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Carocci Stefano - Classe Quinta C Serale
Istituto Tecnico Commerciale Statale Lorgna Pindemonte - Verona
LO SFRUTTAMENTO MINORILE
Anno scolastico 2006-2007
Lo sfruttamento minorile
Indice
1. PREMESSA..............................................................................3
2. GIOVANNI VERGA:– “un cronista di denuncia dello
sfruttamento minorile”.......................................................................3
2.1. Poetica del verismo.........................................................5
2.2. Rosso Malpelo..................................................................5
3. STORIE VERE..........................................................................6
3.1. IQBAL MASIH, un bimbo eroe..........................................6
3.2. Accadde in Benin…..........................................................7
3.3. E c’è chi lavora ancora prima di nascere… La realtà dei
ROM.................................................................................................9
4. ALCUNI DATI STATISTICI.......................................................10
4.1. Dati sul lavoro minorile nel mondo................................11
5. I DIRITTI DEI BAMBINI secondo la Costituzione Italiana.......12
6. ORIGINI DELLO SFRUTTAMENTO MINORILE..........................13
7. UNA GIUSTA RICETTA: INFORMAZIONE E PREVENZIONE......14
8. L’UNICEF..............................................................................15
9. “OLIVER TWIST” wrote by Charles Dickens..........................16
10. CONSIDERAZIONI FINALI....................................................17
10.1. TU, ACQUA...................................................................18
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Lo sfruttamento minorile
1. PREMESSA
Eravamo tutti insieme, mia moglie, Linda, Claudio ed io, seduti
un sabato sera di aprile davanti alla tv in attesa di vedere il film
OLIVER TWIST di Roman Polanski, tratto dall’omonimo romanzo dello
scrittore inglese Charles DICKENS. Ancora non avevo un’idea precisa
sulla scelta dell’argomento da preparare per il prossimo esame di
Stato. Al termine del film, Claudio, sette anni compiuti pochi giorni
fa, mi venne accanto e, quasi con un sussurro, mi chiese: “ Ma papi
e gli altri ragazzi?....” Essendo dotato di una sensibilità forse troppo
profonda, ha avuto lo stesso, identico mio pensiero, nonostante gli
anni di differenza siano 33! Ecco lo spunto…ecco la pelle d’oca che
mi ha invaso il corpo ed ecco il motivo per cui ho deciso di affrontare
l’argomento suggeritomi dal film e dalla domanda finale di Claudio
“…e gli altri?...”
Gli ho risposto con una carezza dicendogli che, purtroppo, non
tutti al mondo sono fortunati come Oliver, come egli stesso, come
Linda, ma che ci sono tanti, troppi bimbi che soffrono. Si è
accoccolato a me e, con un respiro profondo, si è addormentato tra
le mie braccia.
2. GIOVANNI VERGA:– “un cronista di
denuncia dello sfruttamento minorile”
Giovanni Carmelo Verga nacque a Catania il 2 settembre 1840,
dove morì il 27 gennaio 1922. La sua data di morte coincide con due
tappe fondamentali per la storia d’Italia: l’anno della Marcia su Roma
e dell’avvento al potere del Fascismo. Fu il maggior esponente della
corrente letteraria del verismo. Si formò, in qualità di narratore, alla
scuola del letterato patriota Antonino Abate; a soli 15 anni scrisse il
suo primo romanzo “Amore e patria”. Non ultimò gli studi in Legge,
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Lo sfruttamento minorile
ma preferì dedicarsi all’attività letteraria e al giornalismo politico.
Nel corso del suo soggiorno a Firenze scrisse il suo primo romanzo
autobiografico “Una peccatrice”. Dopo Firenze si trasferì a Milano
dove si avvicinò al pensiero degli “scapigliati” e scrisse altri romanzi
tra i quali ricordiamo “Eros” e “Tigre reale”.
Nel 1878 scrisse una novella completamente lontana dalla
materia e dal linguaggio della sua narrativa precedente con il titolo
“Rosso Malpelo”, tratta dall’opera “Vita dei campi”, prima autentica
testimonianza verista forse ancora più che verista, perché portavoce
di una realtà descritta quasi con troppa enfasi.
Con “Rosso Malpelo” Verga diventa un cronista di denuncia
dello sfruttamento minorile.
