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dal già citato Konrad Zuse, che lo realizzò praticamente da solo, nel 1941. Lo Z3
venne poi distrutto in un bombardamento dagli Alleati, e per molti anni ne è stata
ignorata perfino l'esistenza; di conseguenza il primato di primo computer della storia
è stato ingiustamente riconosciuto alla macchina statunitense "ENIAC".
Abbiamo poi il citato Colossus, costruito nel 1944 presso il GHCQ di Bletchley Park
nel Buckinghamshire come parte del programma condotto
da Alan Turing con l'aiuto dell'esperto in centralini
telefonici T. H. Flowers. Faceva parte del progetto bellico
per decifrare i messaggi tedeschi prodotti da Enigma. A
Bletchley Park, non lontano da Londra, erano stati raccolti
centinaia di esperti di enigmistica, maestri di scacchi,
matematici, meccanici di precisione ed elettrotecnici: lo
scopo era di cercare di interpretare i circa 2.000 messaggi
segreti intercettati ogni giorno al nemico, molti provenienti addirittura da Adolf
Hitler. I risultati furono importanti, tanto che negli anni successivi si continuò a
migliorare l'apparato e a costruirne di nuovi, fino ad avere ben 211 macchine
operative nel maggio del 1945, con 2000 tecnici che le assistevano. Il progetto era
talmente segreto, che Winston Churchill ne ordinò la distruzione alla fine della
seconda guerra mondiale. Solo negli anni novanta, in seguito alla declassificazione
dei relativi documenti, si è giunti a conoscenza della sua esistenza. Anche questa
macchina era Turing-completa.
Vennero poi gli enormi calcolatori a valvole realizzati a fini
bellici dall'Esercito degli Stati Uniti tra il 1944 e il 1951,
quali il già citato "ENIAC", l'EDVAC e l'UNIVAC.
L’"ENIAC", che godette di una presentazione
"hollywoodiana" che suscitò molto scalpore (anche per i
grandi effetti luminosi), influenzò gran parte della
cinematografia di fantascienza e diede origine alla
definizione di "cervello elettronico".
Dalla stanza di computer al computer da tavolo
Dato il "successo" del PDP-1, a partire dal 1964 la DEC puntò a realizzare un
computer usufruibile da parte di piccoli gruppi o da singole
persone. Basandosi su LINC, un progetto sperimentale del Lincoln
Laboratory, e sfruttando la rapida evoluzione delle componenti
elettroniche e di archiviazione, nell'aprile del 1965 fu immesso sul
mercato il primo esemplare del PDP-8.
Incredibilmente piccolo e leggero per l'epoca, e con un prezzo di
18.000 dollari, il PDP-8 cominciò ben presto a fare bella mostra di
sé in decine di laboratori e addirittura nelle scuole. Fu il capostipite
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della famiglia dei cosiddetti minicomputer, il cui nome fu coniato nei laboratori
londinesi della DEC parafrasando l'indumento più in voga all'epoca: la minigonna.
Il PDP-8 scatenò la corsa al computer sempre più piccolo e più potente, tanto che a
metà degli anni settanta la DEC e le sue concorrenti cominciarono a penetrare nel
dominio finora incontrastato della IBM: i mainframe.
Il primo calcolatore per uso personale
Sviluppato fra il 1962 ed il 1964, la Olivetti di Ivrea presenta alla fiera di New York
del 1965 il primo calcolatore pensato per uso personale: il Programma 101,
progettato dall'Ing. Pier Giorgio Perotto. Il design di Mario
Bellini, ergonomico ed innovativo per l'epoca, valse
all'azienda l'Industrial Design Award. Alcuni ritengono che
la denominazione di personal computer (coniata in tempi
successivi dalla IBM) avrebbe potuto essere applicata già
allora: si trattava infatti di una macchina da calcolo per uso
personale, ad un prezzo quasi abbordabile (3.200$ contro i
circa 20.000$ di un PDP-8) e programmabile senza l'intervento di tecnici.
La programmazione era analoga all'Assembler, ma più semplice: consentiva
fondamentalmente lo scambio fra registri di memoria e registri di calcolo e le
operazioni nei registri. Era già dotato di un lettore di schede magnetiche e di una
piccola stampante a nastro. In questo calcolatore furono adottate per la prima volta
numerose soluzioni tecniche al punto che, anni dopo, la Hewlett Packard dovette
pagare circa un milione di dollari di royalties alla Olivetti per aver utilizzato nel suo
computer HP 9100 alcune delle soluzioni adottate nel Programma 101 e brevettate.
