Anteprima
Vedrai una selezione di 11 pagine su 48
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 1 Gucci - Tra passato e futuro Pag. 2
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 6
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 11
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 16
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 21
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 26
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 31
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 36
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 41
Anteprima di 11 pagg. su 48.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Gucci - Tra passato e futuro Pag. 46
1 su 48
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La famiglia Gucci. A sinistra il padre, al centro la ma-

dre e a sinistra Guccio.

Uno dei primi set da viaggio realizzati da

Gucci.

Guccio Gucci PREFAZIONE

Firenze, 26 Marzo 1881 – Milano, 2 Gennaio 1953.

Guccio Gucci è stato un imprenditore italiano, fondatore della casa di moda

fi orentina che porta il suo nome Gucci.

In gioventù lavorò alcuni anni a Londra. Tornato a Firenze, sua città natale,

nel 1921 fondò un’azienda specializzata in prodotti in pelle e aprì un piccolo

negozio di articoli da viaggio nella stessa città, portando in Italia la raffi natezza

della nobiltà inglese e traducendola in prodotti in pelle esclusivi creati dai

migliori artigiani toscani.

Nel giro di pochi anni, il marchio raggiunse un tale successo da attirare una

clientela internazionale che ne apprezzò le collezioni di scarpe, borse, guanti,

bauli e cinture ispirate al mondo equestre.

Negli anni ’40 di fronte alla carenza di materiali dovuta all’autarchia che era

stata imposta all’Italia nei diffi cili anni della dittatura fascista, Gucci si affermò

come sinonimo di creatività e intraprendenza eccezionali. Nel corso degli

anni ’50 le segnature web verde-rosso-verde, ispirate al sottopancia della

sella, incontrarono un grande successo e si confermarono come uno dei tratti

distintivi più famigliari del marchio, oltre alle doppie “G” incastonate.

Guccio Gucci morì nel 1953 a Milano; dopo la sua morte i fi gli Aldo, Vasco, Ugo

e Rodolfo proseguirono l’attività paterna fi no agli inizi degli anni ’90 quando

entrò in collaborazione lo stilista americano Tom Ford e infi ne la fi orentina Frida

Giannini. 9

Locandina della mostra dedicata all’Art Dèco, avvenuta nel-

la pinacoteca del Palazzo Roverella a Rovigo dal 31 Gennaio

al 28 Giugno 2009. Divertente scenetta in un disegno a matita del 1926 di Deutsch

Dryden: un’angelica signora alla moda controlla la lista delle com-

missioni davanti all’auto colma di pacchetti, attesa dal cane e

dallo chauffeur.

L’Art Dèco

STORIA DELL’ARTE

È uno stile che si afferma tra le due guerre mondiali, ed il suo nome deriva dalla

“Exposition des Arts Dècoratifi

s et Industriel” organizzata a Parigi nel 1925, è

tuttavia un termine particolarmente pertinente allo stile che seguì l’Art Noveau.

L’Art Noveau, nata a fi ne ‘800 era stata caratterizzata soprattutto dai motivi

fl oreali, che erano stati applicati a tutte le arti, decorando palazzi e oggetti di

ogni genere; l’Art Dèco si rivelò più moderna, eliminando tutte le linee morbide e

le ricercatezze dello stile che l’aveva preceduta e mirando piuttosto al disegno

astratto e al colore come mezzo d’espressione; ispirandosi alla natura, diede la

preferenza agli animali e alla bellezza delle forme femminili.

Sebbene l’Art Dèco non rinnegasse la superiorità della manifattura rispetto alla

produzione industriale, tuttavia di quest’ultima seppe tener conto: anche se gli

oggetti Dèco furono originalmente eseguiti a mano con materiali rari o costosi,

in seguito molte idee furono copiate e realizzate con materiali alternativi più

economici.

Lo stile Dèco infl uenzò ogni aspetto della vita quotidiana di quel periodo; ogni

espressione d’arte e la stessa produzione industriale si adeguarono al nuovo

senso estetico, Così come il cinema e il design degli oggetti più diversi, dalle

radio alla motociclette.

Là dove l’Art Noveau era stata complessa, macchinosa e pesante, l’Art Dèco fu

semplice e pulita, scegliendo linee defi nite, rette e decise.

La moda

Il mondo della moda è sempre il primo a registrare i cambiamenti del gusto,

anche quando è mutevole e instabile come il tempo. La ragione del rapido

successo dell’Art Dèco è anche nel fatto che fu uno stile applicabile alla moda.