E’ la storia di un bambino, operaio in una miniera, che vive in
un ambiente ostico, difficile, privo di valori umani.
La novella “Rosso Malpelo” è espressione di una novità
introdotta da Verga: la fusione di elementi di cronaca ad altri più
passionali, quasi come dei lamenti, individuando la profondità
dell’animo, dove invece altri vedono soltanto dei corpi, la materia;
ecco il profondo ed ecco l’emergere dell’aspetto interiore della
persona e non soltanto di quello materiale.
Lo scrittore siciliano scrisse altri romanzi tra i quali ricordiamo:
I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo, Storia di una capinera.
Rosso Malpelo è tratto dalla raccolta “Vita nei campi” che
comprende, tra le altre novelle, anche “Cavalleria rusticana”. Il film
diretto dal regista Luchino Visconti “La terra trema” del 1948 è
ispirato al romanzo “I Malavoglia”.
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Lo sfruttamento minorile
2.1. Poetica del verismo
La poetica del verismo, non era una mera narrazione della vita
contadina, ma prevedeva anche una forma di narrazione impersonale, senza
la presenza di un narratore, come è stato ne “I Promessi Sposi” di Manzoni; E’
il mondo stesso a parlare con tutte le sue debolezze, senza l’intervento diretto
dello scrittore, dando proprio il senso al lettore di un racconto
anticonvenzionale, ma che esplica la realtà quotidiana.
2.2. Rosso Malpelo
“Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed
aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che
prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della
rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre, col sentirgli
dir sempre a quel modo, aveva quasi dimenticato il suo nome di
battesimo....”
Tipico esempio di come il mondo all’epoca era colmo di
pregiudizi, soprattutto nei confronti dei minori che erano visti
soltanto come degli utili veicoli da sfruttare fino all’osso per
ricavarne un facile profitto economico.
malpelo,
“…Sapendo che era ei si acconciava ad esserlo il
peggio che fosse possibile, e se accadeva una disgrazia, o che un
operaio smarriva i ferri, o che un asino si rompeva una gamba, o che
crollava un pezzo di galleria, si sapeva sempre che era stato lui; e
infatti ei si pigliava le busse senza protestare, proprio come se li
pigliano gli asini che curvano la schiena, ma seguitano a fare modo
loro….- L'asino va picchiato, perché non può picchiar lui; e potesse
picchiare, ci pesterebbe sotto i piedi e ci strapperebbe la carne a
morsi…- …Se ti accade di dar delle busse, procura di darle più forte
che puoi; così coloro su cui cadranno ti terranno per da più di loro, e
…”
ne avrai tanti di meno addosso 5
Lo sfruttamento minorile
Ecco la filosofia di vita di Rosso Malpelo che ha una sua logica:
picchiare per non essere picchiato; ma quando invece si è picchiati,
rassegnarsi alle botte, come palestra di insegnamento per imparare
a picchiare meglio! La novella produce nel lettore una sensazione
identica, dall’inizio alla fine: una nenia leggera, dal ritmo narrativo
lento, a volte tediante; il significato però è profondo perché Verga si
appella alla società degli umili, in un mondo sempre più dominato da
interessi economici a discapito di chi invece dovrebbe pensare a
tutt’altro come, per l’appunto, i bambini. Malpelo, nonostante sia
“cattivo”, a dire di chi gli sta vicino, ha un animo buono e soffre per
la scomparsa del padre, come sente amore per il suo amico
“Ranocchio”, vittima anch’egli dello sfruttamento minorile, versando
fiumi di lacrime alla sua morte.
3. STORIE VERE
3.1. IQBAL MASIH, un bimbo eroe
Iqbal MASIH è un nome che purtroppo è diventato tristemente
famoso, poiché legato ad una storia orribile di sfruttamento minorile.
