età.
Figura 1.1: Cardinale Mazzarino (foto tratta da www.marsicalive.it)
Ben presto però le operazioni assicurative, trattate da assicuratori singoli, nel solo intento
di trarne largo profitto, furono inquinate da abusi di ogni genere e finirono col degenerare
in scommesse e speculazioni. Per un certo periodo di tempo, esse ebbero per oggetto
gli eventi più strani: si fecero scommesse sulla longevità dei sovrani e dei principi, sulla
gravidanza delle donne, sulla vita di uomini politici, su vittorie e sconfitte ecc. Tale
stato di cose provocò ordinanze e statuti di divieto, applicate senza distinzione a tutte
le forme di garanzia, andando così a colpire anche l’assicurazione sulla vita intesa come
operazione speculativa , e ostacolandone il progresso.
L’assicurazione sulla vita sarebbe rimasta ancora per molto tempo allo stato primitivo,
se il calcolo delle probabilità, creato nel 1662 per opera di Pascal e di Fermat (che
avevano ancora per obiettivo lo studio su particolari giochi d’azzardo), e la tavola di
mortalità, costruita con metodo scientifico nel 1693 dall’astronomo Halley, non avessero
creato gli elementi fondamentali del suo congegno tecnico. Tali ricerche furono possibili
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anche grazie alla serie di dati disponibili ,dopo che era stata fissata l’obbligatorietà della
tenuta dei registri parrocchiali dei nati e dei morti.
Figura 1.2: Edmond Halley (dal sito www.iby.it)
I progressi nel calcolo delle probabilità di Bernoulli e le indagini statistiche avevano por-
tato alle tavole di sopravvivenza ed avevano creato lo spazio per una nuova forma di
scienza: la matematica attuariale. La tavola di Halley era un punto d’arrivo importante
e nel 1705 a Londra era nata la Amicable Society , la prima società di assicurazioni sulla
vita che avesse completamente superato i divieti di legge a tale attività: il calcolo delle
probabilità applicato alla durata della vita e l’accettazione della tavola di Halley come
serio risultato scientifico per il calcolo tecnico della curva di sopravvivenza, aveva costi-
tuito il presupposto convincente per le autorità governative a concedere l’autorizzazione
ad una Società che praticasse le polizze vita. Nel 1762 sorge in Londra l’Equitable con
ordinamento inspirato a criteri scientifici e per la prima volta è attribuita la qualifica
di "attuario" (actuary) allo specialista incaricato di studiare l’ordinamento tecnico delle
compagnie di assicurazioni sulla vita e in generale degl’istituti di previdenza. Il governo
inglese riconobbe ufficialmente la qualifica stessa in una legge del 1819, emanata dal Re
d’Inghilterra Giorgio III, per regolare le società di mutuo soccorso. Le assicurazioni ramo
vita, sancite per regio decreto, trovarono quindi un’importante legittimazione istituzio-
nale. Con la nascita dell’attuario si completa quel processo di innovazione che portava
il settore di assunzione dei rischi sul calcolo della vita al di fuori dalla sfera della pura
approssimazione, per introdurlo all’interno di un processo tecnico-scientifico con vaste
probabilità di calcolo degli eventi. Il cambiamento è di grande portata: l’assicurazione
vita diviene una forma adeguata al cambiamento strutturale che si verifica con la Rivo-
luzione industriale. Concorrono nello stesso momento principi teorici, basi statistiche e
crescita economica: è su questa convergenza che nasce una forma nuova di servizio.
La scienza degli attuari consentirà di estendere i contratti sulla vita nel momento in
cui, attraverso la puntuale elaborazione dei calcoli, tutti potranno essere coinvolti in
premi relativamente modesti o per garantirsi contro rischi gravi, o per procurarsi flussi
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di rendita, vitalizi, sempre più appetibili.
Figura 1.3: The Amicable Society: Sede-Logo-Polizza del 1796 (immagini tratte www.wikipedia.com)
Le assicurazioni divengono (come le banche) protagoniste delle vicende finanziarie della
storia economica dei secoli XVIII-XX: entrano nelle imprese di trasformazione, finan-
ziano il debito pubblico degli Stati, operano nel mercato borsistico, impiegano vaste
disponibilità in immobili, costituiscono consistenti patrimoni con complessi problemi di
gestione e di valorizzazione.
