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La seguente tesina di maturità descrive il tema dell'utopia, un tema ricorrente in numerosi filosofi e scrittori mondiali, come Thomas More che scrisse anche un'opera che analizza questo argomento. Il concetto di utopia viene anche descritto da Platone, Popper, Bloch. In ambito artistico e letterario invece viene descritta, all'interno della tesina la corrente futurista, il suo sviluppo, i suoi principali esponenti. In Fisica invece vi è l'analisi del moto perpetuo.
Filosofia - Moro, Platone, Popper, Bloch.
Arte - Il futurismo in pittura e architettura.
Italiano - Il futurismo in letteratura.
Fisica - Il moto perpetuo.
senza un'effettiva possibilità di realizzazione, ma un contenuto utopico, non chiaramente
determinabile di per sé, ma possibile, indicante la strada da percorrere per raggiungere un obiettivo
“Il l’esigenza che viene fatta
lontano ma conseguibile. Nel suo celebre saggio principio speranza”,
valere è quella di non rinunciare a combattere per un mondo migliore, di fronte ad ogni evidenza
dell’ Quella di Bloch è quindi un’”utopia concreta”: il suo compito è quello di
impossibilità di farlo. nasce l’utopia,
consentire al presente di migliorarsi tramite la Speranza. È dall’atto dello sperare che
poiché la speranza nella meta è anche speranza nella conoscenza di come aprire la strada verso di
essa.
Sotto questo aspetto il movimento artistico più legato ai valori dell’utopia, in questo caso
tecnocratica, ovvero strettamente legata allo sviluppo del sistema industriale, è senza dubbio il
futurismo, che nasce ufficialmente in Italia nel 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti (1876-
1944) pubblicò sul quotidiano francese “Le Figaro” il manifesto del movimento. Ne “Il manifesto
il poeta e scrittore Marinetti
futurista” enunciò quelli che furono i principi-base del movimento: la
esplicita ribellione e il rifiuto totale della cultura presente e della tradizione, che si espressero nella
sostenendo l’esigenza di un
volontà di distruzione di tutto ciò che apparteneva al passato “Noi
rinnovamento radicale dei contenuti e dei linguaggi artistici, vogliamo distruggere i musei, le
biblioteche, le accademie di ogni specie...e vengano dunque, gli allegri incendiari dalle dita
carbonizzate!...Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!...Sviate il corso dei canali per
inondare i musei!...Oh la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le
vecchie tele gloriose!...Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà...”.
in avanti e vivente “già nell’assoluto” e in nessun modo
Il futurista pertanto si sentiva proiettato
intendeva volgere il suo sguardo al passato.
Altra notevole caratteristica del Futurismo fu la sua aggressività, la sua esaltazione della violenza,
che portava a dichiarare: “noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo...lo schiaffo ed il pugno”,
fino ad arrivare alla glorificazione della violenza estrema, cioè la guerra, considerata la “sola igiene
del mondo”.
I futuristi poi ebbero una visione esaltata del progresso che si espresse nell’ammirazione della
macchina, strumento della produzione industriale, la cui entusiasmante caratteristica era considerata
la velocità.
L’arte futurista vide i suoi esponenti principali in Umberto Boccioni (1882-1916), Giacomo Balla
e Antonio Sant’Elia (1888-1916)
(1871-1958), Carlo Carrà (1881-1966) in architettura, ma esplorò
ogni forma di espressione dalla pittura alla scultura, alla letteratura, la musica, l'architettura, la
danza, la fotografia, il cinema e persino la gastronomia.
I futuristi svilupparono il tema della città, considerata il luogo privilegiato della modernità, il luogo
in cui si incarna il futuro, la velocità, il movimento la Città Nuova che deve nascere e crescere
contemporaneamente alla nuova ideologia del movimento e della macchina. La visione della città
“La e “La
appare violenta in due opere di Umberto Boccioni del 1911, città che sale” strada entra
angoli che si intersecano, forme concentriche, piani tagliati, sono l'immagine del
nella casa”: Il tema della città fu esposto anche nei progetti di Sant’Elia, autore
vortice della metropoli moderna.
de “Il manifesto dell’architettura futurista” (1914) : città dalle gigantesche interconnessioni tra un
edificio e l'altro, spinti verso l'alto da un ascensionale verticalismo, che si presenta come il primo
modello in assoluto di città delle macchine. I futuristi comprendono il ruolo e l'importanza che il
movimento, i trasporti, la velocità stanno per assumere nel contesto cittadino, lo prevedono e ne
ipotizzano gli sviluppi.
