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Fisica: Albert Einstein (il paradosso dei 2 gemelli)
Filosofia: Henri Bergson
Inglese: Ulisse (James Joyce)
Italiano: Giuseppe Ungaretti
Arte: Salvador Dalì
Latino: Seneca
assoluto, cioè di un tempo che scorre immutabile e indifferente, identico in tutti i sistemi di riferimento.
Si prenda, come esempio lampante delle conseguenze delle scoperte di Einstein, il paradosso dei due
gemelli: uno dei due parte su un'astronave che viaggia ad una velocità prossima alla velocità della luce,
mentre l'altro rimane sulla Terra. Al ritorno, il gemello rimasto a Terra risulterà più vecchio del gemello
astronauta. La concezione del tempo di Einstein interessò grandi filosofi e pensatori, fra cui Bergson,
che pensava che il tempo spazializzato non esiste in sé ma deriva dal << lavoro di solidificazione e
divisione che noi facciamo subire alla continuità mobile del reale per assicurarci in esso dei punti di
appoggio >> ( Materia e memoria ). Secondo il francese il tempo, in senso assoluto, non ha un ruolo
fondamentale nella vita dell’ uomo e neanche in alcune teorie scientifiche come nella teoria dell’
evoluzione, perché ciò che noi percepiamo è il passato, essendo il presente nient’altro che il continuo e
inafferrabile sviluppo di esso. La percezione è in cooperazione costante con la memoria e quindi il
percepire si riduce a essere solo <<un momento per ricordarsi >>. La visione di Bergson sul tempo può
essere riassunta nell’ espressione: il tempo come durata. Infatti il tempo nella coscienza è vissuto come
qualitativo, eterogeneo, non divisibile ,non misurabile e irreversibile; e, anche se il tempo reale è
susseguirsi di attimi e di elementi giustapposti, nella durata interiore di ogni uomo gli stati di coscienza
si fondono, come avviene nelle melodie dove, anche se le note si succedono, vengono percepite come
un elemento unico. Diverso è quindi il tempo della scienza da quello reale che ciascuno di noi vive
nella propria coscienza. Questa concezione influenzò molto gli scrittori del Novecento come James
Joyce. In his poem the time is non perceived as objective but as subjective, leading to psychological
change. In Ulysses Joyce wants to give back directly the flow of thoughts within the mind of
characters, giving rise to the technique of stream of consciousness. Thought are written one after
another without intervention of the narrator and they wandering second association logical not rational,
they pass many times from pass, to present, to future. So if the external time structure of Ulysses is
solid and regular, showing chronologically the events of the day, this doesn’t prevent to the
characters and to the reader, who follows their thoughts, to wander freely in time of their lives. We can
say that in the poem the time perceives and lived by the characters doesn’t coincide with the objective
time outside. The time that is showed to the reader is the time of conscience taken by Bergson. Il
problema del tempo nella letteratura italiana è stato affrontato da Ungaretti. Il poeta cerca il
superamento del tempo: non l’ evasione di chi tenta di scordarlo o di ben spenderlo, ma proprio il
raggiungimento di una dimensione a-temporale, irreale. Nell’ “Allegria” la sua attenzione alla
dimensione temporale è svelata attraverso i tentativi di rappresentare un tempo indeterminato se non
addirittura infinito. In ogni momento e in ogni lirica ci si imbatte in quella che è stata definita la
“poetica dell’attimo”, tipica della prima ricerca ungarettiana. La parola infatti assume un valore
improvviso di folgorante “illuminazione” e si identifica con l’ “attimo”. Ci dice lo stesso poeta: ”Di
fronte alla morte nella trincea in cui nacquero le poesie di Allegria, bisognava scrivere svelto, scrivere
l’essenziale”.A questo stile, utilizzato nella prima raccolta , si sostituisce una diversa percezione del
tempo che, adesso è inteso, facendo riferimento a Bergson, come pura durata interiore ed evocato in
una dimensione mitologica. Ungaretti sente profondamente il veloce scorrere del tempo, il rapido fluire
delle cose, delle persone amate e questo sentimento produce, per contrasto, la nostalgia del passato e
più tenace attaccamento alla vita. La parola poetica dell’opera diventa un atto vibratorio puro, un
“miracolo” teso a far risuscitare nella sua purezza originaria un mondo sepolto nella memoria. Ne
deriva una totale dilatazione del tempo, le cui parabole sono idealizzate come figure dell’armonia
universale. Le teorie di Einstein e di Bergson influenzarono anche il pittore spagnolo Salvador Dalì,
che nel dipinto “La persistenza della memoria” diede una interpretazione figurativa della dissoluzione
dell’idea di tempo assoluto. Questi tre orologi sul punto di sciogliersi al sole - mentre un quarto, ancora
chiuso nel suo coperchio dorato, è assaltato da un cumulo di formiche brulicanti - rappresentano