Olivetti 10 anni dopo
Nei laboratori di Ricerca & Sviluppo della Olivetti in via Jervis ad Ivrea, giovani
ingegneri e diplomati, non stanno a guardare, nell'aprile 1975 alla fiera di Hannover,
viene presentato il P6060, primo personal al mondo con
floppy disk incorporato. Unità centrale su due piastre,
nomi in codice PUCE1/PUCE2, realizzata con
componenti TTL, driver per floppy disk da 8" singolo o
doppio, display alfanumerico al plasma da 32 caratteri,
stampante termica grafica a 80 colonne, 48 Kbyte di
RAM, linguaggio Basic, 40 chilogrammi di peso. Era in concorrenza con un prodotto
IBM simile ma dotato di floppy disk esterno. Nel successivo prodotto, l'M20 (1982)
l'azienda adottò per la prima volta il microprocessore. 7
Lo Xerox Alto
Dai laboratori Xerox di Palo Alto nel 1970 nasce un progetto molto in avanti sui suoi
tempi, che vedrà la prima luce due anni dopo, nel 1972: lo Xerox
Alto. Prodotto dal Palo Alto Research Center (PARC), è il primo
computer nella storia ad essere dotato di un display bitmap a
finestre con capacità di sovrapposizione, connesso alla prima
stampante laser, collegato alla prima rete Ethernet in local area
network (LAN), e dotato del primo linguaggio orientato ad
oggetti: lo Smalltalk. Lo Xerox Alto rimarrà un concept
computer, ma darà il via al progetto Xerox Star (1981), il primo
computer in assoluto sul mercato dotato di interfaccia GUI a
icone, con mouse, i cui concetti e le cui soluzioni ispireranno tutto il mondo
dell'informatica di là da venire. Apple Lisa e poi il Macintosh, Microsoft Word e
Microsoft Windows, Xerox Ventura, l'interfaccia GEM, eccetera, sono tutti debitori in
vario modo dello Xerox Star, diretto discendente dello Xero Alto.
Computer fatti in casa: i microcomputer
Contemporaneamente, il fascino del "fai da te" dell'elettronica venne contagiato dalla
febbre dei computer: il numero ormai storico di Popular
Electronics del gennaio 1975 mostrava in copertina una
scatola celeste con sopra interruttori e led e il nome in alto a
sinistra: Altair 8800.
Il kit, del costo di 397 dollari, poteva essere ordinato presso
la MITS di Albuquerque, ed era basato sul processore Intel
8080. L'8080 aveva tutta l'unità centrale di elaborazione
(Central Processing Unit, CPU) in un solo chip, ed era dunque il primo
microcomputer a prezzi accessibili alle fasce popolari. Tuttavia, Altair era concepito
come un minicomputer: ne aveva l'aspetto, usava le stesse periferiche e soprattutto ne
aveva l'architettura aperta.
La nascita dei giganti
In seguito, la MITS sviluppò un linguaggio di programmazione ufficiale per l'Altair,
ispirato al Basic della DEC per il PDP-11. Ispirati dal numero di gennaio di PE, nella
primavera del 1975, due giovani delle parti di Boston crearono il Basic di Altair. Uno
di loro, Paul Allen, faceva il programmatore, mentre un suo compagno delle
superiori, Bill Gates, era uno studente ad Harvard. Terminato il prodotto, Allen lasciò
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il lavoro, e insieme con Gates fondò una piccola società, la Microsoft, per
commercializzare il Basic.
Le oltre 10.000 copie vendute di Altair ispirarono la nascita di circoli di appassionati
(hacker), come l' Homebrew Computer Club, la cui prima riunione si tenne a Palo
Alto, in California, nel marzo 1975. Due dei membri del club erano fermamente
convinti che per avere davvero successo, il computer
dovesse diventare un elettrodomestico, in grado di
funzionare appena tolto dalla scatola e inserita la spina.
Fu così che nel 1976 Steve Wozniak e Steve Jobs, amici
di vecchia data, crearono la Apple Computer.
Entrambi venivano da Cupertino, in quella che di lì a
breve sarà ribattezzata Silicon Valley.
