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L’UMORISMO

Riccardo Guidi

Classe V C

Anno scolastico 2009 / 2010

Percorso

La teoria dell’umorismo in

Italiano Pirandello

Filosofia Il riso secondo Bergson

La figura del matematico in “Il

Matematica riso di Talete” di Gabriele Lolli

“Tempi moderni”, Charlie

Storia Chaplin ed il primo

dopoguerra negli USA

Gli epigrammi umoristici di

Latino Marziale

“Waiting for Godot” by

Inglese Samuel Becket

Il sorriso della Luna : le fasi

Scienze lunari

Arte La caricatura

INTRODUZIONE 2

L’umorismo, secondo molti dizionari, è la capacità di un determinato oggetto, o di una determinata persona di

evocare un sentimento di divertimento e suscitare la risata. Se così fosse allora si potrebbero definire

“umoristici” anche i film che vengono propinati tutti gli anni nel periodo natalizio in cui prevalgono le peggiori

volgarità.

Fondendo il pensiero di Pirandello ed il pensiero di Bergson riguardo l’umorismo si può giungere ad una

conclusione, secondo me la più appropriata, che può essere inerente ad ogni contesto, da quello artistico a

quello letterario a quello scientifico.

LA TEORIA DELL’UMORISMO IN PIRANDELLO

Uno dei saggi più importanti di Pirandello è “L’umorismo”, che risale al 1908. In esso l’autore

distingue l’opera comica dall’opera umoristica: nella prima la riflessione resta invisibile; nella

seconda la riflessione non si nasconde. Per Pirandello suscita ilarità l’avvertimento del

contrario, e ne dà un esempio:

“ Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di qual orribile

manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a

ridere. "Avverto" che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una rispettabile signora

dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa espressione

L’avvertimento del contrario, quindi, è comico. Pirandello continua:

.”.

comica

“ Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova

forse piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché

pietosamente, s'inganna che, parata così, nascondendo le rughe e le canizie, riesca a trattenere a

sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima,

perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o

piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo

Il sentimento del contrario è umoristico.

.”.

sentimento del contrario

È tutta qui la differenza tra comico ed umoristico: mentre il comico genera quasi immediatamente la risata

perché mostra subito la situazione evidentemente contraria a quella che dovrebbe normalmente essere,

l'umorismo nasce da una più profonda riflessione che genera una sorta di compassione da cui si origina un

sorriso di comprensione.

IL RISO SECONDO BERGSON

In una sua breve opera intitolata “Il riso. Saggio sul significato del comico”, Bergson espone le

proprie idee sulla natura della comicità. Egli riconosce il riso come proprio dell’uomo, infatti

afferma che " ". E se

non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano

anche l'oggetto del comico non è una persona, ciò che suscita il riso è un aspetto di

quell’oggetto che richiama alla mente atteggiamenti e situazioni umane.

L'apprezzamento della situazione comica prevede " qualcosa come un'anestesia momentanea del

"; infatti perché possa scaturire, è necessario che chi ride non si lasci coinvolgere emotivamente dalla

cuore

scena che lo diverte: per ridere di una piccola disgrazia altrui si deve far tacere la pietà e la simpatia, ed

essere semplici spettatori.

Bergson afferma anche che il riso è un'esperienza sociale: ridiamo meglio quando siamo insieme ad altri, ed il

riso è spesso il fondamento che tiene unito un gruppo di persone " Il riso cela sempre un pensiero

”. Per Bergson il riso deve

nascosto di intesa, direi quasi di complicità, con altre persone che ridono

avere una funzione sociale: deve sanare la società che è colpevole di un comportamento rigido portandola ad

assumere un atteggiamento più elastico, uno stile di vita più flessibile.

Bergson quindi converge le proprie idee in un'unica tesi: “ il "comico" nasce quando uomini riuniti in un

gruppo dirigono l'attenzione su uno di loro, facendo tacere la loro sensibilità, ed esercitando solo la

”.

loro intelligenza

Per rendere più esatta la definizione di umorismo si deve quindi aggiungere anche che l’umorismo è la parte

comune in tutti gli uomini, è quella più agra della vita, quella più complicata, eppure l’unica che faccia riflettere.

