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Sintesi
Introduzione Diamanti, tesina


I diamanti quale filo conduttore delle varie materie studiate durante l'anno.

Collegamenti

italiano - il diamante di paolino di ida baccini
scienze - formazione
tecnologia - estrazione, selezione, uso
inglese - leggende
storia - decolonizzazione sudafrica
geografia - i diamanti insanguinati: guerre civili africane
storia dell'arte - the king of diamonds: h. winston
Estratto del documento

Another eastern legend narrates that, in a land far away,

gorgeous flowers fall down, creating bushes of diamonds.

When a female and a male stone settle together, they are

fed with dew and generate little, white, wonderful diamonds,

that grow up just like humans do.

Storia

dell’arte

The King of

Diamond

Harry Winston (New York, 1 marzo 1896 – New York, 28 dicembre 1978) era un gioielliere statunitense

soprannominato The King of Diamonds, ossia il re dei diamanti, per la sua arte in qualità di diamantaio.

Il padre di Winston era emigrato dall'Ucraina nel 1890 ed aveva aperto un piccolo laboratorio con annesso un

negozio di riparazione di gioielli a Manhattan. Harry crebbe sotto la guida del padre, che gli insegnò a riconoscere

le pietre preziose e i gioielli. Si racconta che all'età di dodici anni Winston trovò un anello in un cassetto di

rimasugli di un banco dei pegni. Riconosciuto uno smeraldo da due carati, lo acquistò per 25 centesimi e due

giorni dopo lo vendette per 800 dollari.

Negli anni Venti la sua fortuna crebbe con l'acquisto di intere proprietà di gioielli comprati a buon mercato poichè

in stile antiquato e fuori moda e rimontando le gemme seguendo le nuove tendenze del momento, rivendendole

con gran profitto. La sua bravura ad acquistare gioielli antichi e ridisegnare i pezzi per la rivendita fece di

Winston un uomo ricco. Nel 1930 ottenne fama nazionale con l’acquisto della collezione Baldwin, che

comprendeva un diamante di taglio smeraldo da 39 carati.

Nel 1932 chiuse la Premier Diamond Company aperta con 2.000 dollari a 19 anni e riaprì come Harry Winston

Inc..

Nel 1934 Winston acquistò il diamante Jonker, di 726 carati, il diamante grezzo al settimo posto nel mondo come

dimensione, per 700.000 dollari. Pagò 64 centesimi per la sua spedizione a New York in posta ordinaria, mentre

spese 30.000 dollari per tagliare il grezzo, affidando il lavoro a Lazare Kaplan e a suo figlio, che iniziò dopo otto

mesi e mezzo di attento studio. Winston era disposto a sacrificare il materiale pur di ottenere il massimo della

brillantezza, una decisione audace se si pensa che i diamanti storici di quel periodo, quali il Cullinan, l' Excelsior

ed il Jubilee della Collezione Reale Inglese erano stati tagliati per il massimo della resa. Questo diamante,

originario del Sud Africa, fu il primo, fra i grandi diamanti del mondo, ad essere tagliato negli Stati Uniti, tanto che

il taglio diventò un avvenimento di portata nazionale, ripreso dai cinegiornali, dalle trasmissioni radio e dalla

stampa. Il Jonker e la decisione di Winston di tagliare la pietra e venderla negli Stati Uniti gli fece acquisire fama

e notorietà internazionale.

Grazie alle sue intuizioni Winston suscitò nel pubblico il desiderio di pietre dal taglio moderno, rendendo obsoleti i

tagli precedenti. La sua filosofia creativa, secondo la quale il design di ogni gioiello è dettato dalle singole pietre

che lo compongono e non dalla loro incastonatura nel metallo, ha contribuito a rivoluzionare il mondo dell’Alta

Gioielleria moderna.

Le acquisizioni di Winston intanto continuarono e culminarono nel 1972 con l’acquisto del diamante Sierra Leone,

una gemma di 970 carati, il terzo diamante più grande mai rinvenuto.

