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Sintesi
Biologia - Cellule e mutazioni
Chimica - Radioattività e decadimento radioattivo
Estratto del documento

Ma la vera svolta avviene nel XIX secolo, quando gli studi a livello istologico e

citologico progrediscono con Rudolf Virchow (1821 - 1902). Scienziato tedesco,

Virchow affermò che, per poter indagare e scoprire la vera natura delle neoplasie,

occorre studiare le cellule tumorali dal punto di vista istologico e fisiologico, in

quanto tali patologie non nascono da tessuti od organi, bensì si sviluppano partendo

da una cellula danneggiata di partenza. Altri scienziati francesi ed italiani, come

Claude Bernard o Francesco Sanfelice, operarono in ambito oncologico, per poter

risalire a possibili cure ai tumori con diversi metodi sperimentali: un esempio è la

sieroterapia, ovvero l’impiego di un siero chiamato “cancrocidina” che sarebbe stato

in grado di guarire ogni tumore maligno. Tuttavia, la grande rivoluzione cellulare

trova un grande ostacolo sulla frontiera politica: difatti, nella seconda metà dell‘800

le varie nazioni si chiusero in un’autarchia scientifica, promuovendo un sentimento

nazionalista a scapito delle collaborazioni internazionali tra i vari scienziati.

Lo sviluppo politico, economico e sociale promosso negli

Stati Uniti d’America tra la fine dell‘800 e gli inizi del

‘900 favorì anche un grande progresso scientifico: ne è

prova il microbiologo Peyton Rous, il quale scoprì, nel

1911, che un particolare tumore del tessuto connettivo,

detto sarcoma, poteva essere indotto nei polli

attraverso l’iniezione di un agente submicroscopico

oncostimolante, denominato poi virus del sarcoma di

Rous. In tal modo, gli studi del dottor Rous hanno

permesso di scoprire l’interconnessione tra virus e

tumori. L’italiano Gaetano Fichera elabora invece la

Peyton Rous, Premio Nobel per la teoria del disequilibrio oncogenico, secondo la quale il

medicina nel 1966. tumore nasce con la rottura dei rapporti tra sostanze

inibitrici e sostanze eccitatrici delle proliferazioni cellulari.

Con l’avvento del fascismo in Italia, il Manifesto della Razza che promuove la

persecuzione degli ebrei condiziona anche l’ambito scientifico: difatti, dottori come

il patologo Nicola Pende, ritengono che una delle cause scatenanti del tumore sia

proprio la razza, e che anche per questo sarebbe stato socialmente utile isolare il

popolo ebraico, portatore di patologie tumorali. 5

L’intuizione del nesso tra cancerologia e genetica arriva dal dottor Pietro Rondoni:

la sua teoria porta alla conclusione che il cancro sia il risultato di un errore di

riproduzione cellulare, causato da fattori esterni all’organismo, come sostanze

inquinanti o microrganismi patogeni. In seguito a tali scoperte, dottori, scienziati e

ricercatori hanno potuto sperimentare le più disparate cure, tra cui chemioterapie

e radioterapie, che ancora oggi vengono utilizzate per fermare, o perlomeno

rallentare la proliferazione tumorale.

Patogenesi: la mutazione del DNA

Per capire come si possa curare un tumore, è prima necessario sapere da cosa si

scateni la formazione di una neoplasia in un organismo. Ogni cellula, durante la

riproduzione o durante il suo ciclo vitale, può

incorrere in una mutazione, ossia la variazione del

corredo genetico, spontanea o indotta da eventuali

agenti mutageni. Generalmente, le mutazioni di una

cellula qualunque all’interno di un organismo non

creano grossi problemi: la cellula, se impossibilitata

a sopravvivere, muore spontaneamente, ma se è in

grado di sopravvivere continua nel suo ciclo vitale

senza alterare significativamente il metabolismo Catena di DNA, rappresentata con la

generale dell’individuo. Talvolta, però, le mutazioni tipica struttura a doppia elica.

interessano alcuni geni che regolano la crescita e la

divisione cellulare. In tal senso, sono stati raggruppati due tipi diversi di geni che

intervengono nelle dinamiche dello sviluppo di una cellula: i proto-oncogeni, adibiti

alla stimolazione di una divisione cellulare, e i geni oncosoppressori, che hanno la

funzione di mantenere integro il genoma o di regolare la divisione cellulare. La

mutazione dei proto-oncogeni li trasforma in oncogeni, ossia geni anomali che

determinano un aumento dell’attività metabolica della cellula e il suo ritmo di

duplicazione. Se invece la mutazione interessa i geni oncosoppressori, essi non 6

possono più inibire i fattori

di divisione della cellula,

che inizierà a duplicarsi

senza sosta.