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Ciononostante, l’umorismo, pur essendo la parte comune in tutti gli uomini, non sempre è apprezzato da chi ci

circonda. Questo è il caso della figura del matematico nel libro “Il riso di Talete” di Gabriele Lolli.

LA FIGURA DEL MATEMATICO IN “IL RISO DI TALETE” DI

GABRIELE LOLLI

Nell’immaginario comune sembra che la matematica non abbia un lato comico, ed invece

ne ha ben due: il sarcasmo, con il quale si tende ridicolizzare i metodi di questa scienza e

la psicologia dei matematici, e l'umorismo, con il quale invece si suscita un sorriso di

simpatia.

Generalmente il Matematico è visto come un essere freddo, più simile ad un robot che ad

un essere umano, una persona fuori dal mondo reale, immerso sempre nei suoi pensieri

pieni di numeri e simboli. Questo perché il suo lavoro è visto soltanto come pensare libero da vincoli e da

schemi, ed il matematico è l’unico che ha il permesso di essere sorpreso con la testa fra le nuvole, senza

essere preso in giro.

A sostegno di questo essere sempre immersi nei propri pensieri, Lolli propone l’aneddoto che narra del figlio di

un matematico che torna a casa e racconta al padre che è arrivato a scuola un nuovo compagno, ma è difficile

parlargli perché non sa una parola di italiano. “Ah si?”, chiede il padre sovrappensiero, “Quale?”.

Inoltre l’autore afferma che le produzioni ironiche dei matematici sono per lo più freddure che, se proposte ad

un pubblico non del mestiere, spesso fanno ridere solo colui che le fa; sono “battute” elitarie fatte da

matematici per matematici o affini. Invece, quando sono in vena di cattiveria, i matematici si divertono a

costruire paradossi, mettendo in crisi tutti coloro che si spingono ai limiti del pensiero, inclusi se stessi.

L’umorismo, come già detto, non serve soltanto a far ridere, ma serve soprattutto a far riflettere su situazioni a

volte particolarmente critiche. Un esempio è il film “Tempi Moderni” con Charlie Chaplin.

“TEMPI MODERNI”, CHARLIE CHAPLIN ED IL

PRIMO DOPOGUERRA NEGLI USA

Le problematiche connesse alla situazione critica del 1929

statunitense ed all’attuazione di filosofie economiche come il

Fordismo furono rese celebri dal famoso film di Charlie Chaplin

“Tempi Moderni”.

Chaplin è l’operaio di una grande fabbrica, addetto a un nastro

convogliatore. Il lavoro alla catena di montaggio ha ritmi estenuanti e

la competizione economica esasperata crea un'organizzazione del

lavoro dagli effetti alienanti. La legge del profitto porta ad accelerare sempre di più i ritmi di lavoro. Un giorno,

mentre lavora, Chaplin ha una crisi da “esaurimento nervoso" che lo induce a ripetere meccanicamente i gesti

cui è ormai abituato, applicandoli a qualsiasi cosa o a chiunque gli capiti sotto tiro.

Finisce in manicomio e, una volta dimesso, conosce la disoccupazione causata dalla crisi del 1929. Incontra

una ragazza insieme alla quale andrà a vivere in una baracca. Mentre Chaplin viene arrestato, la ragazza

viene ingaggiata come fantasista in un cabaret ed in seguito riuscirà a far assumere anche Chaplin. Sarebbe

la felicità se l'intervento della polizia non costringesse i due a una nuova fuga. Lontano dalla città, dai "tempi

moderni", Chaplin sprona la ragazza con un motto di speranza: " Non darti per

”.

vinta, ce la caveremo

LA CRISI DEL 1929

La crisi economica del 1929 negli Stati Uniti fu talmente drammatica che sconvolse

l'economia mondiale. La depressione ebbe la propria origine nella crisi della borsa di

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Wall Street, avvenuta il 24 ottobre del 1929 (giovedì nero), a cui fece seguito il definitivo crollo nel 29 ottobre

(martedì nero).