Gli home computer
Prendendo spunto dal successo commerciale dell'Apple II e dell'Altair 8800, altre
ditte cominciarono a costruire e vendere i primi home computer, ovvero la seconda
generazione dei microcomputer, che viene fatta risalire al 1977 e che avrà notevole
popolarità fino alla fine degli anni 1980. Tra i modelli di home computer più famosi,
diffusi o innovativi possiamo elencare (in ordine cronologico):
Apple II (giugno 1977) (il primo personal computer; il primo con grafica a
colori e foglio di calcolo)
Tandy Radio Shack TRS-80 (agosto 1977) (il primo home computer
acquistabile per meno di 600 dollari)
Commodore PET (dicembre 1977) (il primo computer integrato:
tastiera/schermo/memoria di massa a nastro magnetico)
Atari 400/800 (1979) (all'avanguardia per capacità grafiche, sonore e
possibilità di espansione)
Commodore VIC-20 (1980) (il primo computer al mondo ad essere stato
venduto in oltre un milione di unità)
BBC Micro (1981) (il principale computer a scopo educativo nel Regno Unito
per un decennio; BASIC avanzato)
Sinclair ZX Spectrum (aprile 1982) (il più venduto home computer
britannico; ha "creato" l'industria del software nel Regno Unito)
Commodore 64 (settembre 1982) (il più venduto modello di computer di tutti i
tempi: più di 17 milioni di unità)
Apple Macintosh (1984) (il primo home/personal computer basato su una
interfaccia grafica; il primo a 16/32-bit)
Atari ST (1985) (il primo home computer con interfaccia MIDI integrata;
anche con ½MB RAM a meno di 1000 dollari) 9
Commodore Amiga (giugno 1985) (il primo home/personal computer basato
su una interfaccia grafica a colori che impiega il preemptive multitasking per la
gestione dei processi e la prima implementazione di "Plug&Play" per ciò che
concerne la gestione delle periferiche)
Alcuni dei sistemi di questo tipo erano troppo limitati per essere definiti personal
computer o microcomputer, tuttavia ebbero successo come console per i videogiochi.
In particolare il Commodore 64 rimane nella storia per diffusione e quantità di
programmi anche gestionali. La diffusione di questi sistemi è stata comunque
enorme, contribuendo all'allargamento dell'alfabetizzazione informatica e fornendo la
base per la successiva diffusione dei personal computer.
Apple II IBM 5150
Macintosh
Amiga 1000: il primo modello per la famiglia 10
Il computer del futuro
Basta guardarsi intorno per capire quanto la vita è cambiata grazie a computer e
tecnologie. Anzi, meglio guardare i giovani che ormai da anni indicano la via sulla
quale faticosamente arranchiano i meno giovani per restare al
passo con una evoluzione che si fa sempre più rapida e radicale.
Loro no, i ragazzi di oggi si muovono con assoluta disinvoltura in
questo mondo fatto di bit. Fanno i compiti con Wikipedia, si
telefonano con Skype, inviano filmati su YouTube, fanno i cyber-
bulli e frequentano community con i loro fantasiosi nick-name.
Ma non è detta l’ultima parola. L’evoluzione delle tecnologie
digitali potrebbe venire in nostro soccorso se, come sembra, la
tendenza dei prossimi anni è verso una progressiva
semplificazione delle interfacce uomo-macchina. Da qui al 2020,
data considerata di svolta dagli specialisti dell’informatica,
potremmo contare su macchine sempre più potenti, ma, soprattutto, su sistemi di
dialogo sempre più facili, intuitivi, immediati. Sguardo, parola e mani saranno le
nostre chiavi di accesso per interagire. 11
Internet
Storia di Internet
Lo sbarco dell’uomo sulla Luna è stato indubbiamente l’evento che ha caratterizzato
il 1969 come l’alba di una nuova era. Ma esiste almeno un altro motivo perché lo si
possa ritenere epocale: il 1969 è l’anno di nascita di Internet.
Esiste una stretta correlazione tra Internet e la conquista dello spazio.
Molti pensano che la Rete delle Reti sia “un’invenzione degli anni ‘90”, ma in realtà
questo è vero solo per alcuni elementi. E’ anzi possibile affermare che la storia di
Internet ha avuto un corso parallelo alla Storia contemporanea ufficiale, benché
inizialmente molti avvenimenti siano stati noti solamente agli addetti ai lavori.
Nel 1957 l’Unione Sovietica realizzò un importantissimo progetto spaziale: la messa
in orbita dello Sputnik.