Oltre alla vendita di pietre incredibili, Winston divenne anche un collezionista: la collezione della Harry Winston

Inc. di pietre importanti e di Gioielli della Corona diventò così vasta ed imponente che decise, nel 1949, di

organizzarne una mostra dal titolo "La Corte dei Gioielli". La pietra più importante della collezione era il diamante

L’arte gioielliera di inizio Novecento

Lo scoppio della seconda guerra mondiale ebbe come diretta conseguenza un rallentamento di produzione dell'

industria dei gioielli in Europa. I metalli preziosi divennero ancora una volta rari. In Francia, la Banque de France

proibì la vendita del metallo prezioso e chi desiderava commissionare un gioiello doveva fornire l'oro necessario

per la realizzazione. Anche il commercio delle pietre preziose ne risentì, dal momento che le forniture dei

diamanti, di rubini e di zaffiri erano diventati irregolari.

Durante la guerra le donne avevano preso il posto degli uomini richiamati alle armi negli uffici, nell'industria, nel

commercio, o avevano preso parte attiva nella guerra. Gli ingombranti e massicci gioielli del tempo ben si

adattavano al tipo di moda comoda e un po’ maschile che si diffuse in questo periodo.

Finita la guerra, la moda si ribellò a questa austerità. Le arti visive e di conseguenza le arti decorative si aprirono

a una varietà di influenze contrastanti. Astrazione e surrealismo, che avevano fatto la loro comparsa negli anni

Trenta, raggiunsero enorme popolarità. Il disegno tendeva a linee sciolte, leggere, essenziali e funzionali. Le linee

diritte e angolari dell' Art Déco furono abbandonate a favore di superfici arrotondate e aereodinamiche. Il design

dei gioielli non poté sottrarsi a questa tendenza che ben si addicevano alla moda del tempo. Le pellicce erano la

passione del momento e i gioielli in diamanti i loro migliori compagni.

Definire lo stile degli anni Cinquanta è un compito difficile, perchè disparate furono le fonti d'ispirazione e vari i

modi con cui furono interpretate. La tendenza generale propendeva per leggerezza e movimento, le solide, lucide

e massicce superfici degli anni Quaranta furono sostituite da fili intrecciati, motivi a graticcio, trafori simili a pizzi

e tessuti di maglie d'oro.

Pietre preziose montate con graffe l'una vicino all'altra furono spesso preferite alle grandi superfici geometriche

decorate con pavés di gemme, diffuse nel decennio precedente. Senza dubbio i diamanti erano le pietre per

eccellenza, ma smeraldi, rubini e zaffiri donavano colore e vivacità a molte creazioni per la sera. In combinazione

con i diamanti, erano spesso scelte le perle. Tra i motivi decorativi preferiti negli anni Cinquanta troviamo foglie e

fiori riprodotti naturalisticamente o schematicamente schizzati, bouquet, tralci fioriti e ogni sorta di felce così

come la flora tropicale. Il regno animale, sia domestico che selvaggio, offrì un'altra vasta gamma di soggetti

specialmente per le spille. Gli uccelli in particolare divennero soggetto di innumerevoli interpretazioni. Anche

pantere, tigri e leoni offrirono le loro forme sinuose; persino gli abitanti del mondo sottomarino godettero in

questo periodo di particolare favore. Motivi molto popolari erano anche i fiocchi di neve, le stelle, i calabroni e le

farfalle. Nel 1948 Cartier produsse la sua prima spilla completamente tridimensionale, a forma di pantera:

commissionata dalla Duchessa di Windsor, questa spilla era disegnata come una pantera d'oro decorata con

macchie di smalto nero, accovacciata su un grande smeraldo. Volute, eliche, spirali e motivi a turbante

caratterizzarono creazioni di aspirazione più astratta. I nastri e i fiocchi degli anni Quaranta rimasero in voga sotto

forma di motivi più leggeri, spesso schizzati in maniera informale, talvolta in combinazione con foglie e tralci di

fiori impreziositi con diamanti.