Dopo la Prima Guerra Mondiale gli Stati Uniti conobbero un periodo di grande progresso: i ruggenti anni Venti.

Sembrava essersi innescato un circolo virtuoso: l'alta produttività resa possibile con l’attuazione di filosofie

(*)

economiche come il Fordismo , permetteva di mantenere inalterati i salari e i prezzi dei prodotti sul mercato.

Ci fu una produzione talmente alta, che fu inevitabile una crisi di sovrapproduzione. Molte industrie produttrici

furono costrette a ridimensionarsi. I numerosi licenziamenti portarono ad una elevata diminuzione della

domanda dei prodotti, in quanto i prezzi non erano più regolati dal rapporto domanda/offerta ma dai trust che

non volevano veder ridotti i propri profitti (“ ”), bloccando

si può morire di freddo per eccesso di carbone

quasi completamente l'economia americana.

(*) Fordismo: una peculiare forma di produzione basata principalmente sull'utilizzo della tecnologia della catena di montaggio al fine

di incrementare la produttività. Ricchezze e profitto possono essere raggiunti con alti salari che permettono ai lavoratori di acquistare

la produzione che hanno prodotto. Questo processo consiste nel ridurre compiti complicati a compiti più piccoli e semplici da

svolgere, realizzabili anche da lavoratori inesperti, riuscendo a far scendere il tempo per completare una macchina da 20 a un'ora e

mezza. Il sistema di produzione fordista ha quattro elementi chiave:

 Una particolare divisione del lavoro fa sì che lavoratori non specializzati eseguano semplici operazioni ripetitive, mentre tecnici

e dirigenti ricoprono incarichi relativi alla ricerca, al controllo della qualità, alla finanza.

 È un sistema dove la fabbricazione è altamente standardizzata.

 Le macchine sono disposte nel corretto ordine di sequenza richiesto per la fabbricazione del prodotto.

 Le varie parti della catena di montaggio sono collegate da un rullo per facilitare un veloce ed efficiente svolgimento dei compiti.

Una seconda causa della spaventosa crisi del 1929 fu rappresentata dal sistema finanziario. Non furono posti

limiti alle attività speculative della borsa, dovute alla volontà degli acquirenti di possedere titoli, non tanto per

ottenere profitti, quanto per aumentare il proprio capitale. La caduta della borsa colpì soprattutto il ceto medio

borghese che nel corso degli anni Venti aveva investito i propri risparmi in borsa.

In questo clima di incertezza e smarrimento per la depressione economica, si svolsero le elezioni presidenziali

che portarono alla guida dello stato il democratico Franklin Delano Roosevelt. Egli attuò il New Deal, che

inaugurava un nuovo corso nell’economia statunitense nella speranza di uscire dalla crisi. Si proponeva la

lotta alla disoccupazione, la regolamentazione del settore industriale, il riordino del sistema bancario e della

borsa, il sostegno di attività agricole. Fu varato un programma per far fronte alla forte disoccupazione, per

stimolare la ripresa produttiva e riorganizzare le risorse. Nell’industria, per aumentare l’occupazione, furono

emanati alcuni provvedimenti per ridurre gli orari di lavoro e limitare gli straordinari. Vennero fissati i minimi

salariali e garantiti i diritti sindacali. In finanza il dollaro venne svalutato del 40% per favorire le esportazioni e

venne riformato il sistema bancario con controlli sulle banche.

È impossibile immaginarsi la vita senza la presenza di qualcosa come l’umorismo ed è altrettanto impossibile

immaginare di poter fare dell’umorismo senza avere uno stretto contatto con la realtà e senza essere sinceri.

È proprio sulla sincerità, forse eccessiva, che Marziale basa i suoi epigrammi.

GLI EPIGRAMMI UMORISTICI DI MARZIALE

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