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Sintesi


Tempo padrone dell'uomo
Estratto del documento

e il πάντα ρέι ripreso da

ERACLITO BATTIATO

Battiato collocandosi su una vedetta dalla quale osserva se stesso, gli altri e la realtà, afferma che

tutto cambia, nulla si può fermare.

Dice che passano i treni, le illusioni, la gioventù e che cambia amore, idea e umore l’uomo che è

solo un essere di passaggio (il titolo della canzone).

Battiato quindi riprende i contenuti del filosofo greco Eraclito (vissuto ad Efeso tra il VI-V a.C.).

Non a caso infatti la canzone inizia con il frammento 88 di Eraclito letto in greco antico da Manlio

Sgalambro (filosofo siciliano contemporaneo amico di Battiato) e nella seconda strofa scrive “non

ci si può bagnare due volte nello stesso fiume”, citando quasi letteralmente il frammento 49a.

Frammento 88

[È la stessa cosa, che è viva e morta,

che è desta e dormiente, che è giovane

e vecchia. Queste cose infatti, ricadono nel mutamento in quelle,

e quelle viceversa in queste.]

Battiato vuole comunicare quanto già tra il VI-V sec. a.C. andava affermando Eraclito: che esiste

una eterna dinamica di tutte le cose, per cui ogni aspetto della realtà cambia divenendo il suo

opposto.

Eraclito coniò l’espressione πάντα ρέι( tutto scorre), anche la vita dell’uomo costituisce un

mutamento incessante come il fluire delle acque di un fiume per cui è impossibile bagnarsi due

volte nello stesso fiume.

Così Battiato, dopo Eraclito, riconoscendo il continuo mutamento del reale non si stupisce

nemmeno se cambiano le persone più potenti, o vecchie credenze religiose vengono abbandonate

per delle nuove.

Non è turbato dal non poter possedere l’attimo che già non è più presente.

Eraclito infatti dice che questa dimensione del divenire, che la realtà delle cose si manifesta

attraverso una relazione tra contrari (ciascun aspetto si oppone all’altro ma si sviluppa anche

nell’altro),questa conflittualità comunque non è l’ultima parola sulla realtà, oltre la contesa vi è un

livello più profondo di accordo.

E dice di ritrovare questa armonia nascosta nell’unità degli opposti.

Compito del sapiente è proprio quello di ricercare questa armonia, e farla propria. Trovare il legame

tra i contrari, il λόγος.

Chi si ferma al πόλεµος πατέρ πάντων e non va alla ricerca del livello più profondo di accordo, del

λόγος, è sicuramente in balìa del tempo.

Come dice Battiato passerebbe ignaro “il vero senso della vita”.

SENECA si ferma al COTIDIE MORIMUR

Anche per Seneca (5-4 a.C.-65, scrittore latino) il sapiente ha un compito ben preciso.

Deve insegnare agli altri la sua filosofia di vita.

Deve insegnare che bisogna vivere nel presente, senza assurde aspettative considerando ogni

propria giornata come se fosse l’ultima.

Lo scrittore latino nel De Brevitate Vitae sottolinea come la vita dell’uomo non è corta ma è l’uomo

che la rende tale concentrandosi in attività inutili.

Per Seneca bisogna rendersi consapevoli del cotidie morimur, e conseguire il completo possesso del

tempo attraverso la ratio, come fa il saggio stoico.

Si tratta, però, di un possesso del tempo che crea turbamento nell’uomo.

E’ vero che fa sì che l’uomo comprenda che la vita non è corta.

Ma fondamentalmente rende chiaro all’uomo che è destinato a morire e non può fare niente per

vincere la morte. SHAKESPEARE sfida il TEMPO TIRANNO

Per William Shakespeare (1564-1616, drammaturgo inglese) invece c’è un modo per vincere la

morte : affidarsi alla poesia esternatrice.

SONETTO XIX

Devouring time blunt thou the Lion’s paws,

And make the earth devour her own sweet brood,

Pluck the keen teeth from the fierce Tiger’s jaws,

And burn the long-liv’d Phoenix in her blood,

Make glad and sorry seasons as thou fleet’st,

And do whate’er thou wilt swift-footed time

To the wide world and all her fading sweets:

But I forbid thee one most heinous crime,

O carve not with thy hours my love’s fair brow,

Nor draw no lines there with thine antique pen,

Him in thy course untained do allow,

For beauty’s pattern tosucceeding men.