I progetti futuristi proposti negli anni Dieci del Novecento furono tanto rivoluzionari da essere
considerati dal pubblico solo come utopie. Eppure hanno dimostrato di essere, di lì a qualche anno,
incredibilmente realistici. Dunque possiamo dire che spesso le utopie non sono altro che verità
premature.
In letteratura gli esponenti principali del futurismo furono Marinetti ed Aldo Palazzeschi (1885-
1974).
Sul piano delle soluzioni letterarie, come risulta dal “Manifesto tecnico della letteratura futurista”,
scritto da Marinetti nel 1912, la contestazione si propone di colpire anche il linguaggio. Il futurismo
logico del pensiero una forma più breve e sintetica,
sostituisce all’impianto in cui la parola deve
suggerire immagini di una dinamicità complessa. Alla distruzione della sintassi si sostituisce la
teoria delle “parole in libertà”, che consiste nel disporre “i La
sostantivi a caso, come nascono”.
parola dunque non serve solo per l’immagine mentale, ma è destinata anche a produrre impressioni
acustiche o tattili.
“Si deve usare il verbo all’infinito”, “si deve abolire l’aggettivo”, “si deve abolire l’avverbio”,
“ogni sostantivo (es. donna-golfo, “abolire
deve avere il suo doppio” uomo-torpediniera), anche la
punteggiatura”, “distruggere nella letteratura l’io”: questi alcuni dei punti elencati da Marinetti nel
manifesto che ribalterà completamente la tradizione, messi in pratica in poesie come
“Bombardamento” dalla raccolta “Zang dove il poeta rende gli effetti del
tumb tuum”,
bombardamento attraverso onomatopee che ricreano il suono dei rumori (“tam-tuuumb”, “ciak”,
“paaaak”). In parentesi in maiuscoletto ci sono delle specie di didascalie che indicano i tempi di
lettura (presto, lento due tempi) e fra le parole ci sono ampi spazi vuoti ad indicare delle pause.
Il futurismo mette anche in evidenza il carattere dell’emarginazione del poeta rispetto alla società.
In “E di Palazzeschi, il poeta propone un tipo di poesia come puro
lasciatemi divertire!”
divertimento, fatto di semplici accostamenti e suoni verbali. Il poeta si definisce “poveretto” e
“fesso” ed afferma che “i tempi sono cambiati, gli uomini non dimandano più nulla dai poeti, e
lasciatemi divertire!”. Il poeta perde dunque la sua licenza, e la sua poesia si presenta come
esperienza inutile e priva di significati.
Anche in scienza si possono individuare vari aspetti utopici, anche se i matematici e gli scienziati si
chiedono come ciò sia possibile dal momento che la scienza si basa su assiomi certi ed il metodo
scientifico, basato sulla dimostrazione, non può presentare aspetti utopici. Comunque, la più grande
aspirazione del matematico è quella di applicare la dimostrazione a tutto. Si può vedere, per
esempio, un aspetto utopico nella volontà, nel tentativo, nell'illusione di riuscire a decifrare tutta la
realtà servendosi solamente di strumenti matematico-scientifici. In questo senso, si potrebbe quindi
risolvere il problema utopia-scienza affermando che non sono utopici i principi, le basi su cui si
fonda la scienza, bensì gli obiettivi che essa si pone.
Un progetto rimasto solamente utopico è quello di costruire una macchina in grado di funzionare
ininterrottamente senza bisogno di ricevere energia dall'esterno, di realizzare quindi un moto
perpetuo. Le applicazioni di una tale macchina sarebbero praticamente infinite e la sua utilizzazione
permetterebbe un enorme risparmio energetico. Una tale macchina non è però stata mai inventata,
nonostante gli svariati tentativi eseguiti nel corso dei secoli.
Il moto perpetuo si divide in “moto perpetuo di prima specie” e “moto perpetuo di seconda specie”
a seconda che la sua realizzazione violi il primo o solamente il secondo principio della
termodinamica.