L’industria della moda nel ‘900 imparò a cogliere con rapidità le esigenze del

mercato. C’è un sempre maggiore gusto per il cambiamento e per la bellezza

esteriore, l’industria propone al pubblico continuamente qualcosa di nuovo,

perché ciascuno vuole apparire diverso e all’avanguardia. La moda implica

sempre un certo snobismo e il desiderio di esibirsi e di affermarsi. L’Art Dèco fu

uno stile totale.

Si impone nel mondo della moda una tendenza: negli anni 20-30 in momenti di

crisi (soprattutto negli Stati Uniti), la moda diventava ostentazione di benessere

e ricchezza, soprattutto nel campo dell’abbigliamento a Parigi, proprio nella

11

Gabrielle Bonheur Chanel (Saumur, 19 Agosto

1883 -Parigi, 10 Gennaio 1971), soprannominata

Coco, fu la celebre stilista francese a rivoluzionare

il concetto di femminilità nel XX secolo.

Cappotto e abito da giorno di Paul Poiret. Il disegno com-

parve nel 1920 sulla “Gazzette du Bon Ton”.

STORIA DELL’ARTE

capitale francese grandi stilisti come Gabrielle Bonheur Chanel, Maria Nina Ricci

ed Elsa Schiapparelli. In Italia iniziano la loro attività stilisti come Guccio Gucci e

Salvatore Ferragamo.

Il più famoso stilista del periodo Dèco fu Paul Poiret che espose i suoi modelli su

chiatte decorate e ancorate lungo la Senna e arredate in perfetto stile Dèco.

Egli fu il portavoce del nuovo gusto: abbandonò le tinte pastello di moda allora

per colori audaci come i rossi, i verdi, i viola e colori abbinati in modo contrastato

(dove vi sono infl uenze dei Fauves). Tra le infl uenze più importanti su questo

nuovo stile vi fu la coppia di pittori Robert e Sonia Delaunay che appartengono

al movimento del Cubismo Orfi co. Molto moderne e originali erano le loro opere

con forme astratte e dinamiche.

Nello stile Dèco confl uiscono infl uenze dal Cubismo, Futurismo e dall’uso

espressionista dei colori che portano a questo stile a superare l’ornamentalismo

dell’Art Noveau in senso più geometrico e astratto.

Manifesti e Grafi ca

Nella società del Novecento un cartellone per essere effi cace doveva

essere poco costoso per essere riprodotto in serie, essenziale nel design per

essere facilmente compreso, e doveva catturare l’attenzione del passante e

incuriosirlo in modo da indurlo a leggere il testo che accompagnava l’immagine

pubblicitaria. Anche se non sempre il testo era presente.

Nel cartellone pubblicitario si esprimevano allora per la prima volta i sofi sticati

meccanismi che regolano il mondo della pubblicità: un mondo che proprio

in quegli anni registrò una crescita sorprendente facendosi sensibile interprete

della nuova società industriale che si stava affermando dopo la Prima Guerra

Mondiale.

L’Art Dèco, lo stile della società dei consumi, fu applicata con enorme successo

proprio alla promozione dei nuovi beni di consumo: il grammofono, la radio,

l’automobile, l’aeroplano, il translatantico, i cosmetici, gli elettrodomestici e ,

naturalmente i fi lm di Hollywood.

Costantemente emerge dai posters Dèco e dalle illustrazioni del tempo

l’immagine della donna alla moda, una donna chic, energica e un po’ egoista

che rappresentava il modello da imitare per chi volesse segnalarsi in società.

Immagine suggestiva e mutevole, sembrava suggerire alla gente che, per lei, ci

13

Manifesto di Paul Colin del 1930, per la messa in

scena di Les Criminels di Ferdinand Bruckner. Poster realizzato da Marcello Dudovic nel 1934

per la nuova Balilla.

STORIA DELL’ARTE

si poteva anche separare dal proprio denaro.

A differenza dei nudi idealizzati e dalle ninfe proposte dalla sculture Dèco, le

donne dei cartelloni pubblicitari furono moderne in ogni senso del termine:

donne vestite all’ultima moda appoggiate, in compagnia di amici, a una Bugatti,

pronte a partire sicuramente per fare shopping o per un fi ne settimana in una

tenuta di campagna.

Per quanto riguarda l’Italia, che in questi anni viveva un clima culturale più

provinciale e appartato, si allinea al gusto Dèco il manifesto di Marcello Dudovic

(1878-1962), grafi co e illustratore molto attivo dalla fi ne degli anni ’20. Il suo poster

per la nuova Balilla, del 1934, dove alla promozione della nuova auto si affi anca

la silhouette di una donna molto moderna e molto elegante, è in perfetta

sintonia, nei contenuti del messaggio e nei mezzi espressivi usati, con quelli dei

grandi cartellonisti dell’epoca come Cassandre e Colin. 15

Il grafi co mostra gli effetti dell’infl azione tra il 1913

e il 1938.