Il design del gioiello si divise in due direzioni. Le grandi case di gioielleria e i fabbricanti realizzavano pezzi in stile

storia

La decolonizzazione e l’esempio del

Sudafrica

La decolonizzazione avviene quando le colonie si liberano dal dominio coloniale,

trasformandosi in stati indipendenti. Furono i movimenti nazionalisti, insieme alla

consapevolezza che i bianchi colonialisti possono essere sconfitti (acquisita dai

nativi delle colonie con la partecipazione alle guerre mondiali), a determinare il

fenomeno. Questi movimenti furono inoltre incoraggiati da USA e URSS, che

speravano di poter a loro volta occupare i nuovi stati indipendenti.

Fortunatamente la maggior parte delle colonie ottenne l’indipendenza in modo

pacifico, con accordi diplomatici. Ad esempio quasi tutte le colonie inglesi

entrarono nel Commonwealth britannico e mantennero rapporti commerciali con

l’Inghilterra. Spesso comunque le nazioni europee tentarono di mantenere queste

parti del loro impero. In ogni caso alla liberazione nazionale si è giunti attraverso la

guerriglia, con attentati, sabotaggi, attacchi a sorpresa, perché le truppe dei coloni

erano più forti e ben organizzate, e nonostante i guerriglieri avessero spesso

l’appoggio della popolazione.

In Africa il processo iniziò nella fascia settentrionale. Nell’Africa subsahariana la

maggior parte degli stati ottenne l’indipendenza fra il 1958 e il 1965. I primi

dirigenti africani dovettero affrontare numerosi problemi. Molti di loro erano stati

educati in Europa, ma i modelli politici europei erano troppo diversi e inapplicabili

alle tradizioni locali. Per questo motivo e anche per il fatto che i nuovi confini non

facevano altro che ricalcare i vecchi confini coloniali (che non avevano tenuto

conto dell’etnia o della religione delle popolazioni residenti), l’obiettivo dell’unità

nazionale e di governi democratici non potè essere raggiunto. Si affermarono al

contrario regimi autoritari a partito unico, che a volte erano delle dittature. La

conseguenza furono colpi di stato militari, secessioni, rivolte e guerre civili.

L'Unione Sudafricana e l'era

dell'apartheid

Furono gli olandesi i primi a creare un insediamento in Sudafrica nel 1652, l’attuale Città del Capo. I coloni olandesi

si dedicavano principalmente all'agricoltura e all'allevamento, e ricevettero il nome di boeri, "contadini". I boeri

furono inizialmente in buoni rapporti con le popolazioni locali, e si espansero lentamente per tutto il XVII e XVIII

secolo. In questo periodo i coloni importarono schiavi dall'Indonesia, dal Madagascar e dall'India.

Nel 1797 il Regno Unito occupò la Colonia del Capo. I boeri non accettarono di buon grado l'occupazione

britannica, specie quando il Regno Unito dichiarò formalmente abolito lo schiavismo. Molti si allontanarono dai

possedimenti britannici spingendosi nell'interno del Paese. Questi pionieri giunsero a fondare una serie di piccole

repubbliche boere.

La scoperta di miniere di diamanti (1867) e oro incoraggiò ulteriormente l'immigrazione e l'interesse dell'Impero

Britannico per la Colonia del Capo e per l'entroterra colonizzato dai boeri. Tutto ciò portò a due successive guerre

boere. Nella prima di queste guerre (1880-1881), i boeri riuscirono ad avere la meglio; curiosamente, questo

dipese anche dal colore mimetico delle loro divise kaki; il rosso vivo delle uniformi inglesi rendeva i soldati

britannici degli ottimi bersagli. Nella seconda guerra boera (1899-1902), gli inglesi tornarono in forze e senza le

loro vistose giacche rosse. La guerra fu fortemente osteggiata come non necessaria e costosa, ma le enormi vene

di diama

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