Yet do thy worst olt Time, despite thy wrong,

My love shall in my verse ever live young.

[Tempo divoratore, spunta gli artigli del leone,

E fa’ che la terra divori la sua dolce progenie,

Strappa le zanne aguzze alle fauci crudeli del tigre,

E ardi nel suo sangue la fenice imperitura,

Alterna nel tuo volo stagioni tristi e liete,

E fa quanto tu sai, Tempo dal rapido piede,

Al vasto mondo e alle sue dolcezze fuggitive:

Ma uno, il più orrendo delitto, io ti vieto,

Oh, non incider le tue ore nella fronte del mio amore,

Non tracciarvi linee con la tua vetusta penna,

Lascialo intatto nella tua carriera,

Qual modello di bellezza per coloro che verranno.

Oppure fa del tuo peggio, vecchio Tempo, a dispetto del

tuo oltraggio

Nei miei versi l’amor mio vivrà giovane in eterno]

Nel sonetto 19, definisce il Tempo divoratore, dal rapido piede, che agisce come vuole sul vasto

mondo.

Dice di vietargli un solo delitto, quello di non far invecchiare la sua amata, modello di bellezza per i

posteri.

Ma conclude dicendo al tempo che può fare anche questo e del suo peggio, poiché egli, il poeta,

grazie ai suoi versi si sente di averlo sconfitto: il suo amore vivrà giovane in eterno.

Anche qui però si celebra la superiorità del tempo, poiché l’uomo al massimo può essere ricordato.

HEIDEGGER : la DECISIONE ANTICIPATRICE dà SENSO

ma ANGOSCIA L’UOMO

Anche M.Heidegger (1889-1976, filosofo tedesco) insiste sul dover accettare la morte, il proprio

destino.

Per arrivare a ciò, per vivere autenticamente l’uomo deve avere la coscienza del morire, una

disponibilità piena ad accettare il proprio destino, la morte.

Si tratta di una decisione anticipatrice che non consiste in un realizzare per noi la morte(il

suicidarsi), ma di vivere la morte come nostra possibilità permanente.

Il momento della decisione anticipatrice è quello in cui l’uomo prende coscienza appunto della

temporalità che caratterizza l’esistenza umana.

Ricomincia a considerare passato e presente che nella vita in autentica aveva cancellato.

Ma vedendo finalmente la propria esistenza per quella che è, avendo ora coscienza del nulla da cui

proviene e del nulla in cui andrà, si genera nell’uomo una nuova condizione emotiva, molto

drammatica: l’angoscia, l’angoscia del nulla.

Per cui come in Seneca anche in Heidegger, il diventare consapevole del proprio destino che è

passato oltre che futuro, che è recupero pieno delle proprie possibilità di mortali, gli fa ritrovare il

senso di sé.

Ovvero non fa “passare ignaro il senso della vita”, ma genera angoscia, turbamento, denunciando

così la superiorità del tempo.

CRISI DEI MISSILI A CUBA (1962)

La crisi dei missili di Cuba fu un conflitto tra USA e URSS circa lo spiegamento sovietico di missili

nucleari a Cuba. La crisi iniziò il 15 ottobre 1962 e durò per tredici giorni.

Dopo la vittoria di Castro nella rivoluzione cubana (08.01.1959), gli Stati Uniti erano desiderosi di

soffocare sul nascere il nuovo regime di stampo filosovietico, con il quale, già dal 1961, l'allora

presidente Eisenhower aveva interrotto i rapporti diplomatici. Il suo successore, John Fitzgerald

Kennedy, approvò un piano di invasione dell'isola definito dal precedente governo addestrando e

appoggiando gli esuli cubani, che sbarcarono nella baia dei Porci. L'operazione (16.04.1961) fallì e

Cuba, vistasi minacciata, chiese e ottenne da Mosca l'installazione di batterie di missili nucleari sul

Kennedy

proprio territorio. Quando gli aerei spia americani li scoprirono (nell'ottobre del 1962),

ordinò il blocco navale dell'isola. Durante tutta la Guerra Fredda mai si ebbe un così alto rischio di

degenerazione della crisi in conflitto armato. Dopo giorni di tensione, il 26 ottobre, Kruscev offrì di

ritirare i missili da Cuba in cambio della garanzia che gli USA non avrebbero invaso Cuba, né

appoggiato un'invasione. La seconda proposta venne trasmessa da una radio pubblica il 27 ottobre,

chiedendo il ritiro dei missili statunitensi dalla Turchia in aggiunta alla richiesta del 26.

