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STORIA, ARTE E CULTURA TRA IL 1700 E IL
1800
STORIA, ARTE E CULTURA TRA IL 1700 E IL 1800
ARGOMENTI:
PREMESSA STORICA, ARTISTICA E LETTERARIA Pag. 3
ITALIANO:
UGO FOSCOLO: IL FIGLIO ITALIANO DELLA GRECIA CLASSICA Pag. 3
STORIA DELL’ARTE:
CANOVA E FOSCOLO: I DUE VOLTI DI UNO STESSO MOVIMENTO Pag. 8
ANTONIO CANOVA - LA VITA - LO STILE INCONFONDIBILE - LA CLASSIFICAZIONE DELLE OPERE-
I MONUMENTI FUNEBRI - IL TEMA DELLA MORTE - I SOGGETTI MITOLOGICI - LE TRE GRAZIE –
AMORE E PSICHE – NAPOLEONE - PAOLINA BORGHESE
STORIA:
ETA’ NAPOLEONICA Pag. 14
L’ETA’ DELLA RESTAURAZIONE Pag. 17
IL CONGRESSO DI VIENNA E LA SANTA ALLEANZA - LA RESTAURAZIONE IN EUROPA E IN ITALIA -
MOVIMENTI DI OPPOSIZIONE E SETTE SEGRETE - RIVOLTE E REAZIONI IN SPAGNA E IN ITALIA –
L’EUROPA TRA LIBERALISMO E REAZIONE - L’ITALIA TRA IL 1831 E IL 1848 - GIUSEPPE MAZZINI –
LA “PRIMAVERA DEI POPOLI” LINGUA INGLESE:
LORD GEORGE GORDON BYRON Pag. 21
TRADUZIONE LATINO:
SENECA Pag. 23
VITA – PENSIERO - "DE BREVITATE VITAE": TEMI PRINCIPALI – CRITICA
FILOSOFIA:
IL FILOSOFO IMMANUEL KANT Pag. 26
Spazio e tempo come forme a priori della sensibilità – SPAZIO - ESPOSIZIONE METAFISICA -
ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE – TEMPO - ESPOSIZIONE METAFISICA -
ESPOSIZIONE TRASCENDENTALE
TRIADE DEGLI IDEALISTI: FICHTE, SCHELLING ED HEGEL Pag. 29
SCIENZE DELLA TERRA:
Scienziato Kant
:
Lo ORIGINE DEL SISTEMA SOLARE Pag. 29
FUTURO ED EVOLUZIONE DEL SISTEMA SOLARE - IL CAMPO MAGNETICO NEL SISTEMA SOLARE
2
FISICA:
MAGNETISMO ED ELETTROMAGNETISMO Pag. 33
MAGNETISMO - STORIA DEGLI STUDI SUL MAGNETISMO - CALAMITE E POLI MAGNETICI – TIPI
DI MATERIALI MAGNETICI - CAMPO MAGNETICO - CAMPO MAGNETICO TERRESTRE –
ELETTROMAGNETISMO - LA FORZA ELETTROMOTRICE INDOTTA
MATEMATICA:
FUNZIONI D’ONDA Pag. 40
FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE REALE - CAMPO DI ESISTENZA
MASSIMO E MINIMO RELATIVO E ASSOLUTO Pag. 41
STORIA, ARTE E CULTURA TRA IL 1700 E IL
1800 PREMESSA STORICA, ARTISTICA E LETTERARIA
Tra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell'Ottocento, si affermano in Europa due
importanti movimenti culturali della storia dell'arte europea: il Neoclassicismo e il Romanticismo.
Non hanno limiti temporali precisi ed anzi, in alcuni Paesi, per certi aspetti si sovrappongono,
rendendo difficile distinguerne le rispettive poetiche.
Sono decenni di grandi cambiamenti storici: la Rivoluzione francese del 1789 afferma principi di
uguaglianza che sovvertono il sistema politico e sociale costituito.
Questa idea si espande velocemente in tutta Europa, sostenuta da intellettuali e artisti. Essi sentono
di dovere partecipare agli eventi, per modificarne il corso. Il Neoclassicismo è l'espressione più
compiuta del pensiero illuminista: gli artisti e i letterati assumono come modello l'arte classica
greco-romana e ne studiano le opere in modo metodico, catalogandole.