L’Italia ebbe il merito di esser stata la prima ad aver divulgato nel mondo quei concetti
assicurativi che all’estero avrebbero trovato ambienti più adatti per il loro accoglimento
e sviluppo.
Nel 1832 nella Penisola c’erano solo 2 grandi compagnie che esercitavano il ramo vita:
la Compagnia di Milano (nata nel 1825) e la Società di assicurazioni diverse (con sede a
Napoli); in quello stesso anno in Inghilterra ce ne erano 30 , 5 in Germania, 3 in Francia
e 8 in Olanda. A Trieste le Generali e la RAS proprio all’inizio degli anni trenta (poco
dopo la loro nascita) entravano nel mercato delle assicurazioni vita. Mancavano ancora
le basi tecniche: nei primi decenni dell’Ottocento le polizze sulla vita erano ancora nella
sfera della beneficenza, della morale, della pietà, della religione o in quella più materiale
delle scommesse. Mancavano rilevazioni censuarie affidabili, omogenee alle conoscenze
demografiche adeguate; le tavole di sopravvivenza erano sempre quelle settecentesche.
Il quadro cambia verso la fine del secolo. Negli anni post unitari si affacciarono sul
mercato italiano nuove società operanti nel ramo vita, tra le quali la Reale di Milano,
Fondiaria, l’Italia e il Lloyd generale italiano. Le nuove società abbandonano il criterio
del premio fisso ,come già era stato fatto da oltre un secolo in Inghilterra, ed applicano il
criterio del premio differenziato in base all’età ed ad altri elementi che avvieranno verso
la definizione di altre differenziazioni, come l’attività e la località di residenza. Tutte le
novità tecniche vengono accolte e le società del settore assumono il ruolo di compagnie
con finalità economiche precise, del tutto separate dalle nebulose motivazioni che fino ad
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allora in Italia avevano caratterizzato il settore. La compagnia Italia, che già operava
nel campo assicurativo e che inizia nel 1872 il ramo vita, dopo due anni registra circa 10
milioni nel portafoglio derivante dal ramo vita. Il successo è immediato e i dati statistici
documentano la tendenza nazionale.
Giolitti fece del monopolio sulle assicurazioni vita uno dei punti più qualificanti del
suo Governo, nato il 30 marzo 1911. La legge 305 del 4 aprile 1912 segnò la nascita
dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni e segnò un progetto di innovazione di notevole
interesse.
Oggi il mercato delle assicurazione vita occupa un ruolo predominante, sia per le eco-
nomie nazionali che per i mercati finanziari (come dimostra il volume dei premi raccolti
nel primo trimestre 2013 ). In un periodo storico come quello attuale, in cui gli stati
non riescono più a sostenere i costi per la sanità e la previdenza, ecco che diventa di
fondamentale importanza sociale l’integrazione con i servizi offerti dalle compagnie del
ramo vita. Fra le politiche economiche adottate recentemente dagli stati industrializzati,
sono state inserite manovre atte ad incentivare la popolazione ad integrare servizi pre-
videnziali e sanitari offerti dalle compagnie assicurative del ramo vita. Il problema da
affrontare è quello della sotto assicurazione di alcuni Stati, fra i quali l’Italia; per questo
motivo sono in progetto campagne di informazione e di educazione all’utilità dei servizi
assicurativi privati. Paesi come la Germania hanno già reso obbligatoria una tipologia di
polizze dette "Long term care", la cui funzione è quella di far intervenire un vitalizio per
i sottoscrittori nel momento in cui dovessero perdere l’autosufficienza; in questo modo,
quella parte di spesa pubblica non più destinata a quella tipologia di servizi può essere
investita in altri di utili a tutta la comunità.
Figura 1.4: Premi raccolti primo trimestre 2013 (fonte www.ivass.it)
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2 La legislazione sociale di Giolitti e lo sviluppo industriale dell’Italia