A questo punto, per

diventare effettivamente

tumorale, la cellula subisce

la promozione da parte di

alcuni agenti catalizzanti,

Processo generale di carcinogenesi: la formazione di una cellula tumorale

dipende dalla presenza o meno di agenti attivanti e di agenti promotori. che la inducono ad

assumere tutte le caratteristiche tipiche di una cellula maligna: diventa invasiva a

livello tissutale, è in grado di sviluppare agglomerati di cellule vaganti (metastasi) e

di interferire con il metabolismo dell’organismo ospitante. L’intero processo di

formazione di una cellula tumorale viene definito carcinogenesi (o cancerogenesi).

È necessario inoltre sapere che le cellule normali, definite somatiche, ogni qualvolta

compiono una replicazione, perdono parte del materiale genetico all’estremità dei

cromosomi, detti telomeri. In tal modo, dopo un certo numero di duplicazioni

cellulari, la cellula muore spontaneamente dopo aver perso completamente i

telomeri: tale metodo di autodistruzione programmata viene definito apoptosi.

Tuttavia, le cellule tumorali sono dotate di particolari enzimi, chiamati telomerasi

(tipici anche delle cellule staminali, che devono rimanere sempre a disposizione di

eventuali danneggiamenti ai tessuti), la cui funzione è quella di mantenere integri i

telomeri della suddetta cellula, rendendola praticamente immortale.

La cellula cancerosa è ora libera di proliferare a suo piacimento. Per prima cosa,

essa forma un ammasso sferico di cellule, in cui avviene una differenziazione tra

cellule che proliferano e cellule che vanno incontro alla naturale autodistruzione

programmata denominata apoptosi. Il tumore formatosi può rimanere in un tale

stadio silente per mesi o anche per anni (tumore in situ), finché alcuni oncogeni non

si attivano ed inducono la produzione di fattori angiogenici, capaci cioè di stimolare

la produzione di nuovi vasi sanguigni: questo processo, denominato angiogenesi, è

fondamentale per l’approvvigionamento delle cellule tumorali, le quali hanno un

bisogno costante di ossigeno e di sostanze nutritive per continuare a riprodursi. 7

Classificazione clinica

A questo punto, la massa tumorale continua ad accrescersi senza controllo, e può

formare diversi tipi di tumore, a seconda del tipo di cellule e del luogo in cui si sta

sviluppando. Generalmente i tumori sono raggruppati in due grandi sottoinsiemi:

Tumori Benigni, sono caratterizzati da cellule neoplastiche che conservano in

➠ parte i caratteri morfologici delle cellule somatiche da cui sono nate, e

presentano una crescita piuttosto lenta, di tipo espansiva e “centrale”, in quanto

non si espandono oltre il tessuto in cui si sono insidiate. Il metabolismo di questi

tumori non modifica in maniera significativa quello dell’intero organismo, e dato

che presentano alcuni caratteri nella membrana cellulare tipici delle cellule di

partenza, non perdono aderenza al tessuto e dunque non danno metastasi.

Tumori Maligni, detti anche “cancro”, sono tipici delle neoplasie invadenti, e

➠ presentano una crescita rapida ed infiltrativa, in grado di scavalcare il tessuto di

partenza e di diffondersi in tutto l’organismo. La crescita anomala di un cancro

necessita di grandi quantità di nutrimento e di ossigeno, perciò interferiscono

con il metabolismo dell’organismo a tal punto da causarne un deperimento delle

condizioni di salute generali. Inoltre, avendo cellule neoplastiche del tutto

diverse strutturalmente dalle cellule somatiche, esse non hanno aderenza con il

tessuto, e per questo possono originare delle metastasi, ossia agglomerati di

cellule tumorali che, distaccatesi dal tessuto, si immettono nel sistema

circolatorio e linfatico causando, oltre alla diffusione del tumore maligno, la

formazione di blocchi nei vasi sanguigni, chiamati trombi, molto pericolosi in

quanto impediscono l’affluire di sostanza nutritive e di ossigeno ai vari tessuti ed