Lo stile neoclassico ebbe un grande impulso tra il 1738 e 1748, in seguito agli scavi che riportarono
alla luce le rovine delle antiche città romane di Ercolano e Pompei, al recupero dei marmi di Elgin,
trasferiti a Londra nel 1806. Il motto del nuovo stile era "nobile semplicità e serena grandezza"
dell'arte greco-romana, dettata dallo storico tedesco dell'arte Johann Winckelmann, che spronò gli
artisti a studiarne e imitarne le forme ideali ed eterne. Le sue idee trovarono un'entusiastica
accoglienza nei circoli internazionali di artisti che si raccolsero intorno a lui a Roma verso il 1760
Nella Storia dell'Arte dell'antichità, infatti, il teorico Johann Winckelmann analizza le opere d'arte
distinguendole in base ai loro caratteri stilistici. Il Romanticismo, al contrario, oppone alle rigide
regole del Neoclassicismo la soggettività e la libera espressione individuale.
La restaurazione monarchica e l'affermazione di governi assolutisti in molti Paesi europei,
determinano poi l'identificazione del pensiero romantico con quello della lotta per la libertà politica
e per la costruzione delle identità nazionali. 3
Neoclassicismo e Romanticismo costituiscono due importanti fasi di uno stesso processo storico e,
pur sembrando a prima vista assolutamente antitetiche, risultano in realtà tra loro strettamente
connesse sul piano artistico e culturale
UGO FOSCOLO: IL FIGLIO ITALIANO DELLA GRECIA CLASSICA
Ugo Foscolo, sia per motivi politici, sia per le vicende della sua famiglia, sia, infine, per la naturale
irrequietezza del carattere, fu sempre uno sradicato. Per reazione a questo destino cercò
incessantemente una patria a cui legarsi. Le sue patrie, di cui nella poesia ci ha lasciato immagini
bellissime, furono Zante, l'isola della Grecia nella quale nacque nel 1778; Venezia in cui si stabilì
dopo la morte del padre e in cui ebbe le prime esperienze letterarie e politiche; Firenze, tante volte
descritta con grande affetto, e, soprattutto, la patria italiana che volle unita e indipendente con
notevole anticipo rispetto ai suoi contemporanei.
Le contraddizioni di questa esistenza di sradicato alla continua ricerca di identità sono alla base
dell'arte di Foscolo che è sempre autobiografica.
Per tutta la vita lo accompagna l'idea del suicidio, da cui lo trattiene solo l'affetto per la famiglia e,
in particolare, per la madre:"s'io non avessi un fratello che devo educare,e una madre, la più cara, la
più tenera, la più benefica delle donne e forse la più sventurata, oh quante volte io me ne sarei
andato".
Mentre passa da un amore all'altro (alcuni intensissimi, altri molto squallidi), sogna il matrimonio a
cui non giungerà mai e ricorda con nostalgia la sua famiglia, sulla quale poi si sarebbe abbattuto un
destino tragico, dato che ambedue i fratelli del poeta finirono suicidi.
Dotato di un carattere che tende spesso alla megalomania, si riempie di debiti, perché è convinto,
fra l'altro, che è suo dovere di scrittore non sfigurare negli ambienti altoborghesi e aristocratici che
frequenta: per tutta la vita chiederà quindi denaro, seppure con una dignità e orgoglio inauditi. Ha la
stessa passione per il gioco d'azzardo che porterà il fratello Giovanni al furto e al suicidio, è di
carattere violento per cui si procura nemici in tutti gli ambienti che frequenta.
Ma accanto a questa violenza sono in lui anche una grande dolcezza e generosità per cui alcuni
amici gli saranno sempre fedeli, aiutandolo finanziariamente e soffrendo nel vederlo bruciare la
propria vita.
Oltre che intellettuale e poeta è uomo d'armi per vocazione e combatte a fianco dei francesi contro
gli austriaci, dimostrando un notevole coraggio e riportando ferite: tuttavia ha coscienza della
degenerazione morale che la guerra determina e in un sonetto scrive: "cieca è la mente e guato il
core ed arte / l'umana strage, arte è in me fatta, e vanto".
Eppure Foscolo, mentre brucia irrimediabilmente la sua vita, è anche alla continua ricerca di valori
morali sia per sé che per l'epoca in cui vive, ed il suo neoclassicismo, cioè la ricerca di grandi
esempi morali e di immagini serene nei miti e nella poesia degli antichi, riflette appunto quel 4
desiderio di equilibrio che egli sempre avverte.
Nato nella luminosa Zante e destinato a morire nelle nebbie dell'esilio inglese nel 1827, Foscolo
matura umanamente e politicamente a Venezia. Già nel 1794 invia all'amico Costantino Naranzi una
raccolta di versi in cui è evidente l'imitazione di Metastasio e della poesia arcadica: questo sarebbe
rimasto il suo orizzonte poetico se non fosse stato coinvolto, come i suoi contemporanei, da quel
grandioso fenomeno storico che fu il diffondersi in Europa delle idee che avevano animato la
rivoluzione in Francia.