Le macchine ideali che sono in grado di eseguire lavoro senza che sia loro fornita energia né
meccanica né termica realizzano il moto perpetuo di prima specie: una volta ricevuto un impulso di
avviamento, dovrebbero essere infatti in grado di mantenersi perpetuamente in moto. Esiste però
l'ostacolo del primo principio della termodinamica, secondo il quale in ogni trasformazione ciclica
in cui è nullo l'apporto di energia esterna è nullo anche il lavoro complessivo.
Il primo principio della termodinamica può anche essere interpretato come un principio di
conservazione dell'energia, dicendo che l'energia può solo essere convertita da una forma in un'altra
ma non generata o distrutta.
Una macchina termica che converte interamente il calore estratto da una sola sorgente in lavoro,
“moto L’energia
realizza il perpetuo di seconda specie”. termica sfruttata da tale macchina non
costerebbe assolutamente nulla perché potrebbe essere prelevata da qualsiasi sorgente come
dall'acqua dei mari. Purtroppo anche il moto perpetuo di seconda specie non è realizzabile perché
viola il secondo principio della termodinamica, il quale afferma che in tutti i cicli termici si può
ottenere lavoro utile solo se parte del calore assorbito viene ceduta a un serbatoio di calore a
temperatura inferiore di quello che l'aveva fornito. L'impossibilità di realizzare il moto perpetuo di
seconda specie significa purtroppo che dell'immensa quantità di calore fornita dal Sole ed
accumulata dalla Terra, solo una piccola parte può essere trasformata in lavoro utile.
Se l’energia non fosse una funzione di stato, potremmo costruire un ciclo nel quale, dopo essere
tornati al punto di partenza, dell’energia è stata creata dal nulla. Ripetendo questo percorso
all’infinito potremmo creare infinita energia.
Ma dato che non è così, all’uomo non rimane altro da fare che utilizzare al meglio l’energia
presente nell’universo.
In conclusione, quando gli scrittori di utopie parlano di un altro mondo, il loro non è solo un sogno
o una nostalgia, bensì la proposta di una meta verso la quale indirizzarsi per migliorarsi.
FILOSOFIA:
•Tommaso Moro,
“Utopia” ITALIANO:
•Karl Popper, “La Il futurismo in
società aperta ed i letteratura
suoi nemici”
•Ernst Bloch STORIA
DELL’ARTE:
Il futurismo in
FISICA: arte (pittura e
Il moto architettura)
perpetuo
Anno Scolastico 2012/2013
Empoli Liceo Scientifico “Il Pontormo”
CORSINOVI ANDREA
V A
Il termine “utopia” fu coniato da
Thomas More (Tommaso Moro),
filosofo e statista inglese del XVI
sec.
L’etimologia del termine proviene
dal gioco di parole greche:
“ou + topos” (luogo che non c’è)
ed “eu + bene” (luogo felice)
…si trattava di
un’isola fantastica,
non reale, ma dove
regnava:
la concordia;
la tranquillità;
il benessere tra i
cittadini;
Era l’isola di “Utopia”
Il concetto di utopia esisteva già ai tempi
di Platone, nell’età classica.
Uno stato perfetto, in questo mondo, mai
c’è stato né mai ci sarà, e l’unica cosa
saggia che si possa fare è provare a
tratteggiarne uno, assolutamente ideale,
che serva da modello e, al contempo, da
critica a quello reale.
Ed è su questi presupposti che ebbe
origine la “Repubblica”
La “società aperta” del filosofo austriaco Karl
Popper (1902-1994) ed i suoi nemici:
Platone
• La sua Repubblica è una“società chiusa”,
che, in quanto già perfetta, non ha alcun
di “aprirsi” al confronto con altre
bisogno
società
Marx
• Il suo “socialismo reale” può realizzarsi
solo con l’instaurazione di un regime
tirannico
Considero l’approccio critico come un
“ dovere. Ogni altro atteggiamento è
megalomane e irresponsabile, anche se
ispirato alle migliori intenzioni”.
Lo scrittore e filosofo tedesco Ernst
Bloch (1885-1977) affermava:
L’utopia non è un contenuto Il principio speranza
In“ ”, non
utopistico ma utopico rinunciare a combattere per un
mondo migliore, di fronte ad ogni
evidenza della impossibilità di farlo
Indica la strada da percorrere per “Non è la fuga nell’irreale; è scavo per
raggiungere un obiettivo lontano ma la messa in luce delle possibilità
oggettive insite nel reale e lotta per la
conseguibile loro realizzazione"
La città: luogo di modernità