La crisi raggiunse l'apice il 27 ottobre, quando un U-2 venne abbattuto su Cuba e un altro che

venne quasi intercettato. Allo stesso tempo, i mercantili sovietici si stavano

volava sulla Russia

avvicinando alla zona di quarantena (blocco navale). Kennedy rispose accettando pubblicamente la

prima delle offerte sovietiche e inviando il fratello Robert all'ambasciata sovietica, per accettare la

seconda in privato - il piccolo numero di missili Jupiter in Turchia sarebbe stato rimosso. Le navi

sovietiche tornarono indietro e il 28 ottobre Kruscev annunciò di aver ordinato la rimozione dei

missili sovietici da Cuba. Soddisfatto dalla rimozione dei missili sovietici, il Presidente Kennedy

Kruscev, vista la fermezza di Washington,

ordinò la fine della quarantena su Cuba il 20 novembre.

ordinò il ritiro dei missili in cambio della promessa dell'indipendenza dell'isola dagli Stati Uniti.

In realtà gli Stati Uniti dovettero promettere di smantellare le loro basi missilistiche in Turchia, cosa

che fecero 6 mesi più tardi, ufficialmente perché vecchie e inutili. L'Avana fu considerata da quel

il più vicino al territorio americano.

momento un nuovo satellite dell'URSS,

CINEMA : MACCHINA DEL TEMPO

L’immagine che ho presentato all’inizio rappresenta una scena di un film americano,

“Safety Last” (Finalmente in salvo)del 1923 .

Tutto questo per dimostrare che con il tempo e con la sua misurazione, il cinema ha avuto fin dalle

origini un rapporto istintivo e sotto molti aspetti necessario. Perché il cinema è in se stesso una

macchina del tempo. Il cinema racconta il passato-non importa quanto prossimo-conferendogli

un’illusoria parvenza di presente. E Il cinema riesce a essere padrone del tempo. Il regista si diverte

a incrociare passato e futuro, a biforcare i destini, a dilatare i giorni e le ore.

Non c’è da stupirsi quindi se il cinema si è rivelato un formidabile strumento di divulgazione per le

teorie relative ai paradossi spazio-temporali. E cerca, e ha cercato come nel film appena citato, di

presentare anche quanto l’uomo nella vita reale è schiavo del tempo.

Safety Last (1923), la più celebre comica di Harold Lloyd (1893-1971, statunitense), presenta lo

spaesato ragazzo di campagna che, arrivato in città è costretto ad arrampicarsi in cima a un

grattacielo.

Finisce appeso alle lancette di un gigantesco orologio, metafora perfetta del tempo che detta legge-

e nevrosi- agli abitanti della metropoli.

L’orologio diventa simbolo della frenesia della vita moderna.

IL TEMPO NELLA SOCIETA’ INDUSTRIALIZZATA E MODERNA

Nelle società moderne con lo sviluppo del mercato e gli inizi dell’industrializzazione non è più il

lavoro a produrre e a regolare il tempo ma è il tempo che diventa il regolatore e la misura

dell’attività lavorativa, la misura di tutto.

Il tempo si deifica. Il valore della merce prodotta è dipendente dal tempo di lavoro incorporato. Il

tempo diventa valore in sé. Il lavoro che si accaparra la totalità della vita del lavoratore impone

progressivamente questa concezione quantitativa, industriale, del tempo a tutte le sfere

dell’esistenza. Il tempo del lavoro diventa il valore di riferimento, il solo capitale del lavoratore.

(1706-1790, protagonista della

Questa concezione culmina con la famosa espressione di B. Franklin

rivoluzione americana, giornalista, filantropo, inventore, scienziato, diplomatico, statunitense.)

che fa il giro del mondo e rimane indelebile.

“Time is money”

Esprime la totale sottomissione dell’uomo al tempo commerciale.

Un uomo vale rispetto al successo che ha. Il suo successo dipende da quanto più riesce a realizzare

nel minor tempo possibile.

L’uomo nella società moderna e industrializzata è governato dal principio dell’economia e del

tempo.

Realtà ben rappresentata anche da C.Chaplin in “Tempi Moderni”.

TEMPO PADRONE anche del MONDO ARCAICO SICILIANO DI VERGA

Anche nella società pre-moderna, l’uomo è stato schiavo del tempo.

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