Iqbal era un bimbo pakistano nato nel 1982, venduto dal padre per
12 dollari USA, a soli 4 anni, ad un fabbricante di tappeti di Punjab; il
piccolo, picchiato, sgridato e incatenato al suo telaio, tesseva anche
per 12-13 ore giornaliere, costretto ad incrociare migliaia di nodi per
creare meravigliosi tappeti. Il suo salario era di 1 rupia al giorno
(poco più di 25 centesimi di euro!). A 10 anni, stanco – certo, stanco
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Lo sfruttamento minorile
a dieci anni! - della vita che stava conducendo, trovò il coraggio di
uscire allo scoperto e raccontare a tutti la sua vicenda che non è
soltanto la sua storia, ma quella di migliaia di bambini pakistani e di
tutto il mondo. Nel 1995 la mafia dei tappeti, dopo aver deciso che
Iqbal era diventato un testimone troppo scomodo dei loro sporchi
affari, lo uccise. Il suo sogno, rivelatosi un’utopia, era quello di
diventare un avvocato per difendere i mille e mille bambini sfruttati
nel mondo.
Spesso accade di dimenticare troppo in fretta un evento
drammatico, come l’esempio di Iqbal, ma, in questo caso, non si
tratta di una vicenda isolata, bensì di una piaga in scala mondiale
che dovrebbe servire a riflettere e ad adottare drastiche misure atte
alla salvaguardia dei diritti del fanciullo, vale a dire una tutela
assoluta per colui il quale è l’erede della vita.
3.2. Accadde in Benin…
Testimonianza di un gruppo di volontari italiani a Zakpota (BENIN)
“Usciamo dalla scuola e incontriamo tre ragazzini. Erano stati
avvertiti della nostra visita e sono felici di fare una chiacchierata con
noi. Si chiamano ERNEST, BASCUSS e HYACINTHE: i primi due fanno
la quinta classe (nostra primaria), il terzo è in sesta. Ci raccontano la
loro storia, senza esitazione, anche se con una certa timidezza”:
“Siamo stati solo 8 mesi in Nigeria. – esordisce Hyacinthe - Chi
ci ha portato via da casa è stato il marito della nostra zia (siamo tutti
parenti), con una moto. Lavoravamo tutto il giorno, dalle 5 del
mattino alle sette della sera, niente era bello, ma niente
proprio..avevamo sempre fame..mangiavamo solo un unico cibo
sempre quello: mais, a volte col peperoncino. La sera, quando
andavamo a casa, avevamo sempre sonno, ci lavavamo e ci
mettevamo a dormire, solo la domenica non lavoravamo. Sono
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Lo sfruttamento minorile
passati 3 anni da allora, ma non dimenticherò mai; quando siamo
tornati a Zakpota ero felicissimo. Ho visto i miei genitori che non
sapevano nulla, non erano informati e non volevano credere alle
nostre parole, dicevano che non era vero, capisci? Non accettavano,
ma piangevano, prima sommessamente, poi piangevamo tutti, io
raccontavo e piangevo, si piangevo; eravamo così felici che ci
abbracciavamo tutti quel giorno, non lo scorderò più! Da grande
voglio fare il professore, non so se ci riuscirò”. “ Anch’io voglio fare il
professore, interviene Ernest, lavorerò duro per riuscirci.” “No, io
voglio fare il medico, afferma Bascuss, curare le persone che stanno
male e poi fare teatro; mi piacerebbe vedere al televisione, non l’ho
mai vista, la gente dice che ci sono un sacco di cose belle da vedere.
E poi mi piace fare teatro, qui abbiamo un grande maestro di teatro,
si chiama Renè.” “Io, invece, voglio guidare una moto, grida
Hiacinthe, ma non ce l’ho e così gioco a calcio, sono bravo a calcio.”
“ A me, invece, piace la bicicletta, conclude Ernest, quello che vorrei
è una bicicletta!”
Ho trovato molto significativa questa testimonianza, perché
porta alla luce una realtà purtroppo attuale e che spesso è
dimenticata dalla massa, da una società moderna ricca e frenetica,
dei “quattro salti in padella”, del benessere e dei centri
abbronzatura… I veri valori della vita, quelli di un tempo, dove con
poco si viveva e una bicicletta era un sogno segreto, spesso
irraggiungibile, proprio come per Ernest, stanno scemando sempre
più per lasciare posto alla realtà dell’apparenza esteriore, che
maschera un contenuto sempre più scarno e privo di valori interiori.
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I tre ragazzi protagonisti di questa storia - UNICEF Italia/2006/E.Noviello
3.3. E c’è chi lavora ancora prima di nascere…
La realtà dei ROM