In questo profondo cambiamento la società e la cultura si aprono a nuovi valori, "al coraggio virile,
alla forza dell'ingegno e del braccio", insomma, per dirla con Foscolo stesso, a feroci petti e
altissimi ingegni, quale che fosse la loro origine di classe.
Foscolo, che dopo la morte del padre ha vissuto in gravi ristrettezze economiche, da ammiratore del
Metastasio e degli arcadi, si trasforma in giacobino: ha fiducia nella sovranità popolare,
nell'educazione politica del popolo; vuole la riforma agraria; sogna un'Italia unita e indipendente.
Nel 1796 nel sonetto A Venezia condanna la Repubblica veneta e lo sfruttamento a cui sono
sottoposti i poveri: essi rubano perché i ricchi li hanno privati di tutto, ma presto si ribelleranno
seguendo l'esempio dato dai francesi.
L'impegno civile di questi anni si riflette nelle due odi Ai novelli repubblicani e A Bonaparte
liberatore e nell'azione politica svolta a Venezia, naturalmente a sostegno dei francesi.
La cessione della città all'Austria con il trattato di Campoformio (1797) lo costringe a lasciare
Venezia e determina un mutamento radicale nella sua ideologia: diverrà critico nei confronti di
Napoleone, senza però vedere alternative concrete, per cui combatterà a fianco dei francesi e avrà
incarichi pubblici nella Repubblica cisalpina e nel Regno italico. Ma il nuovo regime politico gli
sembra una totale negazione delle speranze rivoluzionarie: "la vita ch'io trassi finora mi parve libera
sebben in mezzo a schiavi e tiranni; la vita che sono per vivere mi sembra schiava sebbene tra i
liberi".
Il trauma di Campoformio concorre a spegnere l'idealismo giacobino di Foscolo, presto orientato
verso una concezione pessimistica della società che nega ogni fiducia sia alle masse popolari
(facilmente manovrabili da chi le usa per i propri fini), sia alla borghesia in ascesa, duramente
condannata perché sacrifica ogni valore alla ricerca del successo economico, sia infine all'azione
politica stessa perché è sempre permeata di violenza.
Questa complessa e deludente esperienza è raccontata dal Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo
Ortis, il libro a cui lavora per gran parte della sua vita e che rielabora continuamente per esprimere
la sua ideologia che cambia negli anni, divenendo sempre più cupa.
La delusione non lo spinge a rinunciare al ruolo dell'intellettuale che critica il potere e con coraggio
difende la sua libertà di scrittore.
La vita disordinata e la mancanza di mezzi per un autonomo sostentamento, lo costringono a
chiedere incessantemente denaro per gli incarichi che ricopre, ma mentre sembra avvilirsi in una
continua questua, persiste tenacemente nel ribadire la sua libertà di intellettuale. Nel 1801, ad
esempio, si dimette dall'esercito, ritenendo che il grado di capitano aggiunto e il relativo stipendio
siano inferiori ai suoi meriti e accompagna le dimissioni con queste parole: "Mi mancherà il pane
forse, non mai l'onore: ed io reputo venerabile e magnifica la povertà di colui che non ha mai
prostituito il suo ingegno al potere, né la sua anima alla sventura".
D'altra parte il regime napoleonico cerca il consenso dei nuovi intellettuali borghesi perché, non
avendo basi nel passato e nella tradizione, deve costruirsele organizzando il consenso giorno per
giorno. Questo compito gli è facilitato dal fatto che, dopo la rivoluzione, si verifica una vera e
propria caccia all'impiego pubblico da parte degli intellettuali. Ma mettendosi al servizio del
governo, il ceto intellettuale viene ad essere subordinato a quello politico. Foscolo teme questa
eventualità e fa di tutto per evitarla. 5
Nel 1808 ottiene la cattedra di eloquenza all'università di Pavia ed ecco cosa risponde al Monti che
lo sollecitava a lodare apertamente l'imperatore e il principe per conservarne la grazia: "Vi prego di
considerare, mio caro Monti, che appunto alla costanza d'ogni mia opinione ho sempre sacrificato e
sacrifico le comodità della vita, la lusinga d'onori e persino la speranza di morire fra le braccia di
parenti, d'amici e di cittadini (...). Monti mio, discenderemo tutti e due nel sepolcro: voi più lodato
certamente, ed io forse più compianto: nel vostro epitaffio parlerà l'elogio, e sul mio, sono certo, si
leggerà ch'io nato e cresciuto con molte tristi passioni, ho servata pur sempre la mia penna
incontaminata dalla menzogna".
Alfieri è il grande modello di Foscolo ogni volta che difende la sua libertà di intellettuale, ma, a