Giolitti con alle spalle Palazzo Chigi, sede della presi-

denza del Consiglio.

Il I dopoguerra italiano e l’ascesa

STORIA

del fascismo

Economia debole e tensioni sociali

La situazione dell’Italia nel primo dopoguerra era molto precaria e critica.

La guerra aveva fatto emergere la debolezza dell’economia: tra il 1918-19 le

uscite dello Stato furono tre volte superiori alle entrate e l’ammontare delle im-

portazioni, che durante il confl itto erano quasi quintuplicate, fu tre volte supe-

riore a quello delle esportazioni. Di conseguenza l’Italia si trovò ad affrontare un

forte debito pubblico con un’infl azione galoppante che tagliò drasticamente il

valore dei salari.

Tra il ’14 e il ’18 i prezzi erano saliti del 250% e di nuovo quasi raddoppiarono tra

il ’18 e il ’22; quindi la disoccupazione si diffuse tanto nelle aziende quanto nel-

le campagne. Il risultato fu un biennio rosso costituito da un’ondata di scioperi

degli operai dell’industria tra il 1919 e il ’20, che raggiunse il culmine nel settem-

bre del secondo anno, quando, esaltati dai successi della rivoluzione sovietica,

500.000 operai del nord si organizzarono in consigli di fabbrica eletti direttamente

dai lavoratori (sul modello dei Soviet).

Nelle zone più a rischio le avanguardie operaie occuparono le fabbriche armati

di fucile. La stessa cosa avvenne nelle campagne: le leghe rosse organizzarono

scioperi e occupazioni delle terre che fecero fallire un intero anno di raccolti.

Dopo le diffi coltà della guerra, questo clima era praticamente insostenibile.

La debolezza del sistema politico

Anche il panorama politico italiano, successivamente alla guerra, si presentava

molto insostenibile.

Giolitti fu chiamato due volte a salvare governi precari; continuò a ragionare in

termini di “rimpasti” e “coalizioni” che avevano funzionato fi nché essendo il dirit-

to al voto limitato agli strati borghesi più elevati, tra opposizione e maggioranza

non vi erano radicali divisioni di principio.

La legge del suffragio universale, che proprio Giolitti approvò, fece emergere i

partiti di massa, molto meno disposti a farsi coinvolgere in trattative personali.

Tali partiti erano:

- il Partito Socialista, che nel 1920 aveva oltre 200.000 iscritti, ed era particolar-

magna.

mente forte nelle città industriali del nord e in Emilia Ro Nel ’21 la fazione

dei socialisti rivoluzionari fonda un partito indipendente, cioè il Partito Comunista,

17

Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare italiano. Camicie nere in partenza dalla sta-

zione di Napoli, dirette a Roma.

STORIA

durante il Congresso di Livorno.

- Il Partito Popolare, fondato nel 1919 da Don Luigi Sturzo. Questo partito rappre-

sentava i cattolici, e si divideva in tre fazioni: la fazione di destra, conservatori

vicini ai fascisti, quella di centro, moderati con Don Luigi Sturzo e l’ala sinistra di

provenienza sindacale.

- Il Partito Liberale di Giolitti.

- I Fasci di combattimento fondati da Mussolini nel 1919.

Benito Mussolini era romagnolo e fi glio di un fabbro socialista; poco prima della

guerra aveva fondato un suo giornale “il Popolo d’Italia”. Era un uomo intelligen-

te, abile a cogliere le debolezze degli avversari. Il gruppo dei fasci di combatti-

mento era un gruppo costituito prevalentemente da ex combattenti e da redu-

ci dell’avventura fi umana. Chi ne faceva parte prendeva il nome di “camicia

nera”. Il suo scopo era il potere in quanto tale e proprio l’indefi nitezza dei fasci fu

probabilmente la chiave del loro successo.

Attraverso i fasci, Mussolini aveva riportato l’ordine tra gli operai e i contadini

rivoltosi nelle fabbriche e nelle campagne ponendo fi ne con la violenza al bien-

nio rosso e acquisendo molti consenti per essere riuscito a ristabilire l’ordine pub-

blico. Nel 1921 nasce dai Fasci il vero e proprio Partito Nazionale Fascista e chi ne

Dettagli
Publisher
48 pagine
749 download