organi (come ad esempio cuore e cervello). I tumori maligni sono i più pericolosi

proprio per la loro capacità di diffondersi lungo tutto l’organismo, rendendoli

difficili da estirpare da un paziente. 8

Esistono infine alcuni tumori, detti Borderline, che presentano delle caratteristiche

intermedie tra benignità e malignità tali da non poterli legare a nessuna delle due

tipologie: presentano genericamente un decorso abbastanza lento, e le possibilità di

dare metastasi sono di gran lunga inferiori a quelle di un cancro.

Ogni tumore, nel momento in cui viene diagnosticato, viene classificato in base alla

sua estensione nell’organismo con diversi stadi proposti dalla Classificazione TNM,

proposta per la prima volta da Pierre Denoix nel 1946. Secondo tale classificazione,

i tumori si presentano con un determinato stadio, che va da 0 a 4, a seconda della

gravità che presenta.

La Classificazione TNM ricorre a tre parametri per diagnosticare lo stadio di un

tumore in un paziente:

☛ il parametro T indica la grandezza crescente della neoplasia, e varia da 1 a 4 a

seconda delle dimensioni, e può presentare il simbolo “is”, ovvero in situ, se è un

tumore benigno;

☛ il parametro N indica invece lo stato dei linfonodi posti nei pressi del tumore, e

viene indicato con 0 se sono indenni, altrimenti il danno viene indicato in ordine

crescente con valori da 1 a 3;

☛ il parametro M, infine, indica con 0 l’assenza di metastasi, e con 1 la presenza di

metastasi a lunga distanza.

STADIO PARAMETRI TNM

Stadio 0 T N M

is 0 0

Stadio 1 T N M

1-2 0 0

Stadio 2 T N M

1-2 1 0

T N M

3 0 0

Stadio 3 T N M

1-3 1-3 0

T N M

4 0-3 0

Stadio 4 T N M

0-4 0-3 1

Tabella rappresentante i vari stadi tumorali e i parametri con cui si presentano

nei pazienti. 9

Eziologia: chi causa i tumori?

Le neoplasie sono considerate principalmente una malattia ambientale: infatti, si è

stimato che il 90-95% dei tumori sia causato da fattori ambientali, e che sono il

5-10% dei casi sia attribuibile all’eredità genetica. È inoltre praticamente

impossibile riuscire a dimostrare quale sia la specifica causa che induce il tumore in

un singolo individuo, poiché per ogni tipo di neoplasia esistono numerose cause

possibili. I carcinogeni completi sono fattori in grado non solo di alterare il DNA a

livello molecolare (agenti inizianti), ma anche di promuovere un’intensa

proliferazione cellulare (agenti promuoventi).

Agenti Chimici

Sono numerosi i prodotti chimici che hanno un’azione mutagena negli esseri umani:

basti pensare alle sostanze inquinanti, ai farmaci assunti quotidianamente, ai

conservanti presenti negli alimenti, o addirittura ad alcuni composti chimici

presenti in natura in animali e vegetali. Anche l’alcol è considerato un cancerogeno

chimico, difatti si stima che in Europa occidentale i casi di tumore attribuiti all’alcol

corrispondono al 10% nei maschi e al 3% nelle femmine.

L’esempio principale di agente cancerogeno è la sigaretta: con più di 50 sostanze

cancerogene, tra cui nitrosammine ed idrocarburi aromatici policiclici, le sigarette è

la causa principale di neoplasie ai polmoni, alla laringe, alla testa, al collo, allo

stomaco, alla vescica, ai reni e al pancreas.

Alimentazione ed esercizio fisico

Un’alimentazione scorretta può essere causa di mutazioni geniche che portano

all’insorgere di tumore: si stima infatti che negli Stati Uniti vi siano tra il 14% e il

20% di morti per cancro causate da condizioni di sovrappeso e di obesità. Una dieta

a basso consumo di frutta e verdura e che privilegia le carni rosse e trasformate è

10

spesso correlata ad una serie di tumori, mentre alti consumi di sale possono essere

causa di tumore allo stomaco.

L’inattività fisica è invece coinvolta nell’insorgere dei tumori non solo per l’effetto

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